Contro Giuliano |
Veniamo ora alla tua lunga e laboriosa disquisizione con cui hai cercato di respingere l'esempio dell'ulivo il cui seme degenera in oleastro ,8 che ho creduto di addurre in grazia di una certa qual similitudine per meglio comprendere un argomento molto difficile.
Sei partito dall'affermazione che "a nulla valgono gli esempi per quelle cose che non possono essere difese di per se stesse".
Perché allora l'Apostolo, dopo aver posto la questione del come risorgono i morti e con quale corpo ritornino, ha cominciato a dimostrare con un esempio una cosa sconosciuta e mai sperimentata, aggiungendo: Insensato!
Quello che tu semini, non riprende vita se prima non muore? ( 1 Cor 15,36 )
Anche il mio esempio non è del tutto inadatto alla questione di cui stiamo trattando.
Il frumento infatti è separato dalla paglia così come l'uomo è separato dal peccato, eppure da esso torna a nascere altro frumento insieme con la paglia.
Cosa hai voluto dire a proposito del "coccodrillo che, a dire di Albino, è il solo tra gli animali a muovere le mandibole superiori", e a proposito del "fuoco che è morte per tutti, mentre è divertimento per la salamandra"?
Questi esempi non tornano piuttosto a vostro svantaggio, dal momento che da essi appare come talora è possibile quello che in linea generale sembrava impossibile?
Voi affermate infatti che in linea generale i genitori non possono trasmettere ai figli ciò che essi stessi non hanno.
Ebbene, se si scoprisse che è possibile, sareste sconfessati, così come, quando si scopre il coccodrillo, è sconfessato senza ombra di dubbio chi riteneva che gli animali potessero muovere solo la mandibola inferiore, e così come, quando si dimostra ciò che si dice della salamandra, è sconfessato chi riteneva impossibile per gli animali vivere nel fuoco.
Quando pertanto definisci che "le cose naturali non possono essere cambiate da un accidente", la tua definizione sarà completamente svuotata qualora si scoprisse qualcuno che, dopo essersi procurato un difetto da una caduta, generasse un figlio con lo stesso difetto, cosicché quello che nel padre era un semplice accidente, diventa naturale nel figlio.
Così pure quando definisci che "i genitori non possono trasmettere ai figli ciò che essi non hanno", non sarà ugualmente distrutta questa tua definizione qualora ti fossero mostrati uomini nati con tutte le membra sanissime da genitori che avevano perduto alcune membra?
Ebbene, noi abbiamo sentito dai nostri padri, che a loro volta asserivano di averlo conosciuto e visto, di un tale Fundanio, retore di Cartagine che, dopo essere diventato monocolo in un incidente, ha procreato un figlio monocolo.
Con questo esempio è distrutta la tua tesi secondo la quale "le cose naturali non possono essere cambiate da un accidente".
Quello che nel padre era accidente, è diventato naturale nel figlio.
L'altra vostra tesi, secondo la quale "i genitori non possono trasmettere ai figli ciò che essi non hanno", viene distrutta dall'esempio dell'altro figlio di Fundanio, che, come avviene il più delle volte, è nato con due occhi da un monocolo.
Abbiamo inoltre l'esempio di innumerevoli altri che nascono con tutti e due gli occhi da genitori ciechi.
Trasmettendo ai figli ciò che non hanno, essi dimostrano che voi piuttosto siete più simili a loro che i loro figli, perché siete tanto ciechi nelle vostre definizioni.
Tra le tante chiacchiere che non riguardano la questione, hai detto una cosa pertinente che vorrebbe essere un'ammonizione per me, e cioè che "la bramosia del sapere suole apprezzare di meno ciò che si comprende e che proprio per questo Dio ha disposto che sulla terra fossero generate molte cose distinte da innumerevoli proprietà".
Questo, in verità, è il vantaggio delle occulte opere di Dio perché non siano svilite le cose evidenti e non cessino di essere meravigliose quelle comprese.
Proprio per questo la Scrittura afferma: come non sai in qual modo lo spirito entra nelle ossa in seno all'incinta, così ignori in che modo agisca Dio che fa tutto. ( Qo 11,5 )
Molto giustamente pertanto hai detto che le opere di Dio sono incomprensibili a motivo della bramosia del sapere, che suole apprezzare di meno le cose che può comprendere.
Perché allora vuoi distruggere con l'umano pensiero quello che dell'agire divino riesci a capire con maggiore difficoltà?
Io non ho detto, come calunniosamente affermi: "Non può essere assolutamente capita dalla ragione", ma "non può essere facilmente capita".
Cosa hai dunque da ridire se Dio, contro l'umana bramosia del sapere, per cui, come tu stesso ci ammonisci, si sviliscono le cose comprese, ha voluto nascondere anche questo al pari di tante altre cose sicché l'umano raziocinio non possa né indagare né comprendere?
Per questo forse credete di dovervi armare contro la Chiesa vostra madre, con le vostre meschine argomentazioni, come con pugnaletti parricidi, onde ricercare la forza occulta di quel mistero, per cui ella concepisce i figli destinati alla purificazione, quantunque nati da genitori già purificati, come per ricercare le ossa in seno all'incinta, non per toccarle ma per dilaniarle?
Se non volessi evitare di stancare il lettore con l'eccessiva lungaggine del discorso, ti schiaccerei con l'esempio di mille specie di cose, la cui incomprensibile ragion d'essere si trascina contro le abituali vie della natura come attraverso oscuri deserti.
Ti potrei mostrare la degenerazione dei semi, non verso un genere del tutto diverso - l'oleastro non è così diverso dall'ulivo quanto la vite -, bensì di una certa per così dire diversità simile, come per esempio la vite selvatica è dissimile dalla vite, ma tuttavia nasce dal suo seme.
Perché non dovremmo credere che il Creatore ha voluto così, perché credessimo che anche il seme dell'uomo possa contrarre dai genitori un difetto, che in essi non era presente, e perché anche i battezzati ricorressero con i propri figli alla sua grazia in virtù della quale gli uomini sono sottratti al potere delle tenebre, così come anche il tuo santo padre è corso insieme con te, ignorando quanto saresti diventato ad essa ingrato?
Da profondo scrutatore della natura, ne scopri i limiti e ne stabilisci le leggi dicendo: "Non può accadere che attraverso la natura si possa dimostrare che i genitori trasmettano una cosa di cui essi sono ritenuti privi.
Se lo trasmettono vuol dire che non l'hanno perduto".
Queste sono definizioni pelagiane che avresti già dovuto respingere dopo aver letto il nostro opuscolo a Marcellino,9 di religiosa memoria, come tu stesso ci ricordi.
Pelagio per primo infatti ha detto che i genitori fedeli "non hanno potuto trasmettere ai posteri quello che essi non avevano".
L'estrema falsità di quest'affermazione è posta in risalto da evidentissimi esempi, dei quali alcuni li ho ricordati sopra ed un altro sto per addurlo adesso.
Che cosa conserva del prepuzio il circonciso? E da lui non nasce forse una creatura con il prepuzio?
Non si trasmette forse nel suo seme ciò che nell'uomo non c'era più?
Non c'è altro motivo per cui Dio ha comandato agli antichi Padri di far circoncidere i bambini entro l'ottavo giorno, se non quello di significare la rigenerazione che avviene in Cristo, che dopo il settimo giorno, dopo il sabato, cioè, giorno in cui è rimasto nel sepolcro consegnato per i nostri peccati, il giorno seguente, vale a dire l'ottavo giorno della settimana è risuscitato per la nostra giustificazione. ( Rm 4,25 )
Quale pur mediocre conoscitore della Sacra Scrittura ignora che il mistero della circoncisione è stato istituito quale figura del battesimo, avendo l'Apostolo chiaramente detto: È il Capo di ogni principato e di ogni potestà.
In lui pure siete stati circoncisi d'una circoncisione non fatta per mano d'uomo, con lo spogliamento del corpo carnale: la circoncisione di Cristo.
Sepolti con lui nel battesimo, in lui pure siete risorti per la fede nella forza di Dio, che ha risuscitato lui di tra i morti.
E voi che eravate morti per le vostre colpe e per la incirconcisione della vostra carne, egli ha fatto rivivere con lui, dopo averci perdonate tutte le colpe. ( Col 2,10-13 )
La circoncisione fatta a mano d'uomo ed ordinata ad Abramo è stata istituita prima come figura della circoncisione non fatta da mano d'uomo che ora avviene in Cristo.
Non si può dire, infatti, che il prepuzio è una parte del corpo, mentre quanto si contrae con l'origine è un vizio e che, dopo che quello è stato tagliato, la sua forza non ha potuto essere sottratta dal seme, mentre questo vizio che non è un corpo, ma un accidente, dopo che è stato perdonato dalla misericordia, non ha potuto risiedere nel seme.
Questo, ripeto, non lo può dire nessuno con tutta l'astuzia che si vuole, perché verrebbe schiacciato dall'autorità divina, secondo la quale quella parte del corpo è stata amputata proprio perché si venisse purificati da tale vizio.
Se non si trovasse nel seme, infatti, non potrebbe mai arrivare ai bambini, dai quali dev'essere portata via con la circoncisione.
Se non fosse arrivata invece non avrebbe avuto affatto bisogno di essere asportata con questa circoncisione del corpo.
Siccome il bambino non ha alcun peccato personale, nessun altro peccato se non quello originale gli viene tolto con quel rimedio senza del quale verrebbe eliminato dal suo popolo.
Essendo Dio giusto giudice, questo non potrebbe avvenire se non vi fosse una colpa che lo giustificasse.
Non essendocene una personale, non rimane che quella dell'origine viziata.
Ecco quindi che il circonciso trasmette a chi nasce da lui qualcosa che non ha in se stesso.
Cosa intendi dire quando affermi: "Attraverso la natura non si può dimostrare che gli uomini trasmettono una cosa di cui sono creduti privi"?
Il prepuzio è una cosa buona, non una cosa cattiva, perché Dio l'ha fatto e tu stesso ne hai parlato a lungo trattando dell'oleastro.
Ti rispondo che l'oleastro è una cosa buona in natura, ma nel linguaggio dei misteri significa un male.
Alla stessa maniera i lupi, le volpi, il maiale insozzato nelle lordure del fango, il cane che torna a mangiare il suo vomito, in natura sono tutte cose buone e così le pecore: Dio infatti ha fatto ogni cosa molto buona. ( Gen 1,31 )
Nella Scrittura però i lupi rappresentano i cattivi e le pecore i buoni.
Noi intendiamo riferirci non a ciò che sono, ma a ciò che significano, quando li prendiamo come esempi nelle nostre discussioni sui buoni e sui cattivi.
Così pure il prepuzio in natura è senz'altro una cosa buona essendo una particella del corpo umano, che indubbiamente è una cosa buona, ma in figura significa male perché il bambino dev'essere circonciso entro l'ottavo giorno per Cristo, nel quale, secondo le parole dell'Apostolo, siamo stati circoncisi d'una circoncisione non fatta per mano d'uomo, che senza dubbio è stata prefigurata da quella fatta per mano d'uomo.
Il prepuzio pertanto non è il peccato ma significa il peccato, principalmente quello originale perché per mezzo dello stesso membro hanno origine quelli che nascono e, a causa di quel peccato, siamo detti per natura figli dell'ira.
Lo stesso membro infatti è chiamato propriamente natura.
La circoncisione della carne perciò, oltre a smantellare senza ombra di dubbio la vostra generica asserzione che "attraverso la natura non può avvenire che i genitori trasmettano ai figli qualcosa di cui essi mancano", dimostra che il peccato originale, già rimesso ai genitori battezzati, rimane nei bambini fin quando non sono battezzati, fin quando cioè non sono purificati dalla spirituale circoncisione, appunto perché il prepuzio che significa il peccato, si trova in colui che nasce, anche se nel padre non c'era più.
Convince altresì voi che è verissimo quello che negate, appunto perché, negando il peccato originale, non potete trovare una ragione per cui sotto un giudice giusto debba perire un fanciullo del quale è scritto: Sia eliminato dal suo popolo, se entro l'ottavo giorno non sarà circonciso. ( Gen 17,14 )
Lasciamo da parte la selva degli oleastri ed i colli africani o italiani ricoperti di uliveti.
Non interroghiamo neppure i contadini che potrebbero rispondere a me in un senso e a te in un altro, mentre noi non abbiamo la possibilità di fare una pratica e celere esperienza, se a questo scopo volessimo piantare un albero che produrrà l'ombra per i fieri nipoti.10
Abbiamo un ulivo non italiano, non africano, ma ebreo, al quale noi che eravamo oleastri, ci rallegriamo di essere stati innestati.
A quell'ulivo è stata data la circoncisione, che senza tentennamenti risolve la presente questione.
Il figlio ottiene il prepuzio che non è più presente in suo padre.
Ne era privo ma lo ha trasmesso; lo aveva perso ma lo ha trasmesso; e il prepuzio significa il peccato.
Può non esserci più nei genitori ma passare ugualmente ai figli.
Lo attesti il fanciullo stesso e, in silenzio, dica: "Sarò eliminato dal mio popolo se entro l'ottavo giorno non sarò circonciso.
Negando il peccato originale e, nello stesso tempo, professando che Dio è giusto, ditemi per favore in che cosa ho peccato".
Siccome la vostra loquacità non risponde alcunché di ragionevole a questo fanciullo che tacitamente grida, insieme a noi vogliate unire la vostra voce a quella degli Apostoli.
Sia esso facile, difficile o impossibile a scoprirsi, siamo liberi di ricercare quali contagi di peccato derivino dai genitori o se ve ne siano altri, ma non sta a noi attribuire alle parole dell'Apostolo: Per opera di un solo uomo il peccato entrò nel mondo e attraverso il peccato la morte; così la morte passò su tutti gli uomini, ( Rm 5,12 ) altro significato diverso da quello per cui crediamo che tutti noi per i quali Cristo è morto, siamo morti nel peccato del primo uomo e che muoiono al peccato tutti quelli che sono battezzati in Cristo.
Riferendoti ad altre mie parole, che inserisci nella tua discussione come per controbatterle, dichiari che "io ho cercato di eccitare il popolino contro di te".
Il motivo lo trovi nel fatto che ho detto: "La fede cristiana, che i novelli eretici hanno cominciato a contrastare, non mette in dubbio che coloro i quali vengono purificati dal lavacro di rigenerazione sono redenti dal potere del diavolo, mentre quelli che non sono stati ancora redenti dalla rigenerazione, compresi i piccoli nati da persone redente, rimangono prigionieri del potere delle tenebre fino a quando non siano anch'essi redenti dalla medesima grazia".11
Per dimostrarlo con una testimonianza dell'Apostolo ho aggiunto: "Si estende a tutte le età il beneficio di cui parla l'Apostolo: Egli ci ha sottratto al potere delle tenebre e ci ha trasportato nel regno del suo figlio diletto". ( Col 1,13 )
Se questa argomentazione riesce a smuovere il popolino contro di te, non dovresti dedurne che detta fede cristiana si è tanto divulgata e radicata presso tutti da non poter sfuggire neppure alla coscienza popolare?
Era necessario infatti che tutti i cristiani sapessero ciò che bisogna fare nei loro piccoli, per quanto attiene ai misteri cristiani.
Perché allora affermi che: "dimentico del dibattito a due, mi sono rifugiato presso il popolino"?
Chi ti ha promesso il mio dibattito? Dove, quando, in qual modo, con quali testimoni, con quali moderatori si è preferito, come tu dici: "Chiudere la guerra con la condizione offerta,12 affinché il nostro dibattito risolvesse la battaglia di tutti"?
Ben lungi da me l'arrogarmi presso i cattolici quello che a te non riesce di arrogarti presso i pelagiani.
Sono soltanto uno dei tanti che cerchiamo di confutare le vostre profane innovazioni, come meglio possiamo, nella misura del grado di fede che Dio ha concesso a ciascuno di noi. ( Rm 12,3 )
Prima ancora della mia nascita e prima della mia rinascita a Dio, molti luminari cattolici ci hanno preceduto nel respingere le vostre future tenebre.
Di essi ho già parlato con la maggiore chiarezza possibile nei due libri precedenti.
Sai a chi rivolgerti se trovi gusto ad insanire ulteriormente contro la Chiesa Cattolica.
Non voler deridere le membra di Cristo col nome di "lavoratori di bassa condizione": ricordati piuttosto che ciò che è stolto per il mondo, Dio lo scelse per confondere i sapienti. ( 1 Cor 1,27 )
Che intendi dire affermando che "non appena avrai cominciato a mostrarti ad essi, diventeranno più duri verso di me"?
Non mentire, ed essi non lo diventeranno.
Non dico affatto, come calunniosamente affermi, che "sono patrimonio del diavolo" quelli che sono redenti dal sangue di Cristo.
"Non attribuisco al diavolo nessun matrimonio" in quanto matrimonio, né lo considero "autore di genitali o eccitatore degli uomini solo a cose illecite", e neppure "fecondatore delle donne o creatore dei bambini".
Se riferisci al popolo cose del genere che sono estranee a me, tu menti.
Se qualcuno, credendoti, diventerà più duro contro di me, egli sarà stato ingannato, non formato.
Coloro invece che ci conoscono entrambi e conoscono la fede cattolica non vogliono imparare nulla da te, ma, al contrario, se ne guardano affinché non sottragga loro quello che già conoscono.
Tra di loro, infatti, ci sono molti che non solo per vie diverse dalla mia, ma anche prima di me, hanno imparato queste cose che il vostro nuovo errore cerca di combattere.
Non avendoli pertanto fabbricati io questi compagni della verità cattolica, che voi negate, ma avendoli solo trovati, come posso essere per essi l'autore di quello che ritenete un errore?
"Spiegami, tu dici, in che modo il peccato può essere addebitato giustamente ad una persona che non ha voluto né potuto peccare?"
Per quanto attiene all'azione della vita di ciascuno, altro è il compimento dei peccati ed altro è il contagio dei peccati altrui.
Se vorreste evitare di torcere in senso erroneo la tesi giusta, sapreste ascoltare l'Apostolo che brevemente la spiega dicendo che è stato uno solo colui nel quale tutti hanno peccato.
In quell'uno solo sono morti tutti, affinché un altro, uno solo, morisse per tutti.
Uno solo morì per tutti, tutti conseguentemente morirono, ( 2 Cor 5,14 ) e per essi Cristo è morto.
Nega dunque che Cristo è morto anche per i bambini, affinché possa sottrarli al numero di coloro che sono morti, e cioè dal contagio dei peccati.
"Come può avvenire, tu dici, che qualcosa che appartiene all'arbitrio della volontà si mescoli ai semi"?
Se questo non può avvenire, evidentemente non c'è motivo per affermare che i bambini, non ancora usciti dal corpo, sono morti.
Se Cristo però è morto anche per essi, vuol dire che anch'essi sono morti: Se uno è morto per tutti, tutti conseguentemente morirono.
Capisci, Giuliano? Queste sono parole dell'Apostolo, non mie.
Perché mi chiedi in qual modo sia avvenuto, dal momento che puoi constatare che in qualche modo è pur avvenuto, se in qualche modo tu credi all'Apostolo, che in nessun modo può aver mentito su Cristo e su quelli per i quali Cristo è morto?
Qualcuno, perverso come voi, ma per un errore diverso, potrebbe dire di Dio quello che, voi dite, sentiamo per i fanciulli, e cioè: "Dio lavora attivamente per fare guadagnare il proprio nemico".
Non cessa infatti di creare, nutrire, vestire quelli che sa sottomessi al diavolo non soltanto per un breve periodo di tempo, ma addirittura destinati ad ardere eternamente con lui, e non cessa di somministrare vita e salute ad essi che peccano con ostinatissima cattiveria.
Dio fa questo però ben sapendo come far buon uso dei buoni e dei cattivi.
A questo uso della divina maestà, con tutta l'arte della sua cattiveria, il diavolo non può sottrarre quelli che opprime ed inganna e neppure se stesso.
Per questo non appartengono al diavolo coloro che sono sottratti al potere del diavolo: quelli invece che appartengono a lui, così come lui stesso, sono sotto il potere di Dio.
Quanto è sciocco dunque ciò che credi di avere detto con sottigliezza d'ingegno, quasi avessimo affermato che "tra il diavolo e Dio è stato stabilito questo patto: Dio rivendicherebbe a sé tutto quello che è asperso, ed il diavolo tutto quello che nasce, a condizione però che, tu specifichi, Dio, con la sua potenza assoggettata, fecondi l'unione stessa istituita dal diavolo".
Il diavolo non ha istituito affatto l'unione che ci sarebbe stata ugualmente anche se nessuno avesse peccato, ma essa sarebbe stata tale che la tua protetta o non ci sarebbe stata affatto o non sarebbe stata inquieta.
Dio, poi, feconda l'utero femminile, anche quello che partorisce vasi diabolici, non con una potenza assoggettata, ma con una forza libera e potentissima.
Come agli uomini cattivi infatti, così ai semi viziati dall'origine, nei quali c'è la sostanza buona, creata da lui, Dio elargisce la crescita, la forma, la vita e la salute con gratuita bontà, senza alcuna necessità, con insuperabile capacità ed irreprensibile varietà.
Essendo, dunque, entrambi sotto il potere di Dio, quello che è asperso, cioè, e quello che nasce, e non potendo neppure il diavolo dirsi estraneo al suo potere, come hai potuto introdurre la tua distinzione?
Avresti preferito nascere o essere asperso? Non è forse meglio l'essere aspersi in cui è incluso anche l'essere nati?
Non può essere asperso infatti chi non è nato. O tu propendi per l'uno o per l'altro con identica inclinazione?
Se credi che sia meglio il nascere, arrechi offesa alla rinascita spirituale, a cui con sacrilego errore anteponi la generazione carnale.
Non senza ragione crediamo che hai preferito dire non "quello che rinasce", ma "quello che è asperso": in considerazione, infatti, che attraverso i nostri sensi desideravi dimostrare che Dio ed il diavolo hanno fatto una specie di spartizione tra di loro, con l'aiuto di una parola hai reso più disprezzabile la parte di Dio.
Potevi dire infatti "quello che rinasce"; "quello che è rigenerato"; ed infine "quello che è battezzato", parola, quest'ultima, che la consuetudine latina ha preso dal greco per indicare nient'altro che il sacramento di rigenerazione.
Non hai voluto scegliere nessuna di queste parole, ma ne hai scelta una che rendesse disprezzabile quello che dicevi.
Nessuno dei lettori, infatti, avrebbe potuto preferire il "nato" al "rinato" o al "battezzato", ma sarebbe stato facile, a tuo avviso, che si potesse preferire il "nato" all'"asperso".
Se poi l'essere asperso, perché si possa portare l'immagine dell'uomo celeste, supera il nascere, perché si possa portare l'immagine dell'uomo terreno, di quanto il cielo dista dalla terra, ( 1 Cor 15,49 ) la tua odiosa distinzione svanisce immediatamente.
Non c'è da meravigliarsi che Dio rivendichi a sé l'immagine dell'uomo celeste, che si riceve con il sacro lavacro, e lasci al dominio del diavolo l'immagine dell'uomo terreno, sporco di macchie terrene, finché rinasca in Cristo per prendere l'immagine dell'uomo celeste.
Se poi ritieni di ugual peso l'essere asperso ed il nascere - cosicché per questo si creda che i bambini non ancora rinati non si trovino sotto il potere del diavolo, perché Dio ed il diavolo non diano l'impressione di voler fare tra di loro una divisione in parti uguali, qualora Dio rivendichi per sé gli aspersi ed il diavolo i nati - ne segue indubbiamente, secondo questa interpretazione, che, siccome l'essere aspersi vale quanto il nascere, è superfluo l'essere aspersi dal momento che, avendo lo stesso valore, è sufficiente nascere.
Vi siamo grati tuttavia che non la pensiate così.
Voi infatti non ammettete al regno di Dio quelli che sono nati se prima non sono aspersi, ed in tal modo, nei fatti, ritenete che è molto meglio l'essere aspersi che il nascere.
Vogliate, pertanto, rendere ragione a voi stessi per non credere che sia indegno che quelli che non sono ammessi al regno di Dio si trovino sotto il potere di chi è caduto dal regno di Dio, oppure che quelli che hanno la vita si trovino sotto il potere di chi ha perduto la vita.
Che i bambini non abbiano la vita se non hanno Cristo ( che senza dubbio non possono avere se non si rivestono di lui, secondo quanto è scritto: Quanti foste battezzati in Cristo, avete rivestito il Cristo ( Gal 3,27 ) ), che i bambini dunque non abbiano la vita se non hanno Cristo, ce lo attesta con chiarezza Giovanni evangelista nella sua epistola: Chi ha il Figlio, ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita. ( 1 Gv 5,12 )
Giustamente quindi sono ritenuti morti se non hanno la vita quelli per i quali Cristo è morto affinché l'avessero.
Uno solo infatti morì per tutti, tutti conseguentemente morirono, ( 2 Cor 5,14 ) e quest'uno, come si legge nell'Epistola agli Ebrei, è morto per ridurre all'impotenza colui che della morte aveva il potere, cioè il diavolo. ( Eb 2,14 )
Che c'è di strano, dunque, se i bambini, finché rimangono morti, prima cioè di cominciare a possedere colui che è morto per i morti, si trovano sotto il potere di colui che ha il potere della morte?
Enumeri verità su cui la fede cristiana veramente non ha dubbi.
Tra di esse menzioni quelle che, nella quasi totalità, predichiamo anche noi e su cui siamo convinti non si debbano avere dubbi.
Arriviamo perfino a ritenere vera la vostra affermazione, secondo cui, "senza la partecipazione del libero arbitrio, per l'uomo non ci può essere peccato".
Non ci sarebbe neppure questo peccato che si contrae con l'origine senza la partecipazione del libero arbitrio, mediante il quale il primo uomo ha peccato e il peccato entrò nel mondo e attraverso il peccato la morte; così la morte passò su tutti gli uomini. ( Rm 5,12 )
Le tue parole: "non si può essere soggetti a peccati altrui" ci interessano in quanto possono essere intese rettamente.
Per ora non parlo del fatto che Davide ha peccato e che per questo peccato caddero tante migliaia di uomini, ( 2 Sam 24 ) o dell'altro fatto che uno solo, disobbedendo al divieto, si rese colpevole della violazione dell'anatema e che la vendetta ricadde su chi non aveva commesso il peccato e neppure sapeva che era stato commesso. ( Gs 7 )
È un'altra questione ed ora non ci dobbiamo preoccupare di questo genere di peccati o di pene.
I peccati dei progenitori in certo senso ci sono estranei ed in certo senso ci appartengono.
Ci sono estranei per la proprietà dell'azione; ci appartengono per il contagio della propagazione.
Se questo fosse falso, il giogo pesante sui figli dell'uomo, dal giorno nel quale sono usciti dal seno della madre, ( Sir 40,1 ) per nessun verso sarebbe giusto.
Tutti noi dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno raccolga, in ragione delle azioni compiute, ciò che ha meritato quando era nel corpo, o il bene o il male. ( 2 Cor 5,10 )
Come puoi riferire ai bambini queste parole dell'Apostolo di cui fai menzione?
Dovranno anch'essi presentarsi dinanzi al tribunale di Cristo oppure no?
Se non si dovranno presentare, quale giovamento ti potranno portare queste parole che non riguardano la questione di cui stiamo trattando?
Se poi dovranno presentarsi, come potranno raccogliere quello che hanno fatto, se non hanno fatto nulla?
O, forse, si deve pensare che appartiene ad essi quello che credono o non credono attraverso il cuore e la bocca delle madri?
Con le parole: Ciò che ha meritato quando era nel corpo, l'Apostolo intendeva riferirsi a tutti coloro che avevano una propria vita.
Ma come può il bambino raccogliere il bene per entrare nel regno di Dio, se ciascuno raccoglie quello che ha fatto, a meno che non appartenga al bambino anche quello che ha fatto, ossia ha creduto per mezzo di altri?
Come dunque appartiene al fanciullo ciò che ha creduto per raccogliere il bene, per conseguire cioè il regno di Dio, così, se non ha creduto, appartiene a lui raccogliere il giudizio di condanna, poiché è evangelica l'affermazione: Chi non crederà sarà condannato. ( Mc 16,16 )
Affermando che: Tutti noi dobbiamo comparire, affinché ciascuno raccolga, in ragione delle azioni compiute, ciò che ha meritato quando era col corpo, o il bene o il male, ( 2 Cor 5,10 ) l'Apostolo non lascia una via di mezzo.
Comprendi quindi quanto inopportunamente escludi che il bambino possa raccogliere il male dal peccato altrui, mentre ritieni che possa raccogliere il bene dal buon operato altrui, e non un bene qualunque, ma il regno di Dio.
Estranea certamente è l'opera quando crede per mezzo di un altro ed estranea è stata l'opera quando ha peccato in un altro.
Noi non dubitiamo che tutti i peccati sono purificati col Battesimo, ma ciascuno è purificato con la rinascita.
Quello dunque che non lo sottrae se non la rigenerazione, non cessa di contrarlo la generazione.
Dicendo che "la concupiscenza non è sempre ribelle all'animo", riconosci senza dubbio che essa è ribelle.
Perché allora ti ostini a negare il castigo a causa del quale sostieni una guerra contro di te?
"Dio sia ritenuto il Creatore di quei bambini, tu dici, che siano degni delle sue mani", ed aggiungi: "di quelli innocenti, cioè".
Non credi che potrà vincerti nella pietà e nella lode di Dio, colui che afferma che anche le opere belle e sane sono degne delle mani di Dio?
Pur tuttavia molti nascono deformi, malati, brutti e perfino mostruosi.
Ciò nonostante tutta quella sostanza, tutte le sue parti, e tutto quello che in essa sostanzialmente esiste e vive, non può essere stata creata se non dalla mano di Dio buono e vero.
Mi chiedi di dire "come il diavolo osa rivendicare a sé i bambini creati in Cristo, vale a dire nella sua potenza".
Dimmi tu, piuttosto, se ti è possibile, come rivendica a sé, apertamente e non occultamente, i bambini vessati dagli spiriti immondi.
Se dici che sono stati consegnati entrambi vediamo il castigo: dimmi allora la colpa.
Entrambi vediamo la pena, ma tu sostieni che nessun demerito si contrae dai genitori, e poiché entrambi dichiariamo Dio giusto, mostrami nei bambini, se è possibile, una colpa degna di questa pena.
O non riconosci che anche questo appartiene a quel giogo pesante che è sui figli dell'uomo dal giorno nel quale sono usciti dal seno della madre fino al giorno nel quale ritorneranno alla madre di tutti?
Sotto tale giogo il genere umano è schiacciato tanto da varie pene, che diventa chiaro come gli uomini da figli dell'ira diventano figli della misericordia, quasi ricevendo in pegno che questo accadrà nel mondo futuro.
In questo mondo, però, anche i figli della misericordia sono schiacciati dal grave giogo dal giorno della nascita fino a quello della morte.
Talvolta i bambini, benché siano stati strappati dal potere delle tenebre, tra gli altri mali di questa vita vanno soggetti a queste vessazioni dei demoni, affinché non siano da essi portati al supplizio eterno.
Me lo hai già detto una volta e ti ho risposto,13 ma neppure adesso debbo sorvolare, che cioè "quando Dio concede ai bambini di nulla meritevoli in proprio, né in bene né in male, la gloria della rigenerazione, c'insegna che essi appartengono alla sua cura, al suo diritto e al suo potere per il fatto stesso che previene la loro volontà con la larghezza del suo ineffabile beneficio".
In che cosa hanno dunque peccato quegli innumerevoli esseri che, pur creati ugualmente innocenti e puri, e pur fatti a sua immagine, Dio li priva di questo dono e non previene con la larghezza del suo ineffabile beneficio la volontà di costoro, separando tante sue immagini dal suo regno?
Se per essi questo non costituirà un male, vuol dire che tante innocenti immagini di Dio non ameranno il suo regno.
Se invece lo ameranno, e lo ameranno tanto quanto debbono amare il suo regno gl'innocenti creati da lui a sua immagine, non sentiranno alcun tormento per questa stessa separazione?
Dovunque essi si trovino, infine, comunque essi si trovino sotto Dio giudice, che non è mosso dal fato né è corrotto da parzialità di persone, essi non si troveranno nella felicità del suo regno, nel quale troveranno posto gli altri che parimenti non hanno meritato alcunché né di bene né di male.
Ma se non avessero meritato niente di male, mai sarebbero stati privati, in identiche condizioni, della comunione di tanto bene.
In quei vasi d'ira dunque, secondo l'Apostolo, come spesso abbiamo ripetuto, Dio manifesta le ricchezze della sua gloria verso i vasi della misericordia, ( Rm 9,22-23 ) perché non si glorino come di meriti della propria vita, dal momento che non ignorano che ad essi poteva venir concesso giustamente quello che hanno visto concesso ai compagni della propria morte.
Se vuoi pensare rettamente, sappi che vale anche per i bambini ciò che l'Apostolo ha detto di Dio Padre: Egli ci ha sottratti dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo Figlio diletto ( Col 1,13 ), e così pure le altre parole: Eravamo anche noi per natura figli dell'ira, alla stessa guisa degli altri. ( Ef 2,3 )
Sono sottratti dal potere delle tenebre infatti, ed erano figli dell'ira tutti coloro che muoiono al peccato.
Tutti quelli poi che sono battezzati nella morte di Cristo, muoiono al peccato per vivere in Dio.
Sono tutti battezzati nella sua morte, infatti, quelli che sono battezzati in Cristo.
Siccome anche i bambini sono battezzati in Cristo, anch'essi muoiono al peccato e sono sottratti dal potere delle tenebre, laddove per natura erano figli dell'ira.
Quanto poi alla tua pretesa che, dove l'Apostolo dice: "Per natura figli dell'ira, si possa intendere: Interamente figli dell'ira", non dovresti per caso trovare un'ammonizione nel fatto che l'antica fede cattolica è schierata contro di voi?
Non si trova infatti nessun codice latino, a meno che voi non cominciate a correggerli o piuttosto a cambiarli, dove non sia scritto: per natura.
Di questa espressione gli antichi interpreti non si sarebbero certamente curati, se non ci fosse stata anche l'antichità di questa fede, alla quale ora ha tentato di opporsi la vostra innovazione.
Indice |
8 | Agostino, De nupt. et concup. 1,19,21 |
9 | Agostino, De pecc. mer. et rem. 3, 3, 8-9 |
10 | Virgilio, Georg. 2, 58 |
11 | Agostino, De nupt. et concup. 1,20,22 |
12 | Virgilio, Aen. 12, 109 |
13 | 3,3,8-9 |