Opera incompiuta contro Giuliano |
Giuliano. Poiché è questo che noi inculchiamo con limpida professione, reo convinto di pubblica falsità sei tu, che scrivi difesa da noi la natura degli uomini come tanto buona da negare noi a lei così sana negli infanti la necessità della medicina del Cristo.
Agostino. Ho detto il vero: appunto la medicina della grazia cristiana, che non si conferisce se non ai cristiani e non invece a tutti gli uomini anche infedeli, e non inoltre ai cagnolini e ai porcellini, ai pesciolini e ai vermiciattoli e a qualsiasi genere di qualsiasi sorta di animali, voi la negate senza dubbio ai bambini, che sostenete certamente generati senza nessun reato di origine che è riparato dalla rigenerazione.
Per questo tu, avendo adesso patito grandi angustie, le hai tolto il nome di medicina e l'hai sostituito con il nome di grazia, perché la grazia la potete dire necessaria ai bambini a causa dell'adozione, mentre non potete dire necessaria la medicina attraverso i sacramenti del Cristo ai bambini, ai quali osate promettere la salvezza eterna, anche se non diventano cristiani.
Voi volete appunto che il Cristo non sia Gesù per i bambini, ed egli si chiama Gesù per testimonianza dell'angelo e per testimonianza del Vangelo, perché salva il suo popolo, non dalle malattie e dalle lesioni della carne, dalle quali egli sana ognuno tra gli uomini e qualunque volatile e rettile, ma dai suoi peccati. ( Mt 1,21 )
Giuliano. La quale grazia tuttavia, poiché si dice anche medicina, fatta salva la legge della giustizia, fa buoni gli altri da cattivi, ma i bambini, che Dio crea buoni quando li crea, li rende migliori rinnovandoli e adottandoli.
Agostino. Dunque ciò che afferma Gesù stesso: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati, ( Mt 9,12 ) per quanto si attiene alla medicina che il Cristo somministra solamente ai cristiani, è falso nei bambini, perché voi e li dite sani e per evitare l'impopolarità dite che ad essi è necessaria la medicina cristiana.
In che modo poi il Cristo rinnova i bambini che, recentissimi dalla nascita, trova nuovi, se essi non contraggono nulla del vecchiume del peccato?
O sei forse pronto a dire che in qualche caso si rinnova anche ciò che non è vecchio, mentre nell'Epistola agli Ebrei leggi: Dicendo alleanza nuova, ha dichiarato invecchiata la prima? ( Eb 8,13 )
Di' dunque in che siano vecchi i neonati, che dici sani dal vecchiume del peccato.
E tuttavia per evitare l'indignazione dei veri cristiani, fingi che i bambini siano rinnovati dal Cristo.
Infine, altro è l'essere sanati, altro è l'essere rinnovati: per coloro che devono essere risanati è necessario chi li curi, per coloro che devono essere rinnovati è necessario chi li restauri.
È quindi manifesto che la vostra eresia nega assolutamente ai bambini la medicina cristiana.
Giuliano. Ecco dunque appianato che noi non neghiamo l'utilità della grazia del Cristo ai bambini.
Della controversia quindi che cosa è rimasto per cui il traduciano ci sospetti di errore, se non evidentemente il fatto che non acconsentiamo che la natura di Adamo fu fatta buona, sì, ma la natura di tutti gli altri uomini è stata fatta cattiva?
Questo veramente non solo professo che non lo acconsentiamo, ma anche che lo impugniamo e con forza estrema.
Rimosse perciò le reti puerilmente intrecciate delle tue immaginazioni, rimosse le volgari manìe con le quali sussurravi che noi neghiamo alle culle la grazia del Cristo, affrontiamoci su questo punto dov'è la sostanza del contendere.
Nell'ordine dunque che ho promesso - poiché ho già difeso le nostre tesi - esaminiamo le tesi di Manicheo, al quale fingevi di opporti, e le tesi vostre.
Agostino. Le vostre tesi non le hai difese, ma hai dimostrato che non si possono difendere.
Giuliano. Manicheo dunque dice che l'uomo fu creato dal principe delle tenebre, cioè dall'autore del male, con la mescolanza di due nature: buona e cattiva.
Tu che dici? Certo dal Dio buono, ma da lui tutti gli uomini sono creati cattivi.
Agostino. Nell'uomo nato c'è e la natura, di cui non neghi il bene, e di questo bene noi lodiamo come creatore Dio; e c'è il vizio, di cui tu non neghi il male, se confessi, almeno pressato, che ai bambini è necessario il medico Cristo, poiché non puoi negare che di se stesso abbia detto il medesimo Cristo: Non sono i sani che hanno bisogno del medico. ( Mt 9,12 )
Giuliano. Fra te e Manicheo non c'è pertanto nessun dissenso sulla qualità della natura, ma solamente sull'autore.
Questo male infatti che tu reputi a Dio, riconoscendolo creatore dei bambini, Manicheo l'ha reputato al principe delle tenebre, giudicandolo creatore della natura umana.
Di stabilire quindi un'alleanza tra voi non ve lo impedì un grande ostacolo.
Subito tuttavia spiegherò che, sebbene presso gli uni e gli altri non appariscano in nessun modo vestigia di verità, tuttavia le tesi di Manicheo sono tra loro più coerenti delle tue.
Noi d'altra parte che cosa diciamo? Senza dubbio diciamo quello che contraddice gli uni e gli altri di voi: cioè né dal Dio buono è stata fatta cattiva la natura umana, né dal principe delle tenebre è stata creata o mescolata un'altra natura; ma l'unico Dio, autore di tutte le cose, non solo fece buona la natura degli uomini la prima volta, ma la fa buona anche in ognuno che nasce.
Alla quale natura tuttavia noi professiamo che l'aiuto del suo creatore, com'è utile in molti modi, così è anche necessario.
Quantunque altra è la considerazione delle cose create e altra è la considerazione delle cose donate, né qui è in gioco una stima dell'opera al di sopra della stima dell'operatore.
Ambedue quindi, tu e Manicheo, firmate parimente il male naturale, cioè entrambi ugualmente dite cattiva la natura degli uomini: ma lui più coerentemente, tu più fraudolentemente.
A questo male infatti, che alla pari stimate immesso dal diavolo dentro le viscere umane, Manicheo non sottrae la natura di nessun uomo; tu invece, per sembrare che ti distanzi un poco, che poi è nulla, tenti di esimere da quel male due soli uomini.
Non dici tuttavia che le loro persone furono libere dal peccato, ma - progresso di un ingegno più erudito! - dici che in esse non fu naturale quel male, che tuttavia persuadi diventato naturale per causa loro.
Così, perché la frode non rimanesse impunita almeno qui, il furto che avevi fatto al tuo maestro lo ha castigato l'aggiunta di una stoltezza.
Infatti credere naturale quello che confessi proveniente dalla volontà è un'invenzione di una mente non dico inerudita, ma ubriaca.
Ma di questo tratteremo altrove, per ora insistiamo su questo tasto.
Afferma dunque Manicheo che esiste il male naturale e tu annuisci; dice che i peccati nascono e tu ci acconsenti; dice cattiva la natura degli uomini e tu confermi anche questo; dice che è cattiva la natura di tutti assolutamente gli uomini e qui ti opponi chiedendo che venga eccettuata quella prima coppia dei due uomini, non certo per rivendicarli dal reato, ché anzi li affermi inventori del male naturale.
Questo, anche se te lo potessimo indulgere noi, non te lo concederà tuttavia il tuo maestro.
Egli anzi, anche con le " ferule ", punirà il tuo tardo ingegno.
Così ti sarà necessario o cedere all'autorità o abbandonare del tutto le sue scuole.
Ma da ultimo Manicheo conclude e dice che di una natura cattiva non può essere buono il creatore e quindi del principe delle tenebre, ossia del diavolo, è opera l'uomo, che voi entrambi confessate " naturaliter " cattivo.
Agostino. La natura umana, creata buona dal Dio buono, fu talmente viziata dal grande peccato della disobbedienza che anche la posterità trasse da quel peccato il merito e il supplizio della morte.
A questa posterità tuttavia il Dio buono non nega la sua buona arte.
Questo insegna la fede cattolica e contro di voi e contro i manichei.
Ma voi, che negate questa fede, pensate, per favore, un momento al paradiso.
Vi va bene forse che in esso poniamo uomini casti e donne caste che lottino contro la libidine, donne gravide che soffrano di nausea, di fastidio, di pallore; altre donne che abortiscano feti immaturi, altre che gemano e urlino nel parto; tutti gli stessi neonati che piangano, che sorridano tardivamente, che ancora più tardivamente parlino e lo facciano balbettando; poi siano portati a scuola perché imparino le lettere gridando sotto le fruste, le sferze, le verghe, in una varietà di punizioni distribuite secondo la varietà delle inclinazioni; inoltre innumerevoli malattie e incursioni di demoni, e morsi di fiere che ne strazino alcuni e ne divorino altri, e poi i sani che sono nutriti sotto incerte vicende dalla misera sollecitudine dei genitori; e che anche nel paradiso esistano pure le orfanezze e i lutti e i rimpianti di persone care perdute, con intima angoscia del cuore?
Sarebbe lungo elencare tutti i mali di cui abbonda questa vita: né sono tuttavia, cotesti mali, peccati di nessun genere.
Se dunque questi mali sarebbero dovuti esistere nel paradiso, senza che un precedente peccato li avesse fatti meritare, cercate pure a quali uditori predicare coteste opinioni grottesche: non certo a fedeli, ma a derisori.
Sicuramente se un paradiso siffatto si dipingesse, nessuno lo chiamerebbe paradiso, nemmeno se vi vedesse scritto sopra questo nome, né direbbe che ha sbagliato l'artista, ma riconoscerebbe prontamente il caricaturista.
Tuttavia però di coloro che vi conoscono nessuno si meraviglierebbe, se al titolo si aggiungesse il vostro nome e si scrivesse: Il paradiso dei pelagiani!
Se viceversa arrossite di questo - né infatti c'è da pensare davvero che sia rimasto in voi qualche vestigio di pudore, se non arrossite di questo -, mutate finalmente, vi prego, la vostra perversa sentenza e vogliate credere che la natura umana fu mutata in queste miserie da quel grande peccato, e che in nessun modo avrebbero potuto esistere cotesti mali nel paradiso.
Questa fu la ragione per cui dal paradiso uscirono i due, dei quali anche la discendenza sarebbe stata degna di subire quei mali, passando in tutti l'infezione del peccato insieme alla istituzione del castigo.
Questo dogma cattolico difende la giustizia di Dio, perché essa non avrebbe voluto che la vita dei mortali fosse penale, se non lo avesse meritato, e sbaraglia tanto voi quanto i manichei.
Voi certo, perché attribuite al paradiso una infelicità orribile per la presenza di quei mali.
I manichei poi, perché asseriscono l'infelicità della natura del loro Dio - e quindi che altro se non l'infelicità del loro Dio? - per la presenza in lui di quei mali.
Perciò non mi devo preoccupare che tu mi opponga il maestro Manicheo a castigare con le " ferule " il mio tardo ingegno; ma ti prego di preoccuparti tu di essere istruito con le " ferule ", secondo l'indicibile e orrenda assurdità del vostro errore, anche se tu nascessi tra i popoli del paradiso.
Se di questa deformissima assurdità avete insieme a noi l'orrore che dovete, donde viene, vi prego, anche cotesta miseria dei bambini, la quale non viene certamente dalla natura del male fantasticata dai manichei?
Viene solamente da quel grande peccato, superiore ad ogni nostra estimazione, che viziò talmente la natura umana e la implicò nelle pene più giuste che da essa dovette nascere non solo la corruttibilità dei corpi, assoggettata a tante dolorose vicende, ma anche la tardità degli ingegni, esposta alle " ferule " e ad altre percosse.
Altra conseguenza fu che questo secolo maligno corresse attraverso giorni cattivi fino al suo termine in modo che anche ai santi, benché strappati per divina indulgenza dall'eterno supplizio, ricevuto il pegno della incorruttibile salvezza, fosse comandato tuttavia di tollerare le pene di questa vita nel loro buon uso con il premio della pazienza, piuttosto che meritare di essere esenti da esse, anche dopo la remissione dei peccati.
Giuliano. Ma tu insorgi con tutto te stesso contro questa conclusione e, dopo essere salito sulla medesima nave con Manicheo ed avere corso con lui nel medesimo vento, quando avevi fatto ormai tutta la traversata, hai pensato tuttavia di dover attraccare ad un'altra sponda.
Ma faccia più tollerabile l'esitazione, sebbene tardiva, il piacere di una utilità immediata.
A quale porto dirigi dunque la tua nave?
Tu rispondi: Io dico che Dio è buono, sì, e che tuttavia il medesimo Dio è creatore di uomini cattivi.
O fuga dal pericolo finita sugli scogli, questo tuo aver voluto riversare tutto lo scarico di Manicheo su colui che avevi ritenuto Dio!
Agostino. Neghi tu forse che anche negli uomini cattivi sia un bene la natura e dell'anima e del corpo?
Di questo bene è creatore Dio.
Questo bene Manicheo lo chiama un male, e a questo bene, che chiama un male, assegna un creatore " malo ".
Non risparmia infatti nemmeno l'anima, ma, come dice essere propria della carne una sua qualche anima, così la natura dell'anima coeterna al Dio buono la dice tanto cattiva da non poter assolutamente essere buona; ma ammette nel medesimo uomo una seconda anima buona, non fatta da Dio, bensì sostanza e natura di Dio, imprigionata nelle miserie di questo mescolamento, non per qualche sua colpa, ma per mala necessità di Dio.
Tutta però questa struttura, che è l'uomo, e la dice una realtà cattiva e la dice opera di un autore cattivo.
Vedi o no quanto sia diverso dal nostro il suo modo di pensare e come perciò sia insanissima ed empia la sua insipienza?
Ma tu che credi che per questo gli uomini non possano nascere cattivi, perché a crearli è il Dio buono, sostieni, se puoi, che nemmeno i corpi possano nascere viziosi, perché anch'essi li crea un Dio integro; sostieni infine che, come non nascono cattivi gli uomini, perché li crea il Dio buono, così non nascono né tardi d'ingegno, né fatui, perché li crea il Dio sapiente.
O non è un male la fatuità, quando la Scrittura dice che un fatuo è da compiangere più di un morto? ( Sir 22,10 )
Come dunque voi non dite con noi autore della fatuità Dio, sebbene tuttavia confessiate che con Dio creatore nascono uomini fatui, così noi non diciamo autore della malizia Dio, e tuttavia per l'obbligazione del peccato originale possiamo giustamente dire che gli uomini nascono cattivi con nessun altro creatore all'infuori di Dio, perché è solo lui che crea gli uomini.
Giuliano. Risplende assolutamente quindi che l'opinione di Manicheo ha una maggiore conseguenzialità: se qualcosa fosse creato cattivo per natura, indicherebbe simile ad esso il suo autore.
Agostino. Quali altri potrebbero pensare così all'infuori degli eretici pelagiani?
Dunque poiché l'uomo è creato mortale, non per punizione secondo te, ma per natura, mostra il suo autore mortale a somiglianza di lui e, allo scopo che la tua fatuità arrossisca almeno agli occhi dei fatui, poiché un uomo è creato fatuo per natura, mostra che il suo autore è fatuo a somiglianza di lui!
Giuliano. Ma prescrive la verità che in primo luogo non si possa dire male, ossia peccato, ciò che è quello che lo costringe ad essere la sua natura, e che il peccato altro non è che l'esorbitare della volontà libera dal sentiero della giustizia.
Agostino. Ma anche questo peccato originale trae origine dalla volontà di colui che peccò, e così non esiste nessun peccato se non per volontà.
Giuliano. Da questi presidi è difesa la natura innocente di tutte le creature, la quale, se rimane com'è stata creata, si dimostra non soggetta a nessun crimine.
Agostino. Ma non è rimasta come fu creata e per questo si mostra soggetta ad un crimine, e al suo crimine come ereditario ha fatto soggetta la sua stirpe, la quale è tuttavia buona anch'essa, in quanto viene creata da Dio.
Giuliano. Il male quindi naturale non è possibile, e perciò nessuna creatura è rea per natura, né è " malo " il suo autore.
Risulta appunto che il male non ha consistenza di natura; ma come ogni creatura è buona in quanto viene creata, così anche Dio, creatore di nature buone, si prova buono in tutte le sue opere, senza essere macchiato da nessun crimine di una sua opera.
Perciò tutto quello che aveva introdotto Manicheo è stato spazzato via da quest'unica ragione dei cattolici.
Agostino. In questo dici la verità: Assolutamente ogni creatura è buona in quanto viene creata, e quindi, come questo, così anche ciò che segue lo diciamo gli uni e gli altri, poiché Dio, autore di nature buone, si prova buono in tutto, senza essere macchiato da nessun crimine di una sua opera.
Tutto questo infatti si connette con la proposizione: Ogni creatura è buona in quanto viene creata.
E quindi anche l'uomo è buono in quanto viene creato; ma non è buono in quanto viene generato da una origine viziata, e perciò dev'essere rigenerato.
Giuliano. Ma tuttavia Manicheo, benché colpito a morte dal fulmine di una verità tanto perspicua, sembra respirare un poco, quando si paragona a te.
A lui infatti crolla tutta la struttura del suo dogma, solo perché ne traballa il fondamento; a te invece vacillano tre parti, come a lui una sola.
E perciò vedi se qualcosa del tuo edificio possa stare in piedi.
Manete dunque, reputando naturale il peccato, che non può essere se non volontario, pose le fondamenta nel vuoto.
Ma le altre sue affermazioni le pose con conseguenza logica nel suo sistema, dicendo che è un male la natura poiché è naturale il peccato, e che non è buono l'autore di una realtà cattiva, e che perciò tutto il genere umano è da attribuire al principe delle tenebre.
Il che sarebbe potuto stare tutto certamente, se la verità non avesse svuotato la sua prima affermazione, insegnando cioè che il peccato come opera di volontà libera non si può dire naturale e nulla che sia stato imposto dalla natura può essere peccato.
Agostino. Contro di te può essere similmente intrecciato cotesto ragionamento.
Poiché non sei così fatuo da negare che nascano complessioni fatue, cioè uomini fatui, ascolta dunque quanto tu abbia aiutato con la tua fatuità la demenza di Manicheo.
Dice infatti, istruito da te stesso, che è fatua la natura poiché è naturale la fatuità, come tu hai detto che è un male la natura, perché è naturale il peccato.
Poi egli aggiunge: ma l'autore di una creatura fatua non è sapiente, come tu hai detto: Ma l'autore di una creatura cattiva non è buono.
Infine egli conclude: Perciò il genere degli uomini fatui è da attribuire al principe delle tenebre, così infatti anche tu hai concluso dicendo: Perciò tutto il genere umano è da attribuire al principe delle tenebre.
Ecco Manicheo ti ha vinto con la tua bocca, ti ha scannato con la tua spada.
Che pensi di fare? Non c'è niente infatti che può aiutare te contro di lui, anzi ti opprime e ti trafigge ancora di più, quello che aggiungi, dicendo: Il che sarebbe potuto stare tutto certamente, se la verità non avesse svuotato la sua prima affermazione, insegnando cioè che il peccato come opera di volontà libera non si può dire naturale e nulla che sia stato imposto dalla natura può essere peccato.
In che ti aiuta questo e come non ti soffoca sempre di più?
Puoi forse dire che la fatuità non possa essere naturale?
Sta dunque contro di te ciò che in simile ragionamento Manicheo pose al primo posto, perché la fatuità è naturale.
E su questa specie di fondamento hai reputato costruite con conseguenzialità tutte le altre sue affermazioni fino al colmo dove dice che tal genere di uomini è da attribuire al principe delle tenebre.
Ma noi demoliamo quel primo fondamento di Manicheo, dicendo che la fatuità è naturale nel senso che nascono uomini fatui a causa di un vizio accidentale, che rende inevitabile una simile origine, non perché la natura umana sia stata primitivamente istituita in maniera corrotta, come vaneggia Manicheo.
Perciò anche quello che egli aggiunge come conseguenza dicendo che è fatua la medesima natura, noi concediamo che è vero per il vizio con il quale un uomo è nato fatuo, non per l'opera che c'è in lui da parte del Creatore buono.
Infatti è nato fatuo per l'accidentalità di un vizio, ma è stato creato uomo per l'operatività di Dio.
Della sua aggiunta successiva, che non è sapiente l'autore di una creatura fatua, intendendo l'uomo nella stessa creatura, diciamo che non è logica.
Di quell'uomo appunto che è nato fatuo noi diciamo autore Dio, sebbene non diciamo Dio autore della stessa fatuità.
La quale fatuità non è una natura e una sostanza, che non nasce se non per creazione di Dio, ma è un vizio della medesima natura, accaduto per permissione di Dio.
Che poi Dio permetta questo con giusto giudizio non ne dubitiamo certamente.
In questo modo distruggiamo e i manichei, cattivi costruttori della propria rovina, e i pelagiani, fatui coadiutori dei manichei.
Giuliano. Dunque il cuneo della ragione con l'abbattimento della prima definizione ha gettato a terra le conclusioni di Manicheo.
Che speri allora di te, che hai vacillanti tre affermazioni, come egli una sola?
Per primo dici infatti che è naturale il peccato; secondo, che è buono Dio, il quale crea, infonde ed estende i mali, ossia i peccati; terzo, che un fatto della volontà è stato mischiato con i semi.
Dunque questi tre singoli capi delle tue affermazioni vacillano in se stessi: vacillano, dico anzi svaniranno come funi di sabbia prima di comporsi.
Un'affermazione dunque, quella cioè che dice naturale il peccato, giace già direttamente distrutta in Manicheo.
Le altre due affermazioni, che sono proprie della vostra opinione, sono cadute con la rovina ripetuta, ma puntuale, dello stesso Manicheo.
Se egli infatti non è riuscito a dimostrare né con la natura cattiva, né con il principe delle tenebre che gli uomini nascono rei, quanto più stolti siete voi che per dimostrare i crimini dei nascenti avete aggiunto l'accusa di Dio!
Perciò, come una natura non può essere peccato, e questo fulmine ha squarciato il dogma di Manicheo, così di ritorno ciò che è peccato non può essere naturale.
Un'opera infatti della volontà non si converte in una condizione della sostanza: ciò che tu credi avvenuto.
Ma molto più consta che il Dio buono non crea mai i cattivi.
Si è fatto chiaro pertanto che non può esistere un peccato in un nascente creato da Dio.
Agostino. Tanto consta che il Dio buono non crea i cattivi, quanto consta che il Dio sapiente non crea i fatui.
Se infatti dici: Il Dio sapiente crea i fatui, ti si risponderà: Perché dunque il Dio buono non crea anche i cattivi?
Fatto attento alla ricerca della causa per cui nascano i fatui, che tuttavia Dio crea come uomini, ivi troverai forse il vizio di origine, tu che non vuoi confessare il peccato originale.
Oppure sei pronto a dire che, senza nessun precedente peccato da parte di nessuno, in quella felicità del paradiso sarebbero potuti nascere anche i fatui, incapaci di essere istruiti, non dico con le " ferule ", ma nemmeno con i bastoni?
Se non lo dici, perché questa assurdità non trascenda ogni fatuità, di' per quale merito l'immagine di Dio nasca con tanta deformità di mente che per nessun irrobustimento di età, per nessuna prolissità di tempo, per nessuna fatica di studi, per nessuna sollecitudine di maestri, per nessuna quantità di punizioni fisiche, può arrivare, non dico alla sapienza, ma nemmeno ad una qualsiasi utile nozione, tu che non vuoi credere che il Dio giusto mandò via dal paradiso, cioè dalla sede della felicità, la natura umana, viziata e condannata, per due ragioni:
perché nel paradiso non avvenisse nessuna morte, né quella temporale del corpo, né quella eterna di tutto l'uomo;
e perché questi mali degli animi e dei corpi, tanto numerosi e gravi, che vediamo nel genere umano e che dovevano nascere dalla radice depravata e punita e dalla massa perduta, non nascessero nella patria di quella beatitudine, ma piuttosto in queste terre assegnate alla miseria dei mortali, giustissimamente inflitta, perseguitando il reato coloro che nascono e non recedendo da coloro che rinascono il lavoro tormentoso fino alla morte del corpo.
Giuliano. Il problema è chiaro e già sufficientemente risolto nella prima opera.
Ma poiché tu hai voluto essere tanto perfido da tentare di fare una qualche distinzione fra te e Manicheo, mi è necessario adesso insistere sulla causa, perché sia chiaro che è stato risposto non solo alle tue affermazioni precedenti, ma anche a qualche altra che tu tentassi d'introdurre in seguito.
Noi pertanto diciamo che l'opera di Dio è talmente buona in chi nasce, che gli elementi naturali della sua sostanza non hanno bisogno di un emendatore.
Poiché chi giudica che avrebbe dovuto essere fatto diversamente ciò che confessa fatto da Dio, riprende senza dubbio Dio, che confessa artefice di una creatura da correggere con altra forma.
Agostino. Taci, per favore: non sai quello che dici.
Alcuni sono nati con gli orifizi chiusi, e sono stati aperti a loro dai medici.
Presso di noi viveva un certo Acazio, nato tra i suoi da distinta famiglia.
Diceva di essere nato con gli occhi chiusi; ma poiché, sani all'interno, non si aprivano per l'aderenza delle palpebre tra loro, un medico avrebbe voluto aprirli con un ferro e non lo permise la sua religiosa madre, ma essa l'ottenne con un impiastro eucaristico, quando era già un ragazzo di quasi cinque o più anni, per cui raccontava che se ne ricordava abbastanza.
Ometto il famoso cieco nato del Vangelo, al quale rese la luce degli occhi lo stesso artefice, che non gliel'aveva data perché fossero esaltate le sue meraviglie.
Ivi infatti non si tace la ragione per cui era nato cieco: cioè non per un peccato suo o dei suoi genitori, ma perché si manifestassero in lui le opere di Dio. ( Gv 9,1-3 )
Interroga del resto i medici e ti dicano a quanti essi vengano in aiuto, se possono, perché i vizi innati dei corpi non rimangano o anche perché non uccidano i nati.
Alcuni infatti nascono con gli orifizi inferiori chiusi, come altri nascono con le labbra serrate, e sono certamente vizi che, se rimangono, non li lasciano sopravvivere.
Né infatti quando l'arte della medicina soccorre queste persone, si correggono le opere di Dio come se fossero colpevoli.
Quale verace cultore di Dio ignora che quei tali dovevano nascere come sono nati?
Ma anche questo rientra nelle tribolazioni del genere umano in mezzo alle quali si vivono questi giorni cattivi, pieni, per giusto giudizio di Dio, di fatiche, di dolori, di timori, di pericoli.
E tutti questi mali lungi da noi affermare che fossero in quella felicità del paradiso, ed essi quindi non sono pullulati se non dalla radice del peccato.
E che? Le stesse intelligenze, se si lasciano come sono nate, né si coltivano con accurate dottrine mediante un gran lavoro di docenti e di discenti, non apparisce in che stato rimarranno?
Ma riempite voi il vostro paradiso di uomini nati viziosi di corpo e di animo, negando voi il peccato originale con occhi infelicemente chiusi e con bocca impudentemente aperta.
Giuliano. Salvata pertanto la bontà e la moderata lode che si deve alle nature, anche dei nascenti, noi diciamo che le aggiunte dei benefici divini sono utili e necessarie a tutte le età in genere, in modo tuttavia che non si attribuisca a nessuno né la virtù né il vizio senza la sua propria volontà.
Agostino. A nessuno si attribuisce la virtù senza la propria volontà, ma la volontà viene preparata dal Signore, ( Pr 8,35 ) come la volontà del re Assuero, e per questo risultato pregò Ester. ( Est 5,11 )
Giuliano. Quantunque anche in questo la clemenza di Dio si manifesta più generosa in quanto santifica i bambini incoscienti, e ciò torna appunto a lode della misericordia.
Che infatti la colpa non li inquini incoscienti rientra nelle leggi dell'equità.
Agostino. Se non li inquina nessuna colpa, per quale ragione non sono santificati tutti?
E per quale ragione tutti coloro che sono santificati, vengono essufflati?
Giuliano. Ma io dico di quelle virtù che acquistiamo con l'uso della ragione già perfetta.
Perciò avverto il lettore di stare attento alle nostre conclusioni, essendo necessario questo avvertimento anche qui, come lo è stato frequentemente.
Il lettore infatti vedrà che i traduciani non differiscono in nulla dai manichei, così da non obiettare a noi in veste di argomenti se non gli argomenti che sono contenuti nei libri dei manichei.
L'ho fatto anche nel quarto libro della mia prima opera.
Agostino. E ti ho risposto con il mio sesto libro.
Giuliano. Ma poiché dopo l'edizione di quei libri, per la preghiera tua, o beatissimo padre Floro, fu trovata presso Costantinopoli una lettera di Manicheo e fu spedita in queste parti, vale la pena d'inserirne qui alcuni brani, perché tutti capiscano donde discendano questi argomenti a favore della " traduce ".
Agostino. Come fai a dire che per la preghiera di una persona fu trovata e spedita una lettera, se Dio non opera nei cuori degli uomini gli atti della volontà?
Certamente l'uomo che trovò la lettera, la cercò con la volontà, o cercava con la volontà qualcosa nel luogo dove poté trovare la lettera, o a persone che parlavano di tali argomenti chi possedeva la lettera disse di averla presso di sé, di poterla mostrare e consegnare a chi la volesse, e questi la spedì volontariamente in queste parti; e in qualsiasi altro modo la lettera sia stata rinvenuta e spedita, certamente ciò avvenne per la volontà di una o più persone.
E tuttavia tu dici che ciò avvenne per la preghiera di Floro.
Tu dunque, che il libero arbitrio non lo difendi per farlo capire, ma lo innalzi per farlo perire precipitandolo, per quale ragione non confessi che Dio, senza nessuna imposizione risuonante all'esterno, con ispirazione occulta, prepara e suscita le volontà degli uomini a compiere efficacissimamente ciò che egli vuole?
Giuliano. E sebbene in quella prima piccola opera io in difesa della concupiscenza o voluttà della carne, che si chiama anche libidine e che è stata inserita nei sessi per la virilità della propagazione, abbia già discusso, dentro il limite d'insegnare che essa è tra gli strumenti del corpo la sola che sia stata data in dotazione ugualmente agli animali ragionevoli e agli animali irragionevoli, e che fa parte dell'opera di Dio, il quale ha onorato nei sensi la nostra carne, tuttavia, poiché Agostino insiste su di essa con forza e dice che è cattiva, cioè che è un peccato naturale e la madre di tutti i peccati, tentando di persuaderlo soprattutto dal pudore che essa solleva, e poiché irride me che arrossisco di nominarla direttamente.
Agostino. La concupiscenza della carne, per la quale la carne ha desideri contrari allo spirito e si chiama anche libidine, io dico che è cattiva e che adesso in questa carne è da frenare e da attenuare con una buona abitudine, e che nella vita eterna dovrà invece essere guarita completamente, e non separata da noi, quasi fosse stata aggiunta o mescolata a noi mediante una qualche sostanza cattiva, come vaneggiano i manichei.
Ma, qualunque sia il tuo modo di sentire su di essa, che tu la potessi collocare nel paradiso tale e quale è adesso, capace di sollecitare ad azioni illecite i cuori delle persone anche caste, coniugate o continenti, e da sopraffarli, se non le si resiste con una volontà più robusta del solito, non lo crederei, se non lo trovassi in cotesti tuoi libri pieni zeppi di vana e di insana loquacità.
Giuliano. Per questo anch'io, dopo che negli scritti precedenti ho difeso la qualità della concupiscenza dalla bocca di Manicheo con le dovute distinzioni, anche ora brevemente la vendicherò dal tradimento dei suoi accusatori, i quali tuttavia confessano di servire ad essa contro voglia.
Agostino. Voi potete servire coerentemente la libidine che lodate.
Noi invece l'accusiamo e con l'aiuto del Signore la combattiamo e la vinciamo.
Giuliano. Ecco allora, vecchio Agostino, ciò che contengono i tuoi libri: La libidine è sorta dopo il peccato e i progenitori furono costretti dalla vergogna a velarla.25
Agostino. Ecco allora, giovane Giuliano ciò che contengono i tuoi libri: l'evidenza che tu non trovi che dire contro i miei libri e cerchi calunnie da scagliare addosso a noi loquacemente e vanamente.
Giuliano. E ugualmente: Chi per la mortificante libidine pratica lecitamente l'unione, usa bene di un male; chi viceversa la pratica illecitamente, usa male di un male.
Riceve infatti il nome di male più correttamente che di bene ciò di cui si vergognano sia i cattivi che i buoni, e facciamo meglio a credere all'Apostolo che scrive: " Io so che nella mia carne non abita il bene ".26
E altrove: La libidine non è un bene delle nozze, ma un'oscenità per coloro che peccano, una necessità per coloro che generano, l'ardore della sfrenatezza, il pudore delle nozze.27
E inoltre: In ciò che quelli fecero successivamente per la propagazione sta il bene del connubio; in ciò che invece coprirono antecedentemente per vergogna sta il male della concupiscenza, il quale evita qualsiasi sguardo e cerca per pudore di occultarsi.28
O altre affermazioni simili sono state proferite dalla tua memoria più che dal tuo ingegno, e sei solito farne uso per questo tema.
Manicheo dunque si è tormentato a comporre teorie che reputava acute; tu invece sei rimasto deluso nel reputare che potesse rimanere nascosto ciò che avevi letto e ritenuto.
Agostino. Chi c'è infatti che conosca anche solo superficialmente il dogma dei manichei e gli sfugga la loro affermazione che la concupiscenza della carne è cattiva?
Ma non sta qui la caratteristica del loro dogma.
Che altro dice infatti anche colui che dice: La carne ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste? ( Gal 5,17 )
Che altro anche colui che dice: Se uno ama il mondo, non c'è in lui l'amore del Padre; perché tutto quello che è nel mondo, è concupiscenza della carne e concupiscenza degli occhi e ambizione del secolo: non viene dal Padre, ma dal mondo? ( 1 Gv 2,15-16 )
Che dunque sia cattiva la concupiscenza della carne i manichei non lo dicono per un proprio dogma, e coloro che non sono ciechi vedono che lo dicono anche gli Apostoli.
Ma la sentenza propria e velenosa dei manichei è quella che aiutate con il vostro errore voi, i quali, nei riguardi della concupiscenza della carne, alle cui sollecitazioni a perpetrare azioni illecite si oppone, vogliate o non vogliate, la castità, negate che essa sia accaduta per il peccato alla natura che Dio creò buona.
E in questo modo fate sì che i manichei, nei riguardi di quella concupiscenza di cui essi per la lotta dei casti e per la testimonianza degli Apostoli dimostrano la malvagità, concludano che essa non come qualità cattiva da sanare, ma come sostanza cattiva da separare, non sia un'accidentalità accaduta alla natura buona, ma sia stata mescolata alla natura buona come una sostanza anch'essa, derivata dalla gente delle tenebre e da una sostanza cattiva coeterna a Dio.
Ma continuate e ordite calunnie contro di noi con la peste dei manichei, che voi aiutate tanto da renderli invitti, a meno che anche voi con essi non siate vinti da quella verità cattolica che è veramente invitta.
Giuliano. Ascolta quindi ora e riconosci che cosa il tuo genitore scriva ad una sua figlia, vostra sorella.
Agostino. Ingiurie sono coteste, né urbane, ma vane.
Giuliano. Mani, apostolo di Gesù Cristo, alla figlia Menoch.
Grazia e salvezza a te sia donata dal nostro Dio, che è veramente il vero Dio, ed egli illumini la tua mente e ti riveli la sua giustizia, perché tu sei frutto di stirpe divina.
E poco dopo: Per mezzo dei quali sei stata resa splendida anche tu, riconoscendo in quale condizione fossi precedentemente e da quale genere di anime fossi emanata, un genere confuso di tutti i corpi e di tutti i sapori e composto di specie varie.
Infatti come le anime sono generate dalle anime, così il vaso del corpo è plasmato dalla natura del corpo.
Dunque " quello che nasce dalla carne è carne, e quello che nasce dallo spirito è spirito ". ( Gv 3,6 )
Intendi per spirito l'anima: l'anima dall'anima, la carne dalla carne.29
Agostino. Se ti dirò che ignoro del tutto cotesta lettera di Manicheo, non mi crederai affatto, sebbene io dica la verità, e contenderai contro di me con vana loquacità, come sei solito.
Ma se Manicheo ha detto questo, che c'è di strano che egli si sia demolito da sé?
Se infatti l'anima si comporta allo stesso modo della carne dell'uomo, anche l'anima dell'uomo nasce: e quella buona e quella cattiva.
Infatti dicono follemente che in ogni singolo uomo ci sono contemporaneamente due anime, una cattiva e una buona, emananti dai loro principi diversi.
Se l'anima dunque nasce quando nasce la carne, certamente né l'anima cattiva è coeterna a Dio, né l'anima buona è stata prodotta dall'eterno Padre contro i principi delle tenebre, come sproposita la setta di Manicheo.
Ma qualunque sia il modo in cui Manicheo fa nascere le anime, che interessa a noi, dai quali è risaputo e ritenuto che le parole del Signore: Quello che nasce dalla carne è carne, e quello che nasce dallo spirito è spirito, ( Gv 3,6 ) non si avverano quando un uomo nasce da un uomo, bensì quando rinasce dallo Spirito di Dio?
Non altro infatti consente d'intendere quel passo evangelico tutto intero.
Cerca dunque altrove a chi tu possa vendere queste favole di Manicheo e mostra piuttosto, per le osservazioni che ho fatto più sopra, come tu non sia un aiutante dei manichei.
Giuliano. Conosci appunto come Manicheo confermi nel modo più esplicito la " traduce " delle anime e quale testimonianza adoperi per dileggiare la carne, precisamente il testo che voi vi rigirate in bocca: Quello che nasce dalla carne è carne, quello che nasce dallo spirito è spirito. ( Gv 3,6 )
Agostino. Ho già detto in che modo intendiamo noi coteste parole evangeliche, poiché esse non indicano la generazione, ma la rigenerazione.
Tu di', se puoi, come tu non aiuti le parole sacrileghe di Manicheo sulla concupiscenza della carne, che tu neghi discendere per propagazione nella nostra natura dalla natura del primo uomo, viziata a causa della prevaricazione, e così dai motivo a Manicheo di attribuirla giustissimamente alla gente delle tenebre, coeterna a Dio.
Con molta insipienza appunto e con molta impudenza si nega da te il male che fa concupire la carne contro lo spirito e contro il quale combattono le loro guerre interiori di casti.
Giuliano. Perciò non solo dicendo, ma anche ripetendolo inculca che proprio del suo dogma è ritenere la " traduce " delle anime, e cerca di provarla pure con la similitudine dei corpi generanti: Come le anime, dice, sono generate dalle anime, così il vaso del corpo viene plasmato della natura, e come la carne della carne, così l'anima dall'anima.
Ma procediamo oltre. Dice: Come dunque autore delle anime è Dio, così autore dei corpi è per mezzo della concupiscenza il diavolo.
La concupiscenza della donna è come la pania del diavolo con la quale egli va a caccia, non di anime, ma di corpi.
Agostino. Manicheo avrebbe potuto dire che il diavolo non va a caccia dei corpi, ma delle anime: i corpi infatti li fa appartenere alla natura della gente delle tenebre, dalla quale viene anche il diavolo.
Perciò, a stare a Manicheo, si direbbe che il diavolo va a caccia non dei corpi, che sono suoi, ma delle anime buone che non sono sue.
La nostra fede invece conosce creatore e delle anime e dei corpi il Dio buono.
Indice |
25 | De nupt. et concup. 2, 36 |
26 | Rm 7,18; De nupt. et concup. 2, 36 |
27 | De nupt. et concup. 1,13 |
28 | De nupt. et concup. 1,8 |
29 | De nupt. et concup. 2, 36 |