Opera incompiuta contro Giuliano

Indice

Libro III

175 - Due sostanze invece di una sola sostanza e di un vizio della sostanza

Giuliano. Sia per mezzo della vista, sia per mezzo del tatto, sia per mezzo dell'udito, sia per mezzo dell'odorato, sia per mezzo del gusto.

Togli insomma la radice di questa stirpe maligna e subito contemplerai te stessa divenuta spirituale.

" Radice infatti di tutti i mali - dice la Scrittura - è la concupiscenza ". ( 1 Tm 6,10 )

Tu vedi con quale spirito e per quale ragione il dogma manicheo incalzi la concupiscenza della carne, dicendo che essa è la legge del peccato, tolta la quale dai corpi, la sua figlia alla quale scrive si vedrebbe diventata spirituale.

La qual opinione con quali parole dell'Apostolo tenti di confermarla ascoltiamolo: , perché è figlia della concupiscenza, e perché è figlio dell'anima. ( Gal 5,17 )

Agostino. Nelle parole dell'Apostolo, Manicheo intende due sostanze, l'una buona e l'altra cattiva; non una buona sostanza e un vizio della sostanza buona: vizio contratto per generazione dal peccato del primo uomo e sanabile per rigenerazione dalla giustizia del secondo uomo.

La quale verità come invittissimo giavellotto lancia con forza la fede cattolica e contro i manichei e contro voi, e vi abbatte entrambi.

176 - La concupiscenza non è una sostanza cattiva

Giuliano. Tu capisci che nel dogma di Manicheo sono stati messi a nudo i midolli dei quali si nutre la vostra fede.

Ma ecco che egli prende ad accusare noi, cioè i cattolici: Perciò vedi quanto sono stolti coloro che dicono che è stato creato dal Dio buono questo vaso, che sono certi essere generato dallo spirito della concupiscenza.

Agostino. Su questo punto siamo accusati dai manichei e noi e voi insieme, perché il vaso della carne lo diciamo gli uni e gli altri creato dal Dio buono.

Lo spirito invece della concupiscenza i manichei dicono che è una sostanza cattiva, non un vizio di una sostanza buona, per cui la carne concupisce contro lo spirito: il che noi lo diciamo per riprovare i manichei, e voi lo negate per aiutarli.

Poiché infatti dimostrano, anche contro la vostra opposizione, che la concupiscenza per cui la carne concupisce contro lo spirito è un male, se essa non è, come voi ritenete, un vizio di una sostanza buona, si penserà che sia una sostanza cattiva: e questo è il dogma dei manichei, nemico con l'aiuto vostro della fede cattolica.

177 - Abbiamo scoperto la fonte

Giuliano. Con animo svogliato compiono il coito, con segreti pudori si comportano allora, odiando la luce perché non siano manifestate le loro opere.

E in riferimento a ciò l'Apostolo dice: " Non è della volontà ", ( Rm 9,16 ) sottintendendo il coito.

Infatti se è bene quello che facciamo, non è della carne, perché " sono note le opere della carne: fornicazione ", ( Gal 5,19 ) ecc.

Se è male quello che facciamo, non è dell'anima, perché " dello Spirito è frutto la pace e la gioia ". ( Gal 5,22 )

Inoltre anche ai Romani l'Apostolo grida: " Io non compio il bene che voglio, ma opero il male di cui inorridisco ". ( Rm 7,19 )

Voi vedete la voce di un'anima contumace, la voce che difende la libertà dell'anima contro la concupiscenza.

Gli doleva infatti che il peccato, cioè il diavolo, operasse in lui ogni concupiscenza.

L'autorità della legge indica il male della concupiscenza, poiché vitupera tutti i suoi usi, che la carne ammira e loda: per l'anima è infatti soave ogni amarezza della concupiscenza, perché se ne nutre e si rinforza.

Inoltre l'animo di chi si astiene da ogni soddisfazione della concupiscenza vigila, si arricchisce e si sviluppa, mentre per lo sfogo della concupiscenza è solito deprimersi.

Capisci o no che abbiamo scoperto, benché in ritardo, la fonte non solo del tuo modo di pensare, ma anche del tuo modo di parlare?

Con tanto amore ti abbracci infatti al tuo maestro da seguirne fedelmente non solo le vie, ma anche le orme.

Il che tu lo asserisci in tutti gli scritti, come ne fanno fede anche i libri dedicati da te al nome di Marcellino e questi indirizzati da te a Valerio: cioè che codesta concupiscenza della carne, che tu chiami anche " pudenda ", è stata mescolata ai corpi umani dal diavolo.

Agostino. Tu infatti con quale impudenza neghi che sia " pudenda " la concupiscenza, contro la quale mi meraviglio che tu combatta sinceramente, atteso che la lodi allegramente?

Ma quando ti univi alla tua moglie, sebbene bramassi l'uso della voluttà concessa, pur non temendo di nulla, tuttavia cercavi arrossendo un luogo segreto.

Perciò se la felicità degli uomini nel paradiso perseverava, o cotesta tua cliente non vi esisteva assolutamente, o non vi compiva contro il comando della volontà nessuno dei suoi movimenti, ai quali doversi opporre per assicurare la congrua onestà a quella felicità.

Ma poiché nelle lodi della concupiscenza ti sei tanto spinto da sostenere che nel paradiso sarebbe esistita la libidine tale e quale la sentiamo adesso sollecitare i cuori dei casti che la contrastano, chi non vedrebbe che non per sapienza, non per eloquenza, ma per impudenza mi resisti, perché da un perverso pudore ti è impedito di confessarti sconfitto?

Riguardo dunque alla concupiscenza della carne, né la diciamo una sostanza di natura cattiva, come dicono i manichei; né ogni suo uso è riprovato da noi, come dai manichei; né d'altra parte la diciamo buona, come dicono i pelagiani; né il suo movimento contro lo spirito è lodato da noi, come dai pelagiani.

Ma noi diciamo che la concupiscenza è un vizio di una sostanza buona: il quale vizio per la prevaricazione del primo uomo si è convertito in nostra natura, come dicono i cristiani cattolici; e di questo male noi approviamo, com'è approvato dai cristiani cattolici, l'uso lecito e onesto per procreare figli.

Così superiamo ed evitiamo sia i manichei che i pelagiani.

Gli errori degli uni e degli altri si differenziano così da dimostrarsi l'errore che apparisce minore come l'aiutante dell'errore che apparisce maggiore.

I pelagiani infatti, negando che sia un vizio di una sostanza buona la concupiscenza, che con sufficiente evidenza appare cattiva, aiutano i manichei, che il vizio stesso lo dicono una sostanza cattiva, coeterna alla sostanza del Dio buono.

178 - Sei cattolico tu, non lo è Ambrogio

Giuliano. Che la concupiscenza è figlia del peccato, e madre degli altri peccati, che di essa si lamenta l'apostolo Paolo quando dice: Io so che il bene non abita nella mia carne; ( Rm 7,18 ) e: Non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto; ( Rm 7,15 ) il che è sempre stato spiegato dai cattolici così da essere riferito non all'infamia della natura, bensì alla malizia della consuetudine.

Agostino. Ma così sei cattolico tu e non è cattolico Ambrogio!

Non fino a questo punto da osare di pensarlo sono svaniti per il contagio della vostra vanità tutti quegli uomini che avete potuto ingannare.

Perciò stammi a sentire un momento.

Che esiste negli uomini la discordia tra la carne e lo spirito, della quale è scritto: Io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo, ( Rm 7,18 ) ecc. e per la quale è resa la testimonianza ancora molto più esplicita: La carne ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste ( Gal 5,17 ), non dubitiamo né noi, né voi, né i manichei.

Ma donde venga cotesta discordia nell'unità dell'uomo c'è dissenso e su questo dissenso si pronunziano tre sentenze: la prima nostra, la seconda vostra, la terza dei manichei.

Ma perché non sembri a voi che noi diciamo arrogantemente o fallacemente cattolica la nostra sentenza, a pronunciarla sia Ambrogio, la cui fede e purissima intellezione delle Scritture, secondo l'elogio che ne fa lo stesso vostro Pelagio, nemmeno un nemico ha mai osato criticarle.30

Ambrogio dunque dice che questa discordia tra la carne e lo spirito è accaduta alla nostra natura per la prevaricazione del primo uomo;31 voi invece dite che viene dalla forza della consuetudine, e i manichei dalla mescolanza di due nature coeterne, cioè del bene e del male.

Potrei già dire che scelga quella che vuole di queste tre sentenze chi vuol rimanere cattolico.

Non ho infatti da temere che chiunque rifugga dai manichei anteponga voi ad Ambrogio.

Ma la vostra sentenza, la quale attribuisce alla forza della consuetudine lo svilupparsi di questo male della concupiscenza, la giudica falsissima chi vede che nessuno nasce senza questo male della concupiscenza.

Appena uno infatti comincerà ad usare della ragione, se desidererà la castità, sente subito la concupiscenza della carne, che prima era rimasta sopita per l'età, ora svegliarsi e muovere guerra, e allora o vinto si lascia trascinare da essa o per non cadere nel suo assenso combatte, se è pio, contro di essa con l'aiuto del Signore.

Se non volete accettare questo, perché vi accanite contro di me?

Aizzate tra loro i manichei e Ambrogio, e nello spettacolo di questo duello, se siete cattolici, scegliete per chi parteggiare.

Penso che tra voi si dia per vincitore Ambrogio.

Ma poiché voi non siete cattolici, anche così noi ce ne stiamo sicuri a guardare: e su voi e sui manichei vince senza dubbio Ambrogio.

179 - Tutti i santi sono macchiati dalla concupiscenza

Giuliano. Tuttavia argomentando e usurpando testimonianze delle Scritture tu confermi che di questa concupiscenza, che chiami legge del peccato, Paolo e tutti i santi si sono e macchiati e rammaricati.

Agostino. Non si macchiano di questo male della concupiscenza i santi, che risultano essere o essere stati fortissimi oppositori di questo male; ma di essere macchiati in modo irreparabile da questo male temano piuttosto i suoi impudentissimi lodatori.

180 - Quanto accordo c'è tra te e Manicheo!

Giuliano. Che dice Manicheo? Attraverso la concupiscenza autore dei corpi è il diavolo: con questa il diavolo dà la caccia ai corpi, non alle anime.

Togli la radice della maligna stirpe e diventerai spirituale.

È di essa che l'Apostolo grida ai Romani: " Io non compio il bene che voglio, ma opero il male di cui inorridisco ". ( Rm 7,19 )

Chiama altresì stolti noi, perché diciamo che appartiene a Dio questo vaso del corpo, che confessiamo generato attraverso la concupiscenza.

Tu vedi dunque quanto accordo ci sia tra te e Manicheo nell'attacco contro di noi: tu combatti con le sue parole, tu ti appoggi ai suoi argomenti, e dici che noi mentiamo nel dire che non solo sei stato suo discepolo, come scrivi tu stesso, ma che lo sei.

E tuttavia in questo egli è più prudente, perché, avendo creduto che questa concupiscenza della carne sia stata immessa dal diavolo, ha concluso che si deve confessare non appartenente all'operazione di Dio tutto ciò che apparisce introdotto attraverso la concupiscenza diabolica.

Agostino. Contro tutto questo vale la nostra precedente risposta e insieme ad essa le altre precedenti.

Le legga chi vorrà.

181 - Il diavolo rivendica a sé l'uomo come frutto della sua radice

Giuliano. Tu invece sei più ebete.

Pur dicendo l'uomo un frutto della concupiscenza diabolica, lo ascrivi tuttavia alle opere di Dio.

Non come se da cattivo fosse stato fatto buono; ma cattivo e prodotto da una radice cattiva, egli ha tuttavia un creatore buono, benché il diavolo lo rivendichi a sé come un frutto della sua radice.

Agostino. È un bene l'uomo, anche un qualsiasi uomo che da maggiorenne sia un uomo cattivo.

L'essere infatti uomo cattivo non gli toglie di essere un bene, poiché è un uomo: della sua natura, ossia di questo bene, è autore Dio, quali che siano i mali o dell'origine che contrae o della volontà che aggiunge.

Non sono infatti sostanze e nature i vizi che deve sanare quello stesso salvatore dal quale come creatore fu creata la natura, viziata poi dai medesimi vizi.

Questa è la verità che rovina e i manichei e voi, che non duellate con me, ma con Ambrogio, opposto da me ai manichei in questo duello, dove vince e loro stessi e voi.

182 - L'esorcismo battesimale ti confuta

Giuliano. Infatti, secondo i tuoi ragionamenti, il diavolo ha il diritto di cogliere come frutti del suo albero tutti coloro che sono nati dalla concupiscenza.32

Bestemmi quindi alla stessa maniera di Manicheo per noi che rivendichiamo alla creazione di Dio la concupiscenza della carne.

Agostino. Se tu fossi voluto arrivare alla causa per la quale i bambini battezzandi e si insufflano e si purificano con l'esorcismo, allora appariresti apertissimamente come un nuovo eretico, non solo ai cristiani cattolici eruditi, ma anche ai cattolici cristiani ignoranti.

Ma poiché tu ti sei proposto, sì, dal mio libro quel punto, come se avessi l'intenzione di confutarlo, e tuttavia hai temuto tanto di affrontarlo da evitare l'argomento con fallace loquacità e da coprire con il tuo molto dire ciò che hai taciuto, io ti replico l'Apostolo, lo voglia tu o non lo voglia, e te lo presento nell'atto di dire di Dio Padre: È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto. ( Col 1,13 )

Da questo testo eccettuate i bambini, se potete, e abbiate il coraggio di dire che essi vengono trasferiti, sì, nel regno del Cristo per la rigenerazione, ma non liberati dal potere delle tenebre.

Ma tuttavia preparatevi a ricevere sulle vostre facce con merito grandissimo le medesime essufflazioni che si usano nella Chiesa del Cristo e per i grandi e per i piccoli.

Con tali essufflazioni appunto meritate voi di essere essufflati quali sono le essufflazioni che apertissimamente provano la verità di ciò che voi negate.

183 - Superbia della libidine

Giuliano. Ma il tuo passo, al quale accennai in un'opera precedente, dove dici: Qualche volta la libidine non fa, benché l'animo voglia, mentre altre volte fa anche se l'animo non vuole,33 e accusi questa superbia della libidine, per la quale essa si commuove contro la volontà dell'animo, è stato spiegato non solo dai modi di sentire di Manicheo, ma anche dai suoi modi di parlare.

Infatti dopo aver rimproverato a noi di dire fatti da Dio gli uomini, che noi confessiamo seminati dalla voluttà di coloro che si uniscono, dice: Stolti!

Dicono creato da Dio ciò che sono certi essere generato dalla concupiscenza, quando compiono il coito contro la volontà dell'animo.

Agostino. Ma non capisce Manicheo che anche da un male dell'uomo può Dio creare un bene, e che l'uomo stesso con la pudicizia coniugale usa bene di un male, mentre al medesimo male egli si oppone, quando lo alletta a deplorevole turpitudine.

Ma tu, che neghi che la libidine sia il male che è, per quale ragione le resisti, per non vivere turpemente, e per quale ragione, se le acconsenti, è inevitabile che tu viva turpemente?

184 - La concupiscenza cerca di occultarsi

Giuliano. Quello poi che tu hai messo: Il male della concupiscenza evita qualsiasi sguardo e cerca per pudore di occultarsi,34 lo dice anche Manicheo così: Con segreti pudori agiscono allora odiando la luce, perché non siano manifestate le loro opere.

Agostino. Come Manicheo non sa che cosa di buono si faccia attraverso il male della concupiscenza carnale, così pure tu non sai per quale male il pudore cerchi il segreto, anche nella operazione buona delle nozze.

185 - Coincidenze e differenze

Giuliano. Rispetto poi a queste tue parole dove affermi: Chi per la concupiscenza pratica lecitamente l'unione, usa bene di un male,35 per ricordare di credere piuttosto all'Apostolo, il quale ha detto: Non il bene abita nella sua carne, e questo non-bene, cioè questo male abitante nella carne dell'Apostolo, vuoi farlo apparire come la concupiscenza della carne, ( Rm 7,18 ) Manicheo l'ha messo non diversamente da te.

Infatti, dopo aver detto: Perché non siano manifestate le loro opere, continua: E in riferimento a ciò l'Apostolo grida ai Romani: " Io non compio il bene che voglio, ma opero il male di cui inorridisco ". ( Rm 7,19 )

Gli doleva infatti che il peccato, cioè il diavolo, operasse in lui ogni concupiscenza.

L'autorità legittima denuncia il male della concupiscenza, poiché vitupera tutti i suoi usi che la carne ammira e loda.

Agostino. Vitupera forse ogni uso della concupiscenza carnale l'Apostolo che scrive: Se prendi moglie non pecchi, e se una ragazza prende marito non pecca 233? ( 1 Cor 7,28 )

Manicheo dunque non sa quel che dice.

Ma nemmeno tu capisci come parli, reputando che l'Apostolo abbia inteso altro di diverso dalla concupiscenza della carne, della quale un altro Apostolo dice che non viene dal Padre, ma dal mondo.

Dalla quale libidine per la prevaricazione del primo uomo discende che la carne concupisca contro lo spirito un uomo cattolico dotto e dottore e lo imparò e lo insegnò nella Cattolica. ( 1 Gv 2,16 )

186 - Nelle tue opinioni nulla di originale

Giuliano. Quanto poi alla tua affermazione, stimata da te molto valida a tenere le distanze tra te e Manicheo, che la natura fu fatta buona, sì, ma soltanto nei primi uomini, e che successivamente fu tutta sovvertita a causa della concupiscenza, anche Manicheo ha ragionato così.

Dice: Vale la pena di avvertire che la prima anima, emanata dal Dio della luce, ricevé questa struttura corporea, perché la governasse con il suo freno.

Arrivò il comandamento e rivisse il peccato, che sembrava imprigionato; il diavolo trovò le sue occasioni, insinuò nell'anima la materia della concupiscenza e per mezzo di essa la uccise.

È certamente santa la legge, ma santa per un'anima santa, e il comandamento è giusto e buono, ma per un'anima giusta e buona.

Così pure nella lettera a Patrizio : Quasi dal fiore della prima sostanza lo dice fatto migliore di quelli che seguirono.

Non è dunque una gran cosa e non fa guadagnare nulla alla tua difesa l'aver pensato di escludere dall'incriminazione della natura umana Adamo, del cui stato tratteremo presto più ampiamente.

Qui basti aver mostrato che nelle tue opinioni non si trova nulla di originale, ma tutto ormai è logoro per il rimestamento di Manicheo.

Agostino. Manicheo dice che non solo l'uomo, ma anche il mondo intero con tutte le cose che gli appartengono è costituito dalla mescolanza di due nature coeterne, cioè dalla mescolanza della sostanza del bene e della sostanza del male, così da attribuire senza dubbio al Dio buono come a suo artefice la stessa macchina del mondo, benché dalla mescolanza del bene e del male.

Dice però che gli animali e tutti gli esseri che nascono dalla terra e l'uomo stesso sono opere di una mente maligna, che Manicheo attribuisce alla gente delle tenebre.36

Per questo afferma che " la prima anima emanò dal Dio della luce e ricevé questa struttura corporea, perché la governasse con il suo freno ".

Infatti non lo dice dell'uomo, ma dell'anima buona, che come parte e natura di Dio pensa mescolata con il mondo intero e con tutte le cose che sono in esso.

Nell'uomo poi l'anima buona è ingannata a causa della concupiscenza.

La quale concupiscenza - e bisogna sottolinearlo spesso - Manicheo vuole che sia non un vizio di una sostanza buona, ma una sostanza cattiva.

Di sostanza cattiva non dice che sia stato immune Adamo, ma egli ebbe meno della sostanza cattiva e molto più della sostanza della luce.

Vedi o no quanto a questa demenza, che dice corruttibile la natura di Dio e la corrompe mescolandola con una natura cattiva, sia avversa la fede cattolica, la quale tutti i mali del genere umano, di cui vediamo inflitta anche ai bambini una parte non piccola, e la stessa concupiscenza che porta la carne a concupire contro lo spirito, tutti questi mali, dico, di cui voi riempite il paradiso, ma il vostro paradiso, dice che non vengono se non da una natura buona e ben costituita dal Dio buono, ma viziata dalla volontà propria e dalla prevaricazione del primo uomo?

Il che negando, che cosa ottenete voi se non che tutti questi mali, che non volete far provenire nei bambini da un peccato della natura buona, siano attribuiti alla mescolanza di una natura cattiva, come la tira fuori il rabbioso errore dei manichei?

Voi vedete dunque, benché non vi vada di vedere, che gli insani e perduti manichei devono essere vinti con voi, perché non vincano, aiutandoli voi.

Anzi, aiutandoci il Signore, sono già stati vinti insieme a voi.

187 - Affermazioni di Manicheo che si direbbero di A.

Giuliano. Persiste Manicheo nell'inveire contro di noi e aggiunge: Quanto poi a coloro che, contro i libri evangelici e apostolici, da essi leggiucchiati invano, hanno osato chiamare un bene cotesta concupiscenza, osserva che i loro santi hanno dormito talvolta con le loro figlie, talvolta hanno praticato più donne, e concubine e mogli.

Né si accorgono di questo passo dell'Apostolo: " Quale rapporto ci può essere tra la luce e le tenebre, tra un fedele e un infedele, tra il Cristo e Belial? ". ( 2 Cor 6,14-15 )

Vanno errando in balia della nube della concupiscenza e gustano così del suo veleno da crederla pazzamente una concessione di Dio quando la esercitano, come se ignorassero che l'Apostolo dice: " Di quanto viene fatto da costoro in segreto è turpe perfino parlare ". ( Ef 5,12 )

Vedi appunto come tortura il tema del pudore e come pensa che esso valga moltissimo contro di noi, che non osiamo chiamare un male ciò che tuttavia confessiamo doversi velare per pudore.

Nessun vestimento dunque hai tessuto per coprire la vergogna del tuo dogma, a parte i panni con i quali sei cresciuto nella eredità del tuo genitore e maestro. Insiste quindi nell'ergersi contro di noi e apostrofandoci dice: O via, difensore della concupiscenza, narra con aperto discorso i suoi frutti e le sue opere.

Ecco inversamente da lei io non temo la luce, che lei paventa, che lei odia.

" Chiunque infatti agisce male, odia la luce e non si espone alla luce, perché non siano svelate le sue opere ". ( Gv 3,20 )

Vedi o non vedi che origine del male è la concupiscenza, per la quale le misere anime obbediscono alla libidine, non spontaneamente, essendo questa l'unica azione che compiamo con animo nolente?37

Da qui viene ciò che dici anche tu: Come mai infatti è in nostro potere muovere le labbra, la lingua, le mani, flettere il dorso, la cervice, i fianchi per le opportune operazioni e, quando si viene invece a seminare i figli, le membra create per questa attività non obbediscono, ma si aspetta che le metta in movimento una libidine quasi autonoma, che a volte non lo fa pur volendolo l'animo e a volte lo fa anche se l'animo non lo vuole?

Tu hai enumerato appunto tutti gli uffici delle membra e, mentre le lodi di servire al comando della volontà, dici che la faccenda della libidine è la sola che noi compiamo con animo nolente.

Che dice Manicheo? Vedi o non vedi - dice - che origine del male è la concupiscenza, per la quale le misere anime obbediscono alla libidine non spontaneamente, essendo questa l'unica azione che noi compiamo con animo nolente?

Ma vediamo cos'altro aggiunga. Inoltre ogni peccato è fuori del corpo, perché è attuale; ma chi commette fornicazione, pecca contro il proprio corpo. ( 1 Cor 6,18 )

Ogni peccato infatti è inesistente prima di essere fatto, e dopo che è stato fatto rimane solo il ricordo della sua azione e non rimane la stessa azione.

Il male invece della concupiscenza, essendo naturale, esiste prima di essere fatto, cresce quando si fa, si vede e rimane dopo che è stato fatto.

Per quale ragione dunque litighi con noi, perché ti chiamiamo manicheo, dal momento che né si ritiene negli scritti di lui altro da quello che dici tu, né altro nei tuoi scritti da quello che vuole persuadere lui?

Quello che corre sulle labbra del popolo, ma versatovi da voi, è contenuto nella medesima lettera di Manicheo.

Cioè: Se non esiste peccato naturale, perché si battezzano i bambini, che consta non aver commesso nulla di male da sé?

Ma la ragione per cui ho detto che quell'argomento svolazza sulle lingue di molti è che come argomento popolare è stato compreso anche da tutti i meno intelligenti: tu del resto nei tuoi libri riponi tutta la speranza su di esso.

Questo stesso argomento lo presenta dunque il tuo precettore in questo modo: Li devo interrogare così: Se ogni male è attuale, per quale ragione uno prima di fare il male riceve la purificazione dell'acqua, se non ha fatto nessun male da sé?

Oppure, se non lo ha fatto ancora e ha bisogno di essere purificato, è lecito additare come polloni di una stirpe naturalmente cattiva quegli stessi ai quali la demenza non lascia intendere né quello che dicono, né di chi lo affermano.

Senti in che modo ci insulta? Dementi ci chiama, neppure capaci d'intendere quello che diciamo o quello che affermiamo, perché neghiamo la propagazione di una stirpe cattiva e pur battezziamo con acqua purificante anche coloro che non hanno commesso nessun male, cioè i bambini.

Ho posto qui appunto molti testi dalle sentenze di costui.

Ma se il titolo non indicasse la figlia Menoch e Manicheo, che si autodenomina apostolo del Cristo, questi testi prometterebbero assolutamente te come loro autore.38

Poiché dunque non dici nient'altro da quello che hai imparato alla scuola di Mani, reputi di dover essere ritenuto nella estimazione dei cattolici diversamente da colui dal quale hai bevuto i sacramenti di tali dogmi?

Agostino. Hai finito una buona volta le citazioni che pensasti di dover fare contro di noi da una lettera di Manicheo, che ti rallegri di aver trovato con l'aiuto delle preghiere del tuo collega Floro.

In essa Manicheo accusa certamente la concupiscenza della carne, per la quale la carne concupisce contro lo spirito, ma giudica Manicheo di doverla obiettare ai cattolici, come se essi dicano che la concupiscenza è buona, perché difendono la bontà delle nozze con la sanità della dottrina del Signore e degli Apostoli.

Quando mai infatti potrebbe Manicheo distinguere il male della concupiscenza carnale dalla bontà del matrimonio, se la Lettera agli Ebrei dice che il cibo solido è solo per coloro che hanno le facoltà esercitate a separare il bene dal male? ( Eb 5,14 )

Ma tu sei caduto pari pari inevitabilmente tra le zanne di Manicheo, tu così grande lodatore della concupiscenza della carne da collocarla pure nel paradiso, cioè in un luogo di tanta beatitudine, non come la concupiscenza avrebbe potuto esistere là se vi fosse dovuta essere, ma assolutamente tale e quale esiste adesso.

Cioè gli abitanti di quel luogo godrebbero di una pace così beata da combattere dentro di sé una guerra intestina contro gli assalti della concupiscenza per non cadere nei consensi di un coito illecito o disonesto.

Questo male non può esistere nel paradiso, all'infuori forse che in quello dipinto, del quale abbiamo parlato sopra39 e che portasse la soprascritta: Paradiso dei pelagiani.

Dove, sebbene non potesse essere espressa dall'arte di nessun pittore la concupiscenza stessa sollecitante con occulti sobbalzi i cuori casti, potrebbero essere tuttavia dipinte femmine gravide, che per fastidio respingono i cibi utili e con strano diletto appetiscono i cibi nocivi, femmine sofferenti di nausee, di vomito, di pallore; femmine che talvolta buttano via per aborto feti immaturi; femmine che anche nello stesso parto protestano la loro miseria con la pena che ricevé la madre Eva; dove la pittura, sebbene priva di suoni, imiterebbe tuttavia al possibile le facce di femmine tristi, gementi, urlanti, e gli stessi neonati tutti piangenti, per la sorte comune dei nascenti e per la varietà delle diverse pene, e molti di essi in seguito anche sotto le nerbate dei maestri.

A chiunque ignaro si mettesse a guardare questa pittura e leggesse il titolo e ne chiedesse la causa, sarebbe evidentemente resa questa buona ragione, ma da voi: Tale sarebbe stata assolutamente la condizione del genere umano anche nel paradiso, perché tale è qui dove ugualmente i feti umani non contraggono nessun peccato di origine.

Costui se acconsentisse, diventerebbe pelagiano; se invece non volesse acquietarsi a questa risibile insipienza, sarebbe accusato da voi come manicheo.

Ma a questa polemica, o Ambrogio, santo antistite di Dio, dotto nella Chiesa e dottore della Chiesa,40 a costoro di' che la concupiscenza, che porta la carne a concupire contro lo spirito e con la quale Manicheo, senza sapere quello che dice, tende trappole agli inesperti, non viene dalla mescolanza di una natura diversa, com'egli fantastica, ma è accaduta alla nostra natura buona, creata dal Dio buono, per la prevaricazione del primo uomo.

Ma voi probabilmente con impudentissima pervicacia scegliete di prestare aiuti all'impurissimo Manicheo, piuttosto che acquietarvi al santo Ambrogio.

Fate come vi piace, ma neppure con il vostro aiuto godrà Manicheo, perché con la fede cattolica, nel nome del Cristo e nella sua forza Ambrogio vince gli uni e gli altri.

Se infatti codesta concupiscenza fosse tale da non precedere e da non eccedere con il suo turbamento carnale la volontà dell'uomo, ma ne seguisse sempre l'arbitrio, certamente né Manicheo troverebbe che cosa riprendere giustamente in essa, né alcuno di noi sosterrebbe che i coniugati non l'avrebbero potuta avere nel paradiso, né Ambrogio direbbe che noi l'abbiamo tratta dalla prevaricazione del primo uomo, perché non la vedrebbe concupire contro lo spirito.

Al contrario, poiché adesso è tale da concupire contro lo spirito, anche quando non riesce a vincere contro la resistenza dello spirito, poiché ciò non potrebbe essere nel paradiso dei beati che godono di quella grande pace, poiché non è lecito credere che Dio sia corruttibile per la mescolanza di una natura cattiva, resta che la fede di Ambrogio nel contagio del primo peccato vinca e voi e i manichei.

188 - La tua squisita scaltrezza

Giuliano. Ci rimane da esaminare quella tua sentenza che tu, dopo avere promesso di restringerla in un solo articolo, l'hai sintetizzata brevemente e, non lo dobbiamo negare, con una certa acutezza così: La natura umana, se fosse un male, non dovrebbe essere generata; se non avesse un male, non dovrebbe essere rigenerata, e per esprimere le due verità con un solo vocabolo: la natura umana se fosse un male, non sarebbe da salvare; se nella natura umana non ci fosse nulla di male, non sarebbe da salvare.41

In questo passo non ti dobbiamo defraudare della lode dovuta al tuo ingegno: secondo infatti la tua ragione non si sarebbe potuto assolutamente dire meglio.

Ma tuttavia la natura delle cose non consente nessun vantaggio alla tua squisita scaltrezza.

Davvero duro è per te recalcitrare al pungolo.

Qualsiasi argomento infatti tu inventi, non meno del ghiaccio si scioglierà accanto al fuoco della verità.

Attendi inoltre a quello che noi replichiamo per ora.

Tu hai concluso in questo modo: Certamente la natura umana se fosse un male, non sarebbe da salvare.

Siamo d'accordo, hai detto assolutamente la verità: Se fosse un male, non sarebbe da salvare, perché una cosa cattiva e cattiva per natura, né meriterebbe la salvezza, né l'accoglierebbe.

Per quale ragione non l'accoglierebbe? Perché non potrebbe diventare diversa da quella che era stata fatta.

Non la meriterebbe poi, perché nulla c'era in essa che la clemenza di Dio si degnasse di liberare.

Quando poi diciamo: Se fosse - e non lo può essere certamente -, non concediamo la possibilità del contrario che abbiamo negata, ma siamo soliti esprimere così l'eliminazione di una delle due opinioni assurde.

Per esempio: se questo o quello fosse vero, seguirebbe senza dubbio una conseguenza; di modo che se non fosse possibile quello che seguirebbe, tanto più si negherebbe anche ciò che si era ipotizzato per la sua eliminazione.

Già ripetutamente dunque abbiamo dimostrato che non può esistere alcun male per natura, ma adesso tuttavia senza pregiudizio di cotesta acquisizione approviamo la parte della tua sentenza dove hai detto: La natura umana se fosse un male, non sarebbe da salvare.

Hai collocato la salvezza nel battesimo e hai ragionato logicamente che, se dicessero il vero i manichei, i quali dicono cattiva la natura, vaneggerebbero i cristiani, i quali credono di dover applicare il rimedio ad una natura cattiva.

Quindi chi conferma cattiva la natura degli uomini, è costretto a negare la grazia; il che ritorna indietro così: chi conferma la grazia, è inevitabile che lodi la natura degli uomini, per la cui salvezza capisce che è stata provveduta la grazia.

Agostino. Non è vero quello che dici: inganni o ti inganni.

Infatti non chi conferma " mala " la natura degli uomini, ma chi conferma che essa è un male, ossia non chi conferma che essa è male, ma chi conferma che essa è un male, è costretto a negare la grazia.

Infatti dov'è " mala ", ivi ha più bisogno della grazia.

Una natura è appunto un uomo " malo ", perché l'uomo è senza dubbio una natura, e così natura è una donna , perché la donna è senz'altro una natura.

In che modo dunque è costretto a negare la grazia chi dice questo, quando la grazia viene in soccorso delle nature cattive, cioè degli uomini cattivi, perché cessino di essere cattivi?

Ma in un senso diciamo: Quest'uomo è " malo ", e in un altro senso: Quest'uomo è un male.

La prima affermazione può essere vera, la seconda non può essere vera.

Come se diciamo: Quest'uomo è vizioso, può esser vero; se invece dicessimo: Quest'uomo è un vizio, non potrebbe essere vero.

Quindi non volere errare né indurre gli uomini in errore e cerca di capire che io ho detto: La natura umana se fosse un male, non dovrebbe essere generata; se non avesse un male, non dovrebbe essere rigenerata, come se dicessi: La natura umana se fosse un vizio, non dovrebbe essere generata; se non avesse un vizio, non dovrebbe essere rigenerata.

Ugualmente dove in seguito ho sintetizzato ambedue le verità con un solo vocabolo e ho detto: La natura umana se fosse un male, non sarebbe da salvare; se in essa non ci fosse nulla di male, non sarebbe da salvare, come se dicessi: La natura umana se fosse un vizio, non sarebbe da salvare; se in essa non ci fosse nulla di un vizio, non sarebbe da salvare.

Ecco ho reso più piane le mie parole, non perché tu trovassi che dire contro di esse, ma perché si capisse che tu non hai potuto trovare che dire.

189 - Chi loda la natura umana, non per questo nega la grazia divina

Giuliano. Che cosa dunque si concluda da qui avvertilo: la negazione della grazia si accompagna alla lode della natura umana.

Anzi queste quattro verità stanno tanto collegate tra loro che non se ne può ritenere l'una senza l'altra, ma l'infamia della natura genera la negazione della grazia e la lode della grazia genera l'esaltazione della natura; queste verità infatti possono reciprocarsi sotto ogni verso.

Hai detto bene dunque: La natura umana se fosse un male, non sarebbe da salvare.42

Ambedue queste verità le dicono infatti i manichei, cioè che è cattiva la natura della carne e che non può essere salvata per mezzo della grazia, né lo deve.

Agostino. Ma i manichei dicono cattiva la natura della carne così da dire che essa è un male, non che ha un male, perché stimano che il vizio non sia un accidente della sostanza, ma sia una sostanza per se stesso.

190 - Non hai affermato se non quello che avevi negato

Giuliano. Ma dopo queste parole tu avanzi la sentenza che ti è cara e dici: Se poi nella natura umana non ci fosse nulla di male, non sarebbe da salvare.

Chi dice dunque che essa non è un bene, nega a questa creatura il Creatore buono; chi nega invece che in essa ci sia un male, rifiuta a questa creatura viziata il Salvatore misericordioso.43

Qui stia perciò attento il lettore: vedrà che non hai detto nient'altro che quanto avevi negato da dirsi: hai dichiarato infatti che c'è " naturalmente " un male nella natura che avevi detto non essere " naturalmente mala ".

Agostino. Non avevo detto che la natura non è " mala ", ma che non è un " male ".

Cioè per usare un linguaggio più piano: non avevo detto che non è stata viziata, ma che non è un vizio. Rileggi e intendi.

191 - Il male, congenito o no, rende l'uomo e in lui rende la sua natura

Giuliano. Ma per natura " mala " non si può capire se non quella che ha congenito un male.

Agostino. O che sia congenito il male, come la fatuità dell'ingegno, o che sia assunto con la volontà come l'omicidio, può dirsi un uomo " malo " una natura " mala ", perché anche un uomo è natura; come un cavallo " malo " può dirsi anche un animale " malo ", perché anche un cavallo è un animale.

192 - Non è lo stesso avere un male ed essere un male

Giuliano. E per fare una conclusione breve e pura: se il male è presente in una natura così che il male nasca da essa con gli stessi semi, essa si dimostra senza dubbio una natura " mala ".

Agostino. Anche se si dimostra una natura " mala ", non è tuttavia un male, perché anche se si dimostra viziata, non è tuttavia un vizio.

193 - Cosí è svanita la tua conclusione

Giuliano. Ma se si scagiona dai mali e si sostiene che è buona, non può il male né nascere da essa, né essere presente in essa " naturalmente ".

Così è svanita la tua conclusione, perché la sentenza che hai messo al secondo posto non ha distinto, ma ha raddoppiato la prima.

Agostino. Non segue immediatamente che si scagioni dai mali, se si sostiene che è buona.

La medesima natura appunto ed è buona in quanto natura, ed è cattiva se è viziata: tuttavia nessuna natura è assolutamente un male.

Non è quindi svanita la mia conclusione dove ho detto: La natura umana se fosse un male, non sarebbe da salvare; se in essa non ci fosse nulla di male, non sarebbe da salvare.44

Ma se vuoi dire la verità, di' piuttosto che è svanita la tua argomentazione con la quale hai voluto confutare la mia conclusione.

194 - Dev'essere salvata perché ha un vizio, non dev'essere salvata perché non è un vizio

Giuliano. La natura umana - dichiari - se fosse un male, non sarebbe da salvare; se in essa non ci fosse nulla di male, non sarebbe da salvare.45

Che altro hai dimostrato se non che una medesima natura si debba salvare per la medesima ragione per cui avevi negato che si debba salvare?

Agostino. È da salvare perché è " mala ", non perché è un male; se invece fosse un male, non sarebbe da salvare.

Non è infatti " mala " perché è un male, ma perché ha un male; come è viziosa non perché è un vizio, ma perché ha un vizio.

Perché dunque è viziosa è da salvare: se invece la stessa natura, ossia la stessa sostanza, fosse un vizio, non sarebbe da salvare.

In che modo dunque io avrei detto che una medesima natura si deve salvare per la medesima ragione per cui avevo negato che si debba salvare, dal momento che altro è avere un vizio, altro essere un vizio?

È dunque da salvare perché ha un vizio, non perché è un vizio; se invece fosse un vizio non sarebbe da salvare.

Tu vedi come questo tuo non tacere non sia un rispondere, dal momento che tu vedi di non aver dato nessuna risposta e di non aver voluto tuttavia tacere.

Indice

30 Pelagius, De lib. arb. 3; cf. De grat. Christi 47
31 Ambrosius, In Luc. 7, 141
32 De nupt. et concup. 1,26
33 De nupt. et concup. 1,7
34 De nupt. et concup. 1,8
35 De nupt. et concup. 2,36
36 Ambrosius, In Luc. 7, 141
37 De nupt. et concup. 1,7
38 Sopra 172
39 Sopra 154
40 Ambrosius, In Luc. 7, 141
41 De nupt. et concup. 2,36
42 De nupt. et concup. 2,36
43 De nupt. et concup. 2,36
44 De nupt. et concup. 2,36
45 De nupt. et concup. 2,36