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Sul dovere dell'elemosina

1 - L'elemosina è elemento discriminante nel giudizio finale
2 - Se non si muta vita, l'elemosina non vale a cancellare le colpe gravi

1 - L'elemosina è elemento discriminante nel giudizio finale

Il passo del santo Vangelo che abbiamo or ora ascoltato, o fratelli, ci esorta a fare l'elemosina, prospettandoci che il giudizio finale sarà pronunciato dal Signore sulla base delle sole elemosine: quelle fatte varranno la collocazione alla sua destra, quelle non fatte la collocazione alla sua sinistra. ( Mt 25,31.46 )

Non saranno sottratte al giudizio le altre azioni compiute in bene o in male, poiché è scritto che tutto sarà giudicato; ( Qo 12,14 ) tuttavia il nostro Signore Gesù Cristo, preannunciandoci il giudizio che egli compirà su di noi, ha scelto come motivo per ammonirci solo l'elemosina.

Non v'è dubbio che a quelli che egli collocherà a destra riconoscerà anche che vissero nella castità, rispettarono i beni altrui, professarono la fede in lui sino a dare il proprio sangue: tutte le buone opere saranno necessariamente riconosciute dal Cristo nel giudizio.

E in modo analogo egli rinfaccerà a quelli che collocherà alla sinistra l'impudicizia, la fornicazione, la rapina dei beni altrui, e dirà che con la loro superbia e la loro cattiva condotta fecero bestemmiare il suo nome, e non tacerà ogni altro male.

Tuttavia nell'annunciare il suo futuro giudizio il Signore si limitò a ricordare l'elemosina senza citare tutte le altre opere buone, e non parlò delle altre diverse colpe dei malvagi, ritenendo di dover rimproverarci solo la mancanza di elemosina, e questo certamente al fine di ammonirci.

Proprio perché l'elemosina redime tutte le altre colpe, egli ne lodò la fecondità nel primo caso, ne accusò e condannò la mancanza nel secondo.

2 - Se non si muta vita, l'elemosina non vale a cancellare le colpe gravi

Non interpretate però in modo errato, come fanno taluni, il fatto che l'elemosina riscatta ogni colpa.

L'elemosina serve a cancellare i peccati della vita passata se uno muta vita, ma chi persevera nei suoi peccati non riuscirà con le sue elemosine a corrompere il giudice.

Dicendo questo mi rivolgo in particolare a coloro che ricevono il Corpo e il Sangue del Cristo, per ammonirli a evitare scelleratezze e colpe.

So bene che questa vita mortale che viviamo nella carne soggetta a corruzione, non può essere libera da peccato; ma quei peccati quotidiani e leggeri che la nostra vita comporta, hanno i loro lavacri quotidiani.

Ci battiamo appunto il petto e diciamo a Dio nell'orazione del Signore: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. ( Mt 6,12 )

Non diciamo queste parole senza motivo, e il celeste Maestro non ci avrebbe insegnato questa preghiera se non prevedendo appunto che noi siamo peccatori.

Egli ha visto da quali mali noi ci dobbiamo guardare, e anche come ci riesca difficile guardarcene; e ha ritenuto impossibile che evitassimo ogni colpa dal momento che insegna l'orazione quotidiana non ai semplici cristiani, ma proprio agli Apostoli, che del gregge cristiano sono gli arieti.

E se gli Apostoli si battono il petto dicendo: Perdonaci i nostri debiti, cioè i nostri peccati, davvero nessuna pecorella del gregge oserà vantarsi della propria giustizia.

Voi vedete quale discepolo fu Giovanni: egli posava il capo sul petto del Signore sedendo a mensa con lui, beveva i segreti della sapienza dalla sua fonte profonda; nel Vangelo egli ha effuso quello che attingeva di là: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e Dio era il Verbo. ( Gv 1,1 )

Il suo Vangelo attesta ripetutamente che il Signore lo amava. ( Gv 13,23; Gv 21,20 )

Eppure egli dichiara: Se diciamo di non aver peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. ( 1 Gv 1,8 )

Nonostante questo però, chi sia in colpa grave non può mettersi in pace se, quando ripete ogni giorno l'invocazione: Rimetti a noi i nostri peccati, si riferisce a fornicazioni e rapine che commetta quotidianamente.

Quello che il Signore ha disposto che diciamo ogni giorno per i peccati lievi, nessuno deve credere gli possa giovare per quei suoi peccati gravi da cui non vuole allontanarsi, in cui anzi brama persistere.

Anche per queste colpe uno si deve battere il petto, anche per esse si deve fare l'elemosina, mutando però la propria vita, allontanandosi di là, dalla vita vecchia, e volgendosi di qua, alla nuova.

Qualora uno pensasse nel suo animo di poter persistere nella sua vita, continuando a compiere violenze, a contaminarsi ogni giorno nell'adulterio, rivolgendosi agli indovini, facendo sacrifici agli idoli, consultando astrologi, e credesse di estinguere tutti i suoi peccati con quotidiane elemosine, io gli direi: É vero che tu estinguerai i tuoi peccati, ma quando ti estinguerai tu stesso; verrà per te quel momento malaugurato in cui con riferimento a te si udrà dire: Ancora un poco e l'empio scompare; cerchi il suo posto e più non lo trovi.

Ho visto l'empio trionfante ergersi come cedro del Libano; sono passato e più non c'era, l'ho cercato e più non si è trovato. ( Sal 37,35-36 )

Periscono dunque i tuoi peccati, ma tu insieme con essi; nella geenna non ti sarà più permesso peccare, non potrai pensare a saziare la tua libidine, quando comincerà a tormentarti il fuoco eterno.

Si estinguono dunque i tuoi peccati, ma tu insieme con essi.

Se invece tu muti vita, si estinguono i peccati ma tu sarai ritrovato; si dirà di te: Era morto ed è tornato in vita.

Era perduto ed è stato ritrovato. ( Lc 15,24 )

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