Esposizione dei Salmi |
Sono soliti i giudei, a tutti noti come nemici del Signore Gesù Cristo, gloriarsi per il salmo che abbiamo cantato: Dio è conosciuto in Giudea, in Israele è grande il suo nome, e insultano i gentili ai quali non sarebbe noto.
Affermano che soltanto presso di loro Dio è conosciuto, in quanto il profeta dice: Dio è conosciuto in Giudea.
Altrove quindi egli sarebbe sconosciuto.
E veramente, Dio è conosciuto in Giudea, a patto che si intenda bene che cosa sia la Giudea.
È certo, infatti, che al di fuori della Giudea Dio non è conosciuto.
Lo diciamo anche noi: solo chi è in Giudea può conoscere Dio.
Ma che dice l'Apostolo? È giudeo colui che lo è nel segreto, mediante la circoncisione del cuore; non nella lettera, ma nello spirito. ( Rm 2,29 )
Ci sono, dunque, giudei secondo la circoncisione della carne, e ci sono giudei secondo la circoncisione del cuore.
Molti nostri padri, che erano santi, avevano la circoncisione della carne che era il simbolo della fede, e la circoncisione del cuore che era la fede stessa.
Degenerando da tali padri, questi ora si gloriano del loro nome ma ne hanno dimenticato le azioni; e, per aver degenerato da questi padri, sono rimasti nella carne giudei, mentre nel cuore sono pagani.
Perché giudei sono coloro che discendono da Abramo, da cui nacque Isacco e da lui Giacobbe, e da Giacobbe i dodici patriarchi dai quali ha tratto origine l'intero popolo dei giudei.
Ma i giudei sono stati così chiamati soprattutto in relazione a Giuda, che era uno dei dodici figli di Giacobbe, un patriarca tra i dodici, nella cui stirpe fu dato ai giudei conseguire il regno.
Quel popolo, infatti, sulla base dei dodici figli di Giacobbe, contava dodici tribù.
Per " tribù " si deve intendere, più o meno, qualcosa come le curie o i raggruppamenti in cui si dividono i popoli.
Il popolo di Israele aveva, dunque, dodici tribù: di queste dodici tribù una era quella di Giuda, alla quale appartenevano i re, come un'altra era la tribù di Levi, dalla quale provenivano i sacerdoti.
Ma, siccome ai sacerdoti che servivano nel tempio non era stata distribuita la terra, ( Nm 18,20 ) ( mentre era necessario che tutta la terra della promessa fosse distribuita a dodici tribù ), esclusa la tribù che aveva maggior dignità, cioè quella di Levi, la tribù sacerdotale, ne sarebbero rimaste undici, se non si fosse completato il numero di dodici grazie all'adozione dei due figli di Giuseppe.
State attenti al significato di questo fatto.
Giuseppe era uno dei dodici figli di Giacobbe.
Si tratta di quel Giuseppe che i fratelli vendettero in Egitto, ove egli, per merito della sua castità, pervenne alle sfere più alte del potere.
Dio lo assisté in ogni sua opera; ed egli accolse i suoi fratelli ( dai quali era stato venduto ) e il padre, allorché, soffrendo la fame, erano discesi in Egitto in cerca di pane. Giuseppe ebbe due figli, Efraim e Manasse.
Giacobbe, in punto di morte, facendo testamento adottò come figli quei due suoi nipoti e disse al figlio suo Giuseppe: Gli altri che sono nati appresso saranno figli tuoi; ma questi sono figli miei e divideranno la terra con i loro fratelli. ( Gen 48,5.6 )
Ancora non era stata donata, né tanto meno divisa, la terra della promessa, ma Giacobbe parlava così profetando nello Spirito.
Orbene, con l'adozione dei due figli di Giuseppe si sono completate le dodici tribù, che anzi sono divenute tredici, in quanto, al posto dell'unica tribù di Giuseppe, due ne sono state aggiunte portando così il numero a tredici.
Esclusa però la tribù di Levi ( la tribù dei sacerdoti che serviva al tempio e che viveva delle decime di tutte le altre tra le quali era stata divisa la terra ), ne restavano dodici, una delle quali appunto era la tribù di Giuda, a cui appartenevano i re.
Infatti, dopo il primo re, Saul, ( 1 Sam 9,1 ) che proveniva da un'altra tribù e fu condannato come un re malvagio, divenne re David, appartenente alla tribù di Giuda, e, dopo David, tutti i re furono della tribù di Giuda. ( 1 Sam 16,12 )
Giacobbe infatti aveva detto, benedicendo i suoi figli: Non verrà meno il capo da Giuda, né la guida dalla sua discendenza, finché non venga colui al quale [ il regno] è stato promesso. ( Gen 49,10 )
Ed esattamente dalla tribù di Giuda è venuto il nostro Signore Gesù Cristo.
Come dice la Scrittura e come avete or ora ascoltato, egli, in quanto figlio di Maria, appartiene alla discendenza di David. ( 2 Tm 2,8 )
Per quanto invece riguarda la divinità, il nostro Signore Gesù Cristo è uguale al Padre, ed esiste non soltanto da prima dei giudei, ma anche prima di Abramo; ( Gv 8,58 ) e non soltanto prima di Abramo, ma anche prima di Adamo; e non soltanto di Adamo, ma anche prima del cielo e della terra e prima dei tempi, perché tutte le cose sono state fatte per suo mezzo, e senza di lui niente è stato fatto. ( Gv 1,3 )
Orbene, dato che nella profezia è detto: Non verrà meno il capo da Giuda, né la guida dalla sua discendenza, finché non venga colui al quale è stato promesso, se si considerano i tempi antichi si trova che i giudei ebbero sempre i loro re dalla tribù di Giuda, e per questo furono chiamati giudei.
Non ebbero alcun re straniero prima di Erode, colui che regnava quando nacque il Signore. ( Lc 3,1; Mt 2,1 )
Da allora, cioè da Erode, cominciò la serie dei sovrani stranieri; ma prima di Erode tutti i re erano stati della tribù di Giuda.
Così finché non venne colui al quale il regno era stato promesso.
Ne consegue che, venuto il Signore, il regno dei giudei è stato abbattuto ed è stato loro tolto.
Ora non hanno più il regno, perché non vogliono riconoscere il vero re.
Guardate un po', allora, se debbano essere chiamati ancora giudei.
Vedrete che non meritano più tale appellativo.
Con le loro stesse parole essi hanno rinunziato a questo nome, tanto che non sono più degni di essere chiamati giudei, se non unicamente per la carne.
Quand'è che si sono avulsi da tale nome? Quando parlarono contro Cristo, cioè contro la stirpe di Giuda, contro la discendenza di David, inferocendo contro di lui.
Pilato disse loro: Crocifiggerò il vostro re?
Ed essi risposero: Noi non abbiamo altro re se non Cesare. ( Gv 19,15 )
O giudei, che così vi chiamate e non lo siete! se non avete altro re se non Cesare, è venuto meno ormai da voi il principe discendente da Giuda; è giunto colui al quale il regno era stato promesso.
Veramente giudei sono, pertanto, coloro che da giudei sono diventati cristiani; mentre gli altri giudei, che non hanno creduto in Cristo, hanno meritato di perdere anche il nome.
La vera Giudea è la Chiesa di Cristo, che crede in quel re che è venuto dalla tribù di Giuda attraverso la Vergine Maria; che crede in colui del quale or ora l'Apostolo diceva, scrivendo a Timoteo: Ricordati che Gesù Cristo è risorto dai morti, dalla discendenza di David, secondo il mio Vangelo. ( 2 Tm 2,8 )
Infatti da Giuda David, e da David il Signore Gesù Cristo.
Noi, credendo in Cristo, apparteniamo a Giuda; e noi conosciamo Cristo, non perché l'abbiamo visto con gli occhi, ma perché lo possediamo con la fede.
Non ci insultino dunque i giudei, i quali ormai non sono più giudei, dal momento che essi stessi hanno detto: Noi non abbiamo altro re se non Cesare.
Sarebbe stato meglio che loro re fosse stato Cristo, discendente dalla stirpe di David e dalla tribù di Giuda.
Ma, poiché lo stesso Cristo, discendente dalla stirpe di David secondo la carne, è anche Dio sopra ogni cosa benedetto nei secoli, egli è il nostro re e il nostro Dio: nostro re, in quanto è nato secondo la carne dalla tribù di Giuda, Cristo, Signore e Salvatore; nostro Dio, perché era prima di Giuda, prima del cielo e della terra, colui per cui mezzo tutte le cose sono state fatte, sia quelle spirituali come quelle corporali.
Se, infatti, tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui, anche Maria, dalla quale è nato, è stata fatta per mezzo di lui.
In qual modo poteva avere una nascita comune come quella di tutti gli altri uomini lui che si era personalmente creata la madre dalla quale doveva nascere?
Egli, dunque, è il Signore: conforme asserisce l'Apostolo allorché, parlando dei giudei, dice che a loro appartengono i patriarchi, e da loro è nato Cristo secondo la carne, che è sopra ogni cosa Dio benedetto nei secoli. ( Rm 9,5 )
Poiché, dunque, i giudei hanno veduto Cristo e lo hanno crocifisso, non hanno visto Dio; i gentili invece, che, pur non avendo veduto il Cristo, hanno creduto in lui, hanno conosciuto Dio.
Ebbene, se Dio si è fatto conoscere ai giudei mentre in Cristo riconciliava con se stesso il mondo, ( 2 Cor 5,19 ) e ciononostante essi lo hanno crocifisso perché non hanno visto Dio nascosto nella sua carne, se ne vada quella gente che si chiama Giudea e non lo è; e si avvicini la vera Giudea, alla quale è detto: Avvicinatevi a lui e siate illuminati, e i vostri volti non arrossiranno. ( Sal 34,6 )
I volti della vera Giudea non saranno confusi.
Essi hanno ascoltato e hanno creduto, e la Chiesa è divenuta la vera Giudea, ove è conosciuto il Cristo, uomo della discendenza di David e Dio al di sopra di David.
Dio è conosciuto in Giudea; in Israele grande è il suo nome.
Dobbiamo intendere Israele allo stesso modo in cui abbiamo inteso Giudea; perché quegli altri, come non sono veri giudei, così non sono il vero Israele.
Chi merita il nome d'Israele? Colui che vede Dio.
E come si fa a dire che costoro hanno visto Dio, se, mentre camminava nella carne in mezzo a loro, lo hanno ucciso, credendolo un uomo?
Risorgendo egli apparve come Dio a tutti coloro ai quali si voleva manifestare.
Meritano, dunque, il nome di Israele coloro che in Cristo seppero conoscere Dio celato nella carne, e che non disprezzarono ciò che vedevano ma adorarono ciò che non vedevano.
I gentili, pur non vedendo con gli occhi, hanno riconosciuto, mediante l'umiltà del loro spirito, colui che non vedevano; e con la fede lo hanno posseduto.
Coloro che fisicamente lo ebbero vicino lo uccisero: coloro che lo hanno posseduto con la fede lo hanno adorato.
In Israele grande è il suo nome.
Vuoi essere Israele? Pensa a colui del quale il Signore dice: Ecco un vero israelita, in cui non c'è inganno. ( Gv 1,47 )
Se nel vero israelita non c'è inganno, gli ingannatori e i menzogneri non sono veri israeliti.
Non dicano dunque costoro che presso di loro c'è Dio e che grande è il suo nome in Israele.
Diano prova d'essere israeliti, e concederò loro che in Israele grande è il suo nome.
E nella pace ha posto il suo tempio, e in Sion la sua dimora.
Sembrerebbe, di nuovo, che per Sion si debba intendere la capitale dei giudei; ma la vera Sion è la Chiesa dei cristiani.
Alla lettera i nomi ebraici suonano così: Giudea significa " confessione "; Israele significa " colui che vede Dio ".
Dopo la Giudea viene, dunque, Israele; come sta scritto: Dio è conosciuto in Giudea; in Israele grande è il suo nome.
Vuoi vedere Dio? Dapprima confessa, e così prepari in te stesso un luogo a Dio; perché nella pace ha posto la sua abitazione.
Finché non avrai confessato i tuoi peccati è come se tu litigassi con Dio.
Come, infatti, non sei in contrasto con lui, se lodi ciò che a lui è sgradito?
Egli punisce il ladro: tu lodi il furto; egli punisce l'ubriaco: tu lodi l'ubriachezza.
Tu litighi con Dio: nel tuo cuore non hai preparato un luogo per lui, perché nella pace è la sua dimora.
E quando cominci a essere in pace con Dio? Quando confessi a lui.
Dice la voce del salmo: Cominciate confessando al Signore. ( Sal 147,7 )
Che vuol dire: Cominciate confessando al Signore? Cominciate ad essere uniti a Dio.
Come? Facendo sì che sia sgradito a voi ciò che è sgradito anche a lui.
A lui dispiace la tua vita malvagia.
Se a te piace, sei separato da lui; se a te dispiace, per mezzo della confessione ti unisci a lui.
Vedi in che misura sei dissimile da lui, quando ti addolori proprio per tale dissomiglianza.
Perché tu, o uomo, sei fatto a immagine di Dio; ma, a causa della vita perversa e malvagia, hai sconvolto e distrutto in te l'immagine del tuo Creatore.
Divenuto dissimile, ti guardi e ti addolori: in questo modo hai già cominciato a tornare simile a Dio, perché ti è sgradito ciò che è sgradito anche a lui.
Ma in qual modo sono simile a Dio - dirai tu - se ancora provo dispiacere di me stesso?
Per questo è detto: Cominciate.
Comincia il lavoro con la confessione al Signore; raggiungerai la perfezione nella pace.
Adesso, infatti, combatti una guerra contro te stesso.
Per te divampa la guerra non soltanto contro le suggestioni del diavolo, contro il principe della potestà di questa aria, che opera nei figli dell'incredulità, contro il diavolo e i suoi angeli, gli spiriti del male. ( Ef 6,12 )
Non soltanto contro costoro divampa per te la guerra, ma anche contro te stesso.
In qual modo contro te stesso? Contro le tue cattive abitudini, contro l'inveterata tua vita malvagia, che ti trascina a condurre la solita esistenza di prima e ti impedisce di iniziare la nuova.
Ti si ordina infatti di intraprendere una nuova vita, e tu sei vecchio; ti senti portato in alto dalla gioia del rinnovamento e sei schiacciato dal peso dell'uomo vecchio; ecco che cominci a sentire una guerra contro te stesso.
Ma, se da una parte sei veramente sgradito a te, per ciò stesso sei già unito a Dio; ed essendo, sia pur parzialmente, unito a Dio, sei capace di vincere te stesso, perché con te è colui che vince ogni cosa.
Osserva ciò che dice l'Apostolo: Con lo spirito servo la legge di Dio; ma con la carne la legge del peccato. ( Rm 7,25 )
Perché con lo spirito? Perché ti dispiace la tua vita malvagia.
Perché con la carne? Perché non mancano le suggestioni e i piaceri malvagi.
Siccome però con lo spirito sei unito a Dio, vinci ciò che in te ricusa di seguirti.
Insomma, per una parte sei andato già avanti, mentre per un'altra sei ritardato.
Pòrtati vicino a colui che ti solleva in alto.
Sei schiacciato dal peso dell'uomo vecchio.
Grida e di': Infelice uomo che sono io! chi mi libererà dal corpo di questa morte?
Chi mi libererà da ciò che mi opprime? Perché il corpo, che si corrompe, appesantisce l'anima. ( Sap 9,15 )
Chi mi libererà? La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. ( Rm 7,24 )
Ma perché Dio permette che tu litighi così a lungo contro te stesso, cioè finché non siano eliminati tutti i tuoi malvagi desideri?
Perché ti convinca d'essere in uno stato di pena.
In te, e proprio da te stesso, è il tuo flagello; sia contro di te la tua lite!
Così l'uomo, ribelle a Dio, sconta la sua pena: colui che non ha voluto aver pace con Dio sarà per se stesso una guerra continua.
Domina dunque le tue membra, resisti ai tuoi desideri malvagi.
Si leva l'ira? Tieni a freno la tua mano, restando unito a Dio.
L'ira potrà levarsi, ma non deve trovare le armi.
L'ira potrà far impeto, ma le armi sono nelle tue mani.
Che il suo assalto sia disarmato! In tal modo, dopo essersi sollevata inutilmente, imparerà alla fine a non sollevarsi più.
Dico questo, fratelli carissimi, affinché, quando diciamo: Con la carne servo la legge del peccato, non vi crediate autorizzati a cedere ai vostri desideri carnali.
Anche se ora i nostri desideri non possono essere se non carnali, non si deve però consentire ad essi.
Ecco perché l'Apostolo non dice: Non ci sia il peccato nel vostro corpo mortale.
Egli sa, infatti, che finché il corpo è mortale, in esso è il peccato.
Ma, che cosa ha detto? Non regni il peccato nel vostro corpo mortale.
Che vuol dire: Non regni? Egli stesso lo spiega dicendo: Sicché obbediate ai suoi desideri. ( Rm 6,12 )
Vi sono i desideri, esistono; ma tu a questi desideri non obbedisci, non li segui, non acconsenti ad essi.
In tale caso è in te il peccato, ma è senza regno; nel senso che ormai in te il peccato non regna più.
Finché, ultima nemica, sarà distrutta la morte. ( 1 Cor 15,26 )
Che cosa, infatti, ci promettono le parole: Con lo spirito servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato? ( Rm 7,25 )
Ascolta la promessa: Non sempre ci saranno nella carne dei desideri illeciti.
Questa, infatti, risorgerà e muterà; e quando questa carne mortale sarà mutata in corpo spirituale, più nessuna concupiscenza temporale, più nessun piacere terreno solleticherà l'anima, né la distoglierà dalla contemplazione di Dio.
Si adempirà in lei ciò che dice l'Apostolo: Il corpo è morto a cagione del peccato; ma lo spirito è vita per la giustizia.
Se colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Gesù Cristo dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali, a cagione del suo Spirito che abita in voi. ( Rm 8,10.11 )
Quando, dunque, saranno vivificati i nostri corpi, ci sarà la vera pace: quella pace in cui è la dimora di Dio.
Ma la confessione deve precedere.
Dio è conosciuto in Giudea; dunque prima devi confessare.
In Israele grande è il suo nome.
Non lo vedi ancora nella realtà; vedilo nella fede, e si compiranno in te le parole che seguono: E nella pace ha posto il suo tempio, e in Sion la sua dimora.
Sion significa " contemplazione ".
Già ieri abbiamo detto ( e alcuni fratelli che anche oggi vediamo qui l'hanno ascoltato ) che cosa significhi " contemplazione ".
Contempleremo Dio faccia a faccia. ( 1 Cor 13,12 )
Ci si promette, nelle parole del salmo, la visione di colui nel quale ora crediamo pur senza vederlo.
Come godremo quando lo vedremo!
Fratelli, se ora suscita in noi tanta gioia la promessa, quanta ne susciterà il suo compiersi?
Ci sarà dato, infatti, quanto egli ci ha promesso.
E che cosa ha promesso? Se stesso: godere della sua presenza e della sua contemplazione.
E non ci sarà altro a darci gioia se non lui, perché niente è da più di colui che ha fatto tutte le cose che danno gioia.
E nella pace ha posto il suo tempio, e in Sion la sua dimora: cioè mediante la contemplazione e la visione si effettua in noi una inabitazione di lui, in Sion.
6 - [v 4.] Ivi ha spezzate le forze degli archi, e lo scudo e la spada e la guerra.
Dove le ha spezzate? In quella pace eterna, in quella pace perfetta.
Fin d'ora però, fratelli miei, coloro che credono rettamente si rendono conto che non debbono presumere di se stessi; e spezzano tutta la sicumera delle loro minacce, e tutto quanto in loro c'è di tagliente e capace di nuocere.
Tutto quanto essi tenevano in gran conto per ripararsi nella vita terrena, e la stessa guerra che contro Dio conducevano difendendo i loro peccati, tutto questo Dio ha ivi spezzato.
Tu illuminando mirabilmente dai monti eterni.
Chi sono i monti eterni? Quelli che Dio ha resi eterni.
Sono la stessa cosa che i " monti grandi ", cioè gli annunziatori della verità.
Tu illumini, e illumini dai monti eterni.
Per primi i grandi monti ricevono la tua luce, e dalla tua luce, ricevuta prima dai monti, anche la terra viene illuminata.
Quei grandi monti che ricevettero la luce sono gli Apostoli: furono essi a ricevere per primi i raggi della luce nascente.
Ma forse che essi trattennero per sé ciò che avevano ricevuto?
No, affinché non si dicesse di loro: Servo malvagio e pigro, dovevi dare il mio denaro ai banchieri. ( Mt 25,26.27 )
Orbene, se non hanno trattenuto presso di sé ciò che avevano ricevuto ma lo hanno annunziato a tutto il mondo, è per questo che tu illumini mirabilmente dai monti eterni.
Tu li hai fatti eterni, e per loro mezzo hai promesso la vita eterna anche agli altri.
Tu illuminando mirabilmente dai monti eterni.
Magnificamente e con intenzione è stato posto quel Tu, affinché nessuno creda che siano i monti a illuminarlo.
Molti infatti, credendo che la luce provenisse dai monti stessi, a motivo di questi monti si sono creati delle fazioni; e, dividendo in parti i monti, ne sono rimasti sfracellati.
Alcuni ( che non nomino ) hanno creduto che un monte fosse Donato, altri hanno creduto che lo fosse Massimiano, altri ancora hanno creduto che fosse questo o quello.
Perché ritengono che la loro salvezza sia negli uomini e non in Dio?
O uomo, la luce è venuta a te per mezzo dei monti, ma è Dio che ti illumina, non i monti.
Dice: Tu illuminando; tu, non i monti. Tu illuminando.
Dai monti eterni, d'accordo; ma tu illuminando.
Perché allora un altro salmo dice: Ho levato i miei occhi verso i monti, donde mi verrà l'aiuto. ( Sal 121,1 )
Ma come? Sarà nei monti la tua speranza e da lì ti verrà l'aiuto? Vorrai rimanere sui monti?
Sta' attento a che cosa fai. C'è qualcosa al di sopra dei monti: sopra i monti c'è colui dinanzi al quale tremano i monti.
Dice: Ho levato i miei occhi verso i monti, donde mi verrà l'aiuto.
Ma che cosa aggiunge? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto il cielo e la terra. ( Sal 121,2 )
Ho levato, sì, gli occhi verso i monti perché per mezzo dei monti mi sono state manifestate le Scritture; ma il cuore l'ho riposto in colui che illumina tutti i monti.
Abbiamo detto tutto questo, o fratelli, affinché nessuno di voi voglia riporre la sua speranza nell'uomo.
L'uomo è qualcosa finché è unito a colui dal quale è stato fatto.
Allontanandosi da lui, l'uomo è un niente, anche quando si unisce ai monti.
Ascolta, dunque, il consiglio che ti giunge per mezzo dell'uomo, ma pensa a colui che illumina l'uomo.
Anche tu puoi, infatti, avvicinarti a colui che ti parla per mezzo dell'uomo.
Non è che egli abbia fatto avvicinare l'altro per respingere te; anzi, quando uno veramente si è avvicinato a Dio, al segno che Dio abita in lui, gli dispiacciono quanti non ripongono in Dio la loro speranza.
Ne abbiamo un noto esempio quando alcuni vollero dividersi tra loro gli Apostoli e aprirono uno scisma dicendo: Io sono di Paolo, io sono di Apollo, io sono di Cefa, cioè di Pietro.
L'Apostolo li compiange e dice loro: È diviso Cristo?
E sceglie se stesso per deridersi ai loro occhi dicendo: Forse che Paolo è stato crocifisso per voi?
Oppure siete stati battezzati in nome di Paolo? ( 1 Cor 1,12.13 )
Osserva il buon monte che cerca la gloria, non per sé, ma per colui dal quale i monti sono illuminati.
Non voleva, insomma, che si riponesse la speranza in lui ma in colui nel quale egli stesso sperava.
Pertanto, chiunque nel presentare alla gente la sua persona si sarà voluto comportare in modo che, capitandogli un qualche tumulto per causa sua, egli consenta a creare divisioni nel popolo e scismi nella Chiesa cattolica, costui non appartiene a quei monti che l'Altissimo illumina.
Ma, che cos'è allora? È uno che rimane ottenebrato da se stesso e non è illuminato dal Signore.
E come si possono discernere questi monti?
Se nella Chiesa si scatenerà una qualche insurrezione contro i monti, dovuta o a sedizioni di massa suscitate da uomini carnali o a falsi sospetti della gente, allora il buon monte respinge da sé tutti coloro che per causa sua vorrebbero allontanarsi dall'unità.
In questo modo egli resta nell'unità, in quanto tale unità non è divisa per causa sua.
Essi [ i donatisti ] invece si sono separati.
Quando il popolo si è allontanato dalla universalità dei fedeli e ha seguito il loro nome, essi si sono rallegrati e si sono inorgogliti, e sono stati abbattuti.
Si umilino, e saranno esaltati: così come si umiliava l'Apostolo dicendo: Forse Paolo è stato crocifisso per voi?
E altrove aggiunge: Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma Dio ha fatto crescere.
Dunque, né chi pianta è qualcosa, né chi irriga, ma Dio che fa crescere. ( 1 Cor 3,6.7 )
Tali monti in se stessi sono umili, ma sono eccelsi in Dio; mentre coloro che sono eccelsi in se stessi, sono umiliati da Dio.
Perché chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato. ( Lc 14,11 )
Per questo motivo, gli eretici, che agiscono mirando alla loro superbia, dicono parole amare agli uomini pacifici della Chiesa.
Questi vogliono consolidare la pace; quelli suscitano discordie.
Che dice di costoro un altro salmo? Coloro che dicono parole amare, non siano esaltati in se stessi. ( Sal 66,7 )
Tu illuminando. Sta' attento a questo tu! Tu mirabilmente dai monti eterni.
Si sono turbati tutti gli stolti di cuore.
È stata annunziata la verità, è stata promessa la vita eterna; è stato detto che esiste un'altra vita che non appartiene a questa terra.
Gli uomini hanno disprezzato la vita presente e hanno amato la vita futura, prendendo luce dai monti illuminati.
Ma gli stolti di cuore sono rimasti turbati.
Come sono rimasti turbati? Per l'annunzio del Vangelo.
" C'è dunque una vita eterna? Ma davvero uno è risorto dai morti? "
Gli ateniesi rimasero attoniti, quando l'apostolo Paolo parlò della resurrezione dei morti e credettero che egli dicesse non so quale favola. ( At 17,18.32 )
Ma, poiché egli diceva che vi era un'altra vita, che né occhio ha visto, né orecchio ha udito né è salita nel cuore dell'uomo, ( 1 Cor 2,9 ) per questo gli stolti di cuore rimasero turbati.
Ma, che cosa è loro accaduto? Hanno dormito il loro sonno, e niente hanno trovato tutti gli uomini ricchi nelle loro mani.
Hanno amato il presente, e si sono addormentati in mezzo alle cose presenti; e tali cose presenti sono apparse loro piene di delizie, così come colui che in sogno crede di aver trovato un tesoro ed è ricco finché non si sveglia.
Il sogno lo ha fatto ricco; il risveglio lo fa povero.
S'è magari addormentato in terra, sdraiato sul duro, essendo povero e forse anche mendico.
Nel sogno ha creduto di giacere in un letto d'avorio e d'oro, su un materasso di piume.
Finché dorme, dorme bene; svegliandosi si ritrova su quel duro ove addormentandosi si era adagiato.
Così sono anche costoro. Sono venuti in questa vita e, travolti dai desideri temporali, si sono come addormentati: del loro cuore si sono impadronite le ricchezze e gli onori vani e caduchi.
Sono passati senza capire quanto bene potevano trarre dalla ricchezza.
Infatti, se avessero conosciuto l'altra vita, vi avrebbero ammassato tanti tesori, raccolti da ciò che qui doveva perire.
Come fece Zaccheo, quel capo dei pubblicani che accolse in casa il Signore Gesù e che, vedendo quel bene, disse: Dò la metà delle mie ricchezze ai poveri, e, se ho defraudato qualcuno, restituisco il quadruplo. ( Lc 19,8 )
Non era costui uno di quelli che sognano allucinati, ma uno che vigila nella fede.
Perciò il Signore, che era entrato come medico dall'ammalato, annunziò la sua buona salute e disse: Oggi si è compiuta la salvezza per questa casa, perché anche qui c'è un figlio di Abramo. ( Lc 19,9 )
Sapete, infatti, che noi imitandone la fede, diventiamo figli di Abramo; differenza dei giudei che si vantano della loro origine carnale e sono degeneri quanto alla fede.
Dunque, hanno dormito il loro sonno gli uomini ricchi, e niente hanno trovato nelle loro mani.
Hanno dormito nei loro desideri.
Questo sonno dà loro piacere, ma passa: passa questa vita, e niente si ritrovano nelle loro mani, poiché niente hanno posto nelle mani di Cristo.
Vuoi trovare, dopo, qualche cosa nelle tue mani?
Non disprezzare ora la mano del povero: guarda con compassione alle mani vuote, se vuoi avere le mani piene.
Ha detto, infatti, il Signore: Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; sono stato esule e mi avete condotto in casa, con quel che segue.
Ed essi: Quando ti abbiamo visto affamato, assetato o esule?
Ed egli a loro: Quando l'avete fatto a uno di questi miei piccoli, lo avete fatto a me. ( Mt 25,35-40 )
Ha voluto aver fame nei poveri colui che è ricco in cielo; e tu, uomo, esiti a dare qualcosa all'uomo, mentre sai che ciò che dài lo dài a Cristo, dal quale hai ricevuto tutto quello che dài?
Ma quelli hanno dormito il loro sonno, e niente hanno trovato tutti gli uomini ricchi nelle loro mani.
Alla tua minaccia, Dio di Giacobbe, hanno sonnecchiato tutti coloro che sono saliti a cavallo.
Chi sono coloro che sono saliti a cavallo? Coloro che non hanno voluto essere umili.
Non che, sia peccato montare a cavallo; è peccato elevare contro Dio la fronte altèra dei poteri e degli onori conseguiti, e credere di meritarseli.
In quanto sei ricco, sei salito a cavallo; Dio ti minaccia e tu dormi.
Grande è l'ira di colui che minaccia, grande è la sua ira.
Si renda conto la vostra Carità di quanto sia tremenda.
La minaccia comporta frastuono, e di solito il frastuono desta gli uomini.
Tanto grande è invece la forza della minaccia di Dio, che il salmista può dire: Alla tua minaccia, Dio di Giacobbe, hanno sonnecchiato coloro che sono saliti a cavallo.
Ecco di quale sonno sonnecchiava quel Faraone che era salito a cavallo: ( Es 14,8 ) non era sveglio nel cuore, perché aveva il cuore duro di fronte alla minaccia.
La durezza del cuore infatti è un sonno.
Vi scongiuro, fratelli miei, guardate come dormono coloro che, mentre in tutto il mondo echeggiano il Vangelo, l'amen e l'alleluia, ancora non vogliono condannare la vecchia vita e svegliarsi alla nuova.
La Scrittura di Dio era un tempo in Giudea; ora si canta in tutto il mondo.
Soltanto in quel popolo - si diceva - doveva essere adorato e venerato l'unico Dio che ha creato ogni cosa; ora dov'è che non si dice: Cristo è risorto?
Deriso sulla croce, ha impresso sulle fronti dei re quella croce dall'alto della quale egli veniva oltraggiato; e ancora si dorme! Grande è l'ira di Dio, fratelli!
Meglio è per noi l'aver ascoltato colui che dice: Svègliati, tu che dormi, e sorgi dai morti; e Cristo ti illuminerà. ( Ef 5,14 )
Ma, chi sono coloro che lo ascoltano? Coloro che non salgono a cavallo.
E chi sono quelli che non salgono a cavallo? Coloro che non si vantano e non si inorgogliscono, come se si meritassero onori e potere.
Alla tua minaccia, Dio di Giacobbe, hanno sonnecchiato tutti coloro che sono saliti a cavallo.
Tu sei terribile: e chi resisterà a te, allora, di fronte alla tua ira?
Ora dormono, e non si rendono conto che è adirato; ma è adirato proprio affinché dormano.
Ora, perché dormono non lo sentono, ma alla fine lo sentiranno; apparirà il giudice dei vivi e dei morti; e chi resisterà a te, allora, di fronte alla tua ira?
Ora essi dicono ciò che vogliono, litigano contro Dio e dicono: " Ma chi sono questi cristiani?
E chi è questo Cristo? Quanto sono sciocchi a voler credere ciò che non vedono e a rinunziare a delle delizie che vedono per seguire una fede che offre ai loro occhi cose che non appaiono! "
Voi dormite e belate; ma … parlate pure quanto potete contro Dio.
Fino a quando i peccatori, Signore, fino a quando i peccatori si glorieranno?
Fino a quando risponderanno e diranno iniquità? ( Sal 94,3.4 )
Ma, quand'è che nessuno risponderà e nessuno parlerà, se non quando si sarà rivolto contro di sé?
E, quando rivolgerà contro se stesso i denti, con cui ora ci rodono e ci dilaniano, irridendo i cristiani e denigrando la vita dei santi?
Si volgeranno contro se stessi, quando capiterà loro ciò che sta scritto nel libro della Sapienza: Diranno tra loro, pentendosi e gemendo nelle angustie del loro spirito.
Quando avranno visto la gloria dei santi, allora diranno: Questi sono coloro che un tempo abbiamo schernito. ( Sap 5,3.4 )
O voi che molto avete dormito! Ormai siete svegli, e non trovate niente nelle vostre mani.
Guardate come hanno piene le mani della gloria di Dio coloro che avete derisi perché poveri.
E voi dovrete pur dire qualcosa a voi stessi, quando non resisterete all'ira di Dio né con la mano, né con la lingua, né con la parola, né con il pensiero: apparirà, infatti, manifesto dinanzi a voi colui che avete creduto di poter deridere, quando vi si annunziava la sua venuta.
E che cosa diranno? Abbiamo deviato dalla via della verità, e la luce della giustizia non ha brillato per noi, e il sole non è sorto per noi. ( Sap 5,6 )
Come potrebbe sorgere il sole della giustizia per coloro che dormono?
Ma essi dormono di fronte all'ira e alla minaccia di lui.
Forse qualcuno dirà: " Non avrei dovuto salire sul cavallo "; e accuseranno, allora, i propri cavalli.
Ascoltali, mentre accusano i cavalli sui quali hanno sonnecchiato: Abbiamo deviato, dice la Scrittura, dalla via della verità e la luce della giustizia non brillò per noi e il sole non è sorto per noi.
Che cosa ci ha giovato la superbia? Che vantaggio ci ha recato il vantarci delle ricchezze?
Tutte queste cose sono passate come ombra. ( Sap 5,8.9 )
Dunque, finalmente ti sei svegliato.
Meglio sarebbe stato se tu non fossi mai salito a cavallo e non ti fossi addormentato quando dovevi stare sveglio e ascoltare la voce di Cristo, perché allora Cristo ti avrebbe illuminato.
Tu sei terribile; e chi resisterà a te, allora, di fronte alla tua ira? Che cosa accadrà allora?
12 - [v 9.] Dal cielo hai emesso il giudizio; la terra ha tremato e si è acquietata.
Colei che ora si turba, che ora parla, alla fine si spaventerà e si acquieterà.
Meglio sarebbe se ora si acquietasse per gioire alla fine.
13 - [v 10.] La terra ha tremato e si è acquietata.
Quando? Quando Dio si è levato per il giudizio, per salvare tutti i miti di cuore.
Chi sono i miti di cuore? Coloro che non sono saliti sui cavalli frementi, ma in umiltà hanno confessato i loro peccati.
Per salvare tutti i miti di cuore.
Perché il pensiero dell'uomo a te confesserà, e le rimanenze del pensiero ti celebreranno feste solenni.
Il primo pensiero è chiamato semplicemente il pensiero; i pensieri successivi, rimanenze del pensiero.
Che cosa è il pensiero che viene per primo? È quello donde cominciamo: è quel buon pensiero con il quale cominci a confessare.
La confessione ci unisce a Cristo.
Ma la stessa confessione, cioè il primo pensiero, suscita in noi delle, rimanenze di pensiero; e proprio queste rimanenze del pensiero ti celebreranno feste solenni.
Il pensiero dell'uomo a te confesserà, e le rimanenze del pensiero ti celebreranno feste solenni.
Quale è questo pensiero che confesserà? È quello che condanna la vita precedente, quello a cui dispiace ciò che era prima, per essere ciò che non era.
Ecco il primo pensiero.
Ma poiché confessando a Dio con il primo pensiero devi allontanarti dal peccato, in modo tale da non dimenticarti di essere stato peccatore, per questo stesso fatto che ti riconosci peccatore celebri a Dio feste solenni.
C'è ancora da approfondire.
Il primo pensiero riguarda la confessione e l'abbandono della vita passata: ma, se ti dimenticherai da quali peccati sei stato liberato, certo non rendi grazie al tuo liberatore, e neppure celebri feste al tuo Dio.
Ecco come il primo pensiero, quello della confessione, sì realizzò in Saulo, l'apostolo divenuto ormai Paolo, mentre prima era stato Saulo.
Mentre perseguitava Cristo e incrudeliva contro i cristiani e voleva che gli fossero portati da ogni parte per ucciderli, udì una voce, dal cielo; e questa voce dal cielo diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ( At 9,4 )
Fu abbagliato dalla luce e i suoi occhi furono colpiti da cecità affinché potesse vedere nell'intimo.
In quell'istante formulò il primo pensiero: un pensiero di obbedienza.
Udendo le parole: Io sono Gesù Nazzareno che tu perseguiti, rispose: Signore che cosa mi ordini di fare? ( At 9,5 )
Questo è il pensiero della confessione: chiama Signore quello che prima perseguitava.
In che senso poi, nel caso di Paolo, le rimanenze del pensiero avrebbero voluto celebrare feste solenni?
Lo avete udito quando sono state lette le sue parole: Ricordati che Cristo Gesù è risorto dai morti, dalla discendenza di David, secondo il mio Vangelo. ( 2 Tm 2,8 )
Che cosa vuol dire Ricordati? Vuol dire: non si, cancelli dalla tua memoria il pensiero di quanto professasti all'inizio della tua vocazione; restino nella memoria le rimanenze del pensiero.
E osserva in qual modo lo stesso Paolo apostolo ricorda in un altro passo ciò che gli è stato perdonato.
Dice: Io fui un tempo bestemmiatore e persecutore e prepotente. ( 1 Tm 1,13 )
Colui che dice: Un tempo fui bestemmiatore, forse che lo è ancora?
Non essere più bestemmiatore, quello fu il primo pensiero: un pensiero con cui confessa.
Il ricordarsi, poi, che cosa gli era stato perdonato, questo erano le rimanenze del pensiero; e per mezzo di tali rimanenze celebrava feste solenni a Dio.
Miei fratelli, è un fatto che Cristo ci ha rinnovati; che ci ha perdonato tutti i peccati e che noi ci siamo convertiti.
Se dimentichiamo ciò che ci è stato perdonato e da chi ci è stato perdonato, dimentichiamo il dono del Salvatore.
Se, invece, non dimentichiamo il dono del Salvatore, forse che Cristo non è, anche in tal caso, immolato ogni giorno per noi?
Cristo si è immolato per noi una volta, e fu quando abbiamo creduto. Allora ci fu il pensiero.
Le rimanenze del pensiero le abbiamo adesso quando ricordiamo chi è venuto a noi e che cosa ci ha donato; e proprio grazie a tali rimanenze del pensiero, cioè per il fatto del ricordo che conserviamo, Cristo viene immolato ogni giorno per noi.
È come se ogni giorno venisse a rinnovarci colui che ci ha già rinnovati con la sua prima grazia.
Il Signore, infatti, ci ha rinnovati già una volta nel battesimo, e siamo diventati uomini nuovi, lieti nella speranza, sì da essere pazienti nella tribolazione. ( Rm 12,12 )
Tuttavia, non deve mai svanire dalla nostra mente il ricordo di ciò che ci è stato donato.
E, se il pensiero che ora hai non è il pensiero, poiché questo già fu ( infatti il primo pensiero fu l'esserti allontanato dalla colpa, mentre ora non te ne allontani poiché te ne allontanasti quella volta ), siano in te le rimanenze dei pensiero.
Cioè non venga meno dalla tua memoria il ricordo di colui che ti ha risanato.
Se ti dimenticherai di essere stato ferito, allora non avrai le rimanenze del pensiero.
Che cosa pensate di quel che ebbe a dire David? Ecco, egli parla nella persona di tutti.
Il santo David peccò gravemente. Fu mandato a lui il profeta Natan e lo rimproverò.
Egli allora confessò e disse: Ho peccato. ( 2 Sam 12,13 )
Questo fu il primo pensiero: il pensiero di colui che confessa.
Il pensiero dell'uomo a te confesserà.
E quali furono in David le rimanenze del pensiero? Quando disse: E il mio peccato è sempre dinanzi a me. ( Sal 51,5 )
In che cosa consisteva, dunque, il primo pensiero? Consisteva nell'allontanarsi dal peccato.
Ma, se si era già allontanato dal peccato, in qual modo il suo peccato era sempre dinanzi a lui, se non perché, mentre quel pensiero era passato, le rimanenze del pensiero celebravano solennità a Dio?
Ricordiamoci dunque, fratelli carissimi, vi scongiuro: chiunque è stato liberato dal peccato si ricordi di ciò che fu prima.
Ci siano in lui le rimanenze del pensiero.
Se si ricorderà di essere stato risanato, sopporterà chi ancora non lo è.
Insomma, ciascuno ricordi ciò che fu e se ora non lo sia più davvero.
Così facendo, saprà andare incontro a chi si trova come un tempo si trovò lui.
Che se, invece, si vanterà come se tutto fosse stato per suo merito, e respingerà come indegni i peccatori, e incrudelirà contro di loro senza misericordia, allora egli sale a cavallo; stia però attento a non addormentarsi, perché hanno sonnecchiato coloro che sono saliti a cavallo. ( Sal 76,7 )
Ha abbandonato il cavallo: si è umiliato.
Non salga di nuovo sul cavallo, cioè non s'innalzi di nuovo nella superbia.
E come può fare questo? Lo farà se le rimanenze del pensiero celebreranno a Dio feste solenni.
Fate voti e manteneteli al Signore Dio nostro.
Ciascuno faccia voto di ciò che gli è possibile e poi lo mantenga.
Non fate voti trascurando poi di mantenerli; ma ciascuno faccia voto di ciò che può e lo mantenga.
Non siate pigri nel fare voti; non li adempirete infatti con le vostre forze.
Verrete meno se presumerete di voi; ma, se confidate in colui al quale fate voti, fateli e sicuramente li manterrete.
Fate voti e manteneteli al Signore Dio nostro.
Quale voto dobbiamo fare, tutti indistintamente?
Di credere in Cristo, di sperare da lui la vita eterna e di vivere bene secondo le norme ordinarie della buona condotta.
C'è, infatti, una condotta di vita obbligatoria per tutti.
Il non rubare non è prescritto solo alle vergini e lasciato facoltativo alle sposate; il non commettere adulterio è un precetto valido per tutti.
Il non amare l'ubriachezza, che soffoca l'anima e profana il tempio di Dio, è ordinato ugualmente a tutti; e così di non insuperbire, di non uccidere, di non odiare il fratello, di non tendere inganni contro qualcuno.
Tutto questo dobbiamo prometterlo tutti.
Ci sono poi i voti propri dei singoli: uno fa voto a Dio della castità coniugale, cioè di non conoscere altra donna all'infuori della sua sposa; così anche la donna, di non conoscere altro uomo all'infuori di suo marito.
Altri, avendo provato i piaceri del matrimonio, fanno voto di rinunziare per l'avvenire a tale unione, di non desiderarla e di ricusarne l'offerta: e questi fanno un voto più grande dei primi.
Altri fanno voto di verginità fin dalla prima infanzia e rinunziano totalmente a quei piaceri, che gli altri abbandonano dopo averli assaporati.
Questi votano il massimo. Altri ancora fanno voto di tenere la propria casa aperta a tutti i santi che vi vengono: è un grande voto.
Un altro fa voto di lasciare tutti i suoi beni perché siano distribuiti ai poveri e di vivere nella vita comune in compagnia dei santi: è un grande voto.
Fate voti e manteneteli al Signore Dio nostro.
Faccia ciascuno il voto che vuole: ma stia attento a mantenere il voto che ha fatto.
Agisce male chiunque, dopo aver fatto un voto a Dio, si volge indietro.
Ecco, una donna votata alla verginità vuole sposarsi: che cosa vuole? Ciò che vuole una ragazza qualsiasi.
Che cosa vuole? Ciò che ha voluto anche sua madre.
Vorrà, quindi, una cosa cattiva? Certamente: è male ciò che vuole.
Ma perché? Perché già aveva fatto un voto al Signore suo Dio.
Che cosa ha detto di tali persone l'apostolo Paolo?
Pur dicendo che le giovani vedove possono sposarsi se lo vogliono, ( 1 Tm 5,14 ) tuttavia altrove dice: Ma, a mio parere, sarà più felice se rimarrà così. ( 1 Cor 7,40 )
Mostra che sarà più felice se resterà così; tuttavia non è da condannare se avrà voluto sposarsi.
Che cosa dice, al contrario, di coloro che hanno fatto voto e non lo hanno mantenuto?
Dice: Meritano la condanna, perché hanno reso vana la prima fede. ( 1 Tm 5,12 )
he significa: Hanno reso vana la prima fede? Hanno fatto voto e non lo hanno mantenuto.
Nessun fratello che sta in monastero dica dunque: "Abbandono il monastero; non è vero, infatti, che solamente coloro che sono in monastero perverranno al regno dei cieli, mentre quelli che non sono nel monastero non appartengono a Dio ".
Gli si deve rispondere: " Quelli non hanno fatto voto; tu invece hai fatto voto e ti volgi indietro ".
Che cosa dice il Signore quando minaccia il giorno del giudizio? Ricordatevi della sposa di Lot. ( Lc 17,32 )
Lo dice a tutti. Cosa fece, infatti, la sposa di Lot?
Fu liberata da Sodoma, ma, mentre era per la via, si volse indietro e là dove si volse, rimase.
Fu trasformata in una statua di sale, ( Gen 19,26 ) affinché, contemplandola, gli uomini diventino sapienti, abbiano coraggio, non siano fatui, non guardino indietro, se non vogliono, dando il cattivo esempio, restare loro stessi dove si trovano ed essere di ammonimento agli altri.
Anche ora, infatti, noi diciamo così a certi nostri fratelli che purtroppo abbiamo visto esitare nel loro santo proposito: " Vuoi essere come quello? "
E mostriamo loro quanti hanno guardato indietro.
Costoro, sebbene fatui in se stessi, quando li si addita agli altri, giovano moltissimo per farli rinsavire: li intimoriscono con il loro esempio e li inducono a non volgersi indietro.
Fate voti e manteneteli al Signore Dio nostro, perché l'esempio di quella sposa di Lot è rivolto a tutti.
Ecco una donna maritata che ha voluto commettere adulterio: ha guardato indietro dallo stato in cui era.
Una vedova che aveva già fatto voto di restare in tale condizione ha voluto sposarsi.
Ha voluto una cosa lecita a ogni donna che si sposa; ma, a lei non era più lecito e così si è volta indietro dal suo posto.
Ecco una vergine che è anche monaca, cioè già votata a Dio.
Ammettiamo che abbia le altre cose che davvero ornano la verginità e senza le quali la verginità è turpe ( che le conterebbe, infatti, essere integra nel corpo, se fosse corrotta nello spirito?
Che vuol dire ciò? Cosa le varrebbe l'essere rimasta intatta nel corpo, se poi fosse ubriacona, superba, litigiosa, linguacciuta?
Sono, tutte queste, delle opere che Dio condanna ).
Ebbene, se una tal vergine si fosse sposata prima di far voto non sarebbe stata condannata; lei però ha scelto uno stato migliore, è andata al di là di ciò che le era concesso; ora ne diviene orgogliosa e commette delle colpe assai gravi.
Ebbene, questo io le dico: È permesso sposarsi prima di far voto; mai però è permesso insuperbire.
O vergine di Dio, tu non hai voluto sposarti, cosa che ti era lecita; e ti sei, insuperbita, cosa a te e a tutti illecita!
È migliore una vergine umile che non una maritata umile; ma è migliore una maritata umile che non una vergine superba.
La monaca che si volge indietro e si sposa non è condannata perché ha voluto sposarsi, ma perché aveva già scelto uno stato migliore ed è divenuta come la sposa di Lot guardando indietro.
Non siate, dunque, indolenti voi che lo potete: voi, ai quali Dio concede la ispirazione di abbracciare stati più elevati.
Queste cose, infatti, noi non le diciamo per dissuadervi dal fare voti, ma affinché li facciate e li manteniate.
Fate voti e manteneteli al Signore Dio nostro.
Forse tu volevi fare un voto, e ora che noi abbiamo detto queste cose non vuoi più farlo.
Sta' attento a che cosa ti dice il salmo.
Non ha detto: Non fate voti; ma ha detto: Fate voti e manteneteli.
Perché hai udito la parola Manteneteli, non vuoi più fare voti? Volevi dunque far voti e non mantenerli?
Al contrario, falli e mantienili.
Il farli derivi dalla tua decisione: l'aiuto di Dio ti permetterà di mantenerli.
Tieni gli occhi fissi su colui che ti guida e non guarderai indietro, là donde egli ti ha tratto.
Colui che ti guida cammina dinanzi a te; ciò da cui ti ha tratto è dietro di te.
Ama colui che ti guida ed egli non ti condannerà: poiché tu non guarderai indietro.
Fate voti e manteneteli al Signore Dio nostro.
Tutti coloro che stanno intorno a lui offriranno doni.
Chi sono coloro che stanno intorno a lui? Dove è lui stesso per poter dire: Tutti coloro che stanno intorno a lui?
Se pensi a Dio Padre, c'è forse un luogo in cui non sia, lui che è presente ovunque?
Se pensi al Figlio secondo la natura divina, anche lui è ovunque con il Padre suo.
Egli infatti è la Sapienza di Dio, della quale è detto: Giunge ovunque per la sua purezza. ( Sap 7,24 )
Che se intendi il Figlio in quanto ha assunto la carne ed è stato visto tra gli uomini, in quanto è stato crocifisso ed è risorto, sappiamo che è salito in cielo.
Chi sono, dunque, coloro che stanno intorno a lui? Gli angeli.
Ne consegue che noi non offriamo doni, perché tutti coloro che stanno intorno a lui, dice il salmo, offriranno doni.
Se il nostro Signore fosse ancora sepolto qui in terra e qui giacesse il suo corpo come il corpo di qualche martire o di qualche apostolo, potremmo controllare chi sono coloro che stanno intorno a lui, i popoli che abitano tutt'intorno al luogo ove è sepolto, oppure affluiscono con doni a quella sepoltura; ma egli è salito, è in alto.
Che significano, dunque, le parole: Tutti coloro che stanno intorno a lui offriranno doni?
Vi dirò per ora ciò che Dio mi suggerisce, ciò che egli stesso si è degnato ispirarmi attraverso queste parole.
Se più tardi mi apparirà qualcosa di meglio, anche ciò sarà vostro, perché bene comune di tutti è la verità.
Non è mia, né tua; non è di questo o di quello: è comune a tutti.
E forse per questo sta in mezzo, affinché intorno a lei stiano tutti coloro che amano la verità.
Infatti ciò che è comune a tutti sta in mezzo. Perché si dice che sta in mezzo?
Perché è ugualmente distante da tutti e ugualmente vicino a tutti.
Ciò che non è in mezzo, è, per così dire, proprietà privata di qualcuno.
Ciò che è pubblico invece si pone in mezzo, affinché tutti i presenti lo vedano e ne siano illuminati.
Nessuno dica: È mio; per non rendere sua porzione privata ciò che sta in mezzo per tutti.
Che significano dunque le parole: Tutti coloro che stanno intorno a lui offriranno doni?
Tutti coloro che intendono essere la verità comune a tutti, e non la rendono, per così dire, un bene privato né se ne inorgogliscono, costoro offriranno doni, perché sono umili.
Quelli invece che fanno proprio ciò che è comune a tutti, in quanto è posto nel mezzo e tentano di portarlo con sé da una parte, non offriranno doni: perché tutti coloro che stanno intorno a lui offriranno doni al terribile.
I doni saranno offerti al terribile.
Temano, dunque, tutti coloro che stanno intorno a lui.
Per questo, infatti, temeranno e loderanno tremanti, perché proprio a tal fine gli stanno intorno: per aver tutti parte con lui.
E lui su tutti si riversa e tutti illumina, ma in pubblico, nella comunità: questo significa tremare dinanzi a lui.
Quando invece tu lo consideri come un bene tuo proprio, e non più comune a tutti, ti innalzi superbamente, mentre sta scritto: Servite il Signore nel timore, e inneggiate a lui con tremore. ( Sal 2,11 )
Offriranno dunque, doni coloro che stanno intorno a lui: coloro che sono umili e che sanno essere la verità comune a tutti.
A chi offriranno doni? Al terribile e a colui che toglie lo spirito dei principi.
Lo spirito dei principi è lo spirito dei superbi.
Costoro non sono spiriti di lui; perché, se qualcosa hanno conosciuto, vogliono che sia loro, non di tutti.
Spirito di Dio è colui che si presenta come uguale a tutti, che si pone nel mezzo, affinché tutti comprendano quanto possono e ciò che possono; e così offre non ciò che deriva da un qualche uomo, ma ciò che deriva da Dio e che, se è dell'uomo, lo è perché gli uomini sono divenuti partecipi di Dio.
È necessario perciò che tutti i fedeli siano umili: hanno infatti perduto il loro spirito ed hanno lo Spirito di Dio.
Chi ha tolto loro lo spirito? Colui che toglie lo spirito dei principi; giacché a lui viene detto altrove: Toglierai il loro spirito e verranno meno e torneranno nella polvere loro.
Manderai il tuo spirito e saranno creati, e rinnoverai la faccia della terra. ( Sal 104,29.30 )
Ecco, ad esempio, un tale che ha compreso una verità.
Se vuole che resti sua, possiede ancora il suo spirito.
Bene sarebbe per lui perdere il suo spirito e possedere lo Spirito di Dio!
Ancora insuperbisce in mezzo ai " principi ".
Bene sarebbe per lui tornare alla sua polvere e dire: Ricorda, Signore, che siamo polvere. ( Sal 103,14 )
Perché se tu confesserai di essere polvere, Dio con la polvere farà l'uomo.
Tutti coloro che stanno intorno a lui offrono doni: tutti gli umili lo confessano e lo adorano.
Al terribile offrono doni. Perché " terribile "? Dice: Inneggiate con tremore! ( Sal 2,11 )
E a colui che toglie lo spirito dei principi; cioè, spegne l'audacia dei superbi.
Al terribile con i re della terra. Terribili sono i re della terra; ma al di sopra di tutti è colui che fa tremare i re della terra.
Sii pure re della terra, e con te sarà terribile Dio.
In qual modo, tu domandi, sarò re della terra? Possedendo la terra, sarai re della terra.
Non metterti, quindi, per avidità di potere, dinanzi agli occhi vastissime province, sulle quali estendere la tua potestà; governa la terra che porti.
Ascolta l'Apostolo che domina la terra: Non come un pugilatore, quasi colpissi l'aria; ma castigo il mio corpo e lo riduco in servitù, affinché, mentre predico agli altri, non sia trovato io reprobo. ( 1 Cor 9,26.27 )
Dunque, fratelli miei, state intorno a lui in modo che, per mezzo di chiunque vi echeggi la verità, non la attribuiate a colui per cui mezzo essa risuona.
Sia nel mezzo per tutti, perché è presente ugualmente per tutti.
E siate umili, per non attribuire a voi stessi ciò che di buono avete appreso dall'oratore.
Come del resto anche noi. Se qualcosa abbiamo meglio compreso, ciò è vostro, e ciò che meglio avrete compreso voi è nostro: onde essere tutti intorno a lui ed essere umili.
Perdendo così il nostro spirito, offriremo doni al Terribile sopra tutti i re della terra, cioè, sopra tutti coloro che governano la loro carne ma sono soggetti al loro Creatore.
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