Esposizione dei Salmi |
Fratelli, quando un istante fa vi si leggeva la lettera dell'Apostolo, avete ascoltato dalla sua bocca quello che è anche il nostro ammonimento e la nostra pressante richiesta.
Egli diceva: Siate perseveranti nella preghiera e in essa vigili; pregate anche per noi, affinché Dio ci apra la porta della parola per annunziare il suo mistero e io lo sappia manifestare com'è mio dovere parlarne. ( Col 4,2-4 )
Degnatevi di considerare tali parole come se fossero anche mie, e ricordatevi che nelle Scritture sono contenuti misteri profondi, che vengono celati perché non perdano di valore.
Essi debbono essere investigati perché lo spirito di continuo si alleni [ nella ricerca ] e alla fine vengono palesati per essere di cibo [ al ricercatore ].
Il salmo che abbiamo cantato adesso in molte sue espressioni si presenta con più o meno notevoli oscurità.
Ma quando nel corso dell'esposizione comincerà a venire alla luce, con l'aiuto del Signore, il senso di ciò che avevate pronunciato, vi accorgerete voi stessi che si tratta di cose già note e che, se le ripete parecchie volte, ciò tende a impedire, mediante il variare della fraseologia, un'eventuale nausea per la verità.
Ci potrà essere infatti, o fratelli, fra i precetti che mai vi sarà dato ascoltare e conoscere, uno più vasto ed efficace per la salvezza di quello che ingiunge: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente, ( Mt 27,37 ) e: Amerai il prossimo tuo come te stesso? ( Mt 22,39 )
Non crediate che si tratti di precetti piccoli.
Dice infatti: Da questi due precetti dipende tutta la Legge e i Profeti. ( Mt 22,40 )
Pertanto ogni pensiero salutare che si concepisca con la mente o si esprima con la bocca, ogni direttiva che si ricava dai libri divini non ha altro fine che la carità.
Ma non si tratta qui di carità in senso qualunquistico, quale, ad esempio, quella che esiste tra i malviventi.
Come presi in una stessa rete, essi si sentono solidali nella loro perversa coscienza, e dicono di amarsi e di non volersi mai separare gli uni dagli altri.
Attraverso lo scambio di idee si affratellano; quando uno è assente ne sentono la mancanza, mentre invece si rallegrano quando è presente.
Un amore di questo tipo è infernale: contiene visco che fa sprofondare nell'abisso, non ali che sollevano al cielo.
Come dovrà essere allora la carità [ genuina ] perché la si possa distinguere e separare dalle altre cosiddette carità?
La vera carità, quella che è propria dei cristiani, è stata descritta da Paolo; per quanto si tratti d'una realtà che per essere divina è infinita, egli la circoscrive nei suoi limiti, per cui è facile distinguerla dalle sue contraffazioni.
Dice: Fine del precetto è la carità. ( 1 Tm 1,5 )
Poteva fermarsi qui, come di fatto ci si ferma in altri passi dove il suo discorso è rivolto a persone, diciamo così, progredite nella scienza.
Pienezza della legge - diceva - è la carità, ( Rm 13,10 ) senza spiegare di quale carità volesse parlare.
Non ne parlò in quell'occasione perché ne aveva parlato altrove.
Non è infatti possibile né obbligatorio ripetere tutto sempre e dovunque.
Così qui. Dice: Pienezza della legge è la carità.
Gli avresti voluto forse chiedere: Ma quale carità? o come vuoi che sia questa carità?
Ascoltane la risposta in quell'altro passo: Fine del precetto è la carità [ che procede ] da un cuore puro. ( 1 Tm 1,5 )
Già subito vi accorgete se la carità che esiste fra gli assassini proceda da cuore puro.
Cuore puro nella carità si ha quando ami l'uomo in ordine a Dio.
Difatti anche l'amore verso te stesso dev'esser tale che non tradisca la norma: Amerai il prossimo tuo come te stesso. ( Mt 22,39 )
Se l'amore che hai per te stesso è cattivo, è anche inutile, e lo stesso vale per il prossimo: se lo ami così, che profitto gli rechi?
Ma quand'è che hai per te stesso un amore cattivo?
Te lo indica la Scrittura, la quale non adula nessuno.
Essa ti convince che a volte non solo non ti ami ma addirittura ti odii.
Dice infatti: Chi ama l'iniquità odia la propria anima. ( Sal 11,6 )
Se pertanto ami l'iniquità, credi forse d'amarti? Ti sbagli.
Così è del prossimo. Se col tuo amore lo porti al male, questo tuo amore è una trappola per colui che ami.
Quindi la carità procede da cuore puro quando è secondo Dio e proviene da coscienza retta e da fede genuina. ( 1 Tm 1,5 )
Una tale carità, dall'Apostolo delineata in questi termini, ha due precetti: dell'amore di Dio e dell'amore del prossimo.
Nell'intera Scrittura non cercate altro [ precetto ], e che nessuno venga ad ordinarvi altro [ fuorché la carità ].
Nei passi oscuri della Scrittura si cela la carità, nei passi chiari la carità ti diventa palese.
Se mai ti fosse palese, non potrebbe nutrirti; se mai fosse nascosta, non t'invoglierebbe a scrutare.
Ora è questa carità che dal fondo del cuore puro grida con le parole del salmo: grida dal fondo del cuore di coloro che somigliano al nostro orante.
Chi poi sia costui ve lo dico in una parola. È Cristo.
Ascolterete delle parole che non vi sembrerà conveniente riferire al nostro Signore Gesù Cristo.
Qualcuno anzi, limitato nella comprensione, penserà che io troppo alla leggera abbia detto che in questo salmo è da vedersi la persona di Cristo.
Del nostro Signore Gesù Cristo infatti sappiamo che è l'agnello senza macchia, che in lui - e solo in lui - non si trova peccato, che lui soltanto con assoluta verità poté affermare: Ecco viene il principe di questo mondo e in me non troverà nulla, ( Gv 14,30 ) cioè nessuna colpa, nessun reato.
Egli solo sborsò il compenso per cose che non aveva rubate, ( Sal 69,5 ) egli solo versò innocentemente il proprio sangue.
Era infatti l'unico Figlio di Dio che prese la nostra carne, non per sminuire se stesso ma per arricchire noi.
Come dunque si possono applicare convenientemente a una tale persona parole come le seguenti: Poni, Signore, una custodia alla mia bocca e una porta, quella della continenza, attorno alle mie labbra, per non piegare il mio cuore a parole maligne e trovare scuse per i peccati? ( Sal 141,3-4 )
È infatti quanto mai chiaro che il loro significato è questo: O Signore, custodisci la mia bocca con una porta, con l'uscio dei tuoi comandamenti, affinché il mio cuore non devii verso parole maligne.
Quali parole maligne? Quelle con cui si vogliono scusare i peccati.
Che non succeda - dice - che io preferisca scusare i miei peccati anziché accusarli.
Parole come queste non convengono alla persona del nostro Signore Gesù Cristo.
Quale peccato infatti egli commise, di cui avrebbe dovuto, non difendersi, ma riconoscersi colpevole?
Nostre sono queste parole, anche se a dirle è certamente Cristo.
Ma, se sono parole nostre, come può pronunciarle Cristo?
Che mai? dov'è andata a finire la carità di cui or ora vi parlavo?
Non ricordate come per la carità siamo una cosa sola in Cristo?
È la carità che, partendo dal nostro cuore, grida a Cristo; è la carità che, partendo da Cristo, grida a nostro favore.
In che senso la carità, partendo da noi, grida a Cristo?
E avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvo.
In che senso poi la stessa carità, partendo da Cristo, grida per noi? Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?. ( At 9,4 )
E l'Apostolo: Voi siete il corpo di Cristo e [ sue ] membra. ( 1 Cor 12,27 )
Pertanto, se egli è il capo e noi il corpo, unico è l'uomo che parla: parli il capo o parlino le membra, è sempre l'unico Cristo a parlare.
E più propriamente è compito del capo parlare anche in vece delle membra.
Osservate quel che ordinariamente facciamo anche noi.
Notate in primo luogo come fra tutte le nostre membra nessuno è dotato di parola all'infuori della testa, e notate ancora come la testa parli a nome di tutte le altre membra.
In un locale stretto ecco che uno ti pesta il piede. " Mi pesti ", dice la testa.
Uno ti ha ferito la mano. " Mi hai ferito ", dice la testa.
Nessuno ha toccato la tua testa, ma per mezzo di essa parla l'unità compaginata del tuo corpo.
La lingua, che ha sede nella tua testa, s'è presa le parti di tutte le membra, e parla a nome di tutte.
Così dobbiamo ascoltare Cristo quando parla: ognuno deve poter riconoscere in lui la sua propria voce, come di chi si tiene compaginato nel corpo di Cristo.
Potrà succedere a volte che egli pronunzi parole nelle quali nessuno di noi scopra la propria persona, ma che appartengono esclusivamente al capo.
Egli tuttavia non si stacca mai dalle nostre parole ma le innalza identificandole con le sue; e poi mai succede che dalle sue parole non torni alle nostre.
Di lui infatti e della sua Chiesa fu detto: I due saranno una sola carne. ( Gen 2,24 )
Ed egli stesso, parlando della medesima cosa, diceva nel Vangelo: Orbene, non sono due ma una sola carne. ( Mt 19,6 )
Non sono novità quelle che vi dico - le avete ascoltate da sempre! - ma, quando ci si presenta l'occasione, è d'obbligo ricordarle: prima di tutto perché le Scritture che veniamo esponendo sono così intrecciate fra loro che si ripetono spesso e su molte cose, e poi perché si tratta di materia [ a voi sempre ] utile.
Le faccende di questo mondo producono infatti quelle spine che tentano di soffocare il seme, per cui è una esigenza vitale lasciarsi rammentare molto spesso dal Signore ciò che il mondo vorrebbe ad ogni costo farci dimenticare.
Signore, ho gridato a te: ascoltami.
Sono parole che possiamo dire tutti: parole che non dico io ma il Cristo totale.
È tuttavia più appropriato ritenerle pronunziate a nome del corpo, poiché [ il Capo ] anche quand'era qui [ in terra ] pregò unito alla carne.
Pregò il Padre a nome del suo corpo, e accadde che, mentre pregava, da tutto il suo corpo grondavano a terra gocce di sangue.
Così è scritto nel Vangelo: Gesù pregò con un'orazione intensa e sudò sangue. ( Lc 22,44 )
Cos'è questo versare sangue da tutto il corpo se non le sofferenze sostenute dai martiri in tutta la Chiesa?
Signore, ho gridato a te: ascoltami.
Presta attenzione alla voce della mia supplica, mentre io grido a te.
Dicendo: Ho gridato a te, tu pensavi che la faccenda del gridare fosse ormai terminata.
Hai gridato, è vero, ma anche adesso non crederti al sicuro.
Se fosse terminata la tribolazione, sarebbe finito anche il gridare; ma se la tribolazione della Chiesa e del corpo di Cristo durerà sino alla fine dei tempi, dica non soltanto: Ho gridato a te, ascoltami; ma anche: Presta attenzione alla voce della mia supplica, mentre io grido a te.
S'innalzi la mia preghiera come incenso al tuo cospetto: l'elevazione delle mie mani [ sia ] come il sacrificio vespertino.
Queste parole di solito vengono applicate al capo: lo sa ogni cristiano.
Fu infatti quando il giorno volgeva ormai alla sera che il Signore sulla croce esalò l'anima per riprenderla, senza che alcuno gliela strappasse contro sua voglia.
Tuttavia anche in quell'occasione c'è del simbolismo per noi.
Di Cristo infatti cosa fu sospeso al patibolo se non quel che egli aveva assunto da noi?
Ovvero come poté succedere che Dio Padre abbandonasse e lasciasse solo, sia pur temporaneamente, l'unico [ suo ] Figlio, che insieme con lui è un unico Dio?
Egli tuttavia confisse alla croce la nostra fragilità, e lì, come dice l'Apostolo, il nostro uomo vecchio fu confitto alla croce insieme con lui. ( Rm 6,6 )
Per questo, parlando con accenti della nostra umanità, gridava: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ( Sal 22,2; Mt 27,46 )
Ecco dunque qual è il sacrificio vespertino: la passione del Signore, la croce del Signore, l'offerta della vittima di salvezza, l'olocausto accetto a Dio.
Quel sacrificio vespertino si tramutò, mediante la resurrezione, in dono mattutino.
Quando dunque dal cuore dei credenti si innalza con purezza la preghiera, è come un incenso che si solleva dal santo altare.
Non c'è cosa più deliziosa del profumo del Signore, e così debbono essere profumati tutti i credenti.
Il nostro uomo vecchio - per dirla con l'Apostolo - è stato dunque confitto in croce insieme con lui, affinché - dice - si svuoti [ del suo potere ] il corpo del peccato e noi non serviamo più oltre al peccato.
In vista di ciò si dice nel salmo: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Lontano dalla mia salute - vi si aggiunge immediatamente - le parole dei miei delitti.
Ma quali delitti, se ci si limita a considerare il Capo?
Eppure le parole di questo salmo sono proprio sue.
Lo attestò lui stesso dall'alto della croce, dicendo tali parole, pronunziando questo verso.
Non c'è posto per congetture cervellotiche; nessun cristiano ha facoltà di negare [ l'appropriazione ]: quanto leggo nel salmo ascolto anche dalle labbra del Signore.
Ma c'è di più. Trovo in quel salmo le stesse cose che leggo nel Vangelo: Hanno forato le mie mani e i miei piedi; hanno contato tutte le mie ossa; essi mi spiavano e guardavano biechi; si sono divisi le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato le sorti. ( Sal 22,17-19 )
Cose tutte che accaddero come erano state predette.
Come le avevamo ascoltate così le abbiamo vedute.
Dopo ciò si comprende come il nostro Signore Gesù Cristo, pur essendo personalmente senza peccato, poté dire: Le parole dei miei delitti. ( Sal 48,9 )
Lo disse in quanto nella carità del suo corpo rappresentava noi; lo disse a nome del suo corpo.
Chi infatti, fra le membra di Cristo, oserebbe dire di essere senza peccato, se non colui che sulla base di una falsa giustizia personale diventasse talmente orgoglioso da accusare di falsità lo stesso Cristo?
Ma tu, o membro [ di Cristo ], riconosci la verità di quello che a nome tuo asserì il tuo Capo.
Per darci la possibilità di una tale confessione, e potessimo compierla di fatto, per impedire cioè che noi ci sentissimo giusti dinanzi all'unico Giusto, a colui che giustifica l'empio, ( Rm 4,5 ) ecco il salmo aggiungere subito le parole del corpo.
Dice: Poni, Signore, una custodia alla mia bocca: un uscio, quello della continenza, intorno alle mie labbra.
Non dice: Un muro di contenimento, ma: Un uscio.
L'uscio si apre e si chiude.
Quindi, se è un uscio, occorre aprirlo e chiuderlo: aprirlo alla confessione del peccato e chiuderlo alla scusa del peccato.
In tal modo sarà una porta di contenimento, non di rovina.
Qual vantaggio ci arreca una tal porta di contenimento?
Cosa chiede Cristo pregando a nome del suo corpo?
Dice: Per non piegare il mio cuore a parole maligne.
Cos'è questo Mio cuore? Il cuore della mia Chiesa; sì, il cuore del mio corpo.
Ripensate a quelle parole che per noi sono paradigmatiche: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ( At 9,4 )
Le dice quando, lui personalmente, nessuno lo toccava.
Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere ( Mt 25,35 ) e così via di seguito.
Gli risponderanno: Ma quando ti abbiamo visto affamato o assetato? ( Mt 25,37 )
E lui: Ogni volta che l'avete fatto a uno solo di questi miei [ fratelli ], anche il più piccolo, l'avete fatto a me. ( Mt 25,40 )
Queste verità debbono essere familiari ai cristiani, specialmente a coloro che si sono fissati in mente le norme per capire il resto [ della rivelazione ].
In questa maniera essi o non avranno a subire turbamenti o presto torneranno sul retto sentiero.
In quel giorno dunque i giusti diranno: Signore perché hai detto: Ho avuto fame e voi mi avete dato da mangiare? e ancora: Quando ti abbiamo visto affamato?
Egli risponderà: Ogni volta che l'avete fatto a uno solo di questi miei [ fratelli ], anche il più piccolo, l'avete fatto a me.
La stessa cosa dobbiamo dire noi adesso e dirla a Cristo, che è dentro di noi, nel nostro uomo interiore dove egli si degna di abitare per mezzo della fede. ( Ef 3,17 )
Egli non è a noi assente, sicché non abbiamo a chi rivolgerci; viceversa, egli ci ha detto: Ecco io sono con voi sino alla fine del mondo. ( Mt 28,20 )
Diciamogli pertanto anche noi quel che ci suggerisce il salmo, in cui echeggia la sua voce.
Difatti, per comune riconoscimento, è sua la voce che prega: L'elevazione delle mie mani in sacrificio vespertino.
Di conseguenza di' anche tu: Poni, Signore, una custodia alla mia bocca; una porta, quella della continenza, attorno alle mie labbra, per non piegare il mio cuore a parole maligne e trovare scuse per i peccati.
Perché, Signore, preghi in questa maniera? Di quali tuoi peccati vuoi scusarti?
Ti risponde: Quando prega così il più piccolo fra le mie membra, sono io che così prego.
Come là dove rispose: Ogni volta che l'avete fatto a uno dei miei [ fratelli ], anche il più piccolo, l'avete fatto a me. ( Mt 25,40 )
Bisogna però che il tuo cuore, o membro di Cristo, non devii: non devii verso le parole maligne, per trovare scuse ai tuoi peccati insieme con gli uomini che operano l'iniquità, e che non faccia lega con i loro eletti.
Così infatti prosegue: Non farò lega con i loro eletti.
Chi sono i loro eletti? Quelli che si ritengono giusti e disprezzano gli altri, come quel fariseo che nel tempio diceva: O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini. ( Lc 18,11 )
Chi sono i loro eletti? Quest'uomo, se fosse un profeta, saprebbe certamente che sorta di donna gli si è avvicinata ai piedi. ( Lc 7,39 )
Riconoscete qui le parole di quell'altro fariseo che invitò il Signore, quando poi venne quella donna che nella città era "la peccatrice" e si buttò ai piedi di lui.
Era stata una svergognata, s'era data sfacciatamente alla prostituzione, e ancor più sfacciata fu quando, in cerca di salute, s'introdusse in casa d'altri.
Ma non era " un altro " colui che stava lì a mensa, e lei non era un'estranea postasi sulle tracce d'un commensale qualunque, ma una serva che voleva seguire il suo padrone.
Si accostò ai suoi piedi, poiché desiderava seguirne le orme; li lavò con le lagrime, li asciugò con i capelli.
E chi sono i piedi di Cristo se non coloro ad opera dei quali egli ha percorso tutto il mondo?
Quanto sono belli i piedi di coloro che annunziano la pace, che annunziano il bene! ( Is 52,7; Rm 10,15 )
Orbene, quanti hanno accolto ospitalmente i piedi del Signore, per cui, ricevendo un giusto in quanto giusto, ricevettero la ricompensa del giusto!
E quanti hanno ricevuto un profeta in quanto profeta, ricevendo la ricompensa dovuta al profeta!
Ma - dice ancora - chiunque avrà dato da bere a uno solo di questi [ miei ], fosse anche il più piccolo, un bicchiere di acqua fresca, solo per il fatto che è discepolo, in verità vi dico, non perderà la sua ricompensa. ( Mt 10,41-42 )
Chi dunque accoglie con simili tratti di cordialità i piedi del Signore, di che cosa si serve se non delle cose superflue che ha in casa?
Se poi è vero che i capelli sono cosa più o meno superflua, molto opportunamente quella donna se ne serviva per asciugare i piedi del Signore.
Le tue cose superflue diventano a te necessarie se con esse presterai ossequio ai piedi del Signore.
Così quella donna. Consapevole della grandezza della sua piaga, voleva esser[ ne ] curata.
Grande era, veramente, la piaga ma forse che il medico era piccolo?
All'altro estremo c'erano i farisei, che rifiutavano d'essere perfino toccati da chi era impuro, rifuggivano da ogni contatto con i peccatori e, se talvolta per necessità ne erano toccati, subito si purificavano [ con abluzioni ].
Quasi ad ogni ora si lavavano, e non soltanto se stessi ma anche i propri utensili, i letti, i bicchieri e le coppe, come ricorda il Signore nel Vangelo.
Ora, quella donna era nota al fariseo ospitante, e certamente, se si fosse avvicinata ai suoi piedi, egli l'avrebbe allontanata, non permettendo che venisse contaminata la sua santità.
Si trattava infatti di una santità situata nel corpo, non nel cuore, ( Mt 23,25 ) e per questo - perché cioè non risiedeva nel cuore - quella santità che gli rivestiva il corpo era una santità falsa.
Comunque, egli avrebbe scacciato la donna e, quando vide che il Signore non faceva altrettanto, pensò che egli non conoscesse chi fosse e dentro di sé si andava dicendo: Costui, se fosse stato un profeta, avrebbe saputo che sorta di donna gli si è avvicinata ai piedi. ( Lc 7,39 )
Non concluse: L'avrebbe scacciata, ma solo: Avrebbe saputo di chi si tratta, dando per scontata la conseguenza che, se l'avesse saputo, l'avrebbe scacciata.
Dal fatto quindi che non la scacciava, il fariseo arguì con certezza che non la conosceva.
Dal canto suo il Signore, come aveva occhi per osservare quella donna, così aveva orecchi per raggiungere il cuore del fariseo.
Ascoltando quindi i suoi pensieri, gli propose la parabola che conoscete.
Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta.
Non avendo essi con che pagare, condonò [ il debito ] a tutt'e due.
Ti domando - disse - quale [ dei due ] lo amerà di più.
E l'altro, costretto dalla [ forza della ] verità a pronunziarsi contro se stesso, rispose dicendo: Credo, Signore, che sia colui al quale è stato condonato di più.
E rivolgendosi alla donna, disse a Simone: Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e non mi hai dato il bacio, costei invece mai ha smesso di baciarmi i piedi; tu non mi hai dato acqua per i piedi, costei invece mi ha lavato i piedi con le lagrime; tu non mi hai unto con l'olio, costei mi ha unto con il balsamo.
Ti dico pertanto: Le sono rimessi i suoi molti peccati perché ha molto amato. ( Lc 7,36-47 )
Perché? Perché confessò i suoi peccati, perché pianse, perché il suo cuore non deviò volgendosi a parole maligne con cui scusare il peccato, perché non fece lega con i loro eletti, cioè quelli che vogliono difendersene.
Né si può dire che a quella donna, se il suo cuore avesse deviato volgendosi a parole maligne, mancasse modo per discolparsi del suo peccato.
Non ci imbattiamo ogni giorno in donne come lei disoneste ma non come lei pronte alla confessione?
Quante prostitute, adultere, depravate, ci sono che difendono i loro peccati!
Se nessuno le scopre, negano [ la colpa ]; se invece le si sorprende sul fatto, o ne vengono convinte [ in giudizio ], o compiono il loro mestiere allo scoperto, avanzano scuse.
E come sono abili a difendersi! come hanno pronta la scusa!, una scusa che però è avventata, trita per la quotidiana ripetizione e sacrilega.
" Bah! se Dio non lo volesse, io non lo farei ".
" L'ha voluto Dio, l'ha voluto la sorte, l'ha voluto il destino ".
Non dicono: Io ho detto: Signore, pietà di me, ( Sal 41,5 ) né, come quella peccatrice che venne ai piedi del medico: Sana la mia anima perché ho peccato contro di te.
Ma chi sono, miei fratelli, coloro che si difendono in questa maniera? Non sono solo gli ignoranti ma anche i dotti.
Seggono e scrutano gli astri, ne fissano gli intervalli, il corso, le orbite, il tempo in cui stanno fermi o si muovono.
Descrivono, congetturano. E si danno l'aria di dotti, di grandi!
Dottrina e grandezza che nient'altro sono se non una difesa del peccato.
Tu saresti adultero perché tale ti è presentata Venere, saresti omicida perché tale ritieni Marte: sicché l'omicida non sei tu ma Marte, l'adultero non sei tu ma Venere!
Sta' però attento che non Marte o Venere andranno in perdizione, ma tu.
A condannarti sarà infatti Dio, il quale da giudice ben informato sa che sei tu [ il reo ] anche se gli dici: Non sono io.
Osserviamo poi il comportamento dell'astrologo stesso che a te vende quelle favole che ti intrappolano, facendo sì che anche la morte che ti procuri ti costi qualcosa.
A suon di quattrini infatti te la comperi dall'astrologo, mentre rifiuti in malo modo la vita che Cristo ti offre gratis.
Ebbene, se quell'astrologo sorprende sua moglie a discorrere con civetteria con qualcuno o la trova ad ora inconsueta che aspetta uno non di casa o che con troppa frequenza si reca a sbirciare alla finestra, non la prende a bastonate, riportando ordine in casa?
Provi la moglie a rispondergli: Picchia Venere, se ce la fai, non me.
Non le replicherebbe il marito: Stupida che altro non sei! un conto è quel che mi spetta come responsabile [ della casa ], un altro è quel che si spaccia a chi viene a comprar [ frottole ]?
Chi sono dunque i loro eletti? Gli eletti dei cattivi, degli empi, con i quali è vietata ogni connivenza, o, in altre parole, non si deve avere alcuna relazione.
Ma chi sono in concreto? Coloro che si ritengono giusti e disprezzano gli altri, da loro definiti peccatori, come facevano quei farisei. ( Lc 18,9 )
Lo sono ancora quei tali che, quando i loro peccati sono palesi, o perché li si sorprende sul fatto o perché peccano pubblicamente, fan di tutto per scolparsene e tutto affermano pur di non venire incolpati.
Al colmo, perché non li si giudichi responsabili del male compiuto, buttano tutta la colpa su Dio, in quanto è stato lui - dicono - a creare così l'uomo, a ordinare le stelle, ovvero non si cura delle vicende umane.
Sono le difese degli eletti di questo mondo.
Il contrario dica ogni membro di Cristo; dica l'intero corpo di Cristo o, meglio, Cristo stesso a nome del suo corpo: Non piegare il mio cuore verso parole maligne per scusare i miei peccati insieme con gli uomini che operano l'iniquità, e non farò lega con i loro eletti.
C'è un fatto che voi, fratelli, sapete ma su cui non si deve sorvolare.
Anche fra i manichei ci sono i cosiddetti eletti, cioè i giusti più progrediti, coloro che hanno come raggiunto il culmine della giustizia.
Chi è al corrente della cosa ci ripensi; chi ne è all'oscuro voglia ascoltare.
Tutti i santi sono, come afferma la Scrittura, eletti di Dio; ma costoro hanno usurpato quel titolo e, per così dire, addomesticandolo lo hanno applicato a se stessi: per cui d'ora in poi, a parlar propriamente, loro [ soli ] dovrebbero essere chiamati eletti.
Ma chi sono questi eletti? Sono gente che, se le vai a dire che ha peccato, subito la senti pronunziare, a sua discolpa, parole empie, peggiori e più sacrileghe di quelle che usano gli altri.
Dicono: Non ho peccato io, ha peccato il popolo delle tenebre.
Ma chi è questo popolo delle tenebre? Un popolo che fece guerra a Dio.
E allora? quando tu pecchi, pecca questo popolo? Certamente, rispondono, e ciò in quanto io sono mescolato con esso.
Ma Dio, autore di questo miscuglio, aveva forse qualcosa da temere?
Questo infatti essi insegnano: che quel popolo delle tenebre si ribellò a Dio prima della creazione del mondo e Dio volle prendere provvedimenti affinché i suoi domini non fossero localmente devastati al sopraggiungere dell'invasione nemica.
Per ottener questo, mandò quaggiù le sue membra, la sua sostanza, quello che lui è: oro se si tratta di oro, luce se si tratta di luce e così di qualunque altra cosa.
Tutto ciò che esiste [ quaggiù ] ve l'ha mandato [ Dio ] e l'ha mescolato con le viscere del popolo delle tenebre - così dicono - e con questo ha strutturato il mondo.
Quanto a noi - dicono ancora - le nostre anime sono tratte dalle stesse membra di Dio, ma in questo mondo siamo sotto il peso delle membra del popolo delle tenebre e, quando ci si dice che pecchiamo, chi pecca è quel popolo.
Danno l'impressione, è vero, d'aver trovato una scusa per il proprio peccare; tuttavia non hanno ragioni valide per sottrarre il loro dio all'accusa di codardia né per esentare la stessa natura divina dall'accusa di corruttibilità.
Se infatti Dio è incorruttibile, immutabile, non soggetto né a contaminazioni né a macchie, se è impenetrabile, cosa poteva fargli quel popolo?
Poteva muovere tutti gli assalti che voleva; ma poteva forse incutere paura a un essere impenetrabile, inviolabile, non soggetto a contaminazioni né a mutamenti né a corruzione?
Se pertanto Dio è così [ come voi dite ], è un dio crudele perché senza alcun motivo, senza che alcuno potesse nuocergli, vi ha mandato in questo mondo.
E perché vi ci ha mandati? Notate bene!
Il popolo delle tenebre non poteva recargli alcun nocumento, mentre lui a voi ha arrecato un danno veramente grave.
Vostro nemico dunque fu, più che non quel popolo, Dio stesso, sebbene anche quel popolo avrebbe potuto danneggiarvi.
Inoltre se è stato possibile che voi foste sopraffatti, presi prigionieri, insudiciati e corrotti, anche Dio, di conseguenza, ha potuto subire la stessa sorte.
A soggiogare tutta intera la massa è stato infatti quel pezzetto, diciamo così, o quella minuscola parte della sua natura, poiché identico è ciò che ha mandato in questo mondo e ciò che è rimasto lassù.
Lo affermano loro stessi, i quali poi professano che due sono le sostanze: una quella e un'altra questa.
Lo si trova nei loro scritti, e, se volessero negarlo, basterebbe andare a leggerli per convincerli.
E allora? Per non dilungarmi maggiormente su quest'unico tema iniziale, ometterò di raccontare gli aspetti più deteriori e nefandi.
Osservate intanto come già nel loro punto di partenza, quando cioè tirano in ballo la guerra, vengano loro stessi debellati e come, mentre parlano di battaglie ingaggiate dal popolo delle tenebre contro Dio, loro stessi rimangano intrappolati nella propria verbosa polemica.
Nulla hanno infatti da rispondere né hanno scampo dove rifugiarsi.
Eccoti dunque, o eletto falso e scellerato! tu vuoi scusare il tuo peccato, vuoi mostrare che, se compi il male, non l'hai compiuto tu.
Cercando qualcuno sul quale scaricare il tuo peccato, lo riversi sul popolo delle tenebre.
Ma bada bene a Dio e se per caso non lo riversi su di lui.
Se infatti quel vostro immaginario popolo delle tenebre potesse parlare, ti direbbe: Cosa stai ad accusarmi?
Potevo io o non potevo danneggiare il tuo Dio?
Se lo potevo, significa che sono più forte di lui; se non lo potevo, che motivo c'era di temermi?
E se non mi temeva, perché ti ha spedito quaggiù a soffrire tanti malanni, tu che sei membro di lui e sostanza di lui?
Se non aveva nulla da temere, vuol dire che ha agito per invidia; se non ha agito per timore, ha agito per crudeltà.
Quanto grande è dunque la sua cattiveria!
Nessuno poteva danneggiarlo, e lui ha preso delle sue membra e le ha sottoposte quaggiù a tanti disagi!
Ovvero era soggetto a nocumenti? Ma in questo caso egli non sarebbe più incorruttibile.
In conclusione, finché vorrai scusare il tuo peccato, ti sarà impossibile lodare Dio.
La lode di Dio non ti diventerà un cappio, a meno che tu non ti pavoneggiassi a lodare te stesso.
Cambia sistema!, comincia a disapprovare te stesso, e loderai Dio.
Torna alle parole dei salmi, da voi detestati, e di': Io ho detto: Signore, pietà di me!
Sana la mia anima perché ho peccato contro di te. ( Sal 41,5 )
Io ho detto: Ho peccato io, non la sorte, non il fato, non il popolo delle tenebre.
E se hai peccato tu, vedi subito quanto sia spaziosa la [ via alla ] lode di Dio, quella via che prima, quando volevi scusarti, ti era così stretta.
Molto meglio è però che ti senta stretto quanto al tuo peccato e ti dilati nella lode di Dio.
E una volta che tu hai confessato il tuo peccato, vedi come venga lodato Dio: è lodato o per la sua giustizia, e questo quando ti punisce perché ostinato, o per la sua misericordia, e questo quando ti spinge alla confessione e ti libera [ dalla colpa ].
Per questo dice: Non piegare il mio cuore verso parole maligne per trovare scuse al peccato.
Che io, cioè, non dica che a compiere quel che ho compiuto io sia stato il popolo delle tenebre.
Con gli uomini che commettono iniquità.
Quale iniquità? Limitiamoci a raccontare qualcuna soltanto delle loro iniquità e nefandezze.
Ascoltate un'iniquità o scelleraggine dei manichei: è una cosa di pubblico dominio e loro stessi la riconoscono.
Dicono che per l'uomo è meglio essere usuraio che non agricoltore.
Domandi loro il perché ed essi te lo spiegano; ma vedi se il motivo addotto non debba qualificarsi come pazzia.
Dicono: Chi presta denaro con usura non intacca la croce della luce ( molti non comprenderanno ma poi lo spiegherò ); chi invece si dà all'agricoltura - dicono ancora - intaccano, e profondamente, la croce della luce.
Chiedi loro: Ma cos'è codesta croce della luce? Rispondono: Sono le membra di Dio imprigionate in quella guerra e sparse in tutto il mondo, tanto che si trovano negli alberi, nelle erbe, nei frutti e nei prodotti campestri.
Chi ara la terra infierisce contro le membra di Dio; chi strappa dalle terre l'erba, infierisce contro le membra di Dio; chi stacca un frutto da una pianta infierisce contro le membra di Dio.
E allora, per non commettere con l'agricoltura questi falsi omicidi, compie con l'usura veri omicidi!
Il manicheo non stende il pane al mendicante.
Osservate se possa esserci iniquità che superi questo tipo di giustizia.
Egli non stende il pane al mendicante.
Gli domandi: Ma perché? Perché quel mendicante non si appropri della vita che è nel pane e che, dicono, è membro di Dio e sostanza divina e non lo aggioghi alla carne.
Ma voi cosa fate? cosa? Perché mangiate? O che voi siete forse senza carne?
Replicano: Effettivamente noi, almeno noi eletti, siamo stati illuminati dalla fede di Mani; pertanto con le nostre preghiere e i nostri salmi noi purifichiamo, così facendo, la vita rinchiusa in quel pane e la spediamo nelle dispense celesti.
Sono insomma, quegli eletti, così straordinari che non hanno bisogno d'essere salvati da Dio ma Dio deve a loro la sua propria salvezza.
E lo stesso vale per Cristo, il quale - dicono - è crocifisso in tutto il mondo.
Veramente, io dal Vangelo avevo appreso che Cristo è il salvatore, ma voi, stando almeno ai vostri libri, sareste i salvatori di Cristo!
Sia però chiaro! voi siete bestemmiatori di Cristo e per questo non potete essere salvati da Cristo.
Comunque, non daremo un tozzo di pane al mendicante e non faremo piangere il membro di Dio racchiuso in quel pane, incuranti se quel mendico finirà col morire di fame!
Per una cervellotica misericordia verso il pane si commette un vero omicidio ai danni di quel poveraccio!
Ma chi sono alla fin delle fini questi loro eletti?
Non piegare il mio cuore verso parole maligne, e io non farò lega con i loro eletti.
Il giusto mi riprenderà con misericordia e mi sgriderà.
Ecco un peccatore che confessa [ la sua colpa ]: preferisce essere caritatevolmente redarguito anziché essere lodato con false lusinghe.
Il giusto mi riprenderà con misericordia, appunto perché è giusto e misericordioso, quando mi vedrà cadere in peccato.
Sono parole, queste, che certe membra di Cristo pronunciano e le pronunciano di altre membra, però sempre nell'unità del medesimo corpo.
È il Signore che parla degnandosi di presentarsi come colui che rimprovera, senza per questo rifuggire d'identificarsi con chi è o dev'essere rimproverato.
Difatti tutte le membra si unificano in lui, e intanto egli dice: Il giusto mi riprenderà.
Qual è il giusto che ti riprenderà? Il capo rimprovera tutte le membra. Il giusto mi riprenderà con misericordia e mi sgriderà.
Mi sgriderà, ma spinto da misericordia; mi sgriderà, ma senza odiarmi; anzi tanto più forte sarà la riprensione quanto meno è dettata dall'odio.
E guardiamo al salmista: perché ringrazia? Perché riprendi il saggio e ti amerà. ( Pr 9,8 )
Mi riprenderà forse il giusto per perseguitarmi? Tutt'altro!
Se riprendesse perché spinto dall'odio, meriterebbe lui il rimprovero.
Ma chi allora lo muove a rimproverare? La misericordia.
E mi sgriderà. Mosso da che? Dalla misericordia.
Ma l'olio del peccatore non ungerà la mia testa.
Che significano le parole: Ma l'olio del peccatore non ungerà la mia testa?
La mia testa non ingrosserà per le adulazioni.
È adulazione ogni lode falsa; e la lode falsa dell'adulatore è olio del peccatore.
In tal senso anche fra la gente, quando si mena per il naso qualcheduno tributandogli lodi false, si dice di lui che gli si è unta la testa.
Ebbene, amate essere ripresi caritatevolmente dal giusto e non compiacetevi delle lodi che beffandovi vi tributa il peccatore.
Siate voi stessi forniti di olio, per non doverne cercare presso il peccatore.
Ricordate quelle vergini sagge che portavano con sé l'olio. ( Mt 25,4 )
Il fatto che esse, da vergini sagge, portassero l'olio significa che la loro coscienza rendeva loro [ buona ] testimonianza.
L'olio infatti è segno di gloria: splende, riluce al di fuori; ma deve trattarsi di gloria buona, di gloria vera, sicché l'olio rimanga dentro, rinchiuso nei suoi vasi.
Ascolta che vuol dire essere nei vasi: Si esamini pertanto ogni uomo, e allora avrà gloria in se stesso e non in altri. ( Gal 6,4 )
Che significa quindi essere nei suoi vasi? Ascolta ancora l'Apostolo: Questa è la nostra gloria: la testimonianza della nostra coscienza. ( 2 Cor 10,12 )
Finalmente, siccome pur essendo nel corpo di Cristo porti in te una dose di mortalità, sii giusto con te stesso e in te stesso.
Sei peccatore: ebbene, ripara la tua colpa.
Torna dentro la tua coscienza, imponiti un castigo, mortificati.
In questa maniera offri un sacrificio a Dio.
Un peccatore diceva: Se tu avessi gradito il sacrificio, te l'avrei dato, ma tu non provi gusto per gli olocausti. ( Sal 51,18 )
E allora? Non accetterà alcun sacrificio?
Sacrificio [ gradito ] a Dio è uno spirito contrito; un cuore affranto e umiliato Dio non disprezza. ( Sal 51,19 )
Umilia il tuo cuore, spezzalo, mortificalo.
In tal modo ti imporrai la pena usandoti compassione.
Se infatti sarai intransigente con te stesso, non è perché ti odii.
Sebbene nella parte che hai da correggere tu sia ancora peccatore, in quanto ti correggi sei giusto; sebbene nella parte che ti dispiace tu sia iniquo, in quanto questo essere iniquo ti dispiace sei giusto.
Vuoi toccare con mano che davvero sei giusto?
Rifletti come a te dispiace la stessa cosa che dispiace a Dio.
Sei già d'accordo con la volontà di Dio, in quanto odii in te non quel che Dio ha creato ma quello che Dio ha in odio.
Odiando in te il male che hai commesso - cosa che fa anche Dio pur non avendolo causato - hai cominciato a trattarti con severità, e per questa tua severità Dio ti userà misericordia.
Non essendoti tu sottratto alla pena, egli ti lascerà impunito.
Per un lato quindi sei gradito ai suoi occhi: in quanto cioè provi gusto nella sua legge, riprendi in te stesso quanto la sua legge vi riprende e ti dispiace di trovare in te cose che dispiacciano anche agli occhi di Dio.
Da tutto questo puoi arguire che già sei giusto.
Dall'altro lato però ti senti incline al male e fai cose che dispiacciono a Dio: fragile e debole nella tua condizione umana, in tali cose cadi facilmente; rivestito di carne con le sue debolezze, gemi consapevole della lotta che sostieni.
Sotto questo aspetto sei dunque iniquo e peccatore.
Obietterai: Ma come potrò essere per una parte giusto e per un'altra peccatore? Cosa mai ci racconti?
Stentiamo [ a capirlo ]: sembrerebbero affermazioni fra loro contrastanti.
Ma ecco venirci incontro l'autorità dell'Apostolo.
Ascolta quanto egli dice, e non rimproverarmi d'aver capito male.
Dice: Secondo l'uomo interiore provo gusto per la legge di Dio. ( Rm 7,22 )
Ecco il giusto. O che non sia giusto uno che prova piacere nella legge di Dio?
Ma allora come potrà essere peccatore? Vedo nelle mie membra un'altra legge, che contrasta con la legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato. ( Rm 7,23 )
Sono tuttora in guerra con me stesso; non sono ancora totalmente riformato secondo l'impronta del mio Creatore.
Ho cominciato ad essere scolpito di bel nuovo e, da quel lato che sono stato restaurato, provo dispiacere per quanto resta ancora in me di deforme.
Cosa dunque spero finché sono così? O uomo infelice che sono! chi mi libererà dal corpo di questa morte?
La grazia di Dio per opera del nostro Signore Gesù Cristo. ( Rm 7,24-25 )
La grazia di Dio ha cominciato a scolpire la nuova immagine, la grazia di Dio infonderà in te la dolcezza per cui nell'uomo interiore proverai gusto per la legge di Dio.
Ciò che ti ha parzialmente risanato ti darà la salute completa; intanto però, siccome sei ancora ferito, gemi, castìgati e prova dispiacere di te stesso.
Dice [ Paolo ]: Non faccio del pugilato come uno che dia colpi nell'aria; ma tratto duramente il mio corpo e lo tengo sottomesso come uno schiavo, affinché non succeda che, dopo aver predicato agli altri, io risulti disapprovato. ( 1 Cor 9,26 )
Chi castiga il suo corpo, forse che lo odia?
È come quando uno castiga il servo: forse che lo odia?
E se un padre picchia suo figlio, forse che lo odia?
Ma, riferendoci a un'unione ancora più intima, la tua carne è per te una specie di coniuge.
Lo afferma lo stesso Apostolo: Nessuno ha mai avuto in odio la sua carne, ma la nutre e custodisce, come anche Cristo [ fa con ] la Chiesa. ( Ef 5,29 )
Certo, la tua carne è per te come una sposa e nessuno odia la propria carne.
Eppure cosa dice in un altro passo? La carne ha desideri contrari a quelli dello spirito, e lo spirito desideri contrari a quelli della carne. ( Gal 5,17 )
È come una tua sposa, eppure ha brame contrastanti con te.
Amala quindi e insieme castigala, finché non si sia redintegrata l'unità e nell'unità non si ottenga la concordia.
E quando sarà questo? Non adesso, poiché adesso gridi: O uomo infelice che sono! chi mi libererà dal corpo di questa morte? ( Rm 7,24 )
Ma forse che un giorno quando questo corpo si separerà da te, allora sarai sicuro?
Peraltro che senso hanno le parole: Gemiamo in noi stessi, in attesa dell'adozione, della redenzione del nostro corpo? ( Rm 8,23 )
Sì, esso sarà redintegrato passando dallo stato di mortalità a quello d'immortalità, e allora non opporrà più alcuna resistenza, perché non ci sarà più la mortalità a resistere.
Castiga dunque il tuo corpo; domalo adesso per recuperarlo nell'aldilà; lascialo venir meno affinché nell'eternità sia valido.
Nella vita presente infatti, finché si porta l'elemento mortale, non è possibile che sia redintegrato.
Non farti disarcionare, non permettere rotture!
Reggilo, trattalo con severità, castigalo: alla fine sarà redintegrato.
E siccome è vero che nessuno ha mai avuto in odio la propria carne, anche la carne risorgerà.
Ma in qual maniera? Dovrai forse lottare anche allora?
Dice: Bisogna che questo corpo corruttibile si rivesta d'incorruzione e questo corpo mortale si rivesta d'immortalità. ( 1 Cor 15,53 )
Dice dunque: Mi riprenderà e mi sgriderà.
Chiunque sia ad intervenire, fratello, amico, vicino o anche tu stesso, nella riprensione e nel castigo si deve agire con carità.
Ma l'olio del peccatore non ungerà la mia testa.
Mi dirai: Ma cosa ho da fare? Gli adulatori debbo per forza sorbettarmeli, poiché mai cessano di baccagliare.
Mi lodano per cose di cui non vorrei essere lodato, per cose che per me non rappresentano niente, mentre mi rinfacciano quello che mi sta a cuore.
Adulatori, menzogneri, ingannatori.
Che grand'uomo - per fare un esempio - quel Gaio o quel Seio!
Grande, istruito, saggio: ma perché farsi cristiano?
In effetti grande è la sua cultura, grande la conoscenza in fatto di lettere, grande la sua saggezza.
Se grande è la sua saggezza, approva l'essersi convertito al cristianesimo; se grande è la sua cultura, avrà certo scelto con cognizione di causa.
In fine, il fatto stesso che tu lo disapprovi fa piacere alla persona da te lodata.
Ma cosa dire? Le sue lodi non ti debbono rammollire: è olio del peccatore.
Ma se non la smette con le sue ciance!
Che la tua testa non si lasci ingrassare: cioè non godere per tali elogi, non accettarli, non consentire, non congratularti come di un successo.
Lasciagli pur versare su di te l'olio dell'adulazione: la tua testa resti sana, non si gonfi, non si inorgoglisca.
Se infatti questa tua testa si gonfierà per orgoglio, si appesantirà e finirà col precipitarti [ nell'abisso ].
Ma l'olio del peccatore non unga la mia testa.
Poiché ancora un poco e la mia preghiera [ incontrerà ] il loro beneplacito.
Sappi attendere. Ora mi dileggiano, dice Cristo.
Nei primi tempi del cristianesimo i cristiani erano dovunque malvisti.
Aspetta ancora un poco e la mia preghiera [ incontrerà ] il loro beneplacito.
Verrà tempo in cui prenderanno il sopravvento le migliaia di persone che, battendosi il petto, diranno: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. ( Mt 6,12 )
Già ora quanta ce n'è rimasta di gente che si vergogni di battersi il petto?
Lasciamoli dunque biasimare! sopportiamoli.
Continuino pure a biasimarci, a odiare, ad accusare e a calunniare.
Ancora un poco e la mia preghiera [ incontrerà ] il loro beneplacito.
Verrà tempo in cui la mia preghiera piacerà a loro.
Si solleveranno infatti, quasi fossero giusti per le loro risorse, ma saranno sopraffatti nella lotta.
E siccome si sono innalzati per superbia, saranno precipitati a terra: incatenati dal peccato, constateranno d'essere iniqui e così si adempiranno le predizioni fatte dai profeti.
Convinceranno a temere il giudizio e con l'acume della [ loro ] anima si volgeranno a se stessi prendendo coscienza dei propri peccati, e tornerà loro gradita la preghiera: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori.
Oh, la filastrocca di chi difende l'iniquità!
Sono cose, queste, che popolazioni intere già dicono, né mai s'interrompe il fragore delle moltitudini che si battono il petto.
È proprio vero che emettono tuoni le nubi nelle quali abita Dio.
Dov'è andata a finire quella logorrea, quella sicumera [ che faceva dire ]: Sono giusto, non ho fatto nulla di male?
Effettivamente, se ti fermi a guardare la norma di giustizia che ti viene data dalle sacre Scritture, per quanti progressi abbia tu fatti, ti riscontrerai [ sempre ] peccatore.
Hai certamente fatto progressi adorando l'unico Dio. Benissimo!
Inoltre non ti permetti nessuna di quelle fornicazioni che, abbandonando lui, ti fan ricorrere agli idoli, agli indovini, ai maghi, agli aruspici, agli auguri, agli stregoni.
Tutto questo infatti sarebbe un fornicare dal Signore Dio, mentre tu ormai sei annoverato fra le membra di Cristo.
Ebbene, comincia ad osservare quanti peccati [ commetti per essere ] della famiglia umana.
Tu non uccidi, non commetti adulterio con la moglie altrui, non ti rendi ingiusto con tua moglie frequentando altre donne, non ti disonori con nessun'altra sorta di aberrazioni e sudicerie.
Trattieni le mani dal rubare, la lingua dagli spergiuri, il cuore dal desiderare la roba del tuo prossimo.
Sei insomma un uomo ormai giusto. Bada però anche al resto: non insuperbirti!
È proprio vero che non commetti alcun peccato di lingua? che non ti escono parole sgarbate?
Ma che male c'è?, dirai. Che male c'è? Chi avrà detto al suo fratello: Stupido!, sarà meritevole del fuoco della geenna. ( Mt 5,22 )
Ecco che tutta l'alterigia di prima comincia a traballare.
Sì, è vero che lui non fa assolutamente nulla per cui Dio venga bestemmiato a causa di una qualsiasi empietà ( così almeno sembra ): non si scaglia contro il prossimo per danneggiarlo, non fa al suo simile ciò che a lui stesso non piace ricevere.
Ma, riguardo alla lingua, chi riesce a domarla? Tuttavia voglio ammettere che tu sia riuscito anche a frenare la lingua, sebbene chi è così provetto da aver raggiunto in questo l'assoluta perfezione?
Ammettiamo comunque che tu l'abbia frenata: ma come la metterai con i tuoi pensieri? come la metterai con il cumulo tumultuoso dei tuoi desideri ribelli?
Non li fai dominare sulle tue membra. Lo credo, anzi lo vedo.
Tuttavia non di rado i pensieri ti piegano [ a sé ] e ti distraggono da te, e questo, almeno di frequente, quando stai in ginocchio a pregare.
Ti prostri col corpo, chini la testa confessando i peccati e adorando Dio.
Eppure, mentre vedo dov'è disteso il corpo, cerco dove vada svolazzando il cuore.
Vedo le membra stese per terra: ebbene, vediamo un po' se stia ferma la mente, se sia fissa a contemplare colui che adora, o non, piuttosto, se il più delle volte non si lasci distrarre dai suoi pensieri, come da marosi, e dalla tempesta non venga sospinta di qua e di là.
Fa' conto che tu ora stia parlando con me.
Se improvvisamente ti volgessi al tuo servo, piantando in asso me, da cui non dico t'eri recato per chiedere un qualche favore ma col quale parlavi da pari a pari, non dovrei io considerare il tuo gesto come un'offesa?
Eppure, è proprio quello che tu ogni giorno fai con Dio.
Ma di chi sto ora parlando, fratelli?
Di uno che adora l'unico Dio, che professa la fede in Cristo, che sa come l'unico Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo, e non lo tradisce deviando dal suo servizio, non adora i demoni, non ricorre al diavolo in cerca d'aiuto, ma si tiene fedele alla Chiesa cattolica.
È uno sul conto del quale nessuno si lagna per essere stato defraudato, uno che non ha mai oppresso il suo vicino più debole sì da farlo gemere, uno che non tenta la moglie altrui ma si contenta della propria, che anzi non usa nemmeno della propria, regolandosi su quel che è lecito e corrisponde alle concessioni disciplinari fatte dall'Apostolo, cioè quando c'è l'accordo di tutt'e due le parti, ( 1 Cor 7,5 ) o quando non ha ancora contratto definitive nozze.
Ecco, uno è così spirituale, eppure si trova imbrigliato nelle miserie che elencavo sopra.
Giunge dunque il tempo di cui è detto: Ancora un poco e la mia preghiera [ incontrerà ] il loro beneplacito.
Lo dice della preghiera da lui insegnata o di quella che, come nostro avvocato, eleva per noi.
E in verità, in tutti questi peccati quotidiani dove troveremmo la nostra speranza se non nel ripetere con umiltà di cuore la preghiera insegnataci dal Signore, che ormai incontra il nostro beneplacito?
Non scuseremo quindi i nostri peccati ma confesseremo: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. ( Mt 6,12 )
Così avremo per avvocato presso il Padre Gesù Cristo, il giusto, e sarà lui la vittima di propiziazione dei nostri peccati. ( 1 Gv 2,1-2 )
Parlino pure adesso quanto vogliono i superbi: sono superati dal numero, dalla moltitudine dei popoli.
Tutta la terra da oriente a occidente loda il nome del Signore.
Cosa resta da fare a quel minuscolo gruppo che si accanisce a sostenere dottrine contrarie?
Sono giudici di gente empia. A te cosa interessa?
Vedi come continua [ il salmo ]: Sono stati inghiottiti accanto alla pietra i loro giudici.
Che significa: Sono stati inghiottiti accanto alla pietra? E la pietra era Cristo. ( 1 Cor 10,4 )
Sono stati inghiottiti accanto alla pietra.
Accanto, cioè furono confrontati [ con tal pietra ] i [ loro ] giudici, vale a dire i grandi, i potenti, i dotti, poiché è a costoro che si dà il nome di giudici del popolo, essendo le persone qualificate nel giudicare i costumi e formularne le norme.
Così ha detto Aristotele. Avvicinalo alla Pietra e lo vedrai [ da questa ] inghiottito.
Chi è Aristotele? Fategli ascoltare cosa abbia detto Cristo e comincerà a tremare anche nel sepolcro.
Così ha detto Pitagora, così Platone.
Avvicinali alla Pietra: confronta la loro autorità con l'autorità del Vangelo; confronta questi boriosi con il Crocifisso.
Diciamo loro: Voi avete stampato i vostri libri nel cuore di uomini superbi; lui ha piantato la croce nel cuore dei re.
E, finalmente, egli è morto ma è risuscitato; voi siete morti ma come risorgerete non voglio nemmeno domandartelo.
Sì, sono stati inghiottiti accanto a questa pietra i loro giudici.
Il loro dire sembra avere un certo contenuto, ma solamente finché non vengono confrontati con la Pietra.
Di conseguenza, se si riscontra che qualcuno di loro abbia detto le stesse cose che ha detto Cristo, noi ce ne rallegriamo ma non diventiamo suoi seguaci.
Ma quel filosofo è stato anteriore a Cristo! E con questo? uno che dice il vero sarà da prima della verità?
O uomo, non fermarti a guardare Cristo nel momento che è venuto incontro a te; guardalo quando ti creava.
Anche il malato potrebbe dire: Io mi sono messo a letto prima che arrivasse il medico.
Si capisce! Prima tu cadesti; successivamente, a seguito della tua caduta, è venuto lui.
Osservate quindi il testo del salmo: Ancora un poco e la mia preghiera [ incontrerà ] il loro beneplacito.
Molti però si leveranno a contraddire; sono stati inghiottiti accanto alla pietra i loro giudici.
E cosa succederà? Ascolteranno le mie parole perché hanno prevalso.
Sulle parole loro hanno prevalso le mie parole.
Essi hanno parlato con molta eloquenza su certi argomenti, ma io ho detto la verità, e una cosa è lodare l'uomo perché facondo, un'altra lodarlo perché è veritiero.
Ascolteranno le mie parole perché hanno prevalso.
In che senso hanno prevalso? Chi di loro è stato sorpreso mentre sacrificava - cosa proibita dalle leggi vigenti - e non l'ha negato?
Chi di loro è stato sorpreso ad adorare gli idoli e non s'è messo a gridare: Non è vero, temendo però che qualcuno portasse delle prove irrefutabili?
Ecco quali ministri aveva il diavolo.
In che senso, al contrario, hanno prevalso le parole del Signore? Ecco, io vi mando come agnelli fra i lupi.
Non temete coloro che uccidono il corpo ma non possono uccidere l'anima; temete piuttosto colui che può mandare nella geenna di fuoco e l'anima e il corpo. ( Mt 10,16.28 )
Incute timore, alimenta la speranza, infiamma la carità.
Dice: Non temete la morte. Temete forse la morte? Ecco, muoio io per primo.
Temete che vada perduto qualche capello della vostra testa? Per primo io risorgo nella carne e risorgo tutto intero.
Per forza dovevate udire le sue parole e com'esse abbiano prevalso.
Parlavano e venivano uccisi; cadevano ma sì rialzavano.
E dall'uccisione di tanti martiri cosa è derivato se non che le parole di Cristo prevalessero e, quasi che la terra fosse irrorata dal sangue dei testimoni di Cristo, germogliasse dovunque [ nel mondo ] la messe della Chiesa?
Dice: Ascolteranno le mie parole perché hanno prevalso.
In che modo hanno prevalso? L'abbiamo già detto: in quanto vengono predicate da gente impavida, da gente che non teme né l'esilio, né la perdita dei beni, né la morte, né la croce.
Non soltanto la morte ma nemmeno la croce, genere di morte più d'ogni altro abominevole.
Ma il Signore prese su di sé la croce affinché i discepoli non solo non temessero la morte ma non rifuggissero nemmeno da quell'orrendo genere di morte.
In quanto dunque pronunziate da persone impavide le parole di Cristo hanno prevalso.
Ebbene, che ne venne dall'uccisione di tutti quei martiri? Cosa ne conseguirono [ gli uccisori ]?
Ascolta! Come il concime della terra si sparge sopra la terra, così le nostre ossa sono state sparpagliate presso i sepolcri.
Presso i sepolcri furono sparpagliate le ossa dei martiri, cioè le salme dei testimoni di Cristo.
I martiri furono uccisi e si direbbe che gli uccisori prevalsero [ su di loro ].
Se però costoro prevalsero perseguitando, fu perché prevalessero le parole di Cristo predicate [ dai martiri ].
Cosa avveniva infatti quando i santi erano uccisi?
Come il concime della terra si sparge sopra la terra, così le nostre ossa sono state sparpagliate presso i sepolcri.
Che significa: Il concime della terra si sparge sopra la terra?
Sappiamo che concime della terra è ogni sorta di rifiuti.
I rifiuti dell'uomo rendono fertile il terreno.
E in effetti c'è un salmo in cui, dei santi uccisi, si dice che giacquero senza che alcuno li seppellisse. ( Sal 79,3 )
Ma la morte di tutti questi santi è diventata concime della terra.
Come la terra riceve l'umore che la fertilizza da cose spregevoli quali i rifiuti, così da ciò che il mondo presente disprezzava la terra è stata concimata, e più copiosa è spuntata dal suolo la messe della Chiesa.
Voi infatti sapete, fratelli, che si tratta di cose banali di questa terra ( sebbene siano esse a rendere fertile la stessa terra ), per cui io non vorrei neppure nominarle, non essendo di buon gusto.
Ma in queste cose c'è un nutrimento per la terra, come una sorta di grasso.
Gli uomini le trovano stomachevoli e quasi sporche e le buttano via.
Ma costui cosa ne ha fatto? Mi sia consentito dirvelo con le sue stesse parole.
Ha innalzato il misero dalla terra, ha sollevato il povero dal letamaio per collocarlo insieme con i principi, con i principi del suo popolo. ( Sal 113,7-8 )
Eccolo là buttato in terra; come concime della terra, è sparso qua e là sulla superficie del campo.
Pensate a quel Lazzaro: era disteso a terra coperto di ulceri, eppure fu dagli angeli elevato fino al seno di Abramo. ( Lc 16,21-22 )
Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi santi. ( Sal 116,5 )
Quanto è spregevole per il mondo, altrettanto è preziosa per l'agricoltore, il quale sa quanto sia utile e qual nutrimento ferace possegga: sa cosa esigere e cosa scegliere perché ne provenga un raccolto abbondante.
Anche se il mondo presente la disprezza.
Non sapete che Dio ha scelto le cose spregevoli del mondo e le cose che non sono, quasi che fossero, per rendere inefficaci le cose che sono? ( 1 Cor 1,28 )
Furono sollevati dal letamaio Pietro e Paolo, i quali, quando furono uccisi, erano oggetto di disprezzo, ma ora che la terra è stata ingrassata dal loro martirio, ne spunta fuori una messe [ copiosa ] per la Chiesa.
Ecco una realtà sublime e straordinaria [ succedere ] in questo mondo: un generale vittorioso torna a Roma, e dove si dirige per primo? al tempio dell'imperatore o al sepolcro del Pescatore?
Tant'è vero che come il concime della terra si sparge sopra la terra, così le nostre ossa sono state sparpagliate presso i sepolcri.
22 - [v 8.] Poiché a te, Signore, [ sono rivolti ] i miei occhi: in te ho sperato; non togliermi la mia anima.
Furono sottoposti a numerosi tormenti durante le persecuzioni e molti cedettero.
In relazione alla prigionia sofferta durante le persecuzioni aveva detto: Come il concime della terra si sparge sopra la terra, così sono state sparpagliate presso i sepolcri le nostre ossa.
Gli viene ora in mente che molti vennero meno nella prova e molti furono in pericolo di cedere, e, come se si trovasse in mezzo alla prova della persecuzione, gli esce quella voce implorante: A te, Signore, [ sono rivolti ] i miei occhi.
Non curo le minacce di chi mi attornia; i miei occhi [ sono rivolti ] a te, Signore.
Fisso lo sguardo più sulle tue promesse che non sulle loro minacce.
So infatti cosa tu abbia sofferto per me e cosa mi abbia promesso: A te, Signore, [ sono rivolti ] i miei occhi: in te ho sperato; non togliermi la mia anima.
23 - [v 9.] Preservami dalla trappola che mi hanno preparato.
Qual era la trappola? Se consenti, ti lascio libero.
Sulla trappola c'era un'esca, la vita presente.
Se l'uccello ama quest'esca cade nella trappola; se invece ha le risorse per dire: E il giorno dell'uomo non ho bramato, tu lo sai, ( Ger 17,16 ) allora i suoi occhi non si distolgono da Dio, e Dio libererà dal laccio i suoi piedi ( Sal 25,15 )
Preservami dalla trappola che mi hanno preparato e dagli scandali di coloro che commettono l'iniquità.
Menziona due cose, che occorre distinguere l'una dall'altra.
Dice che i persecutori gli hanno preparato una trappola, mentre una serie di scandali gli è stata causata da coloro che, cedendo [ al persecutore ], hanno apostatato.
Dai due [ mali ] vuol essere preservato.
Da un lato c'è chi si accanisce minacciando, dall'altro il pericolo di scivolare consentendo.
Temo che l'uno sia davvero tale da far paura, temo che l'altro sia uno da lasciarsi imitare.
Ecco cosa ti faccio se non consentirai; preservami dalla trappola che mi hanno preparato.
Ecco che tuo fratello ha consentito.
E [ preservami ] dagli scandali di coloro che commettono l'iniquità.
Cadranno nelle sue reti i peccatori.
Cosa significheranno mai, o fratelli, le parole: Cadranno nelle sue reti i peccatori? Ma non tutti i peccatori.
Nella trappola cadono solo quei peccatori che si rendono colpevoli al punto da innamorarsi della vita presente e da anteporla alla vita eterna.
Ma cosa dici? Credi sul serio che [ solo ] costoro cadano nelle sue reti?
Cosa dire allora dei tuoi stessi discepoli, o Cristo?
Ecco, quando divampò la persecuzione, ti abbandonarono tutti lasciandoti solo e se ne andarono ciascuno per la sua strada. ( Mt 26,56 )
Tu lo avevi previsto e predetto; ma non perché l'avevi predetto tu fosti responsabile del fatto, come neppure fosti tu a rinnegare te stesso per bocca di loro.
Comunque, ecco anche i tuoi più intimi vennero meno nella prova e nella persecuzione che t'incolse, quando cioè i tuoi nemici ti cercavano per crocifiggerti.
Ce ne fu uno più audace il quale ti assicurò che sarebbe stato con te fino alla morte; tuttavia, essendo malato, gli toccò udire dal medico cosa maturava nel suo interno.
Era infatti febbricitante e si diceva sano, mentre il medico gli tastava il polso.
Venne quindi la tentazione, venne la prova; ed egli fu posto sotto accusa.
Fu interrogato non da un grande dignitario ma dall'ultimo degli schiavi, anzi delle schiave.
Interrogato da una servetta, fece un capitombolo: rinnegò tre volte.
Negò una volta, ma, richiamatogli alla mente [ il suo dire ], negò di nuovo; e dopo la seconda negazione, richiamatogli ancora alla mente [ quanto detto prima ], negò per la terza volta.
Così aveva predetto il Signore: predetto, non comandato, non costretto.
O se c'è qualcuno che pensi essere retto il comportamento di Pietro in quanto il Signore aveva predetto la cosa, anche Giuda avrebbe allo stesso modo agito bene, perché anche il suo tradimento era stato predetto dal Signore.
Lungi dal pensarlo, miei fratelli!
Queste affermazioni starebbero bene sulla bocca di quegli " eletti " che, invece di confessare i propri peccati, li difendono.
Badiamo piuttosto al comportamento di Pietro.
Se non avesse peccato, perché mettersi a piangere? Nei riguardi di Pietro non indaghiamo altro fuorché le lagrime di Pietro.
Su di lui nessun'altra testimonianza troveremmo che sia più fedele [ di quelle lagrime ].
Dice: Pianse amaramente. ( Mt 26,75 )
Non era in grado di affrontare la passione; difatti gli era stato detto: Mi seguirai più tardi. ( Gv 13,36 )
Ma sarebbe diventato robusto fra poco, quando la resurrezione del Signore gli avrebbe somministrato la forza.
Non era quindi ancor giunta l'ora che quelle ossa venissero sparse attorno ai sepolcri.
Vedete infatti quanti defezionarono: anche i più ragguardevoli: coloro stessi che vedevamo pendere dalle sue labbra, anche loro vennero meno.
Perché questo? Io sono solitario finché non passerò.
Così infatti continua il salmo.
Aveva detto prima: Preservami, Signore, dalla trappola che mi hanno preparato e dagli scandali di coloro che commettono l'iniquità.
Dalla trappola e dagli scandali: ( Sal 141,9 ) da chi cioè vuole spaventarmi e da chi è caduto.
Ma durante la sua passione sarebbero venuti meno anche i notabili, coloro che sarebbero stati i capi della Chiesa e le colonne della terra, poiché non s'erano ancora realizzate le parole di quell'altro salmo: Io ho rafforzato le sue colonne. ( Sal 75,4 )
Che significa: Io sono solitario finché non passerò?
È un'espressione posta in bocca al Capo.
Io sono solitario finché non passerò. Che significa: Solitario?
Durante la passione tu patirai da solo: tu solo sarai ucciso dai nemici. Io sono solitario finché non passerò.
E finché non passerò, cosa significa? Lo dice l'Evangelista: Essendo venuta l'ora per Gesù di passare da questo mondo al Padre. ( Gv 13,1 )
Che significa dunque: Finché non passerò, se non: Passerò da questo mondo al Padre?
Difatti le sue colonne, cioè le colonne della terra, furono consolidate quando nella mia resurrezione appresero in maniera incontrovertibile che la morte non dev'essere temuta.
Dunque: Io sono solitario finché non passerò; quando invece sarò passato mi moltiplicherò: molti mi imiteranno, molti soffriranno tormenti per il mio nome.
Sono quindi solo finché non sia passato; dopo che sarò passato, molti in me formeranno un solo uomo.
Io sono solitario finché non passerò.
Porgete l'orecchio anche al mistero della parola che usa.
Secondo la terminologia greca, infatti, Pasqua sembrerebbe significare " passione ", poiché il verbo πάσχειν corrisponde a " patire ".
Tuttavia stando all'ebraico, come hanno tradotto gli esperti, Pasqua vuol dire " passaggio ".
Inoltre, se ponete agli stessi greci una domanda precisa, vi risponderanno che Pasqua non è parola greca.
Ha, veramente, col verbo πάσχειν cioè patire, una certa assonanza, ma non deriva da tale radice.
Passione infatti in greco si dice πάθος, non Pasqua.
Stando quindi al parere degli esperti ( che sono poi coloro che ci hanno tradotto il testo che leggiamo ), Pasqua vuol dire " passaggio ".
Per questo, all'avvicinarsi della passione del Signore, l'Evangelista, come per usare la parola più propria, dice: Essendo giunta per Gesù l'ora di passare da questo mondo al Padre.
Così anche nel nostro verso c'è un'eco della voce Pasqua: Io sono solitario finché non passerò.
Dopo la Pasqua non sarò più solitario, dopo il passaggio non sarò più solitario.
Molti mi imiteranno, molti mi seguiranno.
E se lo seguiranno, cosa succederà? Io sono solitario finché non passerò.
Cosa significano le parole dette dal Signore nel nostro salmo: Io sono solitario finché non passerò?
Cosa significa quanto abbiamo esposto? Se l'abbiamo compreso, poni mente alle parole che egli dice nel Vangelo.
In verità, in verità vi dico - così lui - se il chicco di frumento caduto per terra non muore, rimane solo; se invece muore, porta molto frutto. ( Gv 12,24 )
Diceva queste parole nella stessa pagina dove diceva: Quando sarò sollevato da terra attirerò tutto a me.
Diceva dunque: Se il chicco di frumento caduto per terra non muore, rimane solo; se invece muore, porta molto frutto. ( Gv 12,32 )
In conclusione, quel granello doveva produrre molta messe; ma aspetta! occorre che muoia ancora, poiché il grano, se non cade in terra e non muore, rimane solo.
Dunque, prima che fosse ucciso era solo.
Per lo stesso motivo anche Pietro non aveva forza sufficiente.
Di lì a poco avrebbe ricevuto le forze necessarie per seguire Cristo, mentre prima, quando voleva precederlo, non le aveva. ( Gv 13,36 )
Nessuno infatti, prima che morisse Cristo, ha affrontato la morte per Cristo, cioè per la confessione del nome di Cristo, per cui siamo cristiani.
Non so se a voi risulti diversamente.
Molti, è vero, morirono [ prima di Cristo ] e sono martiri; molti profeti hanno subito uguali tormenti.
Tuttavia non morivano perché preconizzavano Cristo, ma perché rinfacciavano alla gente i peccati commessi e si opponevano con franchezza alla loro malizia: e quindi sono annoverati fra i martiri.
Giustissimo! poiché, se non furono uccisi per la confessione del nome di Cristo, furono uccisi per la causa della verità.
Sta di fatto, però, che per il nome di Cristo, cioè per la confessione del nome di Cristo, nessuno morì prima che cadesse in terra quel granello in riferimento al quale era stato detto: Io sono solitario finché non sarò passato.
Ciò è tanto vero che nemmeno Giovanni, ucciso poco prima e dato in premio dal re malvagio alla ragazzetta ballerina, nemmeno lui - dico - fu ucciso per aver confessato Cristo. ( Mt 14,3-11 )
Certo, poteva essere ucciso anche per questo motivo e da molti.
Se infatti fu ucciso da un solo [ nemico ] per un motivo diverso [ da Cristo ], quanto più avrebbero potuto ucciderlo per la causa di Cristo quegli stessi che uccisero Cristo?
Giovanni infatti rendeva testimonianza a Cristo; eppure coloro che ascoltavano Cristo, mentre volevano uccidere Cristo stesso, non cercavano di uccidere il suo testimone.
È certo comunque che, se avessero aggredito Giovanni perché fedele a Cristo, egli non l'avrebbe rinnegato.
C'era infatti in lui una fortezza straordinaria, per cui meritò il nome di amico dello Sposo. ( Gv 3,29 )
Grande in lui la grazia, sublime la dignità.
Tra i nati di donna non è sorto alcuno maggiore di Giovanni il Battista. ( Mt 11,11 )
In conclusione, si lascia assalire uno che non ha abbastanza forze: si lascia assalire Pietro; si risparmia Giovanni.
E la forza di Giovanni la riceverà anche Pietro, ma più tardi: allora era debole.
Comunque, viene posto a interrogatorio sul nome di Cristo colui che non ha forze, mentre colui che avrebbe avuto forze non subisce persecuzioni per la causa di Cristo, affinché nel patire per il nome di Cristo non avesse a precedere lo stesso Cristo.
I giudei non uccidono colui che liberamente rendeva testimonianza a Cristo, il quale sarà appunto ucciso dai giudei.
Lo uccide Erode, perché Giovani gli diceva: Non ti è lecito avere [ in moglie ] la moglie di tuo fratello. ( Mc 6,18 )
Non si trattava infatti del caso d'un fratello morto senza prole.
Viene ucciso per la legge della verità, per l'imparzialità, per la giustizia.
Per questo è santo, è martire.
Tuttavia egli non è stato ucciso per la confessione di quel nome per cui noi ci diciamo cristiani.
Perché questo se non perché si dovevano adempire le parole: Io sono solitario finché non passerò?.
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