Esposizione dei Salmi |
La vostra Carità ricorda certamente come noi abbiamo rimandato a oggi il discorso sul salmo che abbiamo or ora cantato.
In effetti è lo stesso [ dell'altra volta ]: quello cioè che domenica scorsa leggemmo e cominciammo anche a spiegare.
Ma in quella occasione, impressionati dal brano evangelico che era stato letto, c'intrattenemmo su di esso, pervasi noi stessi da grande timore e convinti della sua utilità nei vostri confronti.
Era il brano in cui il Signore inculcava la realtà dell'ultimo giorno e ingiungeva a noi di aspettare guardinghi e desti la sua venuta. ( Mt 24,37-42 )
Spaventandoci con esempi al fine di farei evitare la condanna nel giudizio, diceva che la venuta del Figlio dell'uomo sarebbe avvenuta come nei giorni di Noè.
Mangiavano e bevevano, compravano e vendevano, si maritavano e s'ammogliavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e tutti perirono. ( Lc 17,26-27 )
Eravamo preoccupati e un grande timore ci invadeva lo spirito: qual è infatti il credente che non si sentirebbe intimorito [ da tali parole ]?
Per questo motivo c'intrattenemmo quanto ci fu consentito su quell'argomento, con l'intenzione che il nostro dire rimanesse scolpito nei vostri costumi e nella condotta della vostra vita ( vostra e di noi tutti ), in modo da poter attendere quel giorno con tranquillità, non solo ma anche desiderarlo.
Se infatti amiamo Cristo, dobbiamo ovviamente desiderarne la venuta.
È un controsenso, e non so se corrisponda a verità, temere che venga colui che si ama, pregare invocando che venga il suo regno ( Mt 6,10 ) e temere d'essere esauditi.
Perché poi temere? perché viene il giudice?
Ma forse che si tratta d'un giudice ingiusto, malevolo, invidioso? d'un giudice che per conoscere la tua causa aspetta le informazioni da un altro?
In tal caso infatti potrebbe capitarti la disavventura che colui al quale hai fornito [ il tuo materiale ] o per disonestà ti tradisca o perché dotato di minore facondia e abilità faccia fiasco e non riesca a dimostrare a parole la tua innocenza.
Nulla di tutto questo. Chi è infatti colui che deve venire? Perché non te ne rallegri?
Chi verrà a giudicarti se non colui che per tuo amore s'è fatto giudicare?
Non temere l'accusatore del quale egli disse: Il principe di questo mondo sarà cacciato fuori. ( Gv 12,31 )
Non temere il cattivo avvocato! Colui che un giorno sarà tuo giudice è adesso tuo avvocato.
Ci sarà lui e ci sarai tu con la tua causa.
L'arringa della tua causa è l'attestato della tua coscienza.
Se pertanto hai timore del giudice venturo, chiunque tu sia, rettifica adesso lo stato della tua coscienza.
O ti sembra forse cosa da poco che egli non ti domandi conto dei tuoi trascorsi?
Allora giudicherà senza accordarti dilazioni ma adesso, mentre t'impone i precetti, quanto tempo non ti lascia?
Allora non ci sarà più possibilità di ravvedersi; ma chi ti proibisce di ravvederti adesso?
Sono, queste, le cose che in realtà occorre predicare, le sole cose.
Ebbene, domenica scorsa, mentre con ardore inculcavamo tutto questo, ci passò via un bel po' di tempo e fummo costretti a rimandare a oggi il presente salmo, che pur avevamo iniziato ad esporre.
Eccolo dunque pronto! Volgiamo ad esso la nostra attenzione; anzi, volgiamola a Dio che nella sua misericordia si è degnato somministrarci queste sue parole ad opera dello Spirito Santo, conformandosi ai bisogni della nostra fragilità che egli ben conosce.
In effetti, qual è il malato che si permetterebbe di dare dei suggerimenti al [ proprio ] medico?
Durante la lettura [ del salmo ] molti di voi o tutti, credo, vi sarete accorti che esso contiene dei versi per comprendere i quali occorre bussare con insistenza.
Sono soprattutto quelli nei quali si dice: Egli, fa cadere la neve come lana e sparge la nebbia come cenere; manda il suo ghiacciaio come pezzi di pane: chi può reggere al suo freddo? ( Sal 147,16-17 )
Ascoltando queste parole, ci sarà chi le prenda alla lettera e pensi alle [ diverse ] creature di Dio.
Chi infatti manda la neve se non Dio? e chi spande la nebbia se non Dio? e chi, se non lui, rende il ghiacciaio duro come cristallo?
Inoltre a queste tre creature si contrappongono degli oggetti somiglianti e corrispondenti a ciascuna di esse.
Non è infatti molto dissimile la lana dalla neve né la cenere dalla nebbia, né le fette di pane bianco differiscono dalla trasparenza e dal candore del ghiacciaio.
Il quale ghiacciaio è una superficie caratteristica, simile al vetro, ma di color bianco.
Di esso hanno tramandato notizie persone competenti, sicché non possiamo dubitare di fronte alla testimonianza fornitaci dalla Scrittura, che è fedelissima.
Riguardo dunque al ghiacciaio ci è stato tramandato che, quando la neve dura parecchi anni senza mai sciogliersi, si congela in modo tale che non ne è facile lo scioglimento.
Quando si tratta della neve dell'ultimo inverno, all'arrivo dell'estate successiva si liquefà; questo perché non è intervenuta la durata nel tempo a consolidarne la durezza.
Quando invece si sono ammucchiate l'una sull'altra parecchie nevicate per la durata di diversi anni, con la loro mole superano gli assalti della calura estiva, e non di una sola estate ma anche di parecchie.
Questo capita soprattutto nel Nord cioè in quelle regioni della terra nelle quali nemmeno d'estate il sole raggiunge il massimo di calore, sicché la stessa compattezza [ della neve ] consolidandosi col passare di diversi anni assume quell'aspetto che è chiamato ghiacciaio.
Mi stia attenta la vostra Carità! Cos'è allora il ghiacciaio? È neve che le gelate di molti anni hanno reso solida al segno che difficilmente si squagli al sole o al fuoco.
Abbiamo esposto alquanto diffusamente questo argomento perché molti non lo conoscono.
Né d'altra parte quelli che lo conoscono debbono ritenere gravoso il discorso su una cosa conosciuta, quando tale discorso lo si fa non per loro ma per gli altri che ignoravano la materia.
Quando dunque dalla voce del lettore avete ascoltato quei versi, sono certo che vari sono stati i vostri pensieri.
Alcuni avranno detto e detto conforme a verità: Grandi [ davvero sono ] le opere del Signore, e di queste opere è stata ricordata solamente una minima parte, una parte terrena ed esperimentabile quasi ogni anno.
Tale la neve che Dio manda, la nebbia che sparge, e anche il ghiacciaio che indura.
Altri invece si saranno detti: Ma chi sa se tutte queste cose siano state incluse nella Scrittura senza un motivo [ superiore ] e tutto il loro contenuto debba esaurirsi in quello che suonano [ le parole ]?
Perché non dovrebbero rappresentarci qualche altra cosa quella neve e quella lana o la nebbia e la cenere, o il ghiacciaio e il pane?
Ma in tal caso, perché la Scrittura ci ha voluto parlare per via di similitudini, oscure quasi come caligine?
Non sarebbe stato meglio se avesse parlato con maggiore chiarezza?
Perché debbo star lì a cercare o a scervellarmi per trovare il significato di quelle espressioni?
Perché dover faticare tanto nell'ascolto? Perché, spesse volte, ascoltato il salmo, me ne torno via ignorante come prima?
Proprio di questo parlavo un istante fa quando dicevo: Làsciati curare; è così che devi riottenere la guarigione.
Molto superbo e sconsiderato è il malato che osa dare dei suggerimenti al medico, anche al medico uomo.
Oserà il malato dar consigli al medico? Quando poi l'uomo è il malato e Dio il medico curante, è un magnifico inizio di guarigione, frutto di pietà, credere che le cose dovevano esser dette così come [ di fatto ] sono state dette.
Così, anche se non sai il perché di quanto è stato detto.
Anzi sarà proprio questa pietà a renderti capace di chiedere [ il senso di ] ciò che è stato detto e di trovarlo dopo che l'avrai chiesto e di goderne dopo che l'avrai trovato.
Ci assista dunque dinanzi al Signore nostro Dio il fervore delle vostre preghiere, sicché egli, se non per i meriti nostri, certamente per i vostri si degni donarci quanto nel salmo è nascosto e a noi sfugge.
Ricorderete come vi abbiamo promesso una giornata di spettacolo e di rappresentazione divini.
Ebbene, adesso che questi versi vi sono stati letti ma non ancora esposti, fate conto che noi ivi abbiamo presentato come dei bagagli del nostro primo Attore, ma che questi bagagli siano ancora avvoltolati.
Se ve li presentiamo avvoltolati, è certamente perché vogliamo vedere senza l'involucro che li avvolgeva.
Preparatevi quindi non solo a guardare ma anche a lasciarvi vestire.
Se la vostra Carità lo ricorda ( dico di coloro che erano presenti ), domenica scorsa dicevamo che il brano evangelico che ci trattenne così a lungo da farci rimandare ad altro giorno la spiegazione del salmo era stato scelto proprio perché s'intonasse col salmo stesso.
Così dicemmo allora, ma non ci fu possibile dimostrarlo perché dovemmo rinviare il salmo.
Oggi quindi dovremmo dimostrare anche questa corrispondenza.
Quanto al brano evangelico, ne fummo atterriti poiché riguardava l'ultimo giorno. ( Mt 24,4 )
Un tale timore però genera tranquillità, in quanto mossi da timore stiamo in guardia e stando in guardia otteniamo la tranquillità.
In effetti, come una tranquillità frutto di disordine spinge al timore, così la preoccupazione che nasce dall'ordine genera tranquillità.
E il timore che allora provammo tendeva a non farci amare, quasi fosse l'unica, la vita presente, vita che ogni giorno si attenua, vola via, è transitoria.
Comunque, se non ce n'è un'altra, amiamola pure; in questo caso però, se cioè non c'è un'altra vita, sono più fortunati di noi coloro che oggi hanno passato la notte all'anfiteatro.
Cosa dice infatti l'Apostolo? Se noi riponiamo la nostra speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo i più miserabili di tutti gli uomini. ( 1 Cor 15,19 )
C'è dunque un'altra vita. Ciascuno nella sua fede interroghi Cristo.
Ma la fede dorme! Si capisce che sei sbattuto dai marosi, se Cristo dorme nella [ tua ] barca.
Ecco Gesù che dormiva nella barca che ondeggiava sulle acque turbate dalla furiosa procella. ( Mt 8,24-25 )
Ondeggia parimenti il cuore quando Cristo dorme.
Ma, se Cristo è sempre desto, che vuol dire: Cristo dorme? Che dorme la tua fede.
Cosa stai lì a farti sbatacchiare dalla tempesta del dubbio? Sveglia Cristo, desta la fede: guarda con gli occhi della fede alla vita futura per ottenere la quale hai creduto e sei stato segnato col segno [ di Cristo ].
Anzi, se lui personalmente visse da uomo come te, lo fece per mostrarti come debba essere disprezzata la vita che tu amavi e con che forza si debba sperare quella che tu nemmeno supponevi.
Occorre che desti la fede e ne volgi l'occhio alla sorte che ci attende alla fine, che pensi al mondo avvenire quando, tornato di nuovo il Signore, compiuto il giudizio e consegnato ai santi il regno dei cieli, noi saremo nella gioia.
Se penserai a quella vita e al quieto agire che in quella vita ci terrà occupati ( cose tutte delle quali abbiamo spesso parlato ), o carissimi, non saremo ondeggianti nelle nostre occupazioni; sarà un agire pacato e pieno di dolcezza, non interrotto da alcuna molestia, non piagato da alcun affaticamento né turbato da alcuna nube.
Quale sarà la nostra occupazione? Lodare Dio: amarlo e lodarlo; lodarlo nell'amore e amarlo nella lode.
Beati coloro che abitano nella tua casa: ti loderanno nei secoli dei secoli. ( Sal 84,5 )
E perché questo, se non perché ti ameranno nei secoli dei secoli?
Perché questo, se non perché ti vedranno nei secoli dei secoli?
E questo vedere Dio, o miei fratelli, quale spettacolo non sarà mai?
Si presenta alla folla uno dei giochi venatori e la folla va in delirio.
Guai a loro, miseri, se non si ravvederanno! Chi gioisce alla vista del gladiatore [ venatorio ] proverà molta amarezza alla vista del Salvatore.
E cosa può esserci di più miserabile di uno per il quale il Salvatore non è causa di salute?
Né c'è da stupirsi che Dio liberatore non sia motivo di salvezza per chi prova piacere nell'uomo che s'ammazza combattendo.
Quanto a noi, fratelli, se ci ricordiamo d'essere fra le sue membra, se lo desideriamo e vi perseveriamo, noi lo vedremo e ne godremo.
Quella città sarà per cittadini completamente purificati; non vi sarà ammesso alcun sedizioso o turbolento.
Lo stesso nemico che invidioso tenta d'impedire che noi arriviamo a quella patria, lassù non potrà più insidiare nessuno; anzi non gli sarà consentito nemmeno d'entrarci.
Se infatti viene ora tenuto lontano dal cuore di chi crede, con quanto maggior ragione non sarà tenuto lontano dalla città dei viventi?
Ma cosa sarà, fratelli, cosa sarà trovarsi in quella città quando il semplice parlarne procura tanto godimento?
A questa vita futura dobbiamo preparare il cuore: e chiunque prepara il cuore alla vita eterna disprezza la vita presente con tutto ciò che offre.
E il disprezzo della vita presente dona tranquillità nell'attendere quel giorno che il Signore con accenti terribili ci comandò d'aspettare.
Il presente salmo parla e canta della vita futura; il Vangelo al contrario ci intimorisce nei riguardi della vita presente.
Il salmo alimenta l'amore per la vita futura; il Vangelo alimenta il timore per la presente.
Non che la Scrittura del Nuovo Testamento ometta di parlare delle delizie che ci attende nell'al di là, specialmente in certi libri dove quel che si propone alla nostra comprensione non è presentato nascosto da un velo ma ogni cosa è manifesta, al segno che serva a far comprendere anche ciò che prima era oscuro.
Ecco cosa ci raccomanda il Vangelo. Badate - dice - al giorno della fine, al giorno del ritorno del figlio dell'uomo. ( Mt 24,42 )
Quel giorno faranno un cattivo incontro coloro che adesso sono sicuri, sono cioè sicuri di una falsa sicurezza: si credono sicuri assecondando le loro voglie mondane, mentre dovrebbero essere sicuri per averle domate.
A quella stessa vita, poi, ci ha preparati l'Apostolo con le parole che poc'anzi ho ricordato.
Quanto al resto, fratelli, il tempo è breve.
Sicché d'ora in poi quelli che hanno moglie vivano come se non l'avessero, quelli che comprano come se non comprassero, quelli che godono come se non godessero, quelli che piangono come se non piangessero, quelli che usano di questo mondo come se non ne usassero, perché passa la figura di questo mondo.
Vorrei che voi foste senza preoccupazione. ( 1 Cor 7,29-32 )
L'uomo che fa consistere ogni suo godimento e felicità nel mangiare, nel bere, nell'andare a nozze, nel comprare e nel vendere, o nel servirsi di quanto offre il mondo presente è certo anche lui senza preoccupazioni, ma è fuori dell'arca.
Guai a lui quando verrà il diluvio! All'altro estremo c'è colui che mangia, beve e compie ogni sua azione facendo tutto a gloria di Dio. ( 1 Cor 10,31 )
Se gli sopravviene della tristezza per cose terrene, piange ma seguitando a godere interiormente.
Se dalle cose terrene gli deriva qualche gioia, gode certo, ma temendo interiormente nello spirito: non si abbandonerà alla felicità che lo corrompe né si lascerà abbattere dall'avversità.
Ciò significano le parole: piangere come chi non piange e godere come chi non gode.
Pertanto, uno che ha moglie per adeguarsi alla di lei immaturità spirituale rende il debito [ coniugale ] ma non lo pretende; ovvero, se ha preso moglie perché spintovi dalla sua immaturità [ spirituale ], si rammarica per non essere stato capace di restare senza moglie, non si ringalluzzisce per averla presa.
Così colui che vende sa che, anche se avesse conservato [ le sue proprietà ], non ne sarebbe divenuto felice; e colui che compra sa che la roba comprata passa.
Pertanto, quelle cose possedute, anche se abbondanti, anche se strabocchevoli, non fa affidamento, ma di ciò che ha si serve per compiere opere di misericordia con chi non ne ha, per ricevere lui stesso dal Padrone di tutto le cose che gli mancano.
Una persona di questo genere aspetta con tranquillità l'ultimo giorno, poiché non si trova fuori dell'arca: è annoverato fra i pezzi di legno esenti da imputridimento con i quali viene costruita l'arca. ( Gen 6,14 )
Non abbia quindi paura del Signore che viene, ma lo speri e lo desideri: per lui infatti verrà non per infliggere le pene ma per metter fine alle noie.
Tutto questo però si consegue attraverso il desiderio che si nutre per quella città.
In altre parole l'esortazione evangelica si attua attraverso il desiderio di quella città alla quale il salmo inneggia: per cui Vangelo e inno nel nostro caso sono in perfetta consonanza.
Ascoltiamo ora qual sia la città cantata dal salmo. Ascoltiamo e cantiamo.
E la gioia che proviamo all'udire le parole del salmo è già un cantico al nostro Dio.
Non
cantiamo infatti solamente quando con la voce e le labbra pronunziamo il cantico; anche all'interno c'è un
cantico, come all'interno
sono rivolti gli orecchi di Qualcuno. Cantiamo con la voce per animare noi
stessi: cantiamo col cuore per
piacere a lui.
Il salmo s'intitola: Di Aggeo e di Zaccaria.
Aggeo e Zaccaria furono profeti, che svolsero la loro missione profetica durante la cattività subita da quella Gerusalemme che qui in terra fu simbolo di un'altra città, la Gerusalemme celeste.
Trovandosi a Babilonia, dove erano stati deportati gli ebrei di Gerusalemme, questi profeti predissero la ricostruzione di Gerusalemme, predissero che, liberato il popolo dalla prigionia e restaurata l'antica Gerusalemme, sarebbe sorta una città [ totalmente ] nuova. ( Esd 5,1; Esd 6,14 )
Noi siamo convinti d'essere in cattività: basta che riconosciamo la nostra condizione di pellegrini.
In questo mondo infatti, fra tante prove e fra tanta congerie di scandali, noi siamo in certo qual modo in cattività e ne gemiamo.
Ma saremo risollevati: ci si preannunzia una città nuova, che sarà simile [ alla precedente ].
In effetti, dopo l'attività di questi profeti, gli eventi anche storicamente si svolsero in modo tale che già allora diventò palese tutto quello che costituiva l'immagine e i suoi sviluppi.
La città di Gerusalemme fu restaurata dopo settanta anni di esilio.
Parlando di settanta anni, il profeta Geremia, proprio con l'uso del famoso numero sette, designa la totalità del tempo presente che vola.
I nostri giorni infatti, come sapete, si snodano di sette in sette: così vanno via e così tornano.
Settant'anni dopo la profezia di Geremia, dunque, iniziò la ricostruzione di Gerusalemme, ( Ger 25,12; Ger 29,10 ) e anche in questo accadde che si nascondesse un simbolismo o una prefigurazione di realtà future.
Ci si prefigurava che, al termine di tutto il tempo presente, che vola via al ritmo di sette giorni per sette giorni, sarebbe sorta, in un solo giorno, la nostra città [ di Gerusalemme ], quando si sarebbe stati nell'eternità.
Effettivamente, in quella dimora il tempo non scorre, né chi vi dimora è instabile.
Questa città vedevano nello Spirito i profeti.
Guardavano l'altra, ma parlavano di questa; parlando dell'una dicevano cose che orientavano all'altra.
Comunque, tutto quello che accadeva nell'ordine temporale, conforme ai moti cui sono soggetti i corpi ovvero commensurato alle azioni dell'uomo, tutto era segno e rappresentazione di realtà future.
Ascoltiamo come venga cantata quella città ed eleviamo il cuore a lei.
Lo Spirito di Dio ce la elogia con molta enfasi e ce ne infonde l'amore, affinché sospiriamo per lei, gemiamo durante il nostro peregrinare e desideriamo di giungervi.
Amiamola, dunque, poiché amarla è già un procedere [ verso di lei ].
Ecco, amiamola conforme ci è suggerito dalla bocca santa del profeta e dallo Spirito di Dio, che dice: Loda in coro, Gerusalemme, il Signore.
Coloro che ancora sono prigionieri vedono tutti quei greggi, anzi quell'unico gregge formato da tutti i cittadini raccolti da ogni dove e già entrati in quella città.
Vedono la gioia di tutta quella moltitudine: dopo essere stata stritolata, vagliata, ormai è introdotta nel granaio, né teme più alcun male né soffre più alcuno stento o molestia.
Soggiornando in questo mondo e vivendo sotto il peso della tribolazione, ne anticipano il gaudio nella speranza e anelano verso di lei, congiungendo in certo qual modo il loro cuore con gli angeli di Dio e con quel popolo dell'avvenire col quale condividerà il godimento eterno.
Loda in coro, Gerusalemme, il Signore.
Cosa infatti dovrai fare, o Gerusalemme? Passeranno certo la fatica e il gemito.
E allora cosa farai? Arerai, seminerai, pianterai vigneti, navigherai, ti darai alle varie faccende?
Cosa farai? Ti dovrai ancora dedicare a quelle opere buone che provengono dalla misericordia?
Considera la moltitudine che ti compone, considera da ogni lato la tua società.
Vedi se ci sia qualche affamato cui debba dare il pane, o qualche assetato al quale debba stendere un bicchiere d'acqua fresca.
Vedi se ci sia qualche pellegrino che debba ospitare, o qualche malato che debba visitare, o qualche rissoso che debba mettere d'accordo [ con l'avversario ], o qualche morto da seppellire. ( Mt 25,35-36 )
Cosa farai, allora? Loda in coro, Gerusalemme, il Signore.
Ecco, questa sarà la tua occupazione.
Come si è soliti scrivere nei titoli: Servitene felicemente, [ così qui è detto ]: Loda in coro, Gerusalemme, il Signore.
Siate voi stessi Gerusalemme, e ricordate come di certuni è stato detto: Signore, nella tua città ridurrai al nulla l'immagine di costoro. ( Sal 73,20 )
Sono coloro che ora godono di vanità mondane: fra questi, tutti coloro che oggi non sono venuti perché c'è spettacolo gratuito.
A chi giovano questi spettacoli gratuiti? A chi procurano danno?
Chi sono i promotori di questi spettacoli? ovvero in che senso danneggiano?
Sono infatti danneggiati non solamente coloro che li organizzano, ma anche, e di più, coloro che li frequentano con gusto.
Gli uni se ne vedono svuotata la cassaforte, gli altri si ritrovano col cuore spoglio delle ricchezze della giustizia.
Piangono di frequente gli organizzatori vedendosi costretti a vendere le proprie ville: quanto più non debbono piangere i peccatori vedendo esposte alla perdizione le proprie anime!
O che gridava proprio per questo il Signore quando domenica scorsa ci diceva di vegliare: perché oggi si partecipasse a una veglia di tal sorta?
Vi scongiuro, o cittadini di Gerusalemme! Vi scongiuro per la pace di Gerusalemme, in nome del Redentore, dell'Architetto, del Re di Gerusalemme, a supplicare Dio per loro.
Constatino, tocchino con mano che vaneggiano e, per quanto profondamente assorbiti da quegli spettacoli, che a loro piacciono tanto, una buona volta guardino dentro se stessi e ne provino disgusto.
In molti questo è avvenuto e noi ne godiamo.
Ci fu anzi un tempo in cui noi stessi, persa la testa sedemmo al circo; e, così almeno pensiamo, molti che ora sono là seduti diverranno non solo cristiani ma anche vescovi!
Da quanto è avvenuto in passato tentiamo congetture per l'avvenire.
Dalle cose già successe ci permettiamo preconizzare ciò che Dio farà in seguito.
Siano ferventi le nostre preghiere! Non sarà inutile, fratelli, il vostro gemere.
Quando gli scampati si mettono a pregare per quelli che sono in pericolo, siccome anche loro hanno esperimentato il pericolo, sono certamente esauditi.
E così Dio sottrarrà il suo popolo alla cattività babilonese, lo redimerà integralmente e lo salverà: e si completerà il numero dei santi che recano impressa l'immagine di Dio.
Non saranno lassù quei tali di cui Dio, disprezzandone la condizione, annienterà l'immagine nella sua città, perché essi dal canto loro hanno distrutto l'immagine di lui nella loro città, cioè in Babilonia.
Quello [ lassù ] sarà il popolo che loda il Signore previsto in questo salmo dallo Spirito profetico, il quale ci esorta ad esultare nella speranza e a desiderare il possesso reale.
Loda in coro, Gerusalemme, il Signore; loda, Sion, il tuo Dio.
Loda in coro, poiché sei composta da molte persone; loda perché sei diventata una realtà unica.
Lo dice l'Apostolo: Noi, pur essendo molti, siamo uno solo in Cristo Gesù. ( 1 Cor 10,17 )
Essendo molti, lodiamo in coro; essendo uno, eleviamo un'unica lode.
I molti sono la stessa cosa che l'uno, perché colui nel quale siamo uno è una sola persona.
Perché, dice questa Gerusalemme, loderò in coro il Signore e loderò il mio Dio io Sion?
Sion è lo stesso che Gerusalemme. Vari i motivi per cui ha due nomi.
Gerusalemme significa visione di pace, Sion contemplazione.
Osservate se questi due nomi non significhino qualcosa che richiami lo spettacolo, per cui i pagani non hanno da pensare che loro hanno gli spettacoli e noi no.
Ecco svuotarsi il teatro o l'anfiteatro: da quella bolgia viene vomitata fuori una moltitudine di gente rovinata.
Conservano in cuore le immagini delle loro vanità, continuano a pascere la loro memoria con cose non soltanto inutili ma anche nocive e godono per quanto, sebbene pestilenziale, v'è in esse di dolce.
Succede, e di frequente, che s'imbattono in dei servi di Dio.
Li riconoscono dal modo di vestire o di coprirsi il capo, o li conoscono personalmente, e dentro di sé dicono: Oh, come sono miseri costoro!
Quante cose perdono! Fratelli, preghiamo per loro il Signore, affinché ricompensi la benevolenza con la quale stimano il bene da noi posseduto.
Essi ci vogliono bene; tuttavia, colui che ama l'iniquità odia la sua anima. ( Sal 11,6 )
Ma se odia la sua anima, come potrà amare la mia?
Sta però di fatto che essi, con una benevolenza malintesa e vacua e vana ( seppure è da chiamarsi benevolenza ), si rammaricano che noi restiamo privi delle cose che essi amano.
Preghiamo per loro affinché non restino privati delle cose che amiamo noi.
Osservate quale Gerusalemme esorti [ il salmo ] alla lode o meglio preveda pronta a lodare.
Non occorrerà infatti che intervenga la voce profetica per incoraggiare o ravvivare le lodi di quella città allorquando vedremo e ameremo e loderemo; ma i profeti ce lo dicono adesso per estinguere, quanto è consentito a chi vive nella carne, la sete che abbiamo dei godimenti futuri.
Eruttando le loro parole nelle nostre orecchie ci spronano all'amore di quella città.
Siamo dunque ferventi di desiderio, non pigri spiritualmente.
Osservate poi quale sia la Gerusalemme che, a detta del salmo, loderà Dio e quale il motivo per cui lo loderà: [ vi riscontrerete ] la perfetta beatitudine.
Dice: Loda in coro, Gerusalemme il Signore; loda, Sion, il tuo Dio.
E come se gli chiedesse: Come potrò lodar[ lo ] con tranquillità? gli risponde: Poiché ha rafforzato le spranghe delle tue porte.
State attenti, miei fratelli. Dice: Ha rafforzato le spranghe delle tue porte.
Il rafforzamento delle spranghe non lo si predica di porte aperte ma chiuse; tant'è vero che alcuni codici leggono: Ha rafforzato le serrature delle tue porte.
Mi presti attenzione la vostra Carità.
Dice che a lodare il Signore sarà la Gerusalemme ormai chiusa.
Loda in coro, Gerusalemme, il Signore; loda, Sion, il tuo Dio.
Ora lodiamo, in coro, individualmente, ma comunque in mezzo agli scandali.
Ora entrano molti che noi non vorremmo; come molti, sebbene noi non vorremmo, escono fuori.
Da ciò i frequenti scandali, di cui la Verità diceva: E poiché ha abbondato l'iniquità, si raffredda la carità di molti. ( Mt 24,12 )
Sono a causa di quelli che entrano senza che noi possiamo vagliare fino in fondo e a causa di quelli che escono senza che noi riusciamo a trattenere.
Perché questo? Perché non s'è ancora raggiunta la perfezione, né la beatitudine.
Perché questo? Perché si è ancora sull'aia, non dentro al granaio.
Allora però cosa ci sarà se non l'assenza del timore che capitino di queste cose?
Loda in coro, Gerusalemme, il Signore; loda, Sion, il tuo Dio; poiché ha rafforzato le spranghe delle tue porte.
Ha rafforzato, dice, non soltanto: Ha posto. Ha rafforzato le spranghe delle tue porte.
Nessuno uscirà, nessuno entrerà.
Godiamo perché nessuno potrà più uscire; temiamo, perché nessuno potrà più entrare.
Anzi, nemmeno questo dovrai temere.
Sono infatti, queste, parole che verranno dette quando sarai entrato: sii soltanto del numero di quelle vergini che portarono con sé l'olio. ( Mt 25,4 )
Quelle vergini raffigurano le anime.
Non erano infatti cinque matematicamente, ma in quelle cinque ne sono raffigurate migliaia.
Nel numero cinque, debbono comprendersi numerose migliaia, né di sole donne ma anche di uomini.
Se l'uno e l'altro sesso è chiamato con nome femminile, è perché si ha in mente la Chiesa, e la Chiesa, formata da persone di ambo i sessi, è chiamata vergine.
Vi ho fidanzati ad un solo uomo, per presentarvi a Cristo come una vergine pura. ( 2 Cor 11,2 )
Di pochi è la verginità in senso fisico, di tutti dev'essere la verginità del cuore.
La verginità fisica è il corpo intatto, la verginità del cuore è la fede incorrotta.
Tutta la Chiesa quindi è detta vergine e, con nome maschile, si chiama popolo di Dio.
Questo popolo di Dio comprende persone dei due sessi, e costituisce un unico popolo e una sola Chiesa e un'unica colomba.
In questa verginità sono comprese innumerevoli migliaia di santi.
Le cinque vergini pertanto rappresentano tutte le anime che entreranno nel regno di Dio.
Né è senza motivo l'uso del numero cinque, in quanto cinque sono i sensi del corpo, a tutti noti.
Cinque sono le porte per cui le cose attraverso il corpo entrano nell'anima.
Ciò che potresti desiderare in modo disordinato entra o per gli occhi o per gli orecchi o per l'odorato o per il gusto o per il tatto.
Chiunque non avrà lasciato libero l'ingresso alla corruzione per nessuna di queste cinque porte sarà computato nel numero delle cinque vergini.
Si accorda l'ingresso alla corruzione consentendo ai cattivi desideri.
Quel che sia lecito e quel che non lo sia, lo dicono ad ogni pagina i libri della Scrittura.
Tu pertanto devi essere fra quelle cinque vergini; e allora non temerai le parole: Nessuno ha da entrare.
Questo infatti è detto [ nella Scrittura ] e verrà anche fatto, ma dopo che tu sarai entrato; nessuno chiuderà la porta in faccia a te.
Solo dopo il tuo ingresso saranno chiuse le porte di Gerusalemme e rafforzate le spranghe delle sue porte.
Quanto a te, rimarrai fuori a bussare inutilmente se non ti sarai interessato d'essere vergine di cuore o, se sarai stato vergine, lo sarai stato fra le vergini stolte.
Chi sono le vergini stolte? Sono anch'esse cinque, e chi sono esse se non anime che hanno la continenza della carne ed evitano tutte le corruttele provenienti dai sensi, di cui or ora ho fatto l'elenco?
Evitano dunque le corruttele, da qualunque parte provengono, ma non racchiudono dentro la propria coscienza il loro bene che dovrebbero riservare agli occhi di Dio.
Con la loro continenza vogliono compiacere la gente e si adeguano supine al giudizio altrui.
Vanno a caccia dei favori popolari.
Mentre ci tengono ad essere stimate da chi le osserva, si sottovalutano di fronte a se stesse: non si appagano della propria coscienza.
È chiaro che non portano con sé l'olio: il quale olio è la facoltà di gloriarsi, in quanto esso fornisce lucentezza e splendore.
Ma cosa dice l'Apostolo? Osserva le vergini sante che portano con sé l'olio.
Ciascuno esamini il suo operato e allora troverà solo in sé e non negli altri il motivo di gloriarsi. ( Gal 6,4 )
Queste sono le vergini sagge.
Le stolte viceversa accendono le proprie lampade: le loro opere sembrano splendere, ma verranno meno e, non nutrite dell'olio interiore, si spegneranno.
Mentre lo sposo tarda, tutti si addormentano, in quanto gli uomini dell'una e dell'altra categoria si addormentano al momento della morte.
Tanto fra le vergini stolte quanto fra le sapienti, tardando lo sposo a venire c'è chi muore di questa morte corporale e visibile, che, com'è noto a tutti i cristiani, la Scrittura considera un sonno.
Parlando di certi infermi, l'Apostolo dice: Per questo vi sono fra di voi molti ammalati e infermi e parecchi dormono. ( 1 Cor 11,30 )
Dice: " Dormono " a posto di " muoiono ".
Ma ecco, verrà lo sposo: e tutti risorgeranno, sebbene non tutti entreranno [ nella sala del banchetto ].
Verranno a mancare le opere alle vergini stolte, che non avranno l'olio della coscienza.
Né esse troveranno dove comprarlo, poiché chi di solito loro lo vendeva erano adulatori.
Sono infatti di schernitori, non di invidiosi, le parole: Andate a comprarvelo. ( Mt 25,9 )
Le stolte avevano chiesto olio alle sagge dicendo: Dateci dell'olio perché le nostre lampade si spengono. ( Mt 25,8 )
E le sagge cosa risposero? No, altrimenti mancherà a noi e a voi: andate piuttosto dai venditori e compratevelo. ( Mt 25,9 )
Era un richiamare alla loro mente [ una realtà e cioè ]: Cosa vi giovano adesso tutti coloro da cui compravate l'adulazione?
Dice: E mentre quelle andavano, le altre entrarono e la porta fu chiusa. ( Mt 25,10 )
Mentre si allontanano col cuore, mentre ripensano a tali cose, mentre si distraggono dal tendere alla meta e volgendosi indietro ricordano i loro meriti, vanno, per così dire, dai rivenditori; ma non trovano più gente che le favorisca, né gente che le lodi, loro che prima erano solite sentirsi lodare e quasi spingere alle opere buone.
Chi le muoveva però [ all'azione ] non era la forza della coscienza retta ma l'incoraggiamento della lingua altrui.
Anche le parole: Che altrimenti mancherà a noi, ( Mt 25,9 ) sono state dette con una profonda penetrazione di umiltà.
Difatti l'olio che rechiamo nella coscienza è il giudizio che noi diamo di noi stessi e su come siamo: ed è difficile dare un giudizio perfetto sul conto di noi stessi.
Miei fratelli, anche ammesso che uno abbia fatto tutti i progressi possibili, che si sia proteso al massimo verso le cose anteriori dimenticando ciò che gli sta dietro, ( Fil 3,13 ) se costui dicesse: Va bene! ecco allora venir fuori la norma dai segreti penetrali di Dio: lo squadrerebbe sino all'ultima minuzia; e chi potrebbe gloriarsi d'avere casto il cuore? chi gloriarsi d'essere esente da peccato? ( Pr 20,9 )
Ma cosa dice la Scrittura? Il giudizio sarà senza misericordia per chi non ha avuto misericordia. ( Gc 2,13 )
Per quanto avrai progredito, la tua speranza si baserà sempre sulla misericordia.
Se infatti interverrà la giustizia senza la misericordia, troverà in ogni uomo materia di condanna.
Qual è invece la Scrittura che ci consola? Quel passo ove ci si esorta a usare la misericordia, dando con larghezza e con la massima frequenza possibile ciò che abbiamo in sovrappiù.
E molte sono le cose superflue, se volessimo tenere per noi soltanto lo stretto necessario; se invece andiamo a caccia anche delle cose insignificanti, nulla mai ci basterà.
Fratelli, cercate ciò che è sufficiente per [ la realizzazione del ]l'opera di Dio, non ciò che appaghi la vostra cupidigia: la quale non è opera di Dio.
La vostra persona, il vostro corpo, la vostra anima: tutto questo è opera di Dio.
Indaga cosa sia a questo proposito necessario, e troverai che si tratta di ben poche cose.
A quella vedova bastarono due soldi per compiere un'opera di misericordia, bastarono due soldi per acquistarsi il regno di Dio. ( Mc 12,42 )
Che cosa invece non si richiede all'organizzatore dei giochi circensi per vestire tante volte i gladiatori che combatteranno nelle gare venatorie?
Notate quindi come non soltanto sono poche le cose a voi necessarie, ma nemmeno Dio ve ne domanda una gran quantità.
Esamina quante cose ti ha date e da quelle togli quel che è a te indispensabile: il resto, quel che ti rimane di superfluo, è necessario agli altri.
Il superfluo dei ricchi [ è ] necessario ai poveri.
Quando si posseggono cose superflue si posseggono cose che [ di diritto ] spettano agli altri.
Ti dedicherai quindi a queste opere di misericordia e soprattutto a quella, che non costa nulla, di rimettere [ i debiti ] come noi vogliamo siano rimessi a noi. ( Mt 6,12 )
Facendo così non distribuirai altro se non la carità la quale più ne spandi e più cresce.
Compirai con fervore queste opere buone, le opere di misericordia, le quali, come abbiamo detto sopra, non si dovranno più compiere nell'altra vita, in quanto non ci sarà alcun misero che abbia bisogno di misericordia.
Se le avrai compiute, aspetterai con animo sereno il giudizio: sereno non per la tua giustizia ma per la misericordia di Dio, avendo anche tu da parte tua elargito misericordia.
Dice: Il giudizio sarà senza misericordia per chi non ha avuto misericordia: ma la misericordia trionfa sul giudizio. ( Gc 2,13 )
Non crediate, fratelli, che egli non sarà giusto, se allora non ci tratterà con misericordia né che si allontanerà dalla norma della sua giustizia.
È giusto quando danna; è giusto quando usa misericordia.
Cosa c'è infatti di più giusto che non l'usare misericordia con chi già ne ha usata?
Cosa c'è di più giusto che rimisurare a voi con quella stessa misura con cui voi avete misurato? ( Mt 7,2 )
Da' al fratello bisognoso. A qual fratello? A Cristo.
Se dunque dando al fratello dài a Cristo, dando a Cristo dài a Dio, poiché egli è al di sopra di tutti gli esseri [ Dio ] benedetto nei secoli. ( Rm 9,5 )
Dio ha voluto aver bisogno di te e tu ricuserai di stendergli la mano?
Tu certamente stendi la mano ogni qual volta presenti a Dio le tue richieste.
Ebbene, ascolta la Scrittura: Non sia la tua mano pronta a ricevere e restia a dare. ( Sir 4,31 )
Dio vuole che gli si facciano delle elargizioni con ciò che ti ha dato.
C'è infatti qualcosa che tu doni al prossimo che egli non l'abbia donato a te?
Hai tu forse qualcosa che non l'abbia ricevuto? ( 1 Cor 4,7 )
Ovvero, quando tu dài qualcosa, non dico a Dio ma a un qualsiasi uomo, è proprio roba tua quello che dài?
Dài della roba appartenente a colui che ti comanda di dare.
Sii un generoso dispensiere, non un usurpatore.
Se agirai così e animato da sincera umiltà dirai a proposito di quell'olio: No, altrimenti mancherà a noi, ( Mt 25,9 ) entrerai e, dopo, la porta verrà chiusa.
Ascolta queste stesse cose dette dall'Apostolo: A me non importa affatto di essere giudicato da voi. ( 1 Cor 4,3 )
Come infatti potete ergervi a giudici della mia coscienza?
Come sindacare con che spirito faccio quel che faccio?
In che misura è dato a un uomo giudicare un altro uomo?
Più di qualunque altro, ciascuno è in grado di giudicarsi, ma Dio sa giudicare ogni uomo più di quanto non sia ciascuno in grado di giudicare se stesso.
In conclusione, se sarai così entrerai, sarai del numero delle cinque vergini sagge, mentre le altre, le cinque stolte, saranno escluse.
Così infatti leggi nel Vangelo. Sarà chiusa la porta e loro, in piedi, insisteranno a gridare: Aprici; ma non verrà loro aperto.
Poiché ha rafforzato le spranghe delle tue porte.
Dice: Ha rafforzato le spranghe delle tue porte. Sta' tranquilla, loda tranquilla, loda senza fine.
Le tue porte sono chiuse da sbarre robuste. Nessun amico uscirà, né entrerà alcun nemico.
Ha rafforzato le spranghe delle tue porte.
14 - Ha benedetto i tuoi figli in te. Non gironzolano fuori, non vanno pellegrini.
Godono dentro, dentro lodano e ricevono benedizioni.
Dentro non partoriscono perché a quell'epoca non dovrà esser più generato alcuno.
Sono figli, sono santi. Questi figli santi che con gioia lodano [ Dio ] sono stati partoriti e generati dalla carità, che ha fatto loro da madre, e sono rinchiusi dalla carità che li tiene [ tutti ] raccolti.
Ascolta come la carità li partorisce.
È la carità di cui era animato l'apostolo Paolo, che verso i suoi figli aveva un cuore non solo paterno ma anche materno, e diceva: Figli miei, che di nuovo partorisco. ( Gal 4,19 )
Quando Paolo li partoriva, li partoriva la carità; quando li partoriva la carità, li partoriva lo Spirito di Dio.
Difatti la carità di Dio è diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci è stato dato. ( Rm 5,5 )
Raccolga dunque [ la carità ] quelli che ha partoriti e generati.
Adesso questi figli sono dentro, stanno al sicuro.
Dal nido del timore sono volati via, sono volati verso il cielo, verso l'eternità.
Non temono più alcun male temporale.
Ha benedetto i tuoi figli in te. Chi? Colui che ha posto la pace nei tuoi confini.
Come avete tutti gridato di gioia! Amatela dunque, fratelli miei.
Ci rallegriamo vivamente tutte le volte che l'amore per la pace strappa grida al vostro cuore.
Ma come ha potuto deliziarvi a tal segno?
Non avevo detto nulla, non avevo esposto nulla: avevo semplicemente citato un verso e voi avete gridato.
Che cosa ha in voi gridato? L'amore per la pace.
Cosa io ho mostrato ai vostri occhi? Ovvero, per qual motivo vi succede di gridare se non perché [ la ] amate?
E come fate ad amarla se non [ la ] vedete?
La pace è una realtà invisibile, e qual occhio può vederla sicché ne segua l'amore?
Eppure non avreste applaudito verso di lei se non l'aveste amata.
Sono questi gli spettacoli di realtà invisibili che ci offre Dio.
Di quanta bellezza non ha colpito il vostro cuore l'idea della pace!
E cosa potrò io aggiungere in tema di pace o a lode della pace?
Il vostro fervore ha prevenuto ogni mia parola: non lo riempio, non sono in grado, sono troppo debole.
Rimandiamo le lodi della pace a quando saremo in quella patria della pace.
Là potremo lodarla con maggiore capacità dove con maggiore capacità la possederemo.
Se così la amiamo adesso che in noi è allo stadio iniziale, quanto la loderemo quando sarà perfetta?
Intanto vi dico questo, o figli diletti, o figli del regno, o cittadini di Gerusalemme: che in Gerusalemme ci sarà la visione della pace, e tutti coloro che amano la pace saranno benedetti in quella città.
Essi entreranno quando le porte verranno chiuse e le spranghe rafforzate.
Orbene, cercate e desiderate sempre questa pace che, appena vi è stata nominata s'è visto quanto l'amiate e teniate cara.
Abbiate a cuore la pace in casa, nel lavoro, con la moglie, con i figli, con i servi, con gli amici e con i nemici.
Questa pace gli eretici non la posseggono.
Cosa si propone la pace al presente, nelle incertezze della nostra vita terrena, mentre dura il pellegrinaggio della nostra condizione mortale, mentre non c'è chi sia completamente svelato all'altro, essendo tutti nell'impossibilità di vedere il cuore altrui?
Cosa si propone la pace? Non giudica ciò che è incerto, non afferma con ostinazione ciò che non conosce; nei riguardi altrui è più incline a pensar bene che non ad avanzare sospetti temerari.
Non si dispiace molto quando sbaglia attribuendo il bene anche a chi è cattivo; si dispiace come di un danno grave quando per caso le succede di attribuire il male a chi è buono.
Io non so che sorta di persona sia quel tale: ma cosa ci rimetto a crederlo buono?
Nell'incertezza, ti è lecito usar cautele perché potrebbe esser davvero cattivo, ma non ti è lecito condannarlo senza appello, come se davvero lo fosse.
Questo comanda la pace. Dice: Cerca la pace e seguila. ( Sal 34,15 )
L'eresia che norme dà? Condanna chi non conosce, condanna il mondo intero.
Tutto il mondo è andato in malora, non c'è più un cristiano, è rimasta soltanto l'Africa.
Hai giudicato proprio bene! Ma qual è il tribunale dall'alto del quale tu emetti la sentenza contro tutto l'universo?
In qual foro ti è stato davanti tutto il mondo?
Non pretendo che si creda a me, ma nemmeno a te: a Cristo si deve credere; si deve credere allo Spirito di Dio che ha parlato per mezzo dei profeti; si deve credere alla legge di Mosè.
Cosa ebbe a dire Mosè nei riguardi di questi nostri tempi che egli vedeva futuri?
Ad Abramo fu detto: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti. ( Gen 22,18 )
Dubiti forse chi sia la discendenza di Abramo? Suppongo che, quando te l'avrà spiegato l'Apostolo, non dubiterai più.
Ovvero, se dubiti anche dell'Apostolo, con che mira vai ripetendo le parole: Pace, pace e non c'è pace? ( Ger 6,14 )
Ma l'Apostolo cosa dice? Le promesse furono fatte ad Abramo e alla sua discendenza.
Non dice: Alle discendenze, come se si trattasse di molte, ma come di una sola: E alla tua discendenza, che è Cristo. ( Gal 3,16 )
Ecco, tante migliaia di anni prima era stato detto ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti.
Ciò che a lui fu detto migliaia di anni prima e da lui soltanto creduto, ora noi lo constatiamo già verificato.
Ne leggiamo, lo vediamo con gli occhi, e tu, avanzando per vie traverse, opponi resistenza.
Cosa dici? Prova a non crederci!
A chi? Allo Spirito di Dio? a Dio che parla ad Abramo? E a chi dovrò io credere? a te?
Tu rispondi: Non dico questo. Non dici questo? non dici: Credi a me e non allo Spirito di Dio e a Dio che parla ad Abramo?
Ma allora cos'è quel che mi vieni a dire? Quel tale consegnò [ i sacri libri ] e li consegnò quell'altro.
Sono cose queste, che desumi dal Vangelo, o dall'Apostolo, o dai profeti?
Passa in rassegna tutte le Scritture! da quelle leggimi qualcosa di questo genere, poiché a quelle io credo, a te non credo.
Dove leggerai [ qualcosa in tuo favore ]? Ripiglia: Così m'ha riferito mio padre, così mio nonno, così mio fratello, così il mio vescovo.
Ma ad Abramo l'ha detto Dio: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti. ( Gen 22,18 )
Un sol uomo ascolta e crede, e dopo molti secoli la cosa si avvera in molti.
Quando fu detta fu anche creduta; adesso che s'è avverata, la si metterà in dubbio?
Così disse Mosè; ma dicano qualcosa anche i profeti.
Osserva lo scambio che ha portato al nostro riscatto.
Cristo pende sulla croce: guarda qual prezzo sborsa per il riscatto e così vedrai cos'abbia riscattato.
Sta per acquistare qualcosa: di che si tratti, non lo sai ancora.
Guarda, guarda al prezzo e vedrai di che si tratta.
Versò il sangue e col suo sangue operò il riscatto: riscattò al prezzo del sangue dell'Agnello immacolato, riscattò al prezzo, del sangue del Figlio unigenito di Dio.
Cosa sarà stato comprato mediante il sangue dell'unico Figlio di Dio?
Osserva ancora questo prezzo.
Prima che la cosa avvenisse, ebbe a dire il profeta: Hanno forato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa. ( Sal 22,18 )
O Cristo, vedo un gran prezzo! Fammi vedere cosa ci hai comprato.
Tutti i confini della terra penseranno al Signore e a lui ritorneranno. ( Sal 22,28 )
In un unico e medesimo salmo trovo il compratore, il prezzo e l'oggetto acquistato.
Il compratore è Cristo; prezzo è il sangue, acquisto l'universo.
Ascoltiamo direttamente gli accenti dei profeti, che contrastano con l'insegnamento degli eretici attaccabrighe.
Ecco il possedimento del mio Signore.
Nel salmo leggo il titolo legale: Tutti i confini della terra penseranno al Signore e a lui ritorneranno, e adoreranno alla sua presenza tutte le famiglie delle genti.
Nota inoltre com'egli contenda [ contro gli avversari ] in difesa del suo diritto: Poiché suo è il regno ed egli dominerà le genti. ( Sal 22,29 )
Il compratore è Cristo, lui in persona; l'apostata è Donato.
Lo adoreranno … Giustissimo! Adoreranno alla sua presenza tutte le famiglie delle genti.
Perché " giustissimo "? Poiché del Signore è il regno ed egli dominerà le genti.
Così ha detto Mosè, così i profeti, così migliaia e migliaia di altri [ testi ].
Chi sarebbe in grado d'elencare tutte le testimonianze a favore della Chiesa diffusa in tutto il mondo?
Chi? Non sono così numerose le eresie sorte contro la Chiesa quanto sono numerosi gli attestati della legge in favore della Chiesa.
In quale pagina non risuona questa verità? Qual versetto non ne parla?
Tutto grida a favore dell'unità [ del popolo ] del Signore, avendo egli posto la pace come confine di Gerusalemme.
Tu, eretico, abbai contro tutto questo! Molto a proposito in quella città vengono pronunziate le parole scritte nel libro dell'Apocalisse: Fuori i cani! ( Ap 22,15 )
Tu abbai contro tutto questo; ma, per tornare al punto di partenza come fai a sentenziare su tutto l'universo abitato?
Qual è il tuo tribunale? Naturalmente la presunzione del tuo cuore.
Tribunale ben alto, ma fatto a posta per sfasciarsi.
Così ha parlato Mosè, così hanno parlato i profeti; eppure non credono, e vogliono passare per cristiani!
Un ricco fra i tormenti dell'inferno desiderò una goccia d'acqua dal dito del povero che aveva disprezzato dinanzi alla porta della sua casa.
Ciò perché bruciava tra le fiamme. ( Lc 16,19-31 )
Ma siccome era impossibile dargli [ quell'acqua ] - poiché un giudizio senza misericordia ci sarà per chi non ha usato misericordia, ( Gc 2,13 ) - siccome [ dico ] era impossibile, egli disse ad Abramo: Padre Abramo, invia Lazzaro ai cinque fratelli che ho, perché riferisca loro ciò che io qui patisco affinché non vengano anch'essi in questo luogo di tormenti. ( Lc 16,24 )
Ma Abramo cosa rispose? Hanno là Mosè ed i profeti.
Al che l'altro: No, padre Abramo; ma se risorgerà qualcuno fra i morti, crederanno. ( Lc 16,29 )
Abramo però concluse: Se non ascoltano Mosè ed i profeti, non crederanno nemmeno se qualcuno tra i morti risorgerà. ( Lc 16,31 )
A proposito di chi diceva che hanno Mosè e i profeti?
Certamente di coloro che erano ancora in vita, che avevano ancora il tempo per ravvedersi, che non erano ancora scesi nel luogo dei tormenti.
Diceva: Là hanno chi ascoltare: Mosè ed i profeti.
Non credono ad essi; ma crederanno se risorgerà qualcuno fra i morti.
Se non ascoltano Mosè ed i Profeti non crederanno nemmeno se qualcuno fra i morti risorgerà.
Lo asserisce Abramo. E dove e da qual sede pronunzia Abramo la sua sentenza?
Egli si trova in un luogo altissimo, pieno di quiete e di felicità.
Lassù lo vide l'altro, che soffriva tra le fiamme, alzando i suoi occhi: quando nel suo seno, cioè nei suoi recessi, vide anche il povero esultante di felicità.
Da quella sede fu pronunziata tale sentenza.
E osserva da qual tribunale. Lassù abita Dio, in quanto Dio abita nei suoi santi.
Al riguardo, l'Apostolo animato da profondo desiderio dice: Desidero morire ed essere con Cristo, cosa di gran lunga migliore. ( Fil 1,23 )
E a quel ben noto ladrone fu detto: Oggi sarai con me in paradiso. ( Lc 23,43 )
Chi dunque pronunzia questa sentenza è il Signore che abita con Abramo e in Abramo: Hanno là Mosè e i profeti: se non li ascoltano, non crederanno nemmeno se qualcuno risorgerà tra i morti. ( Lc 16,31 )
O eretici, avete qui Mosè e i profeti.
Essendo ancora in vita voi potete ascoltare, emendarvi, e frenare la vostra antipatia.
Vi si concede ancora di possedere la verità.
Discutete fra voi se si debba prestare ascolto a Mosè e ai profeti, che hanno presentato testimonianze innumerevoli della loro fede mentre con i nostri occhi vediamo le cose procedere come da loro erano state predette.
Che dubbio avete per non credere ancora a Mosè e ai profeti? Cosa attendete per prestare ascolto?
Cercate forse quel qualcuno che dovrebbe risorgere dai morti, per vedere se anche lui vi ripeta le stesse cose nei riguardi della sua Chiesa?
Questo chiese quel ricco nell'inferno: che un morto venisse inviato ai suoi fratelli; ma fu rimproverato per questa sua richiesta.
Ai suoi fratelli sarebbero dovuti bastare Mosè e i profeti.
Egli richiese inutilmente una cosa affinché voi, ammaestrati dal suo esempio, non avanziate richieste inutili e tardive, e finiate come quel tale nei tormenti.
Ascoltate Mosè e i profeti. Cosa disse Mosè? Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti. ( Gen 22,18 )
E i profeti cosa dissero? Tutti i confini della terra penseranno al Signore e a lui ritorneranno. ( Sal 22,28 )
Oserai ancora dirmi: Oh! se risorgesse qualcuno dai morti; e: Io non crederò finché non sarà venuto qualcuno di fra i morti a confermarmelo?
O Signore, grazie alla tua misericordia!
Tu volesti morire perché ci fosse qualcuno che risuscitasse dai morti; e questo qualcuno non è un uomo qualsiasi ma la Verità: la Verità stessa è risuscitata dai morti.
Egli avrebbe insegnato la verità anche senza scendere negli inferi; tuttavia per ovviare alle dicerie di certuni, tanto ignoranti quanto maligni, ecco egli volle morire, volle risuscitare dai morti.
Cosa dici, o eretico? Cosa dici? Eccomi pronto ad ascoltarti: sono finiti tutti i tuoi sotterfugi.
Anche se volessi ripetere le parole di quel ricco che si trovava laggiù nell'inferno, ci sarebbe chi è risorto dai morti: Cristo.
Non ti degnerai di ascoltare nemmeno lui?
Ecco, forse è questo ciò che tu desideravi da vivo, divenendo col far ciò simile a quel ricco morto: ebbene, c'è chi è risuscitato dai morti.
Non è tuo padre né tuo nonno; non sono risorti nemmeno coloro che hanno infamato non so chi per la faccenda della consegna [ dei libri ]; ma ammettiamo che non sia stata un'accusa infamante ma la verità: vuoi sentire come a me non interessa niente?
Ascoltiamo insieme cosa abbia detto colui che è risuscitato dai morti.
Perché dilungarci ancora? Ascoltiamo! apriamo subito il Vangelo e leggiamo da quelle pagine ciò che è accaduto, quasi fosse un fatto attuale.
Poniamoci dinanzi agli occhi gli eventi del passato per stare in guardia circa il futuro.
Ecco, Cristo risuscitato dai morti si mostra ai discepoli.
Sono le sue nozze: egli è lo sposo, la Chiesa è la sposa.
Ecco, lo sposo che, a quanto si diceva, era morto, consunto, finito; eccolo risorgere, mostrarsi ai discepoli, farsi vedere, offrirsi ad essere toccato.
Toccarono le cicatrici, segno di ferite che non lasciavano adito alla speranza.
Si lasciò vedere dai loro occhi, toccare dalle loro mani.
Essi credevano di vedere un fantasma, tanto erano lontani da ogni speranza di salvezza, ma egli li esorta e li conferma nella fede: Toccate e vedete, perché lo spirito non ha carne né ossa come vedete ho io. ( Lc 24,39 )
Toccano, gioiscono, trepidano. E mentre ancora trepidavano per la gioia. ( Lc 24,41 )
È quel che trovi scritto. Anche se certe, le cose che procurano una gioia troppo grande si stenta a crederle.
Il dubbio sorto in uno che crede, per dir così, con maggior lentezza condisce la gioia di chi ha già acquisito [ la verità ].
Necessariamente l'uomo gode di più quando vede giungere ciò che ormai gli sembrava disperato.
E lui, per condire e aumentare la loro gioia, non volle farsi riconoscere immediatamente.
Chiuse gli occhi dei suoi discepoli: dico di quei due che, disperati, incontrò per via mentre discorrevano fra loro dicendo: E noi speravamo che egli stesse per redimere Israele. ( Lc 24,21 )
Lo avevano creduto; ora non lo credevano più.
Non era più con loro la speranza, ma era con loro Cristo.
Più tardi si manifestò ad essi e ridonò loro la speranza: lo disse dopo che l'ebbero riconosciuto allo spezzare del pane.
Quindi si rivelò anche agli altri discepoli, sebbene questi pensassero trattarsi di un fantasma.
Disse: Toccate e vedete perché lo spirito non ha carne né ossa come vedete ho io.
E mentre ancora trepidavano per la gioia disse: Avete qui qualcosa da mangiare? ( Lc 24,39-41 )
Prese benedisse mangiò e ne diede a loro.
Fu confermata autenticamente la realtà del corpo; fu eliminato ogni sospetto di falsità.
E poi cosa aggiunge? Non sapevate che occorreva fosse tutto adempiuto quel che è stato scritto di me nella legge di Mosè e nei profeti e nei salmi? ( Lc 24,44 )
Parlava così con gente che, certo, credeva a Mosè e ai profeti e riteneva per vero quel che Abramo aveva detto: Se non ascoltano Mosè e i profeti, non crederanno nemmeno se qualcuno risorgerà di fra i morti. ( Lc 16,31 )
Essendo dunque persone che credevano a Mosè e ai profeti, e non trovandosi fra loro chi meritasse il rimprovero mosso da Abramo, ascoltarono dirsi dal Signore: Non sapevate che occorreva fosse tutto adempiuto quel che è stato scritto di me nella legge di Mosè e nei profeti e nei salmi?
Ecco chi ha creduto a Mosè e ai profeti; e notate come è in forza della loro testimonianza che anche gli altri credono a colui che è risuscitato dai morti.
Allora aprì loro la mente perché comprendessero le Scritture, e disse loro: Così è scritto: bisognava che il Cristo morisse e il terzo giorno risorgesse dai morti. ( Lc 24,45-46 )
Ormai t'è noto lo Sposo della Chiesa.
Di lui non tacque Mosè, né tacquero i profeti; dissero al contrario che Cristo sarebbe risorto dai morti il terzo giorno: morto e risorto.
Ci sono stati tracciati i lineamenti dello Sposo perché non ci sbagliassimo.
Ma sono spuntati fuori certuni, i quali, siccome noi siamo nella verità nei confronti dello Sposo, anch'essi vogliono darci l'impressione di credere, nei riguardi dello Sposo, le stesse cose che crediamo noi; tuttavia, per strapparci dal numero delle membra dello Sposo ci dicono: Egli naturalmente è lo Sposo, e in lui, come ci credete voi, così ci crediamo anche noi.
Quanto alla sposa, invece; non è la vostra Chiesa, come voi ritenete.
Chi è mai, allora? La fazione di Donato.
Così tu asserisci; ma, di' un po', questo lo dici tu o lo dice lo Sposo? Lo dici tu, o lo dice Dio per bocca di Mosè?
Ecco, basandomi su Mosè io aderisco alla Chiesa, poiché da Mosè fu detto: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti. ( Gen 22,18 )
Lo dici tu o lo Spirito di Dio per bocca dei profeti?
Ecco, basandomi sui profeti io aderisco alla Chiesa, poiché dal profeta fu detto: Tutti i confini della terra penseranno al Signore e a lui ritorneranno. ( Sal 22,28 )
Ecco, io ho a mio favore la testimonianza della legge e dei profeti; ma ascoltiamo anche colui che è risuscitato dai morti.
Si è rivelato come sposo, quindi lo accettiamo [ come tale ].
Ha confermato la sua funzione dimostrando [ d'essere tale ] e presentando le garanzie.
Così infatti avevano insegnato Mosè e i profeti, che cioè, era necessario che il Cristo morisse e risorgesse il terzo giorno. ( Lc 24,46 )
Con questo siamo giunti al punto da ritenere tutt'e due, sulla base delle sue stesse parole, che egli è lo sposo; e voglio supporre che ormai tu cominci a prestar fede insieme con me alle stesse parole di Mosè e dei profeti.
Crediamo quindi a colui anche che è risuscitato dai morti.
Continui pure a parlarci e a dirci [ la verità ].
O Signore, ormai sono persuaso che Cristo è lo sposo. È un dato di fatto.
Che però nessuno mi stacchi dalle membra della tua sposa, né succeda che tu cessi d'essere mio capo per non essere io fra le sue membra.
Dimmi qualcosa anche a proposito della Chiesa, perché nei riguardi dello Sposo ormai non ho più dubbi.
Ascolta ciò che si riferisce alla Chiesa. Continuando dice: Nel suo nome saranno predicate la penitenza e la remissione dei peccati. ( Lc 24,47 )
Niente di più vero! Saranno predicate nel suo nome la penitenza e la remissione dei peccati.
Ma questo dove? Alcuni infatti dicono: Eccolo qui; altri: Eccolo là.
Ma lui cosa dice? Non credeteli: Sorgeranno pseudocristi e pseudoprofeti e diranno: Eccolo qui, eccolo là. ( Mt 24,23-24 )
Non è dello stesso Capo che dicono: Eccolo qui, eccolo là.
È infatti risaputo che Cristo è in cielo, ma parla della Chiesa, nella quale vive Cristo, colui che dice: Ecco io sono con voi sino alla fine dei secoli. ( Mt 28,20 )
Dice pertanto il Signore: Non credeteli. Colui che dice: Eccolo qui, eccolo là, predica le fazioni; io invece ho redento la totalità.
Me lo dica chiaro il Vangelo. Tu stesso, che sei risuscitato dai morti, dimostramelo in base al [ tuo ] Vangelo, affinché credano a te quanti credono a Mosè e ai profeti.
Dimmelo dunque tu stesso. Ascolto: Era necessario che il Cristo morisse e risorgesse il terzo giorno e nel suo nome venissero predicate la penitenza e la remissione dei peccati fra tutte le genti, cominciando da Gerusalemme. ( Lc 24,46-47 )
Cos'è questo, o eretico? Quando ti citavo Mosè o i profeti, mi rimandavi a colui che sarebbe risorto dai morti.
Ecco, è risuscitato; ecco, ha detto la sua parola.
La Chiesa di Cristo, sposa di Cristo, non è oggetto di alcun dubbio, come non ci sono dubbi sul corpo di Cristo, apparso in maniera indubitabile agli occhi dei discepoli e toccato dalle loro mani.
Ecco, il risorto da morte mostrò all'evidenza le due cose: il capo e le membra, lo sposo e la sposa.
Credi insieme con me a tutt'e e due le cose, ovvero, se ne ammetti una sola, la credi a tua dannazione.
Cosa ti vale credere che egli è risorto e risorto nel suo stesso corpo?
Fai bene a riconoscere le cicatrici da lui mostrate; a credere che, come fu crocifisso e sepolto, così tornò fra i vivi e si palesò vivente.
Ottimamente credi tutto questo. Ascolta però come parla colui nel quale credi.
Dice: Bisogna che vengano predicate nel suo nome la penitenza e la remissione dei peccati.
Dove? Per tutta l'estensione della terra.
Se lo stesso concetto volessi esprimere io in contrasto ormai con gli eretici, in piena battaglia [ con loro ], trovandomi cioè contro di loro nel conflitto d'una polemica senza quartiere, non direi contro gli eretici attuali parole così efficaci come quelle che disse lui contro gli eretici futuri.
Cosa infatti vuoi di più? Nel nome di Cristo viene predicata la remissione dei peccati.
Dove? Fra tutte le genti. E cominciando da dove? Da Gerusalemme.
Sta' in comunione con questa Chiesa. Perché continuare con le polemiche?
La Chiesa ebbe i suoi inizi in questa Gerusalemme terrena per godere, movendo da lì, [ la visione ] di Dio nella Gerusalemme celeste.
Dall'una comincia, nell'altra ha termine. Nell'una sortì gli inizi della fede, nell'altra sarà Chiesa nella sua totalità.
Leggi gli Atti degli Apostoli e vedrai se dico trappole.
In Gerusalemme si trovavano radunati i discepoli quando venne lo Spirito Santo.
Leggi, perché in tal modo ti risulteranno palesi le parole del Signore, Cominciando da Gerusalemme.
Là coloro sui quali scese lo Spirito Santo cominciarono a parlare le lingue di tutti. ( At 1,4-14; At 2,1-12 )
Perché tu non vuoi parlare le lingue di tutti? Ecco, allora risuonarono tutte quelle lingue.
Perché infatti adesso, quando si dà a uno lo Spirito Santo, costui non parla le lingue di tutti?
In quei tempi invece questo era il segno della venuta dello Spirito Santo su qualche persona: se parlava le lingue di tutti.
Cosa mi verrai a raccontare adesso, o eretico? Che non si dà più lo Spirito Santo?
Non dico: Dove [ si dà ]?, ma; Si dà o non si dà? Se non si dà, cosa compite quando predicate, battezzate o benedite?
Cosa combinate? Compite riti vuoti di significato.
Allora si dà. Ma se si dà, perché coloro ai quali lo si dà non parlano le lingue di tutti?
Forse che è venuto a mancare il dono di Dio ovvero ne è diminuito il frutto?
È cresciuta la zizzania, è vero, ma è cresciuto anche il buon grano.
Lasciateli crescere insieme fino alla mietitura. ( Mt 13,30 )
Non disse: cresca la zizzania e diminuisca il frumento.
L'uno e l'altro sono cresciuti. Perché adesso non appare lo Spirito Santo facendo parlare tutte le lingue?
Altro che! Appare proprio rendendosi presente in tutte le lingue: a differenza di allora, quando la Chiesa non era ancora sparsa per tutta la terra, per cui le membra di Cristo non potevano levare la voce di fra mezzo a tutte le genti.
Allora si adempiva in un luogo solo quanto veniva profetizzato doversi adempiere in tutti.
Adesso al contrario la totalità del corpo di Cristo parla le lingue di tutti; e quelle che ancora non parla, le parlerà.
Difatti la Chiesa si dilaterà finché non si sia estesa a tutte le lingue.
Com'è cresciuto ciò che voi avete abbandonato!
Possedete insieme con noi le regioni dove si è spinta, e perverrete con noi anche a quelle regioni che ancora non ha raggiunte.
Io parlo tutte le lingue: te lo posso dire con tutta franchezza.
Sono nel corpo di Cristo, sono nella Chiesa di Cristo.
Ora, se il corpo di Cristo già al presente parla tutte le lingue, anch'io sono là dove si parlano tutte le lingue.
Mia è la lingua greca, la lingua siriaca, la lingua ebraica; mia è la lingua di tutte le genti perché io sono nell'unità di tutte le genti.
La Chiesa dunque, fratelli, ebbe inizio in Gerusalemme e si sparse per tutte le genti.
C'è cosa più esplicita di questo attestato della legge, dei profeti e dello stesso Signore?
Per ogni dove risuonano le parole degli Apostoli, che rendono testimonianza di ciò che speriamo noi appartenenti all'unità del corpo di Cristo.
Godete per [ coloro che costituiscono ] il frumento, sopportate la zizzania, gemete nella trebbiatura, sospirate verso il granaio.
Verrà il tempo in cui godremo, quando le spranghe delle porte di Gerusalemme saranno rafforzate.
Chiunque ha da entrare entri. Colui che entrerà in quella patria vi entrerà allo scoperto: così anche di qua non vi si entra per via di finzione; anzi chi volesse così entrarvi resterebbe fuori.
Sarebbe fuori, magari senza saperlo. Il ventilabro lo mostrerà, lo mostreranno le spranghe.
Chi al contrario adesso è veramente e inequivocabilmente al di dentro, allora resterà dentro stabilmente; e chi adesso è dentro tollerando [ gli indegni ] allora sarà dentro nella gioia.
Da confine infatti a Gerusalemme fa la pace, come è detto: Ho posto la pace nei tuoi confini.
Ora desideriamo la pace, che possediamo solo nella speranza.
In effetti, anche limitandoci a [ guardare ] noi stessi, che pace abbiamo?
La carne nutre desideri contro lo spirito e lo spirito contro la carne. ( Gal 5,17 )
Anche a guardare un solo uomo, dov'è la pace piena? Quando sarà piena nell'uomo singolo sarà anche piena in tutti i cittadini di Gerusalemme.
Ma quando sarà piena la pace? Quando questo corpo corruttibile si sarà rivestito d'incorruzione e questo corpo mortale si sarà rivestito d'immortalità. ( 1 Cor 15,53 )
Allora la pace sarà completa e stabile. Nulla nell'uomo si ribellerà all'anima.
Non muoverà guerra a se stessa l'anima, ferita in qualche parte; non susciterà ostacoli la fragilità della carne, né le miserie del corpo: non la fame o la sete o il freddo o il caldo o la stanchezza o altre privazioni; non ci sarà chi provochi risse e certamente non si dovrà più essere in angustia o in guardia per evitare il nemico e insieme amarlo.
Tutte queste cose, miei fratelli, suscitano in noi risse: non è ancora piena e perfetta la pace.
Voi avete acclamato poco fa non appena era stata nominata la pace: è stato il desiderio a farvi acclamare.
Il vostro grido è stato il grido di chi è assetato, non di chi è sazio.
Lassù, dove la pace sarà perfetta, sarà perfetta anche la giustizia: quella giustizia di cui abbiamo fame e sete.
Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. ( Mt 5,6 )
Come saranno saziati? Approdando là dov'è la pace.
Pertanto il salmo dopo aver detto: Egli ha posto la pace nei tuoi confini, siccome in quella patria ci sarà sazietà di tutto e nulla mancherà, immediatamente soggiunge: E ti sazia con pingue frumento.
Fratelli, la pace di cui parliamo non è ancora assoluta in tutti noi, o meglio in ciascuno di noi.
E mi par di capire che il vostro spirito provi gusto ad ascoltare ancora; tuttavia finiremo il salmo solo se non ci saranno resistenze e ribellioni da parte del corpo.
Quanto a voi, m'accorgo che non siete affatto stanchi; temo però, e questo lo sa Dio, d'essere di peso a voi o almeno a qualcuno dei fratelli.
Vedo certo l'ardore di quei molti che reclamano da me questo sforzo e questo sudore, che mi auguro nel Signore non abbia a rimanere infruttuoso.
Godo che il gusto per la verità della parola di Dio sia in voi così grande, al segno che il vostro fervore encomiabile nel bene e per il bene superi l'ardore di quegli insensati che stanno là nell'anfiteatro.
E credete forse che loro, se dovessero stare in piedi per tanto tempo, resterebbero ancora a guardare lo spettacolo?
Pertanto, fratelli, dal momento che voi volete così, ascoltiamo anche il resto.
Ci assista il Signore somministrandoci la forza e illuminandoci la mente.
Dice a quella Gerusalemme: Egli ha posto la pace nei tuoi confini, e ti sazia con pingue frumento.
Passano la fame e la sete della giustizia e succede la sazietà.
E quale pingue frumento avremo lassù se non quel pane che dal cielo scese a noi? ( Gv 6,41 )
Il quale, se durante il pellegrinaggio ci pasce così, come non ci sazierà quando saremo nella patria?
Ora ci parlerà dell'esilio, compiuto il quale giungeremo a quella Gerusalemme dove, una volta rafforzate le spranghe delle nostre porte, loderemo in coro il Signore, loderemo il Signore Dio nostro, noi Gerusalemme, noi Sion.
In effetti, colui che lassù ci sazierà con pingue frumento cosa fa adesso mentre siamo pellegrini?
Quel che proseguendo dice il [ salmo ]: Egli invia la sua parola alla terra.
Ecco, noi siamo sulla terra e triboliamo: siamo stanchi, infermicci, pigri e freddi.
In che maniera ci saremmo potuti elevare a quella pinguedine di frumento che ci sazia, se egli non avesse inviato la sua parola alla terra che ci appesantisce, alla terra che ostacola il nostro ritorno?
Mandò la sua parola: nemmeno nel deserto ci ha abbandonati; ha fatto piovere la manna dal cielo.
Egli invia la sua parola alla terra, e la sua parola venne sulla terra.
In che maniera? Ovvero: Cos'è la sua parola? Al limite della velocità corre la sua parola.
Non dice: La sua parola è veloce ma: Al limite della velocità corre la sua parola.
Cerchiamo di capire, fratelli! Non avrebbe potuto scegliere parola migliore.
Chi è caldo si riscalda col calore, chi è freddo si raffredda col freddo, chi è veloce diventa veloce per la velocità.
Ora, cosa c'è di più caldo dello stesso calore, ad opera del quale si riscalda tutto ciò che è caldo?
E cosa è più freddo dello stesso freddo, ad opera del quale si raffredda tutto ciò che è freddo?
Analogamente, cos'è più veloce della stessa velocità, che rende veloce tutto ciò che corre velocemente?
Molte cose possono dirsi veloci, chi più veloce e chi meno; ma una cosa tanto più sarà veloce quanto più sarà partecipe della velocità.
Quella cosa partecipa di più della velocità, quindi è più veloce; quell'altra ne partecipa di meno, quindi è meno veloce.
Per cui, potrà forse esserci cosa più veloce della velocità? Ebbene in che misura riuscirà a correre?
Al limite della velocità. Ingigantisci quanto ti pare la velocità della parola; di': È più veloce di questo e di quell'elemento, più degli uccelli, più del vento, più dell'angelo.
Forse che qualcuno di questi esseri è tanto veloce quanto lo è la stessa velocità, o al segno di raggiungere la stessa velocità?
Cos'è, fratelli, in se stessa la velocità? È dovunque, non è divisibile.
Ora questo s'addice al Verbo di Dio: il non essere diviso in parti, l'essere dovunque nella sua natura di Verbo, in quanto è Potenza e Sapienza di Dio, ( 1 Cor 1,24 ) senza considerare, cioè, la carne che avrebbe assunta.
Se pensiamo a Dio in forma di Dio, al Verbo uguale al Padre, è lui la Sapienza di Dio della quale fu detto: Essa si estende con potenza da un'estremità all'altra. ( Sap 8,1 )
Quanta velocità! Essa si estende con potenza da un'estremità all'altra.
Ma forse questi confini li raggiunge restando nell'immobilità.
Se ciò ottiene nell'immobilità, come quando un corpo sassoso riempie un vuoto così di lui si dice che di quello spazio tocca l'una e l'altra estremità senza alcun moto.
Che diremo dunque? Che quel Verbo sia privo di moto e quella Sapienza sia intorpidita?
Ma allora dove va a finire quant'è detto dello Spirito della Sapienza?
Dopo molte descrizioni si dice: Acuto, mobile, certo, immacolato. ( Sap 7,22 )
Così è mobile anche la Sapienza di Dio.
Ora, se è mobile, forse che quando tocca un punto non ne tocca un altro? o, se tocca questo si allontana da quello?
Dov'è allora la velocità? La velocità consegue proprio questo: che essa sia sempre dovunque e nessuna cosa valga a circoscriverla.
Ma noi non siamo in grado di pensare a cose come queste; siamo lenti.
Chi riuscirà mai a pensarle? In realtà, fratelli, vi ho detto qualcosa come meglio ho potuto ( se poi ho potuto, o capito, qualcosa ), e così anche voi avete compreso secondo quel che potevate.
Ma cosa dice l'Apostolo? A lui che può compiere di più di tutto quanto possiamo chiedere o pensare. ( Ef 3,20 )
Cosa ci lascia dedurre da ciò? Che, anche quando comprendiamo, non comprendiamo come stanno le cose nella loro oggettività.
Perché questo? Il corpo corruttibile appesantisce l'anima. ( Sap 9,15 )
Finché quindi saremo sulla terra, saremo freddi, mentre la velocità è bruciante di calore.
Tant'è vero che tutte le cose calde sono veloci, mentre quelle fredde sono lente.
Noi siamo lenti, quindi freddi; mentre quella Sapienza corre al limite [ massimo ] della velocità.
È pertanto sommamente calda, né c'è persona che possa sottrarsi al suo calore. ( Sal 19,7 )
Noi siamo freddi per la lentezza del corpo, siamo appesantiti dai legami di questa vita terrena e corruttibile.
Ebbene, non avremo alcuna speranza di poter comprendere la Parola che corre al limite della velocità?
O che per caso ci avrà egli abbandonati, per essere a causa del corpo schiacciati nelle regioni più basso, così, raffreddandosi la carità, la natura umana è caduta su che nascessimo con questo corpo mortale e pesante?
Colui che ci ha predestinati ha dato alla terra la neve, cioè noi stessi.
Avviciniamoci quindi a quei versi del salmo che presentano delle oscurità.
Che quegli involucri comincino a diradarsi, poiché la parola di Dio più viene predicata da noi più trova voi avidi d'ascoltarla.
Ecco, noi, lenti su questa terra, stavamo quasi per congelarci.
E come succede per le nevi, che si congelano in alto e cadono in basso, così raffreddandosi la carità, la natura umana è caduta su questa terra e, rivestita d'un corpo lento a muoversi, è diventata come neve.
Ma in questa neve sono [ descritti ] i figli di Dio predestinati [ a salvezza ].
Egli infatti dà la neve come la lana. Che significa: Come la lana? Eccolo.
Della neve che ha dato, cioè di questa gente ancora pigra e fredda spiritualmente che egli ha predestinata, egli farà qualcosa.
La lana infatti serve per confezionare vestiti, e quando si vede la lana è come un'anticipazione della veste.
Avendo dunque Dio predestinato coloro che per un certo tempo strisciano freddi sopra la terra e non ardono ancora dello spirito di carità ( parla infatti ancora della predestinazione ), Dio ha reso questi tali come lana.
Da loro ricaverà una veste. E si capisce pertanto il motivo per cui sul monte la veste di Cristo era splendente come la neve. ( Mt 17,2 )
Se la veste di Cristo era splendente come neve, significa che con quella lana già s'era confezionata una tunica.
Quand'erano lana, o meglio neve da lui data come lana, i predestinati erano ancora pigri; ma aspetta! osserva come continua.
Avendoli resi come lana, se ne può ricavare una tunica.
In effetti la Chiesa di Cristo, come è chiamata corpo di Cristo, così è chiamata anche vestito di Cristo, secondo l'espressione dell'Apostolo: Poiché egli volle presentare a se stesso la Chiesa gloriosa senza macchia né ruga. ( Ef 5,27 )
Presenti dunque Cristo a se stesso la sua gloriosa Chiesa, senza macchia e senza ruga, e con quella lana che aveva predestinata quand'era neve si faccia una veste.
Degli uomini ancora increduli e freddi e tardi, di tutta questa lana si faccia una veste.
Perché sia tersa dalle macchie, la si purifichi con la fede;perché sia senza ruga, la si stenda sulla croce. Egli dà la neve come la lana.
Se sono già predestinati, occorre chiamarli.
Infatti quelli che ha predestinati li ha anche chiamati. ( Rm 8,30 )
Ma come saranno chiamati per deporre il languore del corpo mortale e diventar sani? Come? Ascolta il Vangelo.
Non sono venuto per chiamare i giusti ma i peccatori alla penitenza. ( Mt 9,13 )
Quindi già con la predestinazione di quella neve [ l'uomo ] comincia a rendersi conto del suo torpore, accusa il suo peccato e, mediante la chiamata, comincia a venire a penitenza.
Con ragione quindi colui che dà la neve come la lana, perché in seguito ne venga confezionata la tunica, sparge anche la nebbia come la cenere, a motivo della chiamata alla penitenza.
Dice: Sparge la nebbia come la cenere. Chi? Colui che dà la neve come la lana.
In effetti quelli che ha predestinati li chiama alla penitenza, com'è detto: Quelli che ha predestinati li ha anche chiamati.
E la cenere è in stretto rapporto con la penitenza.
Ascolta il Signore che chiama alla penitenza.
Rimbrottando alcune città diceva: Guai a te, Corozam! guai a te, Betsaida!
Perché se in Tiro e in Sidone fossero stati fatti i miracoli compiuti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, nel cilizio e nella cenere. ( Mt 11,21 )
Ecco come sparge la nebbia come cenere.
Che vuol dire: Sparge la nebbia come la cenere? Ecco uno che viene chiamato a conoscere Dio.
Gli si dice: Lasciati riempire dalla verità, e lui comincia a voler comprendere la verità.
Ma, siccome non riesce, nota subito di essere circondato da una specie di caligine che prima non vedeva.
Questa dunque è la funzione di quella nebbia: farti comprendere la tua ignoranza, farti capire ciò che avresti dovuto capire, e constatare quanto tu sia incapace di conoscere quel che invece avresti dovuto [ conoscere ].
Se infatti, mentre ti trovi avvolto dalla nebbia, avrai, anticipando i tempi, presunto di conoscere [ tutto ], dovrai ascoltare le parole dell'Apostolo: Chi crede di sapere qualcosa, non ha nemmeno capito come bisogna sapere. ( 1 Cor 8,2 )
Non hai compreso; stai in mezzo alla nebbia; ma non ti abbandonerà colui che per te ha acceso la lucerna della sua carne.
Non ti smarrirai fra la nebbia: seguilo con fede.
E se, nonostante i tuoi sforzi non riesci a vedere, pèntiti dei peccati, perché la nebbia è sparsa a guisa di cenere.
Pèntiti di essere stato ostinatamente ribelle contro Dio, pèntiti d'aver seguito le tue vie cattive.
Sei giunto a esperimentare la difficoltà di quella beata visione; ma ti arrecherà salute la nebbia che Dio sparge come cenere.
Tu stesso attualmente sei nebbia, ma una nebbia simile a cenere.
In realtà, i penitenti giacciono nella cenere, miei fratelli, riconoscendosi, per così dire, simili alla stessa cenere e pronti a dire al loro Dio: Sono cenere.
Dice in un passo la Scrittura: Ho disprezzato me stesso, mi sono disfatto, mi sono considerato come terra e cenere. ( Gb 30,19 )
Questa è l'umiltà del penitente.
Quando Abramo volle parlare col suo Dio e desiderò che gli fosse fatta luce nell'incendio di Sodoma, disse: Io sono terra e cenere. ( Gen 18,27 )
Oh, come fu sempre questa umiltà in tutti gli uomini grandi e santi! Ebbene, egli sparge la nebbia come la cenere.
Perché? Perché coloro che ha predestinati sono stati anche chiamati ( Rm 8,30 ) da colui che non venne a chiamare i giusti, ma i peccatori, a penitenza. ( Mt 9,13 )
Manda il suo ghiacciaio come pezzi di pane.
Non ci dobbiamo affaticare di bel nuovo per precisare cosa sia il ghiacciaio.
Ne abbiamo parlato prima e penso che non sia svanito di mente alla vostra Carità.
Che significa dunque la parola: Manda il suo ghiacciaio come pezzi di pane?
Ricordiamo come quella sua neve raffigura i predestinati, e quella sua nebbia quei predestinati alla salvezza, che vengono chiamati alla penitenza.
Così, in certo qual modo, è del suo ghiacciaio. Cos'è un ghiacciaio?
Neve molto dura, molto congelata, tanto che non si scioglie così facilmente come la neve comune.
La neve indurita col passare di molti anni o di secoli uno dopo l'altro si chiama ghiacciaio.
Questo ghiacciaio [ Dio ] ci invia come tozzi di pane.
Che significa? Ci sono stati dei tipi assai duri, da paragonarsi non alla neve ma al ghiacciaio.
Eppure furono anche loro predestinati e chiamati; anzi alcuni di loro ricevettero l'incarico di pascere gli altri e di contribuire all'utilità altrui.
E che bisogno c'è di elencare i molti che forse noi stessi abbiamo conosciuti? di ricordare questo o quello?
Basta che ci pensiamo un istante e subito ce ne vengono in mente, fra le persone stesse da noi conosciute: gente dura, ostinata e resistente di fronte alla verità.
Eppure adesso predicano la verità: sono diventati pezzi di pane.
Qual pane se non quell'unico, di cui parla l'Apostolo? Pur essendo molti siamo un solo corpo in Cristo, e lo stesso soggiunge: Un solo pane, un solo corpo siamo [ noi ] i molti. ( Rm 12,5 )
Ebbene se tutto il corpo di Cristo è un unico pane, le membra di Cristo sono pezzetti di quel pane. ( 1 Cor 10,17 )
Ed egli di alcune fra queste persone ostinate si serve per fame delle sue membra, anzi membra utili a pascere gli altri.
Perché divagare fra i molti? Guardiamo con attenzione quel notissimo personaggio che è l'apostolo Paolo.
Nulla è a noi più noto, più dolce, più familiare di quest'uomo, fra tutto ciò che narra la Scrittura.
Ora, se ci saranno certuni che debbano diventar pane, pur essendo duri quanto lo fu Paolo, prendano lui come modello e tutti corrano [ verso Cristo ] perché appaia manifesto il senso delle parole: Manda il suo ghiacciaio come tozzi di pane.
Ecco, un ghiacciaio era l'apostolo Paolo: duro, ostinato contro la verità, urlante contro il Vangelo, quasi volesse restar solido a dispetto del sole.
Quanto fu duro costui, cresciuto nella legge, educato ai piedi del rabbino Gamaliele! ( At 22,3 )
Non ascoltava né Mosè né i profeti in quanto preannunziavano Cristo.
Grande durezza! I pagani, ovviamente, non avevano ascoltato né i profeti né Mosè: erano quindi freddi, per quanto non fossero ghiacciai.
Egli al contrario credeva nelle parole che predicavano Cristo, e non credeva a Cristo già venuto: certo doveva essere ben duro.
Essendo ghiacciaio, si presentava lucente e candido, ma era estremamente duro e gelido.
In che senso lucente e candido? Ebreo, figlio di ebrei; fariseo quanto alla legge. ( Fil 3,5 )
Osserva la lucentezza del ghiacciaio. Ascolta ora la sua durezza.
Persecutore della Chiesa di Cristo, quanto allo zelo. ( Fil 3,6 )
Questo duro era là fra i lapidatori del martire santo Stefano, e forse era più duro degli altri.
Custodiva infatti le vesti di tutti i lapidatori, come per lapidare con le mani di tutti. ( At 7,58 )
Abbiamo così dinanzi agli occhi la neve, la nebbia, e il ghiacciaio.
Buon per loro se intervenga lo Spirito [ di Dio ] e li sciolga.
Se infatti non soffierà questo Spirito, se non interverrà lui a liquefare la durezza di tanto ghiaccio, chi può reggere di fronte al suo freddo?
Di fronte al suo freddo: di chi? Di Dio.
Dunque c'è anche un freddo di lui? Sì!
È quando egli abbandona il peccatore, non lo chiama, non gli apre le facoltà, non gli infonde la grazia.
Provi in tal caso l'uomo a liberarsi dal ghiaccio della propria insipienza.
Non ce la fa. Perché? Chi può reggere di fronte al suo freddo? Osserva pertanto l'Apostolo che congelato dice: Vedo nelle mie membra un'altra legge, che lotta contro la legge della mia mente e che mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra.
Me, uomo infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? ( Rm 7,23-24 )
Ecco, sono intirizzito dal freddo, sono congelato: qual calore mi scioglierà sicché io possa correre?
Chi mi libererà da questo corpo di morte? Chi può reggere di fronte al suo freddo?
Ma chi potrà liberare se stesso, se Dio ci abbandona? Difatti chi è che libererà?
La grazia di Dio per Gesù Cristo nostro Signore. ( Rm 7,25 )
Ascolta come anche nel salmo si alluda alla grazia di Dio.
Egli manda il suo ghiacciaio come tozzi di pane: chi può reggere di fronte al suo freddo?
C'è dunque da disperarsi? Niente affatto!
Tant'è vero che continua: Invierà la sua parola e li squaglierà.
Non si disperino quindi la neve, la nebbia e il ghiacciaio.
Difatti, con la neve, quasi fosse lana, si confeziona la tunica.
La nebbia trova salvezza nella penitenza, poiché quelli che ha predestinati li ha anche chiamati. ( Rm 8,30 )
Ma siano pure, fra i predestinati, gli elementi più duri e siano stati congelati per lungo tempo, tanto da diventar ghiacciai, non saranno duri per la misericordia di Dio.
Invierà la sua parola e li squaglierà.
Che significa li squaglierà? Non dovete intendere in senso peggiorativo questo squagliarsi.
Vuol dire: Li struggerà, li scioglierà.
Essi sono duri a causa della superbia. E giustamente la superbia è chiamata irrigidimento, e tutto ciò che è rigido è anche freddo.
Quando gli uomini si sentono intirizzire dal freddo, dicono: Sono irrigidito.
Quindi la superbia è un irrigidimento; ma invierà la sua parola e li squaglierà.
In effetti quando sui mucchi di neve si spande il calore [ del sole ] si liquefanno e abbassano.
L'irrigidimento solleva in certo qual modo un monte di neve, allo stesso modo la superbia solleva gli stolti.
Invierà la sua parola e li squaglierà. Ecco quel ghiacciaio che era Saulo.
Dopo l'uccisione e la lapidazione di Stefano, irrigidito nella sua durezza ostile a Cristo, venne, chiese le lettere ai sacerdoti, per scovare ovunque i cristiani dei quali bramava l'eccidio. ( At 7,52 )
Egli è duro e gelato contro il fuoco di Dio.
Per quanto però fosse duro e gelato ecco colui che invierà la sua parola e li squaglierà.
Gli gridò dal cielo pieno di calore: Saulo Saulo, perché mi perseguiti? ( At 9,4 )
A quella sola voce, tutta la durezza di quel ghiacciaio si sciolse.
Egli dunque invierà la sua parola e li squaglierà.
Non c'è da disperarsi [ della sorte ] del ghiacciaio: quanto meno [ di quella ] della neve e della nebbia! Non ci si disperi del ghiacciaio.
Ascolta un'espressione di chi era ghiacciaio.
Io, che prima fui un bestemmiatore, un persecutore, un violento. ( 1 Tm 1,13 )
Ma perché Dio volle liquefare quel ghiacciaio? Affinché la neve non disperi della sua sorte.
Dice infatti: Ma ottenni misericordia affinché in me Gesù Cristo manifestasse tutta la pazienza, ad ammaestramento di coloro che crederanno in lui per ottenere la vita eterna. ( 1 Tm 1,16 )
Dio dunque grida alle genti: Ho sciolto il ghiacciaio; venite, voi che siete nevi! Invierà la sua parola e li squaglierà; soffierà il suo spirito e scorreranno le acque.
Ecco, vengono sciolti il ghiacciaio e le nevi e si cambiano in acqua corrente.
Chi ha sete venga e beva. Saulo duro come ghiacciaio perseguitò Stefano fino alla morte; Paolo diventato acqua viva, chiama le genti alla fonte.
Soffierà il suo spirito e scorreranno le acque.
Soffierà lo spirito che brucia, tanto che in un altro salmo è detto: Sciogli, Signore, la nostra cattività, quasi torrente al soffio dell'austro. ( Sal 126,4 )
In realtà, Gerusalemme presa prigioniera era come congelata in Babilonia, ma soffia l'austro, si scioglie il congelamento della cattività e corre verso Dio nel fervore della carità.
Soffierà il suo spirito e scorreranno le acque. Diventa in loro fonte di acqua che zampilla verso la vita eterna. ( Gv 4,14 )
Annunzia la sua parola a Giacobbe, le sue giustizie e i suoi giudizi ad Israele.
Quali giustizie e quali giudizi? Annunzia che quanto il genere umano ha patito quaggiù nei periodi antecedenti, quando cioè era neve nebbia e ghiacciaio, lo ha patito a motivo della superbia e della ribellione contro Dio.
Riandiamo alla nostra caduta di origine e vediamo come sia proprio vero quel che si canta nel salmo: Prima che fossi umiliato io peccai. ( Sal 119,67 )
Ma colui che asserisce: Prima che fossi umiliato io peccai, poco dopo afferma: Buona cosa per me l'avermi tu umiliato, affinché io impari le vie della tua giustizia. ( Sal 119,71 )
Queste vie della giustizia apprese Giacobbe direttamente da Dio, che lo fece lottare con l'angelo, nella cui persona lottava lo stesso Signore.
Lo trattenne, fece [ il massimo ] sforzo per trattenerlo e ci riuscì: fu lui che si fece tenere, mosso da misericordia, non per debolezza.
Giacobbe dunque lottò, prevalse e lo trattenne; tuttavia, mentre sembrava averlo vinto ecco che gli si raccomanda per essere da lui benedetto. ( Gen 32,24-26 )
Come capiva chi fosse colui col quale aveva lottato e che aveva trattenuto?
E perché lottò con tanto accanimento e lo trattenne?
Perché il regno dei cieli soffre violenza e chi fa violenza lo rapisce. ( Mt 11,12 )
Perché insomma dovette lottare? Perché doveva guadagnarselo col lavoro.
Perché a stento tratteniamo ciò che in passato abbiamo perso con facilità?
Perché non succeda che, recuperando senza fatica ciò che avevamo perduto, ci abituiamo a perdere ciò che possediamo.
S'affatichi pertanto l'uomo per tenere saldo [ ciò che possiede ] e lo tratterrà stabilmente se ha dovuto faticare per acquistarlo.
Questi suoi giudizi, dunque, Dio manifestò a Giacobbe e a Israele.
Voglio anzi dirlo più chiaramente: e cioè, se qui ci sono dei giusti, costoro dovranno in contraccambio sopportare, per un giusto giudizio di Dio, stenti, pericoli, molestie e tribolazioni.
Così accadde a colui che solo poteva dire d'aver patito senza motivo [ personale ], sebbene non senza motivo in senso assoluto, poiché aveva patito per causa nostra.
Egli solo poteva dire: Io allora pagai quello che non avevo rapito; ( Sal 69,5 ) egli solo poteva dire: Ecco viene il principe di questo mondo e in me non troverà nulla. ( Gv 14,30 )
Ma, quasi che qualcuno fosse andato a chiedergli: Perché dunque soffri?, continuando dice: Ma perché tutti sappiano che io faccio la volontà del Padre mio, alzatevi, andiamocene. ( Gv 14,31 )
Tutti gli altri che soffrono, anche per la causa della giustizia, soffrono perché se lo sono meritato e perché Dio ha sentenziato così; nemmeno coloro che soffrono per la giustizia presumano di soffrire innocentemente alla pari di Cristo.
Ascolta l'apostolo Pietro. Dice: È giunto il momento in cui il giudizio sta per incominciare dalla casa di Dio. ( 1 Pt 4,4 )
Esortando i martiri e i testimoni di Dio a tollerare con ogni pazienza tutte le minacce del mondo fremente [ d'ira ] diceva loro: È tempo dell'inizio del giudizio dalla casa di Dio.
E se comincia da noi, quale [ ne ] sarà la fine per quelli che non credono al Vangelo di Dio?
E se il giusto si salva a fatica, dove andranno a finire il peccatore e l'empio? ( 1 Pt 4,17-18 )
Annunzia la sua parola a Giacobbe, le sue giustizie e i suoi giudizi ad Israele.
Non ha fatto così con la totalità delle genti. Nessuno vi inganni!
Non c'è gente a cui sia stato annunziato questo giudizio di Dio, perché cioè debbano patire i giusti e gli ingiusti, come tutti patiscano secondo i meriti propri e come i giusti siano liberati per la grazia di Dio non per i loro meriti.
Questo non è stato annunziato alla totalità delle genti, ma solo a Giacobbe, a Israele.
Che faremo pertanto noi, se non l'ha annunziato alla totalità delle genti ma solo a Giacobbe, a Israele?
Dove saremo noi? Nella persona di Giacobbe e d'Israele.
Non ha manifestato loro i suoi giudizi. A chi? a tutte le genti.
E con che prospettiva sono state chiamate le nevi, disciolto che fu il ghiacciaio?
Con che prospettiva sono state chiamate le genti, giustificato che fu Paolo?
Con che prospettiva se non affinché fossero in Giacobbe?
Fu reciso l'oleastro perché fosse innestato nel buon olivo. ( Rm 11,17 )
Ormai appartengono all'olivo: non debbono più chiamarsi " le genti " ma l'unico popolo in Cristo, il popolo di Giacobbe, il popolo d'Israele.
Perché popolo di Giacobbe e d'Israele? Perché Giacobbe traeva origine da Isacco e Isacco da Abramo.
E ad Abramo cosa fù detto? Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti.
Lo stesso fu ripetuto ad Isacco e a Giacobbe. ( Gen 22,18; Gen 26,4; Gen 28,14 )
Noi dunque apparteniamo a Giacobbe, e, siccome apparteniamo ad Isacco, apparteniamo anche ad Abramo.
Difatti discendenza di Abramo è Cristo. Non è questa una interpretazione mia o di un uomo qualsiasi ma del santo Apostolo, il quale diceva: Non dice: " Alle discendenze " come se si trattasse di molte, ma come di una sola: " E alla tua discendenza ", che è Cristo. ( Gal 3,16 )
Se una sola è la discendenza, se uno è Giacobbe, uno Israele, anche le genti sono uno in Cristo.
Riguarda dunque tutte le genti ciò che Dio rivelò a Giacobbe, o Israele, in persona.
Popoli estranei viceversa sono da ritenersi soltanto coloro che, rifiutandosi di credere in Cristo, non vogliono staccarsi dall'oleastro per essere innestati nel buon olivo.
Resteranno tra i boschi e saranno rami sterili e amari.
Si rallegri Giacobbe! Che vuol dire " Giacobbe "? Colui che soppianta, perché soppiantò suo fratello. ( Gen 27,36 )
In effetti, la cecità è caduta sopra una parte d'Israele perché entrasse la totalità delle genti. ( Rm 11,25 )
Di Giacobbe Dio fece un Israele. Cosa significa Israele?
Ascoltiamolo tutti: tutti siamo Israele, tanto voi che siete qui e formate le membra di Cristo quanto coloro che sono altrove, fuori e non fuori, e così in tutte le genti, ovunque sparse ma sempre dentro.
Ascolti dunque questo Israele, colui che da Giacobbe è diventato Israele! Che significa " Israele "? Colui che vede Dio.
Dove vedrà Dio? Nella pace. Quale pace? La pace di Gerusalemme, perché - dice - ha posto la pace nei tuoi confini.
Lassù loderemo: tutti saremo uno in [ colui che è ] uno e saremo orientati all'Uno.
Né più saremo molti dispersi qua e là.
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