Le diverse questioni a Simpliciano

Indice

Libro 2 - Questione 1

Prefazione

Credo di aver risposto a sufficienza alle questioni riguardanti l'Apostolo.

Ora, nel secondo libro, affronterò quelle che mi hai chiesto sui Libri dei Re; esse, come molte o quasi tutte dei libri antichi, sono piene di figure e avvolte di misteri.

E sebbene il velo venga tolto, ( 2 Cor 3,16 ) poiché siamo passati a Cristo, tuttavia ora vediamo in maniera confusa, allora faccia a faccia.

Pertanto il velo impedisce totalmente la vista, la maniera confusa invece, come in uno specchio, non permette la percezione perfetta ma neppure oscura completamente la verità, come afferma il medesimo Apostolo: Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa. ( 1 Cor 13,12 )

Guidati dal Signore, affrontiamo dunque anche queste questioni, sostenuti più dalle tue preghiere che appesantiti dalle tue domande.

Tanto più perché dalla tua lettera ho capito che tu non mi chiedi di spiegare il significato della profezia: il che mi sarebbe stato veramente difficile obbedirti, perché avrei dovuto, da tutto il contesto di questi libri, ricavare l'intenzione e, anche se avessi la capacità intellettuale, tuttavia la grandezza del lavoro me lo impedirebbe; se poi bisogna affrontarlo, occorre maggiore calma e tempo.

Ma ora tu desideri conoscere che ti spieghi per lettera come io intendo le stesse realtà degli avvenimenti, che sono indicati dalle parole richiamate da te.

1.1 - L'azione dello Spirito nei Profeti

Certamente il primo quesito che mi hai pregato di spiegare dal Primo Libro dei Re è il senso delle parole: E lo Spirito del Signore investì Saul, ( 1 Sam 10,10 ) mentre altrove dice: e uno spirito cattivo del Signore atterriva Saul. ( 1 Sam 16,14 )

Infatti così sta scritto: Ed ecco, quando Saul ebbe voltate le spalle per partire da Samuele, Dio gli mutò il cuore e tutti quei segni si verificarono il giorno stesso.

E di là salì sul colle ed ecco una schiera di Profeti di fronte a lui e lo Spirito di Dio lo investì e si mise a fare il profeta in mezzo a loro. ( 1 Sam 10,9-10 )

Samuele in realtà glielo aveva predetto, quando lo aveva consacrato su comando del Signore.

Non credo che questo presenti delle difficoltà, perché lo Spirito soffia dove vuole ( Gv 3,8 ) e nessun contatto d'anima può macchiare lo spirito profetico.

Per la sua purezza si diffonde dappertutto. ( Sap 7,24 )

Ora egli non opera in tutti allo stesso modo: in alcuni mediante una rappresentazione dello spirito umano, dove si mostrano le immagini delle cose; in altri mediante un prodotto intellettuale della mente; in altri mediante l'una e l'altra ispirazione; in altri infine a loro insaputa.

Ma l'azione, tramite la rappresentazione dello spirito, avviene in due modi: o nei sogni, come hanno provato non solo molti santi, ma anche il Faraone e il re Nabucodonosor hanno visto cose che nessuno dei due era capace di intendere ma che entrambi tuttavia hanno potuto vedere; ( Gen 41; Dn 2-4 ) o nella manifestazione estatica che alcuni latini chiamano " trepidazione ", forse non troppo esattamente ma abbastanza simile, perché avviene un'alienazione dello spirito dai sensi del corpo, di modo che lo spirito dell'uomo, afferrato dallo Spirito divino, è disposto ad accogliere e contemplare le immagini.

Così si mostrò a Daniele ciò che non comprendeva e a Pietro la grande tovaglia che scendeva dal cielo, calata per i quattro capi; ( At 10,11 ) anch'egli solo in seguito comprese il significato di quella apparizione.

Ma l'azione divina tramite il prodotto della mente si compie in un unico modo, quando viene rivelato cosa significano e a cosa si riferiscono queste stesse cose mostrate con immagini: questa è la profezia più sicura e che l'Apostolo chiama in modo speciale " profezia ". ( 1 Cor 13,2 )

Così Giuseppe meritò di comprendere quello che il Faraone aveva semplicemente visto e Daniele spiega al re ciò che vede senza comprendere.

Ma quando la mente è colpita in modo tale da contemplare, con un'indagine congetturale, non le immagini delle cose ma le cose stesse, come si conosce la sapienza, la giustizia e tutte le essenze immutabili e divine, questo non riguarda la profezia, di cui presentemente trattiamo.

Ora sono dotati del duplice dono della profezia coloro che in spirito vedono le immagini delle cose e comprendono simultaneamente il loro significato o sono istruiti chiaramente nel corso della visione, come alcune narrate nell'Apocalisse.

Lo spirito di profezia colpisce alcuni anche a loro insaputa, come Caifa, il quale, essendo sommo pontefice, profetizzò a proposito del Signore che era meglio che morisse uno solo per la nazione intera, ( Gv 11,49-50 ) anche se nelle parole proferite intendeva altro e ignorava di dirle che non le diceva da se stesso.

Gli esempi abbondano nei Libri santi e parlo di cose ben note alla tua esperienza.

Tu infatti non le apprendi da me, ma mi metti alla prova, interrogandomi su di esse, desideroso di conoscere i miei progressi e pronto a correggere i miei errori.

Ora, con la frase che è stata proposta: Lo Spirito del Signore investì Saul, ( 1 Sam 10,10 ) è indicato il soffio improvviso emanato dal misterioso santuario della divinità.

Quanto poi a conoscere il modo profetico di cui è stato afferrato Saul in particolare, appare a sufficienza da quello che lì è scritto: Dio mutò il cuore di Saul. ( 1 Sam 10,9 )

Indica così una nuova disposizione del cuore che Dio realizzò trasformandolo, per renderlo capace di ricevere immagini simboliche e prefigurative in vista della divinazione profetica.

1.2 - La profezia permanente e la manifestazione passeggera

Ora c'è una così grande differenza tra la profezia dei Profeti come Isaia, Geremia e gli altri di questa categoria, e questa passeggera che si manifestò in Saul, quanta ne corre tra il linguaggio umano, quando gli uomini parlano, e le parole pronunciate, per eccezionale prodigio, dall'asina su cui cavalcava il profeta Balaam. ( Nm 22,28 )

Infatti la giumenta ottenne per un momento questa facoltà, perché Dio mostrasse quanto aveva stabilito e non perché l'animale parlasse abitualmente in mezzo agli uomini.

O se questo esempio è troppo remoto e differente, c'è molto meno da meravigliarsi che a un uomo reprobo sia stata momentaneamente e transitoriamente accordata la profezia, dal momento che l'aveva concessa colui che, quando ha voluto, ha fatto parlare anche un'asina.

Infatti è maggiore la differenza tra un animale e un uomo che tra il reprobo e gli eletti, che sono pur sempre uomini.

Non si deve in realtà ritenere immediatamente sapiente uno che ha detto qualcosa conforme alla sapienza.

Così non sarà annoverato tra i profeti uno che avrà talvolta profetizzato, quando lo stesso Signore dice nel Vangelo che alcuni accolgono con gioia la parola, ma non hanno radici profonde e sono incostanti. ( Mt 13,20-21 )

Ecco perché, come indica il versetto seguente, questo detto è passato in proverbio: Anche Saul è tra i profeti. ( 1 Sam 10,12 )

Finiamola dunque di meravigliarci, quando negli uomini appare qualcosa di divino che sorpassa il loro merito e la loro condizione, perché Dio vuole forse rivelare qualcosa di particolare per mezzo di una visione.

1.3 - Saulo e Pietro. Lo Spirito di Dio, senza aggettivi, è buono

Ma se ci sconcerta il fatto che Saul, il quale prima aveva ricevuto lo spirito profetico, fosse poi atterrito da uno spirito perverso che l'aveva invaso, questo non deve sorprenderci, perché l'uno avvenne secondo il disegno di rivelarci qualcosa, l'altro secondo un'azione meritevole di punizione.

Queste variazioni nell'animo umano, cioè in una creatura mutevole, non devono agitarci, soprattutto nel tempo in cui si porta una carne corruttibile e mortale.

Non sappiamo, come mostra il Vangelo, quanta fosse grande nello stesso Pietro la professione di fede da meritare di udire: Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne e il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli; ( Mt 16,17 ) e poco dopo manifestasse sentimenti così carnali sulla passione del Signore da sentire subito: Lungi da me, Satana, tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini? ( Mt 16,23 )

Può anche darsi che, per coloro che hanno una intelligenza un po' più penetrante riguardo alle visioni della mente, questo contrasto, secondo cui Pietro dapprima comprese per rivelazione di Dio Padre che il Cristo era Figlio di Dio e poi si spaventò della sua morte, ha lo stesso valore che hanno, per distinguere le visioni immaginarie che si producono nello spirito di un uomo fuori di senno, la rivelazione profetica che inizialmente aveva ispirato Saul e l'ossessione dello spirito cattivo dal quale poi era oppresso.

1.4 Che poi lo spirito cattivo è stato chiamato spirito del Signore, deve intendersi allo stesso modo di questa espressione: La terra è del Signore, ( Sal 24,1 ) in quanto sua creatura, sottoposta al suo potere.

O se questo modo di esprimersi non è conveniente perché la terra non è cattiva, poiché ogni creatura di Dio è buona, ( 1 Tm 4,4 ) valga il fatto che lo stesso Saul, già riprovato, criminale e ingrato verso il pio Davide, addirittura suo persecutore, allorché era crudelissimamente accecato dalla gelosia, era pur tuttavia chiamato " unto del Signore ", come lo chiamò Davide stesso quando ne vendicò la morte. ( 2 Sam 1,14-15 )

Ma io piuttosto ritengo che lo spirito cattivo, che tormentava Saul, è stato detto spirito del Signore perché lo agitava per un occulto giudizio del Signore.

Il Signore infatti si serve anche di spiriti cattivi come servitori per punire i cattivi e provare i buoni, certamente in modo diverso nei due casi.

In realtà anche se uno spirito è malvagio per la cattiva volontà che ha di nuocere, non riceve tuttavia il potere di nuocere se non da colui che ha ordinato tutte le cose secondo certi e giusti gradi di meriti.

Perché come nessuna cattiva volontà viene da Dio, così non c'è potere se non da Dio. ( Rm 13,1 )

E quantunque ognuno abbia invero la volontà, non ha però il potere di fare qualcosa ad un altro o di soffrire da parte di un altro.

Infatti anche lo stesso Figlio unico di Dio, nel momento di subire la passione, all'uomo che gli parlava con arroganza e diceva di avere il potere di ucciderlo o di liberarlo, ha risposto umilmente: Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. ( Gv 19,11 )

Anche il diavolo, volendo recare danno al santo Giobbe, era certamente diavolo nella volontà, tuttavia chiese il permesso a Dio dicendo: Stendi la tua mano e toccalo nella carne, ( Gb 2,5 ) sebbene, avuto il permesso, lo avrebbe fatto egli stesso.

In tal modo chiedeva infatti il permesso e chiamava " mano del Signore " la propria mano autorizzata dal Signore, ossia il potere stesso che desiderava ricevere.

A questo si accorda quanto il Signore dice ai discepoli nel Vangelo: Satana vi ha cercato questa notte per vagliarvi come il grano. ( Lc 22,31 )

Dunque è stato chiamato cattivo lo spirito di Dio, ossia servitore di Dio, per eseguire in Saul il castigo che il giudice onnipotente riteneva giusto.

Poiché quello spirito, in quanto era cattivo di volontà, non era di Dio, ma per la natura, secondo cui era stato creato, e il potere, che non era suo ma aveva ricevuto dalla giustizia del Signore di tutte le cose, egli era di Dio.

Anche il modo di esprimersi della Scrittura è così: Samuele si alzò e tornò a Rama.

E lo Spirito del Signore si era ritirato da Saul ed egli veniva atterrito da uno spirito cattivo da parte del Signore, che lo soffocava.

Allora i servi di Saul gli dissero: " Vedi, un cattivo spirito del Signore ti turba". ( 1 Sam 16,13-15 )

Come questa espressione sia stata detta dai suoi servi: un cattivo spirito del Signore, lo indicano le parole precedenti della Scrittura che narrano il fatto e dicono: uno spirito cattivo da parte del Signore.

Invero questo spirito è del Signore perché viene da parte del Signore.

Egli infatti aveva da se stesso la volontà di nuocere, ossia di impadronirsi di Saul; ma non ne aveva il potere senza il permesso della suprema giustizia.

Infatti, come afferma l'Apostolo, se Dio punisce giustamente quando abbandona gli uomini ai desideri del loro cuore, ( Rm 1,24 ) non c'è da stupirsi se, per giusta punizione, li abbandona anche ai desideri sregolati di altri che vogliono danneggiarli, salva sempre la sua inalterabile giustizia.

1.5 - Lo Spirito Santo consustanziale al Padre e al Figlio

Bisogna notare bene l'aggiunta che viene usata: uno spirito cattivo del Signore.

Ora, quando si dice semplicemente: spirito di Dio, anche senza aggiungere "buono ", s'intende che è buono.

Ne consegue che lo spirito di Dio si dice buono secondo l'essenza, cattivo secondo il servizio che esercita.

Si potrebbe ancora domandare se quando si parla di spirito di Dio, e già di per sé si intende che è buono, anche senza aggiungere nulla, debba intendersi quello che nella Trinità è lo Spirito Santo, consustanziale al Padre e al Figlio, di cui si dice: Dov'è lo Spirito del Signore, là c'è libertà, ( 2 Cor 3,17 ) e anche: A noi Dio le ha rivelate per mezzo del suo Spirito, ( 1 Cor 2,10 ) e inoltre: e nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio. ( 1 Cor 2,11 )

E in molti luoghi lo Spirito di Dio è nominato così e si intende lo Spirito Santo anche se non lo si aggiunge, perché il contesto indica a sufficienza di chi si parla, sicché a volte neppure si aggiunge " di Dio " e tuttavia s'intende lo Spirito di Dio eminentemente Santo.

L'Apostolo infatti di che altro parla quando dice: Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio, ( Rm 8,16 ) e: Lo Spirito stesso viene in aiuto alla nostra debolezza; ( Rm 8,26 ) di nuovo: Tutte queste cose le opera l'unico e medesimo Spirito che le distribuisce a ciascuno come vuole; ( 1 Cor 12,11 ) e: Vi sono diversità di doni, ma uno solo è lo Spirito? ( 1 Cor 12,4 )

In tutti questi passi non viene aggiunto né " di Dio ", né " santo ", e tuttavia s'intende lo Spirito Santo.

Ma io non so se è possibile dimostrare, con qualche esempio manifesto, che in qualche passo, dove sia detto Spirito di Dio senza aggiunta, non si tratti dello Spirito Santo ma di qualche spirito buono, però creato e fatto.

Infatti i testi che vengono proposti sono dubbi e hanno bisogno di una prova più evidente, come quello dov'è scritto: Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque. ( Gen 1,2 )

Anche qui non trovo nulla che impedisca di intendere lo Spirito Santo.

Infatti, quando col termine acque si insinua la materia informe, che è stata creata dal nulla e dalla quale sarebbero state formate tutte le cose, che cosa proibisce di intendere lo Spirito Santo del Creatore che aleggiava su questa materia non per cambiamenti di luogo e per intervalli di spazio - cosa che non può dirsi correttamente di alcun essere incorporeo -, ma per l'eccellenza e la preminenza di una volontà dominante su tutte le cose per portarle all'esistenza?

Tanto più che questo modo di esprimersi, com'è usuale nelle Sacre Scritture, ha anche una certa risonanza profetica e preannunzia il mistero del futuro Battesimo del popolo che sarebbe nato dall'acqua e dallo Spirito Santo.

Pertanto le parole: Lo Spirito aleggiava sulle acque, non obbligano, come ritengono alcuni, ad intendere quello spirito dal quale è come animata questa massa corporea dell'universo per permettere alle creature corporee di generarsi e conservarsi secondo le loro specie.

Infatti un tale essere sarebbe anch'esso creatura.

Anche a proposito del testo: Lo Spirito del Signore riempie l'universo, ( Sap 1,7 ) non manca chi vuole intendere quello spirito che, in quanto creatura invisibile, abbraccia e vivifica con un soffio universale tutta la creazione visibile.

Ma neppure qui io vedo che cosa impedisca d'intendere lo Spirito Santo, quando Dio stesso dice in un Profeta: Io riempio il cielo e la terra. ( Ger 23,24 )

Dio infatti non riempie il cielo e la terra senza il suo santo Spirito.

Che c'è dunque di strano se del suo santo Spirito è stato detto: Ha riempito l'universo? ( Sap 1,7 )

Infatti egli riempie in un modo quando santifica, come si dice di Stefano: Era pieno di Spirito Santo, ( At 7,55 ) e di molti altri; in altro modo riempie con la grazia santificante, come avviene per alcuni santi, e in un altro ancora riempie tutte le cose con la sua presenza manifesta e ordinatrice.

In conclusione, non so se si può provare con un documento certo della Scrittura che, quando si parla di Spirito di Dio o di Spirito del Signore senza alcuna aggiunta, ci si riferisca a qualcosa di diverso dallo Spirito Santo.

Ma quand'anche ci sia un testo che ora non ricordo, ritengo per certo che non è temerario affermare che, ogniqualvolta nella Sacra Scrittura si menziona lo Spirito di Dio senza aggiungere altro, si intende o lo Spirito Santo consustanziale al Padre e al Figlio o qualche creatura invisibile; non si può però intendere uno spirito cattivo, a meno che non si aggiunga questa qualifica.

Poiché Dio utilizza a buon fine anche lo spirito cattivo come esecutore della sua giustizia, si chiama anch'egli spirito di Dio perché serve a castigare i cattivi e a educare e provare i buoni.

1.6 - Lo Spirito di Dio in Saul

Ora non deve meravigliarci neppure ciò che segue: che Saul, dopo la venuta dello Spirito di Dio su di lui, abbia profetizzato e come dopo il buon spirito sia subentrato il cattivo e di nuovo il buono dopo il cattivo.

Questo infatti succede non a causa dell'incostanza dello Spirito Santo, che è immutabile con il Padre e il Figlio, ma a causa della mutabilità dello spirito umano, poiché Dio distribuisce tutte le cose sia ai cattivi, secondo il merito di condanna o di correzione, che ai buoni, secondo la liberalità della sua grazia.

Si potrebbe anche ritenere che in Saul ci sia stato sempre il medesimo Spirito di Dio e che per lui era cattivo perché egli era indegno della sua santità.

Ma questa opinione non sembra corretta.

In effetti è più sicuro e più vero questo modo di sentire: lo spirito buono di Dio, in conformità alla mutevolezza degli affetti umani, influisce positivamente o per profetizzare o per realizzare qualche buona opera secondo il beneplacito di Dio; e il cattivo influisce negativamente: si chiama anch'egli " spirito di Dio ", perché è a servizio della giustizia divina che distribuisce tutte le cose e le utilizza secondo l'ordine.

Tanto più perché sta scritto: Lo Spirito del Signore si era ritirato da lui e uno spirito cattivo da parte del Signore si era impadronito di lui. ( 1 Sam 16,14 )

Non si può infatti ammettere in alcun modo che il medesimo spirito si sia ritirato e si sia impadronito di lui.

Ma in molti esemplari, soprattutto in quelli che presentano una traduzione letterale dall'ebraico, si trova " spirito di Dio " impiegato senza aggiunta e si capisce che è cattivo dal fatto che investiva Saul e Davide lo calmava suonando la cetra.

È chiaro tuttavia che non è stato aggiunto " cattivo ", perché era già stato detto poco prima e si poteva facilmente sottintendere e capire a motivo di questa prossimità.

Ecco infatti cosa leggiamo in questi codici: Ogniqualvolta dunque lo spirito del Signore investiva Saul, Davide prendeva la cetra e la suonava con la sua mano e Saul si calmava e si sentiva meglio, perché lo spirito cattivo si ritirava da lui. ( 1 Sam 16,23 )

Sia dunque che qui non è detto " spirito di Dio " ma solamente spirito cattivo - e ciò che allora era stato omesso qui appare manifesto -, sia che era stato notato precedentemente: Allora i servi di Saul gli dissero: " Vedi, il cattivo spirito di Dio ti turba.

Comandi il signor nostro e i tuoi servi che stanno attorno a te cercheranno un uomo abile a suonare la cetra, perché quando lo spirito cattivo ti investirà, egli suoni con la sua mano, e ti sentirai meglio "; ( 1 Sam 16,15-16 ) non c'era bisogno di aggiungere " cattivo ", quando era detto di nuovo: ogni volta che lo spirito di Dio investiva Saul, perché era chiaro di chi allora si stava parlando.

1.7 - Saul, persecutore di Davide, è corretto dallo spirito profetico

Non di meno c'è una questione più importante da approfondire con attenzione non superficiale: si tratta di quando Saul, pieno di invidia e pazzo di furore, perseguitava l'innocente Davide: Cadde su di lui lo spirito di Dio e andava avanti e profetizzava. ( 1 Sam 19,23 )

Qui non si può infatti intendere che lo spirito buono col quale i santi Profeti vedevano immagini e rappresentazioni di avvenimenti futuri, e questo non semplicemente per il fatto che è detto: e profetizzava; infatti nei codici tradotti dall'ebraico si legge ugualmente anche dello spirito cattivo: Il giorno dopo il cattivo spirito di Dio si impossessò di Saul e profetizzava in casa sua. ( 1 Sam 18,10 )

Anche in altri passi delle divine Scritture si trova frequentemente che la profezia è definita non solo buona ma anche cattiva, e i Profeti sono chiamati profeti di Baal, ( 1 Re 18, 19. 22. 25.40 ) e ad alcuni è rinfacciato di aver profetizzato nel nome di Baal. ( Ger 2,8 )

Non è pertanto necessario ritenere buono lo spirito che in seguito invase Saul, perché è detto: E camminava avanti e profetizzava in casa, ma perché è usato senza aggiunta: e cadde anche su di lui lo Spirito di Dio. ( 1 Sam 19,23 )

In verità non è stato detto come nel passo precedente: il cattivo spirito di Dio, così da poterlo sottintendere anche in seguito.

Anzi ciò che precede conferma maggiormente che lo Spirito di Dio era buono e veramente profetico.

Davide stava infatti con Samuele e Saul spedì messaggeri a catturarlo.

Ora quando Samuele era tra i Profeti e nella cerchia dei Profeti, che allora profetizzavano, i messaggeri che erano stati inviati, mossi dallo stesso Spirito, profetizzarono e questo accadde anche ai nuovi inviati e ugualmente a quelli inviati la terza volta.

Infine quando venne lo stesso Saul, cadde anche su di lui lo Spirito di Dio e andava avanti facendo il profeta. ( 1 Sam 19,20 )

Quando si dice: Lo Spirito di Dio investì i messaggeri e anch'essi fecero i profeti, ( 1 Sam 19,23 ) evidentemente era l'identico spirito che ispirava i Profeti, tra i quali c'era anche Samuele.

Per questo si deduce necessariamente che era uno spirito buono. Bisogna quindi esaminare diligentemente la questione: come mai anche coloro, che erano stati inviati a catturare un uomo e ad ucciderlo, meritarono di essere investiti da tale spirito e come mai anche Saul, che li aveva inviati e poi sarebbe venuto di persona per spargere sangue innocente, meritò di ricevere quello spirito e di profetizzare?

1.8 - Doni dello Spirito e carità

Qui cade a proposito ciò che l'apostolo Paolo espone con grande lucidità, quando mostra la via più eccellente.

Egli dice: Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.

E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, sono un nulla.

E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. ( 1 Cor 13,1-4 )

È chiaro che in questo passo ha ricordato i doni distribuiti dallo Spirito per le varie operazioni, come più sopra dice: E a ciascuno è data una manifestazione dello Spirito per l'utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza, a un altro, invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; a uno il potere dei miracoli, a un altro il dono della profezia, a un altro il dono di distinguere gli spiriti, a un altro la varietà delle lingue.

Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole. ( 1 Cor 12,7-12 )

Appare quindi a sufficienza che la profezia figura tra i doni dello Spirito: chi tuttavia la possiede senza la carità non è nulla.

Dal che si comprende che può accadere che alcuni, indegni della vita eterna e del Regno dei cieli, sono ripieni di certi doni dello Spirito Santo, senza possedere la carità: senza di essa quei doni non sono nulla, ma neppure giovano a loro.

Perché, come è stato dimostrato, la profezia senza la carità non conduce al regno di Dio, mentre la carità conduce certamente anche senza la profezia.

Infatti quando, parlando dei membri di Cristo, dice: Sono forse tutti apostoli?

Tutti profeti? egli mostra senza incertezza che anche chi non possiede la profezia può essere annoverato tra le membra di Cristo; quale posto occuperebbe se non avesse la carità, senza la quale l'uomo non è nulla?

Ora, trattando delle membra di Cristo che compongono il corpo di Cristo, non parlerebbe assolutamente così: Hanno forse tutti la carità? come aveva detto: Sono forse tutti apostoli?

Tutti profeti? Tutti operatori di miracoli? Tutti possiedono doni di far guarigioni? ( 1 Cor 12,29-30 ) e via dicendo.

1.9 - Profezia senza carità

Ma qualcuno dirà: Può darsi che uno non ha la profezia e ha invece la carità e di conseguenza appartiene al numero delle membra di Cristo: ma non può accadere di avere la profezia senza la carità, perché l'uomo che possiede la profezia senza la carità è nulla. Ugualmente si potrebbe forse dire che l'uomo che ha l'anima senza l'intelligenza non è nulla: non perché è possibile trovare un uomo dotato di anima senza intelligenza, ma perché non sarebbe nulla se fosse possibile trovarlo.

Analogamente si può anche dire: se un corpo ha una figura ma non il colore, non si può vedere; non perché ci sia un corpo senza colore ma perché, se ci fosse, non si potrebbe vedere.

Allo stesso modo forse è stato detto che se uno possiede la profezia senza avere la carità non è nulla: non perché in qualcuno possa esserci la profezia senza la carità, ma perché se ci fosse essa non gli servirebbe a nulla.

Per risolvere questa questione occorre dunque dimostrare che qualche reprobo ha posseduto il dono della profezia: se non trovassimo nessuno, lo mostrerebbe a sufficienza lo stesso Saul.

Ma anche Balaam risulta reprobo, infatti la Scrittura dichiara che era stato condannato da un giudizio divino e tuttavia possedeva la profezia; e poiché gli mancava la carità, in lui c'era la volontà di maledire il popolo d'Israele; un nemico aveva comprato la sua volontà e, a prezzo di denaro, lo aveva assoldato per maledire.

Però a motivo del dono profetico, di cui era dotato, benediceva suo malgrado. ( Nm 22-24 )

Rafforzano inoltre questa sentenza le parole del Vangelo, che molti ripeteranno in quel giorno: Signore, Signore, noi abbiamo mangiato e bevuto nel tuo nome e abbiamo profetizzato nel tuo nome e abbiamo compiuto molti prodigi nel tuo nome, e tuttavia verrà detto loro: Non vi conosco, allontanatevi da me, operatori d'iniquità. ( Mt 7,22-23 )

Non crediamo infatti che essi diranno queste cose mentendo in quel giudizio, dove non ci sarà alcuna possibilità di inganno, né leggiamo che la voce di qualcuno di loro dirà: Ti abbiamo amato.

Potranno dunque dire: Abbiamo profetizzato nel tuo nome, essendo ingiusti e reprobi; non potranno invece dire: Abbiamo osservato la carità che hai comandato.

Poiché, se lo dicono, non si risponderebbe loro: Non vi conosco.

Egli dice infatti: Da questo si riconosce che siete miei discepoli, se vi amate a vicenda. ( Gv 13,35 )

1.10 - Eretici e scismatici hanno i doni dello Spirito senza la carità

Il caso di questo Saul si oppone quindi ai diversi eretici superbi, che negano si possa dare a coloro che non appartengono alla eredità dei santi qualche dono dello Spirito Santo.

Quando noi diciamo loro che essi possono avere il sacramento del Battesimo, il quale, allorché rientrano nella Chiesa cattolica, non dev'essere assolutamente contestato in loro né essere amministrato, come se non l'avessero; non devono però confidare nella salvezza perché non riproviamo ciò che riconosciamo che essi hanno ricevuto; ma occorre riconoscere la comunità dell'unità che si instaura nel vincolo della carità, senza la quale non potrebbero assolutamente avere nessuna cosa, ancorché santa e venerabile in se stessa, essi non sarebbero nulla, resisi tanto più indegni del premio della vita eterna quanto più hanno abusato di quei doni che hanno ricevuto in questa vita transitoria.

Solo la carità infatti può usarne bene e la carità sopporta tutto ( 1 Cor 13,7 ) e perciò non rompe l'unità di cui costituisce il più forte legame.

Infatti anche il servo fannullone ha ricevuto il talento - per talento s'intende qualcos'altro che è certamente un dono divino -, ma: A chi ha sarà dato e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. ( Mt 25,29 )

Non si può togliere quello che non ha; ma gli manca qualcosa perché sia privato con giustizia di ciò che ha: gli manca la carità di usare bene [ ciò che possiede ], perché gli sia tolto tutto il resto che senza la carità non gli giova.

1.11 - In che senso lo spirito cattivo è detto spirito di Dio

Non c'è dunque da meravigliarsi che il re Saul, quando fu consacrato, ricevesse prima lo spirito profetico e poi, riprovato per la disobbedienza e ritirandosi da lui lo spirito del Signore, fosse invaso da uno spirito cattivo da parte del Signore che, a motivo dell'ufficio, è chiamato anche Spirito del Signore; perché il Signore fa buon uso anche degli spiriti cattivi o per condannare o per correggere o per provare qualcuno; e sebbene la malizia non venga dal Signore, tuttavia non c'è potere se non da Dio. ( Rm 13,1 )

Ugualmente è stato chiamato sonno del Signore quello che aveva assopito i soldati dello stesso Saul, quando Davide portò via la lancia e la brocca posta vicino al capo del re addormentato.

Questo non significa che il Signore allora aveva sonno, perché dormiva, ma che quel sonno, che allora si era impadronito degli uomini, era stato infuso per volere di Dio, perché non fosse avvertita in quel luogo la presenza di Davide suo servo.

Non c'è pertanto da meravigliarsi se lo stesso Saul ricevesse di nuovo lo spirito profetico, quando perseguitava il giusto, e fosse venuto con l'intenzione di prenderlo e ucciderlo nel luogo ov'era la schiera dei Profeti.

Così è stato mostrato a sufficienza che nessuno, se gli manca la carità, deve ormai ritenersi sicuro di un tale dono, come se fosse grandemente accetto a Dio, poiché quel dono, certamente in forza di qualche arcano mistero, poté essere concesso anche a Saul, cioè a un uomo riprovato, geloso, ingrato, che rendeva male per bene e, dopo aver ricevuto lo spirito profetico, non si era affatto corretto né migliorato.

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