La Trinità |
Perciò in questa questione sulla Trinità e la conoscenza di Dio dobbiamo principalmente indagare che cosa sia il vero amore, o meglio, che cosa sia l'amore, perché non c'è amore degno di tal nome che quello vero: il resto è concupiscenza.
Ed è improprio dire che amano gli uomini dominati dalla concupiscenza, come dire che sono dominati dalla concupiscenza gli uomini che amano.
Ora il vero amore consiste nell'aderire alla verità per vivere nella giustizia. ( Tt 2,12 )
Dunque disprezziamo tutte le cose mortali per amore degli uomini, amore che ci fa desiderare che essi vivano nella giustizia.
Allora potremo giungere anche al punto di essere disposti a morire per il bene dei nostri fratelli, come il Signore Gesù Cristo ci ha insegnato con il suo esempio.
Benché vi siano due precetti dai quali dipende tutta la Legge ed i Profeti: l'amore di Dio e l'amore del prossimo, ( Mt 22,40 ) non è senza motivo che la Scrittura di solito ne ricordi uno per tutti e due.
Talvolta parla solo dell'amore di Dio, come in questo passo: Sappiamo che per coloro che amano Dio, egli fa concorrere tutto al bene; ( Rm 8,28 ) ed in quest'altro: Chiunque ama Dio, questi è conosciuto da lui; ( 1 Cor 8,3 ) ed ancora: Perché l'amore di Dio è stato diffuso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato, ( Rm 5,5 ) ed in molti altri passi.
Perché chi ama Dio è naturale che faccia ciò che Dio ha prescritto e lo ami, nella misura in cui lo fa.
Di conseguenza amerà anche il prossimo, perché Dio lo ha comandato. ( Lv 19,18; Mc 12,31-33; Mt 5,43; Mt 19,19; Mt 22,39; Lc 10,27; Gv 13,14; Rm 13,9; Gal 5,14; Gc 2,8 )
Talvolta la Scrittura ricorda soltanto l'amore del prossimo, come nel passo: Sopportate gli uni i pesi degli altri e così adempirete la legge di Cristo; ( Gal 6,2 ) ed in questo: Tutta la Legge infatti si compendia in questo solo comando: Ama il prossimo tuo come te stesso; ( Gal 5,14 ) e nel Vangelo: Tutto quanto desiderate che gli uomini facciano a voi di bene, fatelo voi pure a loro; poiché questa è la Legge ed i Profeti. ( Mt 7,12 )
E noi incontriamo nelle sante Scritture molti altri passi, in cui solo l'amore del prossimo sembra comandato per la perfezione, mentre non si parla dell'amore di Dio.
E tuttavia la Legge e i Profeti dipendono dall'uno e dall'altro precetto. ( Mt 22,40 )
Ma ancora una volta la ragione di questo silenzio è chechi ama il prossimo ama necessariamente, prima di tutto, l'amore stesso. Ora: Dio è amore, e chi dimora nell'amore dimora in Dio. ( 1 Gv 4,8.16 )
Di conseguenza quelli che cercano Dio ( At 17,27 ) per mezzo delle potestà che governano il mondo o le parti del mondo, sono trascinati lontano da lui e gettati a distanza, non per la lontananza di luogo, ma per la diversità dell'affetto.12
Infatti si sforzano di andare all'esterno ed abbandonano la loro interiorità, nell'intimità della quale c'è Dio.
Perciò anche quando intendono parlare di qualche celeste Potestà o se la rappresentano in qualsiasi modo, desiderano soprattutto il suo potere che stupisce la debolezza umana, e non imitano la sua pietà con cui si accede al riposo di Dio.
Preferiscono infatti, superbamente, potere ciò che può l'Angelo, piuttosto che essere, piamente, ciò che è l'Angelo.
Perché nessun santo si compiace della sua potenza, ma di quella di Colui che gli concede di poter fare tutto ciò che può fare con saggezza.
Sa che ha più potenza se si unisce all'Onnipotente con pia volontà, che se può compiere con la sua potenza e volontà qualcosa che faccia tremare coloro che ne sono privi.
Perciò lo stesso Signore Gesù Cristo operando tali prodigi per avviare verso più alte verità coloro che li ammiravano e convertire alle realtà eterne ed interiori gli spiriti attenti e come sospesi verso dei miracoli temporali, disse: Venite a me voi che siete affaticati e stanchi ed io vi darò completo riposo.
Prendete su di voi il mio giogo. ( Mt 11,28-29 )
Non disse: "Imparate da me che risuscito dei morti da quattro giorni", ma: Imparate da me perché sono docile ed umile di cuore. ( Mt 11,29 )
Infatti è più potente e sicura la solidissima umiltà che l'altissima grandezza gonfia di vento.
Perciò il Signore aggiunge: E troverete pace per le anime vostre. ( Mt 11,29 )
Infatti l'amore non si gonfia ( 1 Cor 13,4 ) e Dio è amore, ( 1 Gv 4,8 ) e quelli che sono fedeli riposano con lui nell'amore, ( Sap 3,9 ) richiamati dal tumulto esteriore alle gioie silenziose.
Ecco: Dio è amore; perché andar correndo nel più alto dei cieli, nel più profondo della terra, alla ricerca di Colui che è presso di noi se noi vogliamo stare presso di lui? ( Sal 139,8; Am 9,2 )
Nessuno dica: "non so che cosa amare".
Ami il fratello ed amerà l'amore stesso.
Infatti conosce meglio l'amore con cui ama che il fratello che ama.
Ed ecco che allora Dio gli sarà più noto che il fratello; molto meglio noto, perché più presente; più noto perché più interiore; più noto perché più certo.
Abbraccia il Dio amore e abbraccia Dio con l'amore.
È quello stesso amore che associa tutti gli Angeli buoni e tutti i servi di Dio con il vincolo della santità e che ci unisce scambievolmente insieme, essi e noi, unendoci a lui che è al di sopra di noi.
Quanto più dunque siamo esenti dal gonfiore della superbia, tanto più siamo pieni d'amore.
E di che cosa è pieno se non di Dio colui che è pieno d'amore?
"Ma, si dirà, vedo la carità e, per quanto posso, fisso su di essa lo sguardo dello spirito e credo alla Scrittura che dice: Dio è carità, e chi dimora nella carità, dimora in Dio. ( 1 Gv 4,8.16 )
Ma quando vedo la carità, non vedo in essa la Trinità".
Ebbene, sì, tu vedi la Trinità, se vedi la carità.
Mi sforzerò, se lo posso, di farti vedere che la vedi: soltanto che la Trinità ci assista affinché la carità ci muova verso qualche bene.
Quando infatti amiamo la carità, la amiamo come amante qualcosa, per il fatto stesso che la carità ama qualcosa.
Che cosa ama dunque la carità, perché anche la carità stessa possa essere amata?
Non è infatti carità quella che non ama nulla.
Se ama se stessa, occorre che ami qualcosa, per amarsi come carità.
Infatti se la parola significa qualcosa, così significa anche se stessa, ma non significa se stessa se non perché è fatta per significare qualcosa.
Allo stesso modo la carità si ama certamente, ma se non si ama come amante qualcosa, non si ama come carità.
Che ama dunque la carità, se non ciò che amiamo con la carità?
Ora questo, per partire da ciò che abbiamo di più prossimo, è il fratello.
Osserviamo quanto l'apostolo Giovanni ci raccomanda l'amore fraterno: Colui che ama il suo fratello, egli dice, dimora nella luce, e nessuno scandalo è in lui. ( 1 Gv 2,10 )
È chiaro che egli ha posto la perfezione della giustizia nell'amore del fratello; perché colui nel quale non c'è scandalo è perfetto.
E tuttavia sembra aver taciuto dell'amore di Dio, cosa che non avrebbe mai fatto se nello stesso amore fraterno non sottintendesse Dio.
Poco dopo infatti, nella stessa Epistola, dice in modo chiarissimo: Carissimi, amiamoci vicendevolmente perché l'amore viene da Dio; colui che ama è nato da Dio, e conosce Dio.
Chi non ama, non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. ( 1 Gv 4,7-8 )
Questo contesto mostra in maniera sufficiente e chiara che questo amore fraterno - infatti l'amore fraterno è quello che ci fa amare vicendevolmente - non solo viene da Dio, ma che, secondo una così grande autorità, è Dio stesso.
Di conseguenza, amando secondo l'amore il fratello, lo amiamo secondo Dio.
Né può accadere che non amiamo principalmente questo amore, con cui amiamo il fratello.
Da ciò si conclude che quei due precetti non possono esistere l'uno senza l'altro.
Poiché in verità Dio è amore, ( 1 Gv 4,8.16 ) ama certamente Dio, colui che ama l'amore ed è necessario che ami l'amore colui che ama il fratello.
Perciò poco più innanzi l'apostolo Giovanni afferma: Non può amare Dio, che non vede, colui che non ama il prossimo che vede, ( 1 Gv 4,20 ) perché la ragione per cui non vede Dio è che non ama il fratello.
Infatti chi non ama il fratello, non è nell'amore e chi non è nell'amore non è in Dio, perché Dio è amore. ( 1 Gv 4,16 )
Inoltre chi non è in Dio non è nella luce, perché: Dio è luce, e tenebra alcuna non è in lui. ( 1 Gv 1,5 )
Qual meraviglia, dunque, se chi non è nella luce non vede la luce, cioè non vede Dio, perché è nelle tenebre? ( 1 Gv 1,9-11 )
Vede il fratello con sguardo umano che non permette di vedere Dio.
Ma se amasse colui che vede per sguardo umano, con carità spirituale, vedrebbe Dio, che è la carità stessa, con lo sguardo interiore con cui lo si può vedere.
Perciò chi non ama il fratello che vede, come potrà amare Dio che non vede, precisamente perché Dio è amore, ( 1 Gv 4,8.16.20 ) amore che manca a colui che non ama il fratello?
E non si ponga più il problema di sapere quanto amore dobbiamo al fratello, quanto a Dio.
A Dio, senza alcun confronto, più che a noi.
Al fratello poi tanto, quanto a noi stessi.
Amiamo infine tanto più noi stessi quanto più amiamo Dio.
È dunque con una sola ed identica carità che amiamo Dio e il prossimo; ma amiamo Dio per se stesso, noi stessi invece ed il prossimo per Dio.13
Quale motivo abbiamo dunque, chiedo, di infiammarci quando ascoltiamo e leggiamo questo passo: Ecco ora il tempo propizio, ecco ora il giorno della salvezza.
Noi cerchiamo di non dare a nessuno motivo di scandalo, perché non venga vituperato il nostro ministero, ma anzi sotto ogni aspetto ci sforziamo di renderci raccomandabili come ministri di Dio, con molta pazienza, nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angustie, sotto le battiture, nelle prigioni, nei turbamenti, nelle fatiche, nelle vigilie, nei digiuni, con la purezza, con la scienza, con la longanimità, con la bontà, con lo Spirito Santo, con carità sincera, con la parola della verità, con la potenza di Dio, con le armi della giustizia a destra e a sinistra; in mezzo alla gloria e all'ignominia, alla buona e cattiva reputazione; creduti impostori, mentre siamo veraci; quasi fossimo sconosciuti, mentre siamo notissimi; come morenti ed ecco siamo vivi; come dei fustigati ma non messi a morte; come degli afflitti mentre siamo sempre allegri, come dei miserabili, noi che arricchiamo tanti; come non possedendo nulla, noi che possediamo tutto? ( 2 Cor 6,2-10 )
Che motivo abbiamo di accenderci nell'amore di Paolo apostolo, quando leggiamo queste cose, se non perché crediamo che egli è vissuto così?
E pertanto che i ministri di Dio debbono vivere così non lo crediamo sulla testimonianza di altri, ma noi lo vediamo nell'intimo di noi stessi, o meglio, al di sopra di noi, nella Verità stessa.14
Perciò amiamo lui che crediamo abbia vissuto così, in virtù di un ideale che vediamo.
E se non amassimo prima di tutto questo ideale, che sta sempre stabile ed immutabile davanti al nostro sguardo, non ameremmo l'Apostolo proprio perché, come riteniamo per fede, ha aderito e si è conformato ad esso durante la sua vita nella carne.
Ma non so come per la convinzione che ci proviene dalla fede che qualcuno ha vissuto così si ravvivi il nostro amore per questo ideale; e la speranza per la quale anche noi, dato che siamo uomini, confidiamo di vivere così, visto che alcuni uomini l'hanno fatto, ci impedisca di disperare e faccia sì che lo desideriamo più ardentemente e preghiamo con più confidenza.
Così l'amore di questo ideale, secondo il quale crediamo che altri siano vissuti, ci fa amare la loro vita, e d'altra parte la loro vita, stimata tale, suscita in noi un amore più ardente per questo ideale; cosicché, quanto più ardentemente amiamo Dio, tanto più certa e serena è la visione che abbiamo di esso; perché è in Dio che contempliamo questo immutabile ideale di giustizia, secondo il quale giudichiamo che l'uomo debba vivere.
Perciò la fede giova alla conoscenza ed all'amore di Dio, non nel senso che ce lo faccia conoscere ed amare perché prima non lo conoscevamo affatto o non lo amavamo affatto, ma giova a farcelo conoscere in maniera più luminosa ed amare con amore più fermo.
Che è dunque l'amore o carità, tanto lodato e celebrato dalle divine Scritture, se non l'amore del bene?
Ma l'amore suppone uno che ama e con l'amore si ama qualcosa.
Ecco tre cose: colui che ama, ciò che è amato, e l'amore stesso.
Che è dunque l'amore se non una vita che unisce, o che tende a che si uniscano due esseri, cioè colui che ama e ciò che è amato?
È così anche negli amori più bassi e carnali, ma per attingere ad una fonte più pura e cristallina, calpestiamo con i piedi la carne ed eleviamoci fino all'anima.
Che ama l'anima in un amico, se non l'anima?
Anche qui dunque ci sono tre cose: colui che ama, ciò che è amato, e l'amore.
Ci rimane di elevarci ancora e cercare più in alto queste cose, per quanto è concesso all'uomo di farlo. ( Mt 7,7; Lc 11,9; Lc 14,10 )
Ma riposiamo per il momento un po' la nostra attenzione, non perché essa ritenga di aver trovato già ciò che cerca, ma come si riposa di solito colui che ha trovato il luogo in cui deve cercare qualche cosa; ( 1 Cr 16,11; Sal 69,33; Sal 105,4; 1 Cor 8,2 ) non l'ha ancora trovata, ma ha trovato dove cercarla. ( At 17,27 )
Che queste riflessioni ci bastino e siano come il primo filo a partire dal quale noi tesseremo il resto della nostra trama.
Indice |
12 | Plotino, Enn. 1, 6, 8; Porfirio, Sent. 40, 5-6 |
13 | Agostino, De doctr. christ. 3, 10, 16 |
14 | Agostino, Confess. 3, 6, 11 |