Summa Teologica - I |
III, q. 13, a. 1; In 1 Sent., d. 42, q. 2, a. 2; In 3 Sent., d. 1, q. 2, a. 3; C. G., II, cc. 22, 25; De Pot., q. 1, a. 7; q. 5, a. 3; Quodl., 3, q. 1, a. 2; 5, q. 2, a. 2; 12, q. 2, a. 1; In 6 Ethic., lect. 2
Pare che Dio non sia onnipotente.
1. Essere mosso e subire un'azione è una delle tante cose [ possibili ].
Ma Dio non lo può fare, essendo immobile, come si è dimostrato sopra [ q. 2, a. 3; q. 9, a. 1 ].
Quindi non è onnipotente.
2. Peccare è un fare qualcosa.
Ma Dio non può peccare, né « rinnegare se stesso », come dice l'Apostolo [ 2 Tm 2,13 ].
Quindi Dio non è onnipotente.
3. Di Dio si dice che « manifesta al sommo la sua onnipotenza perdonando e usando misericordia » [ Missale Rom. ].
Quindi l'estremo limite della potenza divina è il perdonare e l'aver misericordia.
Ma c'è qualcosa di molto più grande del perdonare e dell'usare misericordia: p. es. creare un altro mondo, o [ fare ] qualche altra opera di questo genere.
Quindi Dio non è onnipotente.
4. La Glossa, commentando il detto di S. Paolo [ 1 Cor 1,20 ]: « Dio ha fatto vedere come è stolta la sapienza di questo mondo », dice: « Dio ha fatto vedere come è stolta la sapienza del mondo mostrando possibile ciò che essa giudicava impossibile ».
Quindi pare che non dobbiamo giudicare se una cosa è possibile o impossibile in base alle cause inferiori, come giudica la sapienza mondana, ma secondo la potenza divina.
Se dunque si ammette che Dio è onnipotente, tutte le cose saranno possibili.
Quindi nulla sarà impossibile.
Ma tolto l'impossibile è levato di mezzo il necessario: poiché ciò che è necessario è impossibile che non sia.
Non vi sarà dunque nulla di necessario nelle cose, se Dio è onnipotente.
Ma ciò è assurdo.
Quindi Dio non è onnipotente.
Nel Vangelo sta scritto [ Lc 1,37 ]: « Nessuna parola è impossibile a Dio ».
Tutti sono d'accordo nel riconoscere che Dio è onnipotente.
Ma il difficile sta nell'assegnare la ragione dell'onnipotenza, poiché quando si dice che Dio può tutto resta in dubbio che cosa si comprenda sotto questo termine collettivo [ tutto ].
Se però si esamina bene la cosa, siccome potenza si dice relativamente ai possibili, quando si dice che Dio può tutto non si può intendere meglio di così: che può tutto ciò che è possibile, e che per questo è detto onnipotente.
Ora, secondo il Filosofo, il termine possibile è preso in due sensi.
Primo, in relazione a una potenza particolare: come ciò che è sottoposto alla potenza umana è detto possibile all'uomo.
Ma non si può dire che Dio è onnipotente perché può tutto ciò che è possibile alla natura creata: poiché la potenza divina si estende molto oltre.
E se d'altra parte uno dicesse che Dio è onnipotente perché può tutto ciò che è possibile alla sua potenza, farebbe un circolo vizioso nello spiegare l'onnipotenza: con ciò infatti non si verrebbe a dire nient'altro che questo: che Dio è onnipotente perché può tutto ciò che può.
Resta dunque che Dio sia detto onnipotente perché può tutte le cose che sono possibili.
E questo è il secondo senso in cui si prende il termine possibile.
Ora, una cosa è detta possibile o impossibile, assolutamente parlando, secondo il rapporto dei termini: possibile quando il predicato non ripugna al soggetto, come [ nell'espressione ]: Socrate siede; assolutamente impossibile invece quando il predicato ripugna al soggetto, come [ nell'espressione ]: l'uomo è un asino.
Bisogna però considerare che, siccome ogni agente produce un effetto simile a sé, a ogni potenza attiva corrisponde un possibile come oggetto proprio, secondo la natura dell'atto su cui si fonda la potenza attiva: p. es. la potenza calorifica si riferisce, come al proprio oggetto, a ciò che è suscettibile di essere riscaldato.
Ora l'essere divino, su cui si fonda la ragione della potenza divina, è l'essere infinito, non limitato a un qualche genere di enti, ma avente in sé, in antecedenza, la perfezione di tutto l'essere.
Quindi tutto ciò che può avere ragione di ente è contenuto tra i possibili assoluti, a riguardo dei quali Dio viene detto onnipotente.
Ma nulla si oppone alla ragione di ente al di fuori del non ente.
Quindi alla ragione di possibile assoluto, oggetto dell'onnipotenza divina, ripugna solo ciò che implica in sé l'essere e il non essere simultaneamente.
Ciò, infatti, è fuori del dominio della divina onnipotenza: non per un difetto della potenza di Dio, ma perché non ha la natura di cosa fattibile o possibile.
Così tutto ciò che non implica contraddizione è contenuto tra quei possibili rispetto ai quali Dio è detto onnipotente; tutto ciò che invece implica contraddizione non rientra sotto la divina onnipotenza, in quanto non può avere la natura di cosa possibile.
Quindi è più esatto dire: ciò non può essere fatto, piuttosto che dire: Dio non lo può fare.
- E questa spiegazione non contrasta con le parole dell'Angelo [ l. cit. nel s.c. ]: « Nessuna parola è impossibile a Dio ».
Infatti ciò che implica contraddizione non può essere una parola: poiché nessun intelletto può concepirlo.
1. Dio è detto onnipotente secondo la potenza attiva, non secondo la potenza passiva, come si è spiegato [ nel corpo ].
Quindi il non essere capace di movimento e di passività non è un ostacolo alla sua onnipotenza.
2. Peccare è un difetto di perfezione nell'atto: quindi il poter peccare è un poter venir meno nell'agire, il che ripugna all'onnipotenza.
Ed è appunto per questo che Dio non può peccare: perché è onnipotente.
È vero, tuttavia, che il Filosofo [ Topic. 4,5] ha scritto che « Dio e il giusto possono compiere cose malvagie ».
Ma questa espressione va intesa o come una proposizione condizionale la cui protasi è impossibile, come se si dicesse che Dio potrebbe fare del male se lo volesse: poiché nulla impedisce che una proposizione condizionale sia vera benché la protasi e l'apodosi siano false; come se si dicesse: Se l'uomo è un asino, ha quattro zampe.
Oppure va interpretata nel senso che Dio potrebbe fare delle cose che ora paiono cattive, ma che se fossero fatte da lui sarebbero buone.
O [ infine si può dire che ] egli parla secondo l'opinione comune dei pagani, i quali dicevano che certi uomini erano trasformati in dèi, p. es. in Giove o in Mercurio.
3. L'onnipotenza divina si manifesta al sommo nel perdonare e nell'usare misericordia perché in tal maniera, col rimettere liberamente i peccati, Dio mostra di avere la suprema potestà: infatti chi è sottoposto alla legge di un superiore non può condonare i peccati a suo piacimento.
- O si può anche dire che perdonando agli uomini e avendone pietà li conduce alla partecipazione del bene infinito, che è l'ultimo effetto della potenza divina.
- Oppure perché, come sopra [ q. 21, a. 4 ] si è detto, l'effetto della divina misericordia è il fondamento di tutte le opere divine: poiché nulla è dovuto a chicchessia se non in base a ciò che gli è stato dato da Dio [ gratuitamente ].
E la divina onnipotenza si manifesta al sommo appunto nel fatto che ad essa risale la prima costituzione di tutti i beni.
4. Il possibile assoluto viene considerato non rispetto alle cause superiori, né riguardo alle cause inferiori, ma in se stesso.
Il possibile invece che è detto tale in rapporto a una potenza qualsiasi è denominato possibile in relazione alla sua causa prossima.
Quindi le cose che possono essere fatte direttamente solo da Dio, come creare, giustificare e simili, sono dette possibili in rapporto alla causa superiore; le cose invece che possono essere fatte dalle cause inferiori sono dette possibili relativamente alle cause inferiori.
E infatti l'effetto trae la sua contingenza o la sua necessità dalla condizione della causa prossima, come fu spiegato sopra [ q. 14, a. 13, ad 1 ].
Ora, la sapienza del mondo è reputata stolta proprio perché giudicava impossibile anche per Dio ciò che è impossibile alla natura.
E così è evidente che l'onnipotenza di Dio non esclude dalle cose l'impossibilità e la necessità.
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