Summa Teologica - I |
Supra, q. 8, a. 2, ad 2; infra, q. 112, a. 1; In 1 Sent., d. 37, q. 3, a. 2; In 4 Sent., d. 10, q. 1, a. 3, sol. 2; De anima, a. 10, ad 18
Pare che un angelo possa essere simultaneamente in più luoghi.
1. L'angelo non è da meno dell'anima.
Ma l'anima si trova simultaneamente in molti luoghi poiché, al dire di S. Agostino [ De Trin. 6,6.8 ], « è tutta in ciascuna parte del corpo ».
Quindi un angelo può trovarsi simultaneamente in molti luoghi.
2. L'angelo si trova nel corpo che assume; e poiché assume un corpo continuo, è evidente che deve trovarsi in ogni sua parte.
Ma parti diverse si trovano in luoghi diversi.
Quindi un angelo può trovarsi simultaneamente in molti luoghi.
3. Dice il Damasceno [ De fide orth. 1,13 ] che « l'angelo è dove opera ».
Ma talora esso opera simultaneamente in più luoghi, come è evidente per l'angelo che distrusse Sodoma [ cf. Gen 19,25 ].
Quindi l'angelo può essere simultaneamente in più luoghi.
Dice il Damasceno [ De fide orth. 2,3 ] che gli angeli, « mentre sono in cielo, non sono in terra ».
L'angelo è dotato di una virtù e di un'essenza finita.
Dio invece ha una virtù e un'essenza infinita ed è causa di tutte le cose, quindi non solo si trova in più luoghi, ma è dovunque.
La virtù dell'angelo quindi, appunto perché finita, non si estende a tutti gli enti, ma solo a qualche ente determinato.
Infatti ciò che viene commisurato a una virtù bisogna che sia ad essa proporzionato come un tutto unico.
Come quindi l'universalità dell'essere può venir considerata un tutto unico rispetto alla virtù universale di Dio, così anche gli enti particolari devono potersi considerare un tutto unico rispetto alla virtù dell'angelo.
Per cui ne segue che, essendo l'angelo localizzato in forza dell'applicazione della sua virtù a un dato luogo, egli non può trovarsi ovunque, né in più luoghi, ma in un luogo solo.
Sull'argomento ci furono però alcuni che si lasciarono trarre in inganno.
Essi infatti, non riuscendo a svincolarsi dalla fantasia, concepirono l'indivisibilità dell'angelo alla stregua dell'indivisibilità del punto: credettero perciò che l'angelo non potesse essere localizzato se non nei limiti di un punto.
- Ma è chiaro che essi si ingannavano.
Il punto infatti è un indivisibile che ha un sito, mentre l'angelo è un indivisibile che non rientra nel genere della quantità e del sito.
Non è necessario perciò attribuire all'angelo un luogo indivisibile avente un sito determinato, ma [ questo luogo potrà essere ] divisibile o indivisibile, maggiore o minore, secondo che l'angelo applica volontariamente la sua virtù a un corpo maggiore o minore.
E così tutto il corpo con cui l'angelo viene in contatto mediante la sua virtù vale rispetto a lui come un luogo unico.
E tuttavia non è necessario che se un angelo muove un cielo debba trovarsi in ogni parte [ di esso ].
Primo, perché la sua virtù non viene applicata se non a quella parte che da lui è mossa per prima; ora, una sola è la parte del cielo in cui si inizia il moto, ossia la parte orientale.
Per questo anche il Filosofo [ Phys. 8,10 ] attribuisce la virtù motrice dei cieli alla parte orientale.
Secondo, perché i filosofi non ritengono che una sostanza separata possa muovere tutte le sfere immediatamente.
Non sarà perciò necessario che si trovi dappertutto.
È perciò evidente che essere in un luogo si addice in modo diverso al corpo, all'angelo e a Dio.
Il corpo infatti è nel luogo come circoscritto da esso [ circumscriptive ]: poiché prende le dimensioni del luogo.
L'angelo invece si trova nel luogo senza esserne circoscritto, dato che non ne prende le dimensioni; vi si trova però con una certa delimitazione [ definitive ]: poiché mentre è in un luogo non può trovarsi in un altro.
Dio invece si trova in un luogo senza essere da questo né circoscritto né delimitato: poiché egli è dovunque.
E con ciò rimane facile la risposta da darsi alle obiezioni: poiché il tutto a cui viene applicata la virtù dell'angelo è considerato come un luogo unico, anche se è un continuo [ composto di varie parti ].
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