Summa Teologica - I |
De Verit., q. 10, a. 3
Pare che l'immagine di Dio nell'anima non si fondi sugli atti.
1. Dice S. Agostino [ De civ. Dei 11,26 ] che l'uomo è stato creato a immagine di Dio « per il fatto che noi esistiamo, sappiamo di esistere e amiamo di esistere e di conoscere ».
Ora, l'esistere non indica un atto.
Quindi l'immagine di Dio nell'anima non viene desunta dagli atti.
2. S. Agostino [ De Trin. 9,12.17 ] attribuisce l'immagine di Dio nell'anima a queste tre cose: la mente, la conoscenza e l'amore.
Ora, la mente non sta a indicare un atto, ma piuttosto una potenza, o addirittura l'essenza dell'anima intellettiva.
Quindi l'immagine di Dio non si fonda sulle operazioni.
3. S. Agostino [ De Trin. 10,12.19 ] riferisce l'immagine della Trinità nell'anima alla memoria, all'intelligenza e alla volontà.
Ma queste non sono che « facoltà naturali dell'anima », come dice il Maestro delle Sentenze [ 1,3 ].
Per conseguenza l'immagine non si riferisce agli atti, ma alle potenze.
4. L'immagine della Trinità è stabile nell'anima; gli atti invece non sono stabili: perciò l'immagine di Dio nell'anima non è fondata sugli atti.
S. Agostino [ De Trin. 11,2ss ] riconosce una trinità nelle parti inferiori dell'anima in rapporto alla visione attuale, tanto sensibile quanto immaginaria.
Quindi anche la trinità che si riscontra nella mente, e in forza della quale l'uomo è a immagine di Dio, deve riferirsi all'atto della visione.
La nozione di immagine, come si è visto [ a. 2 ], richiede una qualche imitazione secondo la specie.
Se si deve perciò ammettere un'immagine della Trinità nell'anima è necessario che essa principalmente si riferisca a quell'aspetto che più si avvicina, per quanto è possibile, a rappresentare la specie delle Persone divine.
Ora, le Persone divine si distinguono in forza delle due processioni del Verbo dal Padre che lo esprime, e dell'Amore che unisce entrambi.
Ma nella nostra anima « non ci può essere un verbo [ mentale ] senza il pensiero in atto », come dice S. Agostino [ De Trin. 14,7.10 ].
Quindi l'immagine della Trinità si riscontra nella nostra mente in maniera primaria e principale in rapporto all'atto, in quanto cioè, partendo dalla nozione di cui siamo in possesso, formiamo, pensando, il verbo mentale, e da questo prorompiamo nell'amore.
- Siccome però gli abiti e le potenze sono i princìpi [ immediati ] degli atti, e siccome d'altra parte ogni effetto si trova virtualmente nel suo principio, è possibile riscontrare l'immagine creata della Trinità, in maniera secondaria e subordinata, anche nelle potenze, e soprattutto negli abiti, in quanto in essi si trovano virtualmente gli atti.
1. Il nostro essere è a immagine di Dio in ciò che sorpassa gli altri animali; ora, tale superiorità deriva dal fatto che possediamo la mente.
Quindi questa trinità è identica all'altra di S. Agostino, che consiste nella mente, nella conoscenza e nell'amore.
2. S. Agostino riscontra questa trinità anzitutto nella mente.
La mente però, sebbene sotto un aspetto conosca tutta se stessa, pure sotto un altro aspetto, cioè in quanto è distinta dalle altre cose, ignora se stessa e va in cerca di se stessa, come egli dimostra in seguito [ De Trin. 10, cc. 4,8 ]; S. Agostino quindi, partendo dal presupposto che la conoscenza non arriva ad abbracciare tutta la mente, considera nell'anima tre proprietà che nessuno ignora di possedere, cioè la memoria, l'intelligenza e la volontà; e preferisce designare [ De Trin. 10, c 10.13 ] in queste tre cose l'immagine della Trinità, come per indicare che la prima designazione era in qualche modo inadeguata.
3. Come S. Agostino osserva [ De Trin. 14,7.10 ], si dice che noi conosciamo e che vogliamo, o che amiamo una data cosa, sia quando pensiamo ad essa, sia quando non ci pensiamo.
Ora, quando non ci pensiamo l'oggetto appartiene alla sola memoria la quale, per S. Agostino, non è altro che il possesso abituale della conoscenza e dell'amore.
« Ma poiché », come egli dice [ De Trin. 14,7.10 ], « non ci può essere verbo mentale senza che si pensi ( appunto perché noi pensiamo tutto quello che diciamo, anche se lo diciamo soltanto con quella parola interiore che non appartiene alla lingua di nessun popolo ), l'immagine suddetta si riscontra principalmente in queste tre cose: memoria, intelligenza e volontà.
E chiamo intelligenza il mezzo di cui ci serviamo per conoscere quando pensiamo; volontà invece, amore o dilezione quanto unisce questa prole con chi l'ha generata ».
Dal che si rileva che egli pone l'immagine della Trinità divina più nel pensiero e nel volere attuale che non in quello abituale della memoria; sebbene si trovi in qualche modo l'immagine della Trinità nell'anima anche per tale riguardo, come egli fa osservare [ De Trin. 14,7.10 ].
È chiaro quindi che la memoria, l'intelligenza e la volontà non sono tre facoltà, come si legge nel libro delle Sentenze.
4. Qualcuno potrebbe rispondere, con S. Agostino [ De Trin. 14,6.9 ], che « la mente sempre pensa a se stessa, sempre si conosce e sempre si ama ».
Ora, alcuni intendono queste parole nel senso che l'anima avrebbe stabilmente una conoscenza e un amore attuale di se stessa.
Ma tale interpretazione è esclusa da ciò che segue: « [ l'anima ] non sempre si pensa separata da quelle cose che sono distinte da essa ».
E così è chiaro che l'anima conosce e ama sempre se stessa non in modo attuale, ma abituale.
Sebbene si potrebbe anche dire che essa, nel percepire il proprio atto, conosce se medesima tutte le volte che conosce qualcosa.
Dato però che il suo intelletto non è sempre in atto, e lo vediamo bene nei dormienti, bisognerà interpretare S. Agostino in questo senso: sebbene le operazioni non siano sempre attuali in se stesse, pure rimangono sempre nei loro princìpi, e cioè nelle potenze e negli abiti.
Quindi egli scrive [ De Trin. 14,4.6 ]: « Se l'anima razionale fu creata a immagine di Dio per la sua capacità di conoscere e di vedere Dio mediante la ragione e l'intelletto, fin dal momento in cui cominciò a esistere ci fu in essa l'immagine di Dio ».
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