Summa Teologica - I |
In 2 Sent., d. 20, q. 1, a. 2
Pare che nello stato di innocenza la generazione non sarebbe avvenuta mediante il rapporto sessuale.
1. Dice il Damasceno [ De fide orth. 2,11 ] che il primo uomo stava nel Paradiso terrestre « come un angelo ».
Ma nello stato della risurrezione futura, quando gli uomini saranno simili agli angeli, « non prenderanno moglie né marito » [ Mt 22,30 ].
Quindi nel Paradiso non ci sarebbe stata la generazione mediante il rapporto sessuale.
2. I primi uomini furono formati in età perfetta.
Se dunque ci fosse stata in essi, prima del peccato, la generazione mediante il rapporto sessuale, si sarebbero uniti carnalmente anche nel Paradiso.
Ma ciò è falso, come risulta dalla Scrittura [ Gen 4,1 ].
3. Nella congiunzione carnale l'uomo diviene al massimo grado simile alle bestie, per la violenza del piacere: perciò viene lodata la continenza, mediante la quale gli uomini si astengono da siffatti piaceri.
Ma è stato il peccato a rendere l'uomo simile alle bestie, secondo le parole del Salmo [ Sal 49,21 ]: « L'uomo, essendo stato posto in onore, non ebbe discernimento: si mise al pari dei bruti giumenti e divenne simile ad essi ».
Quindi prima del peccato non ci sarebbe stata la congiunzione carnale fra l'uomo e la donna.
4. Nello stato di innocenza non vi sarebbe stata corruzione di sorta.
Ma il rapporto sessuale corrompe l'integrità verginale.
Quindi nello stato di innocenza non ci sarebbe stato il rapporto sessuale.
Prima del peccato, come dice la Genesi [ Gen 1,27; Gen 2,22 ], Dio creò l'uomo maschio e femmina.
Ma non vi è nulla di inutile nelle opere di Dio: quindi anche se l'uomo non avesse peccato ci sarebbe stato il rapporto sessuale, al quale è ordinata la distinzione dei sessi.
5. La Scrittura dice che la donna fu creata in aiuto dell'uomo [ Gen 2,18ss ].
Ma non si può trattare che della generazione, che si compie mediante il rapporto sessuale: poiché per qualunque altro scopo l'uomo poteva essere aiutato meglio da un altro uomo che dalla donna.
Quindi anche nello stato di innocenza ci sarebbe stata la generazione mediante il rapporto sessuale.
Alcuni antichi Dottori, considerando la turpitudine della concupiscenza che attualmente si riscontra nel rapporto sessuale, pensarono che nello stato di innocenza non ci sarebbe stata la generazione mediante tale rapporto.
E in questo senso S. Gregorio Nisseno [ De hom. opif. 17 ] insegna che il genere umano nel Paradiso [ terrestre ] si sarebbe moltiplicato in maniera diversa, come furono moltiplicati gli angeli, cioè senza unione sessuale, per opera della virtù divina.
E dice ancora che Dio fece il maschio e la femmina prima del peccato in vista di quel modo di generare che ci sarebbe stato dopo il loro peccato, che egli prevedeva.
Ma questa opinione non è ragionevole.
Infatti le attribuzioni di ordine naturale non sono state né sottratte né conferite all'uomo a motivo del peccato.
Ora è evidente che, secondo la vita animale posseduta anche prima del peccato, come si è già visto [ q. 97, a. 3 ], era naturale per l'uomo generare mediante il rapporto sessuale, come lo era per gli altri animali perfetti.
E ne abbiamo la riprova negli organi naturali destinati a tale funzione.
Per cui non si deve dire che prima del peccato essi non sarebbero stati usati, come anche gli altri organi naturali.
Bisogna dunque considerare nel rapporto sessuale due cose.
La prima è un dato naturale, e cioè l'unione del maschio e della femmina in ordine alla generazione.
Infatti in ogni generazione si richiede una virtù attiva e una virtù passiva.
E dove c'è distinzione di sesso la virtù attiva risiede nel maschio e quella passiva nella femmina: quindi l'ordine della natura esige che l'uomo e la donna si uniscano sessualmente per generare.
- Il secondo aspetto da considerare è una certa deformità della concupiscenza smoderata.
E questa sarebbe mancata nello stato di innocenza, quando le forze inferiori sottostavano totalmente alla ragione.
E in questo senso S. Agostino [ De civ. Dei 14,26 ] dice: « Lungi da noi il sospetto che non si potesse generare la prole senza il disordine della libidine.
Ma quelle membra si sarebbero mosse a un cenno della volontà, come le altre, senza il divampare dello stimolo libidinoso, con tranquillità di animo e di corpo ».
1. Nel Paradiso terrestre l'uomo sarebbe stato come un angelo rispetto alla mente spirituale, ma quanto al corpo avrebbe avuto una vita animale.
Invece dopo la risurrezione finale l'uomo sarà simile all'angelo divenendo spirituale nell'anima e nel corpo.
Quindi il confronto non regge.
2. Come spiega S. Agostino [ De Gen. ad litt. 9,4.8 ], i progenitori non ebbero il rapporto sessuale nel Paradiso terrestre in quanto ché, poco dopo la formazione della donna, ne furono espulsi per il peccato; oppure perché attendevano l'ordine dall'alto che ne determinasse il tempo, avendo essi ricevuto da Dio un comando generico.
3. Le bestie [ sono tali perché ] mancano di ragione.
E l'uomo diviene bestiale nel rapporto sessuale in quanto diviene incapace di moderare con la ragione il piacere dell'atto e il bollore della concupiscenza.
Ma nello stato di innocenza non c'era nulla che sfuggisse al freno della ragione: non perché fosse minore il piacere dei sensi, come dicono alcuni ( poiché sarebbe stato tanto maggiore il diletto sensibile quanto più pura era la natura e più sensibile il corpo ), ma perché il concupiscibile non si sarebbe gettato così disordinatamente su tale piacere, essendo regolato dalla ragione.
Alla quale ragione non spetta di rendere minore il piacere dei sensi, ma di impedire che la facoltà del concupiscibile aderisca sfrenatamente al piacere; e sfrenatamente qui significa oltre i limiti della ragione.
Come l'uomo sobrio, nel cibarsi moderatamente, non ha un piacere minore dell'uomo goloso, ma il suo appetito concupiscibile si abbandona meno a tale piacere.
E questo è il senso delle parole di S. Agostino [ De civ. Dei 14,26 ], che non vogliono escludere dallo stato di innocenza l'intensità del piacere, ma l'ardore della libidine e il turbamento dell'anima.
- Perciò nello stato di innocenza non sarebbe stata lodevole la continenza, che ora invece è lodata non perché esclude la fecondità, ma perché elimina la libidine disordinata.
Allora invece ci sarebbe stata la fecondità senza la libidine.
4. Come dice S. Agostino [ De civ. Dei 14,26 ], in quello stato « il marito si sarebbe unito alla moglie senza comprometterne l'integrità.
Infatti il germe virile poteva allora introdursi nell'utero della donna senza lederne la verginità, allo stesso modo in cui ora resta intatta tale integrità nonostante il flusso delle mestruazioni dall'utero di una vergine.
Come infatti l'impulso della maturità, non il gemito del dolore, avrebbe dilatato le viscere della donna per il parto, così l'uso volontario, non l'appetito libidinoso, avrebbe congiunto le due nature per l'atto del concepimento ».
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