Summa Teologica - I |
Supra, q. 11, a. 3; C. G., III, c. 64; De Verit., q. 5, a. 3; Opusc. 15, De Angelis, c. 16; In 12 Metaph., lect. 12
Pare che il mondo non sia governato da uno solo.
1. Noi giudichiamo della causa dai suoi effetti.
Ma si nota nel governo delle cose che queste non si muovono e non operano tutte in maniera uniforme: alcune infatti hanno operazioni contingenti, altre necessarie, e con diversità di altro genere.
Quindi il mondo non è governato da uno solo.
2. Gli esseri governati da uno solo non sono in disaccordo tra loro se non per l'imperizia o per l'impotenza di chi li governa: difetti, questi, lontani da Dio.
Ma gli esseri creati sono in disaccordo tra loro e si combattono a vicenda, come vediamo accadere nei contrari.
Quindi il mondo non è governato da uno solo.
3. Nella natura si riscontra sempre ciò che è meglio.
Ma al dire della Scrittura [ Qo 4,9 ] « è meglio essere due che uno solo ».
Quindi il mondo non è governato da uno solo, ma da molti.
Noi confessiamo [ nel Credo ] l'esistenza di un solo Dio e di un solo Signore, secondo quel detto dell'Apostolo [ 1 Cor 8,6 ]: « Per noi c'è un solo Dio, il Padre, e un solo Signore ».
E i due termini si riferiscono all'idea di governo, poiché al Signore spetta il governo dei sudditi, e il nome di Dio è desunto, come vedemmo [ q. 13, a. 8 ], dall'idea di provvidenza.
Quindi il mondo è governato da uno solo.
È necessario affermare che il mondo è governato da uno solo.
Essendo infatti fine del governo del mondo il bene che è bene per essenza, vale a dire l'ottimo, ottimo pure dev'essere necessariamente il governo del mondo.
Ora, il governo ottimo è quello esercitato da uno solo.
Ed eccone la prova.
Governare degli esseri non è altro che dirigerli a un fine, che è un dato bene.
Ma all'essenza della bontà è intrinseca l'unità: e Boezio lo dimostra dal fatto che tutti gli esseri, come desiderano il bene, così desiderano l'unità, senza della quale non possono sussistere.
Infatti ogni ente in tanto esiste in quanto è uno: per cui noi vediamo che le cose oppongono resistenza, per quanto possono, alla loro divisione, e che la disunione di una qualunque cosa proviene da un difetto dell'essere della medesima.
E per questo motivo lo scopo a cui mira colui che governa una moltitudine è l'unità, ossia la pace.
- Ora, la causa diretta e propria dell'unità è l'uno.
È evidente infatti che più individui non riescono a ridurre a unità e concordia tra loro molte cose se non a patto che essi stessi si uniscano in qualche modo.
Ma ciò che è essenzialmente uno può essere causa di unità più agevolmente e meglio che non molti uniti insieme.
Quindi la moltitudine è governata meglio da uno solo che da più.
- Per conseguenza il governo del mondo, che è un governo ottimo, deve dipendere da un solo governante.
Ed è quanto afferma il Filosofo [ Met. 12,10 ]: « Gli enti non amano di essere male ordinati, e non è un bene la moltitudine dei principati: sia perciò uno solo colui che governa ».
1. Il moto è provocato dal motore, ma è un atto del soggetto mobile.
Quindi la diversità dei moti deriva dalla varietà dei soggetti mobili, richiesta dalla perfezione dell'universo, come si è visto [ q. 47, aa. 1,2; q. 48, a. 2 ], e non dalla diversità dei governanti.
2. Sebbene i contrari discordino tra loro quanto ai fini prossimi, concordano tuttavia quanto al fine ultimo, essendo racchiusi nell'unico ordine dell'universo.
3. Se si parla di beni particolari, allora due di essi sono migliori di uno solo; ma al bene per essenza non è possibile fare alcuna addizione di bontà.
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