Summa Teologica - I |
Supra, q. 9, a. 2; De Verit., q. 5, a. 2, ad 6; De Pot., q. 5, a. 3; Quodl., 4, q. 3, a. 1
Pare che Dio non possa annichilare una cosa.
1. S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 21 ] dice che « Dio non è causa della tendenza al non essere ».
Ciò invece accadrebbe se annichilasse qualche creatura.
Quindi Dio non può annichilare nulla.
2. Dio è causa dell'esistenza delle cose per la sua bontà: poiché, come afferma S. Agostino [ De doctr. christ. 1,32.35 ], « noi esistiamo in quanto Dio è buono ».
Ma Dio non può non essere buono.
Quindi non può far sì che le cose non esistano.
Ciò che invece farebbe se le riducesse al nulla.
3. Se Dio volesse annientare delle cose dovrebbe compiere un'azione.
Ma ciò è impossibile, dato che ogni azione ha per termine un ente: per cui la stessa azione dell'agente disgregatore finisce di fatto con la produzione di un nuovo ente, poiché la corruzione di una cosa coincide con la produzione di un'altra.
Quindi Dio non può annichilare nulla.
Sta scritto [ Ger 10,24 Vg ]: « Correggimi, o Signore, ma con giusta misura, non secondo la tua ira: affinché tu non mi abbia a ridurre al nulla ».
Alcuni pensarono che Dio abbia prodotto le cose agendo per necessità di natura.
Ora, se ciò fosse vero Dio non avrebbe il potere di annientare alcuna cosa, come non può mutare nella sua natura.
Ma noi abbiamo già visto [ q. 19, a. 4 ] che tale ipotesi è falsa e del tutto estranea alla fede cattolica, la quale confessa che Dio ha portato le cose all'esistenza con volontà libera, secondo quel detto dei Salmi [ Sal 135,6 ]: « Tutto ciò che vuole il Signore lo compie ».
La partecipazione dunque dell'essere alle creature dipende [ solo ] dalla volontà di Dio.
Ed egli non conserva le cose nell'essere se non somministrando loro continuamente l'essere, come si è detto [ a. 1, ad 4 ].
Come dunque prima che le cose fossero egli avrebbe potuto non comunicare loro l'essere, e quindi non crearle, così dopo che sono state fatte può negare loro la somministrazione dell'essere, e in tal modo le cose cesserebbero di esistere.
Sarebbero cioè annichilate.
1. Il non essere non ha una causa diretta [ per se ]: poiché nulla può essere causa se non in quanto è ente, e l'ente, parlando propriamente, è causa dell'essere.
Per questo Dio non può essere causa della tendenza al non essere, ma tale tendenza le creature l'hanno in se stesse in quanto sono tratte dal nulla.
Dio però può essere causa indiretta [ per accidens ] dell'annichilazione delle cose, sottraendo ad esse la sua azione.
2. La bontà di Dio non è causa delle cose per necessità di natura, poiché la bontà divina non dipende dalle realtà create, ma per libera volontà.
Come quindi Dio poteva non portare all'esistenza le cose senza pregiudizio della sua bontà, così potrebbe non conservarle nell'essere, sempre senza detrimento della sua bontà.
3. Se Dio annientasse una cosa ciò non avverrebbe per mezzo di un'azione, ma perché semplicemente egli cesserebbe dall'azione.
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