Summa Teologica - I-II |
In 2 Sent., d. 24, q. 3, a. 3
Pare che il peccato non si possa trovare nella ragione.
1. Un peccato è sempre un difetto della potenza a cui appartiene.
Ma un difetto che interessa la ragione non è un peccato, poiché l'ignoranza scusa dal peccato.
Quindi nella ragione non ci può essere il peccato.
2. La sede principale del peccato, come si è visto [ a. 1 ], è la volontà.
Ma la ragione precede la volontà, indicandone la direzione.
Quindi il peccato non si può trovare nella ragione.
3. Il peccato si può trovare solo nelle cose che dipendono da noi.
Ma la perfezione e il difetto della ragione non dipendono da noi, poiché alcuni per natura sono deficienti e altri invece ben dotati intellettualmente.
Quindi nella ragione non c'è il peccato.
S. Agostino [ De Trin. 12,12.17 ] insegna che il peccato è tanto nella ragione superiore quanto nella ragione inferiore.
Come si è spiegato [ aa. 1,2,3 ], i peccati di ciascuna potenza sono suoi atti.
Ma la ragione ha due tipi di atti: gli uni sono relativi al proprio oggetto, cioè alla conoscenza della verità, mentre gli altri appartengono alla ragione in quanto ha la direzione delle altre potenze.
Ora, il peccato si può produrre nella ragione nell'uno e nell'altro modo.
Primo, in quanto sbaglia nella conoscenza della verità: fatto questo che è imputato a colpa quando uno si trova nell'ignoranza o nell'errore su quanto può e deve conoscere.
Secondo, in quanto provoca atti disordinati nelle potenze inferiori, o non li reprime dopo la deliberazione.
1. L'argomento è valido se si tratta di un difetto della ragione relativo al suo atto e al suo oggetto proprio, e si tratta inoltre di una mancanza di conoscenza in cose che uno non può sapere.
In tal caso infatti questo difetto riguardante la ragione non è un peccato, ma anzi scusa dal peccato: come è evidente per gli atti commessi dai pazzi.
Se invece si tratta di cose che uno può e deve conoscere, allora questo difetto non scusa un uomo dal peccato, ma il difetto stesso gli viene imputato a colpa.
- I difetti poi relativi alla direzione delle altre facoltà sono sempre peccati: poiché a questi difetti la ragione può sempre rimediare mediante il proprio atto.
2. Parlando dei rapporti tra la volontà e la ragione, già sopra [ q. 17, a. 1 ] si è detto che in un certo senso la volontà muove e precede la ragione, e in un altro senso la ragione precede e muove la volontà: per cui il moto della volontà può dirsi razionale e l'atto della ragione volontario.
E in base a ciò nella ragione ci può essere il peccato: o perché i suoi difetti sono volontari, o perché i suoi atti sono princìpi di atti volontari.
3. È così risolta anche la terza obiezioni.
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