Summa Teologica - I-II |
De Malo, q. 3, a. 3, ad 9
Pare che il demonio possa costringere a peccare.
1. Un potere superiore può imporsi e costringere un potere inferiore.
Ora, parlando del demonio la Scrittura [ Gb 41,25 ] afferma: « Nessuno sulla terra è pari a lui ».
Quindi egli può costringere l'uomo terrestre a peccare.
2. La ragione umana non può agire che secondo gli oggetti esterni, presentati ai sensi o rappresentati dall'immaginazione: poiché tutta la nostra conoscenza ha origine dai sensi, e « non è possibile l'intellezione senza i fantasmi », come scrive Aristotele [ De anima 3,7 ].
Ora, abbiamo visto [ a. 2 ] che il demonio ha il potere di muovere la nostra immaginazione, e persino i sensi esterni: infatti S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 12 ] ha scritto che « tale male », cioè quello dipendente dal demonio, « si insinua attraverso tutte le fessure dei sensi: si presenta nelle figure, si mimetizza nei colori, si armonizza coi suoni, si mescola ai sapori ».
Perciò il demonio può costringere la ragione umana a peccare.
3. Come dice S. Agostino [ De civ. Dei 19,4 ], « c'è un peccato quando la carne prova la concupiscenza contro lo spirito ».
Ma il demonio può causare sia la concupiscenza della carne, sia le altre passioni, secondo le spiegazioni date [ a. prec. ].
Quindi può costringere a peccare.
S. Pietro [ 1 Pt 5,8s ] ha scritto: « Il vostro avversario, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare: resistetegli saldi nella fede ».
Ora, questa ammonizione sarebbe inutile se l'uomo dovesse necessariamente soccombere.
Quindi il demonio non può costringere l'uomo a peccare.
Con il suo potere il diavolo potrebbe costringere qualcuno a compiere atti che nel loro genere sono peccaminosi, se Dio non lo tenesse a freno; non può tuttavia costringerlo a peccare.
E ciò si dimostra col fatto che la non resistenza a ciò che spinge al peccato appartiene alla ragione: il cui uso può essere impedito totalmente [ dal demonio ] col turbamento dell'immaginazione e dell'appetito sensitivo, come è evidente nel caso degli indemoniati.
Ma in questo caso, essendo impedita la ragione, qualunque cosa uno faccia non gli è imputata a peccato.
Se invece la ragione non è impedita del tutto, per quella parte in cui è libera può resistere al peccato, come si è visto sopra [ q. 77, a. 7 ].
È perciò evidente che il demonio non può in alcun modo costringere l'uomo a peccare.
1. Non qualsiasi potere superiore all'uomo può muovere la volontà umana, ma Dio soltanto, come si è già spiegato [ q. 9, a. 6 ].
2. Quanto è oggetto del senso e dell'immaginazione non muove necessariamente la volontà, se l'uomo conserva l'uso della ragione.
E non sempre questa conoscenza sensitiva è di ostacolo alla ragione.
3. La concupiscenza della carne contro lo spirito, quando la ragione la contrasta, non è peccato, ma occasione di virtù.
E il far sì che la ragione non resista non è in potere del demonio.
Perciò egli non può costringere a peccare.
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