Summa Teologica - II-II |
Supra, q. 8, a. 6
Pare che la scienza non sia un dono.
1. La scienza implica un effetto della ragione naturale, poiché il Filosofo [ Anal. post. 1,2 ] afferma che la dimostrazione è « un sillogismo che produce la scienza ».
Perciò la scienza non è un dono dello Spirito Santo.
2. Come si è detto sopra [ I-II, q. 68, a. 5 ], i doni sono comuni a tutti i santi.
Invece S. Agostino [ De Trin. 14,1 ] afferma che « molti fedeli non sono provvisti di scienza, sebbene abbiano la fede ».
Quindi la scienza non è un dono.
3. I doni, come si è notato [ I-II, q. 68, a. 8 ], sono più perfetti delle virtù.
Perciò un unico dono basta al compimento di una virtù.
Ma alla virtù della fede corrisponde già il dono dell'intelletto, come si è visto [ q. 8, a. 5, ob. 3 ].
Quindi ad essa non corrisponde il dono della scienza.
E non si vede poi a quale virtù esso possa corrispondere: eppure i doni devono essere il coronamento delle virtù, come si è detto [ I-II, q. 68, aa. 1,2 ].
Quindi la scienza non è un dono.
In Isaia [ Is 11,2s ] la scienza è enumerata fra i doni.
La grazia è più perfetta della natura: perciò non può venire meno in quelle cose in cui l'uomo può ricevere un perfezionamento anche dalla natura.
Ora, quando l'uomo aderisce intellettualmente a una verità con la ragione naturale, in due modi può aspirare alla perfezione rispetto a tale verità: primo, comprendendola; secondo, formulando su di essa un giudizio sicuro.
Perché dunque l'intelletto umano aderisca perfettamente alla verità della fede si richiedono due cose.
Primo, che comprenda i dogmi proposti: e ciò spetta al dono dell'intelletto, come sopra [ q. 8, a. 6 ] si è spiegato.
Secondo, che abbia su di essi un giudizio retto e sicuro, per distinguere le cose da credere da quelle da non credere.
E per questa funzione è necessario il dono della scienza.
1. La certezza della conoscenza nelle varie nature segue la diversa condizione di ciascuna.
L'uomo infatti raggiunge un giudizio certo sulla verità mediante il processo discorsivo della ragione: e così la scienza umana viene acquisita con la ragione dimostrativa.
Invece in Dio abbiamo il giudizio certo sulla verità senza alcun processo discorsivo, ma con una semplice intuizione, come si è spiegato nella Prima Parte [ q. 14, a. 7 ]: perciò la scienza divina non `è discorsiva o raziocinativa, ma immediata e semplice.
E ad essa somiglia la scienza che troviamo fra i doni dello Spirito: essendo questa una sua certa somiglianza e partecipazione.
2. Sulle realtà di fede si possono avere due tipi di scienza.
Il primo serve a far conoscere ciò che uno deve credere, distinguendo le cose da credere da quelle da non credere: e questo è il dono della scienza, comune a tutti i santi.
Invece il secondo tipo di scienza serve non solo a far conoscere all'uomo ciò che deve credere, ma anche a dargli la capacità di insegnare la fede, di persuadere gli altri a credere e di affrontare chi contraddice.
E questa scienza viene posta fra le grazie gratis datae: le quali non sono date a tutti, ma solo ad alcuni.
Per cui S. Agostino, dopo le parole riferite, aggiunge: « Altro è sapere soltanto ciò che l'uomo deve credere, e altro è sapere come servirsi di ciò a favore delle anime pie, e come difenderlo contro gli empi ».
3. I doni sono più perfetti delle virtù morali e intellettuali.
Non sono però più perfetti delle virtù teologali: anzi, tutti i doni sono ordinati come al loro fine a perfezionare le virtù teologali.
Perciò nulla impedisce che più doni corrispondano a un'unica virtù teologale.
Indice |