Summa Teologica - I |
Infra, q. 85, a. 5; C. G., I, cc. 55, 57; De Verit., q. 2, a. 1, ad 4, 5; a. 3, ad 3; a. 13; Comp. Theol., c. 29, In Iob, c. 12, lect. 2
Pare che la scienza di Dio sia discorsiva.
1. La scienza di Dio non è un sapere posseduto per abito, ma è un'intellezione attuale.
Ora, al dire del Filosofo [ Topic. 2,10 ], per abito di scienza si possono sapere più cose insieme, ma con l'intellezione attuale se ne conosce una sola.
Siccome dunque Dio conosce molte cose, poiché conosce sé e gli altri esseri, come si è mostrato sopra [ aa. 2,5 ], non Pare che le intenda tutte simultaneamente, ma che trascorra dall'una all'altra.
2. Conoscere l'effetto mediante la causa è il conoscere di chi ragiona.
Ma Dio conosce le altre cose per mezzo di se stesso, come l'effetto mediante la causa.
Quindi la sua scienza è raziocinativa.
3. Dio conosce ogni creatura più perfettamente di quanto la conosciamo noi.
Ma nelle cause create noi possiamo conoscere gli effetti, e così discendiamo dalle cause ai causati.
Pare dunque evidente che lo stesso avvenga in Dio.
S. Agostino [ De Trin. 15,14.23 ] scrive che Dio « vede tutte le cose non particolarmente o una per una, come se con alterno sguardo andasse di qui a là e di lì a qua, ma le vede tutte insieme ».
Nella scienza di Dio non si dà processo discorsivo.
Eccone la dimostrazione.
Nella nostra scienza vi è un duplice processo discorsivo: uno per semplice successione, come quando, dopo che abbiamo pensato una cosa, ci volgiamo a pensarne un'altra.
L'altro è un rapporto di causalità, come quando per mezzo di un principio perveniamo alla conoscenza delle conclusioni.
Ora, il primo processo discorsivo non può convenire a Dio.
Infatti molte cose che noi intendiamo successivamente se le consideriamo ciascuna in se stessa, le intendiamo tutte insieme se le consideriamo sotto una certa unità: p. es. se percepiamo le parti nel tutto, o se vediamo cose diverse in uno specchio.
Ora, Dio vede tutte le cose nell'unità che è egli stesso, come si è visto [ a. 5 ]: quindi le vede tutte insieme e non successivamente.
- Così pure a Dio non può competere il secondo processo discorsivo.
Prima di tutto perché questo presuppone il primo: infatti chi va dai principi alle conclusioni non considera simultaneamente i principi e le conclusioni.
In secondo luogo perché tale processo discorsivo è di chi va da una cosa conosciuta a una non conosciuta.
È chiaro perciò che quando si conosce la prima ancora si ignora la seconda.
Quindi quest'ultima non è conosciuta nella prima, ma dalla prima.
Si ha invece il termine del procedimento razionale quando la seconda cosa [ che vogliamo conoscere ] è vista nella prima, mediante risoluzione degli effetti nelle cause: e allora si chiude il processo discorsivo.
Quindi, siccome Dio già vede tutti gli effetti in se stesso come nella loro causa, ne segue che la sua scienza non è discorsiva.
1. Sebbene l'intellezione sia una sola in se stessa, tuttavia può accadere che più oggetti vengano intesi in una qualche unità, come si è spiegato [ nel corpo ].
2. Dio non conosce effetti prima ignorati per mezzo di una causa già nota, ma li conosce nella causa stessa.
Quindi la sua conoscenza è senza processo discorsivo, come si è detto [ ib. ].
3. Indubbiamente Dio conosce gli effetti delle cause create nelle cause stesse molto meglio di noi; non però in modo che la conoscenza degli effetti sia causata in lui dalla conoscenza delle cause create, come avviene in noi.
Quindi la sua scienza non è discorsiva.
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