Summa Teologica - II-II

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Articolo 5 - Se la sapienza si trovi in tutti coloro che sono in grazia

I-II, q. 68, a. 5, ad 1

Pare che la sapienza non si trovi in tutti coloro che sono in grazia.

Infatti:

1. Avere la sapienza è più che ascoltarla.

Ma ascoltare la sapienza è solo dei perfetti, come si rileva dalle parole di S. Paolo [ 1 Cor 2,6 ]: « Di sapienza parliamo sì tra i perfetti ».

Siccome dunque non tutti quelli che hanno la grazia sono perfetti, pare che non tutti quelli che hanno la grazia possiedano la sapienza.

2. Come dice il Filosofo [ Met. 1,2 ], « il sapiente ha il compito di ordinare ».

E S. Giacomo [ Gc 3,17 ] afferma che « giudica senza ipocrisia ».

Ora, non tutti coloro che sono in grazia, ma solo i prelati, hanno il compito di giudicare gli altri, o di ordinarli.

Quindi avere la sapienza non è comune a tutti coloro che sono in grazia.

3. La sapienza, come nota S. Gregorio [ Mor. 2,49 ], viene data per eliminare la stoltezza.

Ma tra quelli che hanno la grazia non mancano gli stolti per natura: il che è evidente nel caso dei pazzi che vengono battezzati, o di quelli che sono divenuti pazzi in seguito, senza peccato.

Perciò la sapienza non si trova in tutti coloro che sono in grazia.

In contrario:

Chi è senza peccato mortale è amato da Dio, poiché possiede la carità con cui ama Dio.

D'altra parte però, come dice la Scrittura [ Pr 8,17 ], Dio « ama coloro che lo amano ».

Ma essa dice pure [ Sap 7,28 ] che « Dio non ama se non chi vive con la sapienza ».

Quindi la sapienza si trova in tutti coloro che sono in grazia, essendo immuni dal peccato mortale.

Dimostrazione:

Secondo le spiegazioni date [ aa. 1,3 ], la sapienza di cui parliamo implica una certa rettitudine di giudizio nel considerare e nel consultare le cose divine.

E sia per l'una come per l'altra funzione si riceve la sapienza, con la partecipazione alle cose divine, secondo gradi diversi.

Infatti alcuni ottengono un giudizio retto sia nel contemplare le cose divine che nell'ordinare le cose umane in conformità ai criteri divini, per quanto è necessario alla propria salvezza.

E ciò non manca in nessuno che sia purificato dal peccato mortale mediante la grazia santificante: poiché se è vero che la natura non ammette deficienze in ciò che è necessario, molto meno le tollera la grazia.

Per cui S. Giovanni [ 1 Gv 2,27 ] scriveva: « L'unzione [ divina ] vi insegna ogni cosa ».

Altri invece ricevono il dono della sapienza in un grado superiore, sia rispetto alla contemplazione delle cose divine, in quanto cioè conoscono alcuni misteri più alti e li possono comunicare ad altri, sia rispetto alla guida degli atti umani secondo i criteri divini, in quanto possono non solo guidare in questo modo se stessi, ma anche ordinare gli altri.

Ora, questo grado di sapienza non è comune a tutti coloro che hanno la grazia santificante, ma è da considerarsi tra le grazie gratis datae che lo Spirito Santo « distribuisce come vuole », secondo le parole di S. Paolo [ 1 Cor 12,8ss ]: « A uno viene concesso dallo Spirito Santo il linguaggio della sapienza », ecc.

Analisi delle obiezioni:

1. L'Apostolo in quel testo parla della sapienza in quanto si estende agli aspetti reconditi dei misteri divini, come appare dal seguito [ 1 Cor 6,7 ]: « Noi parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta ».

2. Sebbene giudicare e ordinare gli altri uomini spetti ai soli prelati, tuttavia spetta a ciascuno ordinare e giudicare i propri atti, come risulta evidente da quanto scrive Dionigi nella lettera a Demofilo [ Epist. 8 ].

3. I pazzi battezzati, come pure i bambini, hanno l'abito della sapienza in quanto essa è un dono dello Spirito Santo, ma non ne hanno gli atti per un impedimento fisico che ostacola in essi l'uso della ragione.

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