Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se la sapienza vada computata tra i doni dello Spirito Santo

I, q. 1, a. 6, ad 3; In 3 Sent., d. 35, q. 2, a. 1, sol. 1

Pare che la sapienza non vada computata tra i doni dello Spirito Santo.

Infatti:

1. Come sopra [ I-II, q. 68, a. 8 ] si è visto, i doni sono più perfetti delle virtù.

Ma la virtù serve solo al bene: per cui S. Agostino [ De lib. arb. 2,19.51 ] afferma che « nessuno fa cattivo uso delle virtù ».

A maggior ragione, dunque, servono solo per il bene i doni dello Spirito Santo.

Ma la sapienza serve anche al male.

S. Giacomo [ Gc 3,15 ] infatti scrive che una certa sapienza è « terrena, carnale, diabolica ».

Perciò la sapienza non va enumerata tra i doni dello Spirito Santo.

2. Secondo S. Agostino [ De Trin. 14,1 ], « la sapienza è la conoscenza delle realtà divine ».

Ma la conoscenza delle realtà divine che l'uomo può avere con le sue capacità naturali rientra nella virtù intellettuale della sapienza; la conoscenza poi delle realtà divine di ordine soprannaturale rientra nella fede, che è una virtù teologale, come si è visto [ q. 1, a. 1; q. 4, a. 5; I-II, q. 57, a. 2; q. 66, a. 5 ].

Quindi la sapienza è più una virtù che un dono.

3. Sta scritto [ Gb 28,28 ]: « Ecco, temere Dio, questo è sapienza, e schivare il male, questo è intelligenza »; e stando al testo dei Settanta, di cui si serve S. Agostino, si ha questa lezione: « Ecco, la pietà è essa stessa la sapienza ».

Ora, tanto il timore quanto la pietà sono tra i doni dello Spirito Santo.

Quindi la sapienza non deve essere computata tra i doni dello Spirito Santo come un dono distinto dagli altri.

In contrario:

Leggiamo in Isaia [ Is 11,2 ]: « Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelletto », ecc.

Dimostrazione:

Come dice il Filosofo [ Met. 1,2 ], al sapiente appartiene considerare la causa più alta, in base alla quale si giudica con la massima certezza delle altre cose, e in rapporto alla quale si devono ordinare tutte le cose.

Ma una causa può essere la più alta in due modi: in senso assoluto o in un dato genere.

Chi dunque conosce la causa più alta in un dato genere, e ha la capacità di giudicare partendo da essa tutto ciò che appartiene a tale genere, viene detto sapiente in quel genere, p. es. nella medicina o nell'architettura, secondo l'espressione dell'Apostolo [ 1 Cor 3,10 ]: « Come un sapiente architetto io ho posto il fondamento ».

Chi invece conosce la causa più alta in senso assoluto, cioè Dio, è sapiente in senso assoluto, avendo la capacità di giudicare e di ordinare tutte le cose mediante le leggi divine.

Ma l'uomo raggiunge questo giudizio per opera dello Spirito Santo, secondo l'affermazione di S. Paolo [ 1 Cor 2,15 ]: « L'uomo spirituale giudica ogni cosa », poiché « lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio » [ 1 Cor2,10 ].

Per cui è evidente che la sapienza è un dono dello Spirito Santo.

Analisi delle obiezioni:

1. Una cosa può essere detta buona in due modi.

Primo, quando è buona veramente e perfetta in senso assoluto.

Secondo, si dirà che è buona in base a una certa somiglianza se è perfetta nella malizia: e così, come nota il Filosofo [ Met. 5,16 ], si parla di un « buon ladro » o di un « perfetto ladro ».

E come tra le cose realmente buone c'è una causa suprema, che è il sommo bene e il fine ultimo, la cui conoscenza rende l'uomo veramente sapiente, così anche tra le cose cattive ce n'è una alla quale le altre si riferiscono come al loro fine ultimo, e la cui conoscenza rende l'uomo sapiente nel male; secondo le parole di Geremia [ Ger 4,22 ]: « Sono sapienti nel fare il male, ma non sanno compiere il bene ».

Chiunque infatti si allontana dal debito fine deve necessariamente prestabilirsi un fine indebito: poiché ogni agente agisce per un fine.

Se quindi uno si prefigge come fine i beni terreni si ha « una sapienza terrena », se si prefigge i beni del corpo si ha « una sapienza carnale », se si prefigge la vanagloria si ha « una sapienza diabolica », poiché egli imita la superbia del diavolo, di cui si dice nella Scrittura [ Gb 41,25 ]: « Egli è il re su tutti i figli della superbia ».

2. La sapienza elencata tra i doni è distinta da quella che è posta tra le virtù intellettuali.

Infatti quest'ultima viene acquisita con lo studio, mentre la prima « viene dall'alto », come dice S. Giacomo [ Gc 3,15 ].

- E così pure è distinta dalla fede.

Poiché la fede accetta la verità divina così com'è, mentre è proprio del dono della sapienza il giudicare secondo la verità divina.

Per cui il dono della sapienza presuppone la fede: come infatti dice Aristotele [ Ethic. 1,3 ], « ciascuno giudica bene le cose che conosce ».

3. La pietà che si riferisce al culto di Dio manifesta sia la fede, per il fatto che con il culto di Dio protestiamo di credere, sia la sapienza.

Per cui si dice che « la pietà è sapienza ».

E lo stesso vale per il timore.

Infatti uno mostra di avere un retto giudizio sulle cose divine per il fatto che teme Dio e lo onora.

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