Summa Teologica - II-II |
Infra, q. 88, a. 6; De perf. vitae spir., c. 12; Quodl., 6, q. 6
Pare che la religione non sia superiore alle altre virtù morali.
1. La perfezione di una virtù morale consiste nel raggiungere il giusto mezzo, come fa rilevare Aristotele [ Ethic. 2,6 ].
Ma la religione non riesce a raggiungere il giusto mezzo: poiché non rende a Dio il dovuto secondo una perfetta uguaglianza.
Quindi la religione non è superiore alle altre virtù morali.
2. Nelle prestazioni fatte a favore degli uomini un atto è tanto più lodevole quanto più è compiuto a favore dei più indigenti; da cui le parole di Isaia [ Is 58,7 ]: « Dividi il tuo pane con l'affamato ».
Ora, Dio non ha alcun bisogno di ciò che noi gli offriamo, secondo l'espressione del Salmo [ Sal 16,2 Vg ]: « Ho detto: Tu sei il mio Dio, perché non hai bisogno dei miei beni ».
Perciò la religione è meno lodevole delle altre virtù con le quali si aiutano gli uomini.
3. Più una cosa è fatta per necessità, tanto meno è lodevole, stando a quelle parole di S. Paolo [ 1 Cor 9,16 ]: « Non è per me un vanto predicare il Vangelo; è un dovere per me ».
Ma dove c'è un debito maggiore, là c'è anche una maggiore necessità.
Essendo quindi un dovere strettissimo per l'uomo prestare il culto a Dio, è chiaro che la religione è la meno lodevole delle virtù umane.
Nella Scrittura [ Es 20 ] i comandamenti attinenti alla religione sono messi al primo posto, come principali.
Ora, l'ordine dei precetti corrisponde all'ordine delle virtù: poiché i precetti della legge hanno per oggetto gli atti virtuosi.
Quindi la religione è la prima tra le virtù morali.
Le cose che sono ordinate a un fine mutuano la bontà dal loro ordine al fine: perciò quanto più sono prossime al fine, tanto sono migliori.
Ora le virtù morali, come sopra [ a. 5 ] si è detto, hanno per oggetto cose che sono ordinate a Dio come al loro fine.
Ma la religione si avvicina a Dio più strettamente che le altre virtù morali: poiché compie degli atti che in modo diretto e immediato sono ordinati all'onore di Dio.
Perciò la religione è superiore a tutte le altre virtù morali.
1. La lode della virtù sta nel volere, non nel potere.
Quindi l'incapacità a raggiungere l'uguaglianza del giusto mezzo per impossibilità non diminuisce la lode della virtù, se non interviene una deficienza volontaria.
2. Tra le prestazioni che si fanno per l'utilità altrui è più lodevole quella che viene fatta a favore dei più indigenti: perché appunto è più utile.
Ma a Dio non si offre nulla per la sua utilità, bensì per la sua gloria, e per l'utilità nostra.
3. La necessità toglie la gloria delle opere supererogatorie, ma non esclude il merito della virtù, se c'è la volontà.
Perciò l'argomento non regge.
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