Summa Teologica - II-II |
In 3 Sent., d. 39, a. 2, sol. 2; Expos. in Decal., c. De Secundo Praecepto; In Matth., c. 5; In Rom., c. 1, lect. 5; In Heb., c. 6, lect. 4
Pare che non sia lecito giurare.
1. Nulla di ciò che è proibito dalla legge divina è lecito.
Ma il giuramento è proibito dal Signore nel Vangelo [ Mt 5,34 ]: « Io invece vi dico di non giurare affatto », e da S. Giacomo [ Gc 5,12 ]: « Soprattutto, fratelli miei, non giurate ».
Quindi il giuramento è illecito.
2. Ciò che deriva dal male è illecito: poiché secondo il Vangelo [ Mt 7,18 ] « un albero cattivo non può dare frutti buoni ».
Ma il giuramento deriva dal male, poiché nel Vangelo [ Mt 5,37 ] si legge: « Sia il vostro parlare: Sì, sì; No, no; il di più viene dal maligno ».
Quindi il giuramento non è permesso.
3. Pretendere un segno della divina provvidenza significa tentare Dio, il che è assolutamente proibito, come si legge nel Deuteronomio [ Dt 6,16 ]: « Non tenterai il Signore tuo Dio ».
Ma chi fa un giuramento pretende un segno della provvidenza divina, chiedendo la testimonianza di Dio attraverso un qualche effetto evidente.
Quindi il giuramento è una cosa assolutamente illecita.
Nel Deuteronomio [ Dt 6,13 ] si legge: « Temerai il Signore Dio tuo, e giurerai per il suo nome ».
Nulla impedisce che una cosa, pur essendo buona in se stessa, diventi un male per chi non la usa come si conviene: come ricevere l'Eucaristia è un bene, eppure chi la riceve indegnamente « mangia e beve la propria condanna », come dice S. Paolo [ 1 Cor 11,29 ].
Così dunque nel nostro caso bisogna dire che il giuramento di per sé è lecito e onesto.
E ciò risulta dalla sua origine e dal fine a cui tende.
Dall'origine in quanto il giuramento deriva dalla fede con cui gli uomini credono che Dio possiede la verità, la conoscenza e la previsione universale di tutte le cose.
Dal fine invece in quanto il giuramento viene fatto per giustificarsi e per mettere fine alle controversie, come insegna S. Paolo [ Eb 6,16 ].
Il giuramento tuttavia può diventare un male per qualcuno per il fatto che egli lo usa malamente, cioè senza necessità e senza le debite cautele.
Mostra infatti di avere poco rispetto verso Dio chi lo invoca come testimone per motivi futili: cosa che uno non oserebbe fare neppure riguardo a un uomo rispettabile.
Inoltre c'è il pericolo di spergiuro: poiché facilmente l'uomo cade in peccati di lingua, secondo le parole di S. Giacomo [ Gc 3,2 ]: « Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto ».
E nell'Ecclesiastico [ Sir 23,9 Vg ] si legge: « Non abituare la tua bocca al giuramento: molte infatti sono le cadute a causa di esso ».
1. S. Girolamo scrive nel suo commento [ In Mt 1, su 5,34 ]: « Considera che il Salvatore non ha proibito di giurare per Iddio, ma per il cielo e la terra.
Infatti è noto che i Giudei hanno la pessima abitudine di giurare per gli elementi ».
- Ma questa risposta non basta: poiché S. Giacomo [ Gc 5,12 ] aggiunge: « né con qualsiasi altra forma di giuramento ».
Perciò bisogna rispondere con S. Agostino [ De mendacio 15.26 ] che « l'Apostolo, giurando nelle sue lettere, mostrò come vanno interpretate le parole: "Io vi dico di non giurare affatto": nel senso cioè di non arrivare coi giuramenti alla facilità di giurare, e passare poi dalla facilità all'abitudine e dall'abitudine allo spergiuro.
Infatti non risulta che egli abbia giurato se non nello scrivere, dove la riflessione più ponderata non permette gli eccessi della lingua ».
2. Come insegna S. Agostino [ De serm. Dom. in monte 1,17.51 ], « se tu sei costretto a giurare, ricordati che ciò è dovuto alla debolezza di coloro che devi convincere di qualcosa, e questa debolezza è certo un male.
« Per questo il Vangelo non dice: "il di più è male" - infatti tu non fai nulla di male facendo buon uso del giuramento per convincere altri -, ma: "il di più viene dal maligno", cioè dal male di colui per la cui debolezza sei costretto a giurare ».
3. Chi giura non tenta Dio: poiché non invoca l'aiuto divino senza utilità e necessità; e inoltre non si espone ad alcun pericolo, se Dio rifiuta di dare la sua testimonianza nella vita presente.
Infatti egli darà certamente la sua testimonianza in futuro, quando « metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori », come dice S. Paolo [ 1 Cor 4,5 ].
E tale testimonianza non mancherà ad alcuno che abbia giurato, o in suo favore o a sua condanna.
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