Summa Teologica - II-II |
Infra, q. 170, a. 1, ad 2; I-II, q. 73, a. 7; In 4 Sent., d. 41, a. 4, sol. 3; In Rom., c. 1, lect. 8
Pare che il vizio contro natura non sia il più grave dei peccati di lussuria.
1. Un peccato è tanto più grave quanto più è contrario alla carità.
Ora, è più contrario alla carità verso il prossimo l'adulterio, lo stupro e il rapimento, che fanno ingiuria al prossimo, che non i peccati contro natura in cui non si fa ingiuria ad altri.
Perciò il peccato contro natura non è il più grave tra i peccati di lussuria.
2. I peccati più gravi sono quelli che si commettono contro Dio.
Ma il sacrilegio si commette direttamente contro Dio: poiché è un'offesa al culto verso di lui.
Quindi il sacrilegio è un peccato più grave del vizio contro natura.
3. Un peccato è più grave se viene perpetrato contro una persona che dobbiamo amare di più.
Ora, secondo l'ordine della carità dobbiamo amare di più le persone a noi maggiormente legate, che vengono offese con l'incesto, piuttosto che le persone estranee, che vengono coinvolte in certi peccati contro natura.
Quindi l'incesto è un peccato più grave del peccato contro natura.
4. Se il peccato contro natura fosse il più grave, dovrebbe essere tanto più grave quanto più è contro natura.
Ma la cosa maggiormente contro natura pare essere il peccato di immondezza, ovvero di masturbazione: poiché la natura pare esigere in questo atto soprattutto la distinzione tra agente e paziente.
Quindi in base a ciò la masturbazione sarebbe il più grave dei peccati contro natura.
Ma ciò è falso.
Quindi i peccati contro natura non sono i più gravi tra quelli di lussuria.
S. Agostino [ De bono coniug. 8 ] afferma che « fra tutti questi peccati », cioè quelli di lussuria, « il peggiore è quello contro natura ».
In ogni genere di cose la degenerazione più grave è la corruzione dei princìpi, da cui tutto il resto dipende.
Ora, i princìpi della ragione umana sono dati da ciò che è secondo la natura: infatti la ragione, presupposto ciò che è determinato dalla natura, dispone il resto in conformità ad essa.
E ciò è evidente sia in campo speculativo che in campo pratico.
Come quindi in campo speculativo l'errore circa i princìpi noti per natura è quello più grave e vergognoso, così in campo pratico l'agire contro ciò che è secondo la natura è il peccato più grave e più turpe.
Poiché dunque nel vizio contro natura si trasgredisce ciò che è determinato secondo la natura nell'uso della sessualità, ne segue che questo è il peccato più grave in tale materia.
- Dopo del quale viene l'incesto, che è contro la riverenza naturale dovuta ai propri congiunti, come si è detto [ a. 9 ].
Invece nelle altre specie della lussuria si trasgredisce solo ciò che è determinato dalla retta ragione: partendo tuttavia dal presupposto dei princìpi naturali.
Ora, ripugna maggiormente alla ragione che uno usi dei piaceri venerei non solo contro il bene della prole da generarsi, ma anche con ingiuria verso la comparte.
Perciò la semplice fornicazione che viene commessa senza fare ingiuria a un'altra persona è il minore fra i peccati di lussuria.
- L'ingiuria poi è più grave se si abusa di una donna soggetta al potere di un altro uomo in ordine alla generazione, piuttosto che per la sola tutela.
Quindi l'adulterio è più grave dello stupro.
- E l'uno e l'altro diventano più gravi per la violenza.
Per cui il ratto di una vergine è più grave dello stupro, e il ratto di una sposa è più grave dell'adulterio.
- E tutti questi peccati diventano ancora più gravi se vi è sacrilegio, come sopra [ a. 10, ad 2 ] si è accennato.
1. L'ordine della retta ragione deriva dall'uomo, ma l'ordine della natura deriva da Dio.
Perciò nei peccati contro natura, nei quali si viola tale ordine, si fa ingiuria a Dio stesso, Ordinatore della natura.
Scrive quindi S. Agostino [ Conf. 3,8.15 ]: « I peccati contro natura come quelli dei Sodomiti sono sempre degni di detestazione e di castigo; e anche se fossero commessi da tutte le genti, queste sarebbero ree di uno stesso crimine di fronte alla legge di Dio, la quale non ammette che gli uomini si comportino in quel modo.
Così infatti viene violata la società che deve esistere tra noi e Dio, essendo profanata con la perversità della libidine la natura di cui egli è l'autore ».
2. Anche i vizi contro natura sono contro Dio, come si è detto [ ad 1 ].
E sono tanto più gravi del sacrilegio quanto più l'ordine della natura è primordiale e stabile rispetto a qualsiasi altro ordine successivo.
3. A ciascuno la natura della propria specie è unita più intimamente di qualsiasi altro individuo.
Perciò i peccati che sono contrari alla natura specifica sono più gravi.
4. La gravità di un peccato dipende più dall'abuso di una cosa che dall'omissione del debito uso.
Perciò fra tutti i vizi contro natura occupa l'infimo posto il peccato di immondezza, o masturbazione, che consiste nella sola omissione del rapporto sessuale con un'altra persona.
- Il peccato più grave è invece la bestialità, in cui non si rispetta la propria specie.
Per cui la Glossa [ interlin. ], spiegando quel passo della Genesi [ Gen 37,2 ]: « [ Giuseppe ] accusò i suoi fratelli di un peccato gravissimo », aggiunge: « cioè di avere rapporti carnali con le bestie ».
- Dopo di questo c'è il vizio della sodomia, in cui non si rispetta il debito sesso.
- Infine viene il peccato di chi non rispetta il debito modo di avere il rapporto.
E il non fare uso dei debiti organi è più grave del disordine riguardante solo il modo dell'unione.
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