Summa Teologica - III |
In 3 Sent., d. 5, q. 2, a. 1
Pare che una persona divina non possa assumere una natura creata.
1. La persona divina è qualcosa di sommamente perfetto.
Ma il perfetto è ciò a cui non si possono fare aggiunte.
Ora, essendo l'assunzione un ad se sumere [ trarre a sé ], ne segue che una persona divina non può assumere una natura creata.
2. Ciò a cui una cosa viene assunta si comunica in qualche modo a quest'ultima: come una dignità si comunica a colui che viene assunto ad essa.
Ma è proprio della persona essere incomunicabile, come si è detto nella Prima Parte [ q. 29, a. 3, ad 4; q. 30, a. 4, ob. 2 ].
Quindi la persona divina non può assumere, ossia trarre a sé.
3. La persona è costituita dalla natura.
Ma ciò che è costituito non può assumere ciò che lo costituisce, poiché l'effetto non agisce sulla sua causa.
Quindi la persona non può assumere la natura.
S. Agostino [ Fulg., De fide ad Petrum 2 ] afferma: « Quel Dio, cioè l'Unigenito, unì alla sua persona la forma o natura di servo ».
Ma il Dio unigenito è una persona.
Quindi la persona può prendere, cioè assumere, una natura.
Il termine assunzione include due cose, cioè il principio e il termine dell'operazione: assumere è infatti « trarre qualcosa a sé ».
Ora, di tale assunzione la persona è principio e termine.
Principio, perché è proprio della persona agire, e l'assunzione della carne avvenne per azione divina.
Similmente la persona è anche il termine di tale assunzione, poiché l'unione, come si è detto sopra [ q. 2, aa. 1,2 ], fu fatta nella persona e non nella natura.
E così risulta che l'assunzione della natura è un compito assolutamente proprio della persona.
1. Nulla può essere aggiunto alla persona divina, essendo essa infinita.
Perciò S. Cirillo [ Epist. 17 ] scrive: « Non intendiamo l'unione a modo di addizione ».
Come anche nell'unione dell'uomo con Dio mediante la grazia di adozione non si aggiunge qualcosa a Dio, bensì ciò che è divino viene elargito all'uomo.
Non è dunque Dio, ma l'uomo che viene perfezionato.
2. La persona è detta incomunicabile in quanto non viene predicata di più suppositi.
Ma nulla proibisce che di una persona si possano predicare più cose.
Non è dunque impossibile che la persona si comunichi nel senso di sussistere in più nature.
Infatti anche in una persona creata si possono ritrovare accidentalmente più nature: come nella persona di un medesimo uomo c'è la quantità e la qualità.
Tuttavia è proprio della persona divina, data la sua infinità, che in essa si attui il concorso di più nature non in modo accidentale, ma secondo la sussistenza.
3. Come si è detto sopra [ q. 2, a. 6, ad 2 ], la natura umana costituisce la persona divina non in modo assoluto, ma in quanto la denomina.
Infatti il Figlio di Dio non dipende dalla natura umana in modo assoluto, essendo egli dall'eternità, ma soltanto nell'essere uomo.
Invece la natura divina costituisce in maniera assoluta la persona divina.
Per cui si può dire che la persona divina assume la natura umana, ma non che assume la natura divina.
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