Summa Teologica - III |
Supra, q. 49, a. 5, ad 4; In Ephes., c. 4, lect. 3
Pare che l'ascensione di Cristo non sia stata la causa della nostra salvezza.
1. Cristo fu causa della nostra salvezza in quanto la meritò per noi.
Ma con l'ascensione egli non meritò nulla per noi: poiché l'ascensione rientra nel premio della sua esaltazione, e d'altra parte il merito e il premio, in quanto via e termine, non possono identificarsi.
Quindi l'ascensione di Cristo non fu causa della nostra salvezza.
2. Se l'ascensione di Cristo fosse causa della nostra salvezza, lo sarebbe soprattutto quale causa della nostra ascensione al cielo.
Questa invece ci è stata concessa grazie alla sua passione, poiché come dice S. Paolo [ Eb 10,19 ] « noi abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del suo sangue ».
Perciò l'ascensione di Cristo non fu causa della nostra salvezza.
3. La salvezza che abbiamo ricevuta da Cristo è eterna, secondo le parole di Isaia [ Is 51,6 ]: « La mia salvezza durerà per sempre ».
Cristo invece non è salito al cielo per restarvi in eterno: poiché nella Scrittura [ At 1,11 ] si afferma: « Tornerà un giorno, allo stesso modo in cui l'avete visto salire in cielo ».
Si legge inoltre che egli si mostrò a molti santi qui in terra dopo la sua ascensione: come si legge di S. Paolo [ At 9 ].
Quindi la sua ascensione non è la causa della nostra salvezza.
Egli stesso [ Gv 16,7 ] ha dichiarato: « È meglio per voi che io me ne vada », cioè « che mi allontani da voi con l'ascensione ».
In due modi l'ascensione di Cristo è la causa della nostra salvezza: primo, rispetto a noi; secondo, rispetto a lui stesso.
Rispetto a noi perché dall'ascensione di Cristo la nostra anima viene mossa verso di lui.
Come infatti si è visto sopra [ a. 1, ad 3 ], dalla sua ascensione ricevono un impulso: primo, la fede; secondo, la speranza; terzo, la carità.
E in quarto luogo da essa viene accresciuta la nostra riverenza verso di lui, per il fatto che non lo consideriamo più come un uomo della terra, ma come il Dio del cielo.
Come dice anche l'Apostolo [ 2 Cor 5,16 ] con quelle parole: « Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne », « cioè mortale », come spiega la Glossa [ P. Lomb. ], « per cui lo abbiamo ritenuto un puro uomo », « ora non lo conosciamo più così ».
Rispetto a Cristo invece si deve considerare quanto egli ha fatto per la nostra salvezza salendo al cielo.
Primo, ci ha preparato la via per salire in cielo anche noi, stando alle sue stesse parole [ Gv 14,2 ]: « Vado a prepararvi un posto », e a quelle di Michea [ Mi 2,13 ]: « Egli è salito aprendo la strada davanti a loro ».
Essendo egli infatti il nostro capo, è necessario che le membra raggiungano la meta dove egli le ha precedute, secondo il suo desiderio [ Gv 14,3 ]: « Affinché siate dove sono io ».
E a prova di ciò egli condusse in cielo le anime sante che aveva liberato dagli inferi, secondo la predizione del Salmo [ Sal 68,19 ]: « Sei salito in alto conducendo prigionieri gli imprigionati »; poiché coloro che erano stati imprigionati dal demonio li condusse in cielo, cioè in un luogo estraneo alla natura umana, con una prigionia desiderabile, avendoli conquistati con la sua vittoria.
Secondo: come nell'antico Testamento il pontefice entrava nel santuario al fine di stare al cospetto di Dio per il popolo, così anche Cristo è entrato in cielo « per intercedere a nostro favore », come dice S. Paolo [ Eb 7,25 ].
Poiché la sua stessa presenza, con la natura umana portata in cielo, è come un'intercessione per noi: in quanto possiamo sperare che Dio, il quale esaltò in tal modo la natura umana in Cristo, abbia a usare misericordia verso coloro per i quali il Figlio di Dio volle assumere tale natura.
Terzo: una volta assiso nei cieli come Dio e Signore, Cristo può distribuire i doni divini agli uomini, secondo le parole di S. Paolo [ Ef 4,10 ]: « Ascese al disopra di tutti i cieli per riempire tutte le cose », e ciò « con i suoi doni », aggiunge la Glossa [ interlin. ].
1. L'ascensione di Cristo causa la nostra salvezza a modo non di merito, ma di efficienza: come si è detto sopra [ q. 56, a. 1, ad 3,4 ] parlando della risurrezione.
2. La passione di Cristo, parlando propriamente, causa la nostra ascensione al cielo in quanto toglie l'ostacolo del peccato, ed è causa meritoria.
Invece l'ascensione di Cristo causa direttamente la nostra ascensione quasi dandole inizio nel nostro capo, al quale le membra devono riunirsi.
3. Cristo, salendo al cielo una volta per sempre, ha acquistato per sé e per noi il diritto alla dimora celeste per tutta l'eternità.
Tuttavia questa dignità non viene menomata se in via eccezionale qualche volta egli ritorna sulla terra: o per mostrarsi a tutti come nel giudizio universale, o per apparire a qualcuno in particolare, come nella conversione di S. Paolo.
E se qualcuno pensa che ciò sia avvenuto non attraverso la presenza fisica di Cristo, ma attraverso un'apparizione qualsiasi, tenga presente che ciò contrasta con quanto dice l'Apostolo stesso a conferma della fede nella risurrezione [ 1 Cor 15,8 ]: « Ultimo fra tutti apparve anche a me, come a un aborto ».
Tale visione infatti non potrebbe confermare la verità della risurrezione se egli non avesse visto direttamente il vero corpo [ del Signore ].
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