Summa Teologica - III |
Infra, a. 3, ad 1, 2; In 4 Sent., d. 17, q. 3, a. 3, sol. 2; d. 24, q. 2, a. 2, ad 1
Pare che battezzare non sia ufficio dei sacerdoti, ma solo dei vescovi.
1. In uno stesso precetto si ingiunge, come si è detto [ a. 1, ob. 1; q. 66, a. 5, ob. 2 ], di insegnare e di battezzare.
Ma insegnare, ossia « perfezionare », spetta all'ufficio del vescovo, come risulta da Dionigi [ De eccl. hier. 5,1,6 ].
Quindi anche battezzare spetta solo all'ufficio del vescovo.
2. Col battesimo uno viene ascritto al popolo cristiano: e ciò spetta soltanto all'ufficio del principe.
Ma il principato nella Chiesa è tenuto dai vescovi, come dice la Glossa [ ord. su Lc 10,1 ], poiché essi occupano il posto degli Apostoli, dei quali è scritto nei Salmi [ Sal 45,17 ]: « Li costituirai principi su tutta la terra ».
Battezzare quindi è ufficio esclusivo dei vescovi.
3. S. Isidoro [ Epist. 1 ] dice che « è competenza del vescovo la consacrazione delle basiliche, l'unzione degli altari, la confezione del crisma, il conferimento degli ordini ecclesiastici e la benedizione delle sacre vergini ».
Ma il sacramento del battesimo è superiore a tutte queste cose.
Quindi molto più l'ufficio di battezzare compete solamente al vescovo.
S. Isidoro [ De off. 2,25 ] scrive: « È evidente che il battesimo è stato affidato ai soli sacerdoti ».
I sacerdoti vengono ordinati proprio per consacrare il sacramento del Corpo di Cristo, come si è detto sopra [ q. 65, a. 3 ].
Ora, l'Eucaristia è il sacramento dell'unità ecclesiastica, secondo le parole di S. Paolo [ 1 Cor 10,17 ]: « Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane e dell'unico calice ».
Ma con il battesimo uno diventa partecipe dell'unità ecclesiastica, e di conseguenza acquista anche il diritto di accostarsi alla mensa del Signore.
Come quindi è di competenza del sacerdote consacrare l'Eucaristia, alla quale principalmente è ordinato il sacerdozio, così è ufficio proprio del sacerdote battezzare: è infatti compito dell'identica causa produrre il tutto e disporre in esso le parti.
1. Agli Apostoli, di cui i vescovi fanno le veci, il Signore ingiunse entrambi gli uffici di insegnare e di battezzare: ma in due modi diversi.
Infatti ingiunse loro l'ufficio di insegnare perché lo compissero personalmente come ufficio principalissimo, per cui gli stessi Apostoli dissero [ At 6,2 ]: « Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense ».
L'ufficio di battezzare invece lo impose agli Apostoli perché lo esercitassero per mezzo di altri, per cui S. Paolo ha potuto scrivere [ 1 Cor 1,17 ]: « Cristo non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il Vangelo ».
E ciò perché nel battezzare, secondo quanto si è detto sopra [ q. 64, a. 1, ad 2; aa. 5,9 ], nulla opera il merito o la sapienza del ministro, come invece accade nell'insegnamento.
E ne è un segno il fatto che nemmeno il Signore battezzò, ma i suoi discepoli, come nota il Vangelo [ Gv 4,2 ].
- Non si esclude tuttavia che i vescovi possano battezzare: poiché ciò che può la potestà inferiore, lo può anche quella superiore.
L'Apostolo infatti nel testo citato [ Gv 4,14.16 ] dice di avere battezzato alcuni.
2. In ogni stato gli affari di minor conto spettano alle autorità minori, mentre quelli di maggior conto sono riservati alle autorità superiori, secondo quanto si legge nell'Esodo [ Es 18,22 ]: « Quando vi sarà una questione importante la sottoporranno a te, mentre essi giudicheranno ogni affare minore ».
Spetta quindi alle autorità minori dello stato quanto riguarda gli strati più umili della popolazione, e alle autorità superiori quanto riguarda la classe dirigente.
Ora, con il battesimo non si acquista che l'ultimo posto nel popolo cristiano.
Quindi battezzare spetta alle autorità minori della Chiesa, cioè ai presbiteri, che tengono il posto dei settantadue discepoli di Cristo, come dice la Glossa [ ord. su Lc 10,1 ].
3. Il sacramento del battesimo, come si è detto [ q. 65, a. 3 ], è il più importante quanto a necessità, ma quanto a perfezione ce ne sono altri che lo superano, e che sono riservati ai vescovi.
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