Summa Teologica - III |
Infra, q. 87, a. 3; In 4 Sent., d. 12, q. 2, a. 1, sol. 1; a. 2, sol. 1
Pare che questo sacramento non rimetta i peccati veniali.
1. Questo sacramento, come dice S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 26 ], è « il sacramento della carità ».
Ma i peccati veniali non sono contrari alla carità, come si è spiegato nella Seconda Parte [ I-II, q. 88, aa. 1,2; II-II, q. 24, a. 8, ad 2; a. 10 ].
Poiché dunque un contrario viene eliminato dall'altro contrario, ne segue che i peccati veniali non vengono rimessi da questo sacramento.
2. Se questo sacramento rimettesse i peccati veniali, come ne rimette uno, così li rimetterebbe tutti.
Ma è impossibile che li rimetta tutti, perché allora potremmo essere frequentemente senza alcun peccato veniale, contro l'affermazione di S. Giovanni [ 1 Gv 1,8 ]: « Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi ».
Quindi questo sacramento non rimette alcun peccato veniale.
3. I contrari si eliminano a vicenda.
Ora, i peccati veniali non impediscono di ricevere questo sacramento; S. Agostino infatti [ In Ioh. ev. tract. 26 ], commentando le parole [ Gv 6,51 ]: « Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno », scrive: « Portate l'innocenza all'altare; i peccati, anche se quotidiani, non siano mortiferi ».
Quindi nemmeno i peccati veniali vengono eliminati da questo sacramento.
Innocenzo III [ De sacro alt. myst. 4,44 ] dice che questo sacramento « cancella il [ peccato ] veniale e preserva dal mortale ».
In questo sacramento si possono considerare due cose: il sacramento stesso e il suo effetto.
E sotto ambedue gli aspetti è evidente che questo sacramento ha la virtù di rimettere i peccati veniali.
Esso infatti viene ricevuto sotto forma di cibo che nutre.
Ma il nutrimento del cibo è necessario al corpo proprio per riparare le perdite quotidiane che avvengono per il calore naturale.
Ora, anche spiritualmente noi perdiamo ogni giorno qualcosa per il calore della concupiscenza a motivo dei peccati veniali, che diminuiscono il fervore della carità, come si è spiegato nella Seconda Parte [ II-II, q. 24, a. 10; q. 54, a. 3 ].
Quindi è compito di questo sacramento rimettere i peccati veniali.
Per cui S. Ambrogio [ De sacram. 5,4 ] afferma che questo pane quotidiano viene preso « come rimedio delle infermità quotidiane ».
L'effetto poi di questo sacramento è la carità, non solo quanto all'abito, ma anche quanto all'atto, che viene eccitato in questo sacramento ed elimina i peccati veniali.
È chiaro dunque che in virtù di questo sacramento sono rimessi i peccati veniali.
1. I peccati veniali, sebbene non siano contrari alla carità quanto all'abito, sono tuttavia contrari al fervore del suo atto, che ha un incentivo in questo sacramento.
E in forza di tale fervore i peccati veniali vengono eliminati.
2. Quel testo non va inteso nel senso che l'uomo non possa mai trovarsi senza peccato veniale, ma nel senso che i santi nel corso della vita non possono evitare dei peccati veniali.
3. L'efficacia della carità, che questo sacramento produce, supera quella dei peccati veniali: infatti la carità elimina col suo atto i peccati veniali, mentre questi non possono impedire completamente l'atto della carità.
E la stessa ragione vale per questo sacramento.
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