Sul battesimo contro i Donatisti |
C'è anche un altro fatto sorprendente, la cui possibilità la scopre chi vi presta molta attenzione: alcuni, pur salvando la carità, insegnano una dottrina inutile come Pietro che obbligava i Gentili a giudaizzarsi, ( Gal 2,14 ) e lo stesso Cipriano, che obbligava gli eretici a ribattezzarsi - tanto che a questi membri buoni, radicati nella carità, ma che non camminavano, su qualche punto, nella retta via, l'Apostolo dice: E se in qualche cosa pensate diversamente, anche questo Dio ve lo rivelerà ( Fil 3,15 ) -, alcuni, invece, pur senza la carità, insegnano una dottrina salutare, e sono quelli di cui il Signore dice: Essi siedono sulla cattedra di Mosè; quello che dicono fatelo, ma quello che fanno, non lo fate.
Dicono infatti e non fanno. ( Mt 23,2-3 )
Così, anche l'Apostolo, di coloro che erano invidiosi e maligni, ma che predicavano la salvezza cristiana, dice: O per interesse o per sincerità: purché si annunzi Cristo. ( Fil 1,18 )
Di conseguenza, la perversità degli uomini va corretta dentro e fuori, mentre i sacramenti e gli insegnamenti di Dio non vanno attribuiti agli uomini.
Non favorisce gli eretici, quindi, colui che non attribuisce ad essi ciò che, pur essendo presso di loro, riconosce che non è loro.68
No, noi non concediamo all'eretico il battesimo, ma riconosciamo il battesimo di Colui di cui è stato detto: Questi è Colui che battezza, ( Gv 1,33 ) ovunque lo troviamo.
Quanto invece al perfido e al bestemmiatore, se egli persiste nella perfidia e nella bestemmia, non riceve la remissione dei peccati né fuori della Chiesa e né dentro la Chiesa; ma se la riceve, in quel preciso istante, per la potenza del sacramento, questa potenza opera sia fuori che dentro la Chiesa, come la potenza del nome di Cristo, che operava la espulsione dei demoni anche fuori.
Noi infatti troviamo che, in tutte le loro lettere, gli Apostoli maledicono e detestano la sacrilega malvagità degli eretici, fino a dire che la loro parola si espande come una cancrena.69
E che? Di coloro che dicevano: Mangiamo e beviamo, perché domani moriamo, ( 1 Cor 15,32 ) non dichiara forse Paolo che erano corruttori di buoni costumi con le loro cattive compagnie, con questa frase: Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi? ( 1 Cor 15,33 )
Eppure ha fatto capire che essi erano dentro, quando ha detto: Come possono dire alcuni tra voi, che non c'è resurrezione dei morti? ( 1 Cor 15,12 )
E dov'è che egli non detesta gli avari?
E ancora: si potrebbe forse usare un termine più forte per definire l'avarizia, che definirla idolatria, come l'Apostolo ha scritto, ( Ef 5,5 ) e né Cipriano lo ha inteso in altro senso,70 ma lo ha inserito, all'occorrenza, nelle sue lettere?
Cipriano confessa, tuttavia, che ai suoi tempi, nella Chiesa, non c'erano avari qualunque, ma predoni e usurai; e che essi non erano semplici fedeli, ma vescovi.
Certo, io vorrei pensare che quelli di cui l'Apostolo dice: La loro parola si espande come una cancrena, ( 2 Tm 2,17 ) fossero fuori della Chiesa, ma proprio Cipriano non me lo permette.
Scrivendo, infatti, ad Antoniano, per mostrargli che prima della separazione finale dei giusti e degli ingiusti, non bisogna assolutamente allontanarsi dall'unità della Chiesa, a causa della mescolanza con i cattivi, rivela com'era santo e veramente degno della gloria del martirio.
Dice infatti: Che gonfiore di superbia, che oblio di umiltà e di dolcezza, che grande sfoggio della propria arroganza è quello di chi osa o crede di poter fare, ciò che il Signore non ha concesso neppure agli Apostoli, e cioè credere di poter separare la zizzania dal grano o, quasi che gli sia concesso di portare la pala e di mondare l'aia, cercare di separare la paglia dal grano; e malgrado l'Apostolo dica: " In una grande casa non vi sono solo vasi di oro e di argento, ma anche di legno e di coccio ", ( 2 Tm 2,20 ) credere di scegliere i vasi d'oro e di argento, e di disprezzare, rifiutare e condannare quelli di legno e di coccio!
Solo nel giorno del Signore, infatti, i vasi di legno saranno bruciati dall'incendio dell'ardore divino, e quelli di coccio infranti da colui al quale è stata data la verga di ferro!71
Cipriano, dunque, rimproverando in questi termini quelli che, per evitare, diciamo così, la compagnia dei cattivi, avevano rotto il vincolo dell'unità, mostra che nella grande casa di cui parla l'Apostolo, dove c'erano non solo i vasi d'oro e d'argento, ma anche quelli di legno e di coccio, non aveva inteso altro che la Chiesa, dove erano buoni e cattivi, in attesa di essere purgata, alla fine, come un'aia passata al ventilabro. ( Mt 3,12 )
Ma se è così, riconosce che nella Chiesa stessa, cioè nella stessa grande casa, c'erano dei vasi spregevoli, la cui parola si propagava come una cancrena.
In effetti, parlando di essi l'Apostolo insegna: La loro parola si propaga come una cancrena.
Tra essi vi è Imeneo e Fileto, i quali si sono allontanati dalla verità, dicendo che la resurrezione è già avvenuta; e così sconvolgono la fede di alcuni.
Ma il fondamento posto da Dio sta saldo, e ha questo sigillo: Il Signore conosce i suoi; e si allontani dall'iniquità chiunque invoca il nome del Signore.
In una grande casa, tuttavia, non vi sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche di legno e di coccio. ( 2 Tm 2,17-20 )
Se, dunque questi, la cui parola si propagava come una cancrena, si trovavano nella grande casa come vasi spregevoli, e in questa casa Cipriano vide l'unità della Chiesa, violava forse il battesimo di Cristo la loro cancrena?
Di conseguenza: né fuori e né dentro, né in sé e né in nessun altro, chi sta dalla parte del diavolo può macchiare il sacramento di Cristo.
Quindi non dona la remissione dei peccati la parola che si insinua come una cancrena nelle orecchie degli uditori;72 però, quando il battesimo viene dato con le parole del Vangelo, qualunque perversità abbia in mente colui che lo dà o colui al quale viene dato, è santo in se stesso, per la virtù di Colui al quale appartiene.
E se uno, pur ricevendolo per mezzo di un ministro perverso, non riceve la perversità del ministro, ma solo la santità del mistero, una volta che si congiunge all'unità della Chiesa nella buona fede, nella speranza e nella carità, riceve la remissione dei peccati non in forza delle parole che si propagano come una cancrena, ma dei sacramenti del Vangelo che emanano dalla fonte celeste.
Ma se colui che lo riceve è perverso, allora ciò che si dona non giova alla salvezza del perverso; eppure il battesimo ricevuto resta in lui santo, e né, se egli si corregge, si ripete.
Non c'è dunque nessun rapporto tra la giustizia e l'iniquità; ( 2 Cor 6,14 ) e non solo quella fuori, ma neanche quella dentro.
Il Signore, infatti, conosce i suoi, e si allontani dall'iniquità chiunque invoca il nome del Signore. ( 2 Tm 2,19 )
Come non c'è nessuna unione tra la luce e le tenebre, ( 2 Cor 6,14 ) non solo quelle fuori, ma neppure quelle dentro.
Chi infatti odia il proprio fratello - dice Giovanni - è ancora nelle tenebre. ( Gv 2,9 )
Certamente odiavano Paolo quelli che, annunciando Cristo per invidia, malizia e discordia, credevano di procurargli dolore in carcere, ( Fil 1,15-17 ) eppure erano dentro, come capì Cipriano.
Ora, visto che le tenebre non possono illuminare e né l'ingiustizia giustificare, come Cipriano dice,73 chiedo come costoro possano battezzare nella Chiesa; chiedo come i vasi contenuti nella grande casa, non per usi nobili, ma spregevoli, possano, nella stessa grande casa, amministrare ciò che è santo per santificare gli uomini, se non perché la santità del sacramento non può essere macchiata dagli immondi, sia quando sono essi a darlo, e sia quando lo ricevono quelli che non cambiano in meglio il cuore e la vita.
Di questi, che sono dentro, egli dice: Rinunciano al mondo solo a parole e non a fatti.74
Anche dentro dunque ci sono i nemici di Dio, dei cui cuori si è impossessato lo spirito dell'Anticristo; eppure posseggono beni spirituali e divini,75 che né possono giovare a loro per la salvezza, fino a che restano perversi, né essi possono contaminare con la loro immondezza.
Questo che Cipriano dice, quindi: Non hanno nessun potere sui doni della Chiesa e della salvezza, quelli che, dividendo e separando la Chiesa di Cristo, sono ritenuti, da Cristo, avversari, e dagli Apostoli, anticristi,76 va inteso in questo senso: sia fuori che dentro ci sono i perversi; e tuttavia, la separazione dalla santità e dall'unità della colomba di quanti sono dentro, in alcuni non la conosce solo Dio, ma anche gli uomini i quali, osservando la loro pessima vita pubblica e la loro costante malvagità, e confrontandola con le regole dei divini precetti, capiscono che è davvero molta la zizzania e la paglia, sia fuori che dentro, alla quale il Signore dirà alla fine, per separarla apertamente: Lontano da me operatori di iniquità, ( Mt 7,23 ) e: Andate nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. ( Mt 25,41 )
Certo, non dobbiamo disperare della conversione di nessuno, né di quelli dentro, né di quelli fuori, fino a che la pazienza di Dio li conduce alla penitenza ( Rm 2,4 ) e castiga con la verga i loro delitti, con i flagelli i loro peccati.
In tal modo, infatti, egli non ritira da loro la sua misericordia, ( Sal 89,33-34 ) se essi stessi hanno finalmente pietà della loro anima, piacendo a Dio. ( Sir 30,24 )
In realtà, come il giusto che persevererà sino alla fine sarà salvo, ( Mt 24,13 ) così il malvagio, fuori o dentro la Chiesa, che persevererà sino alla fine, non sarà salvo.
E né noi diciamo che: Ovunque e comunque siano stati battezzati, essi ottengono la grazia del battesimo,77 se, per grazia del battesimo si intende la salvezza donata mediante la celebrazione del battesimo, ma diciamo che questa salvezza non la ottengono neppure molti che sono dentro, sebbene sia evidente che hanno il sacramento che in se stesso è santo.
Fa bene, quindi, il Signore ad avvertirci nel Vangelo, di non dare retta ai cattivi consiglieri ( Mc 13,21 ) che camminano nel nome di Cristo;78 questi però, si trovano fuori e dentro la Chiesa, poiché non escono fuori se prima non sono stati cattivi dentro.
E non v'è dubbio che si riferiva ai vasi che sono nella grande casa l'Apostolo quando diceva: Se dunque uno si manterrà puro da tali cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al padrone, sempre pronto per ogni opera buona. ( 2 Tm 2,21 )
E come ci si debba mantenere puri da queste cose, lo ha mostrato poco prima, dicendo: Si allontani dall'iniquità chiunque invoca il nome del Signore, ( 2 Tm 2,19 ) per non sentirsi alla fine dire con la paglia, sia quella che è volata prima dall'aia, e sia quella che dovrà essere separata l'ultimo giorno: Lontano da me, operatori di iniquità. ( Mt 7,23 )
Da questo appare chiaro, come dice Cipriano, che non bisogna immediatamente accettare e prendere tutto ciò che viene vantato nel nome di Cristo, ma solo ciò che viene operato nella verità di Cristo.79
Ma certamente non è operare nella verità di Cristo, rapire i terreni con insidiose frodi, aumentare il capitale moltiplicando gli interessi,80 rinunciare al mondo solo a parole e non a fatti.81
E che tutte queste cose si facciano anche dentro la Chiesa, lo dichiara, da testimone molto autorevole, lo stesso Cipriano.
Cipriano poi fa un lungo discorso per dire che quelli che bestemmiano il Padre di Cristo, non possono essere battezzati in Cristo.82
Ma poiché è chiaro che, per bestemmia, s'intende il loro errore, in quanto non si può dire che chi si accosta al battesimo di Cristo bestemmia esplicitamente il Padre di Cristo,83 ma che, avendo una idea diversa da quella che la verità insegna sul Padre di Cristo noi lo convinciamo di bestemmia - noi abbiamo mostrato chiaramente, che nel battesimo consacrato dalle parole del Vangelo, non entra né l'errore di chi lo dà e né di chi lo riceve, anche se egli ha, del Padre o del Figlio o dello Spirito Santo, un'idea diversa da quella che ci comunica la dottrina del cielo.
Molti uomini carnali e animali, infatti, vengono battezzati anche nella Chiesa, malgrado l'Apostolo dica chiaramente: L'uomo animale non comprende le cose dello Spirito di Dio; ( 1 Cor 2,14 ) ed egli li considera animali, anche dopo che hanno ricevuto il battesimo. ( 1 Cor 3,2 )
Ora, secondo il senso carnale, un'anima dedita ai sensi del corpo non può avere di Dio che un concetto carnale.
Perciò molti che progrediscono dopo il battesimo, e in particolare quelli che sono stati battezzati da bambini o da fanciulli, via via che il loro intelletto si rischiara e si illumina, e il loro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno, ( 2 Cor 4,16 ) tutte le opinioni che avevano su Dio, quando si trastullavano coi loro fantasmi, le rigettano, le deridono e le odiano.
Non per questo, tuttavia, riteniamo che non hanno ricevuto il battesimo, o diciamo che hanno ricevuto un battesimo tale e quale al loro errore, ma in essi, rispettiamo l'integrità del sacramento e purifichiamo la falsità della loro mente, anche se questa, rafforzata e, forse, giustificata dalle molte discussioni, si era indurita.
Di conseguenza, anche l'eretico che è chiaramente fuori e vi ha ricevuto il battesimo, non ha certamente ricevuto un battesimo uguale all'errore che lo acceca.
Quindi, se, rinsavendo, si accorge che deve lasciare il male che aveva, non deve, allo stesso tempo, lasciare il bene ricevuto; e non perché in lui va condannato il suo errore, va rifiutato anche il battesimo di Cristo.
Pertanto, da quelli che hanno avuto la sorte di essere battezzati nella Chiesa, pur avendo un falso concetto di Dio, risulta chiaro, ormai, che va distinta la verità del sacramento, dall'errore del falso credente; quantunque le due cose possano trovarsi nella stessa persona.
Ecco perché, quando uno, pur essendo fuori nell'errore, è stato battezzato col vero sacramento, quando ritorna all'unità della Chiesa, se alla fede falsa subentra la vera, non ugualmente al battesimo vero subentra il vero battesimo.
Una cosa, infatti, non può subentrare a se stessa, perché non può separarsi da se stessa.
Perciò gli eretici vengono alla Cattolica per essere corretti dal loro male e non per vedersi ripetere un bene di Dio.
Dirà qualcuno: Non c'è nessuna differenza, dunque, tra due uomini, immersi nello stesso errore e nella stessa malizia, dei quali, senza cambiare né la vita e né il cuore, uno si fa battezzare fuori e l'altro dentro?
Certo che c'è. È peggiore chi si fa battezzare fuori; e non perché si fa battezzare, ma perché sta fuori - dato che lo scisma non è un male inesistente e lieve - purché chi si fa battezzare dentro, sia voluto restare dentro, non per un vantaggio terreno e provvisorio, ma perché ha preferito l'unità della Chiesa diffusa in tutto il mondo agli smembramenti degli scismi; se no anche lui deve essere considerato fuori.
Prendiamo dunque due individui: uno di essi ha su Cristo, per esempio, la stessa opinione di Fotino, e si fa battezzare nella sua eresia, fuori la comunione della Chiesa cattolica; anche l'altro la pensa allo stesso modo, ma si fa battezzare nella Cattolica, ritenendola la vera fede cattolica.
Costui ancora non lo chiamerei eretico, a meno che, una volta che gli sia stata chiarita la dottrina della fede cattolica, abbia preferito rifiutarla e scegliere di restare della sua precedente opinione.
Ma prima che questo avvenga, è evidente che è peggiore quello che sta fuori.
Quindi, nel secondo va corretta solo una falsa opinione, nel primo anche il male dello scisma.
In nessuno dei due, comunque, va ripetuto il sacramento validamente ricevuto.
Ma se un terzo ha la stessa idea degli altri due e viene a sapere che esiste una eresia separata dall'unità cattolica, dove la si insegna e impara ma, per via di un vantaggio temporale, vuole farsi battezzare nell'unità cattolica o, già battezzato in essa, non ne vuole uscire proprio per questa ragione, non solo va considerato separato, ma tanto più scellerato, quanto più aggiunge, all'errore dell'eresia e alla separazione dall'unità, la finzione dell'inganno.
Perciò, la deviazione di un uomo, quanto più è pericolosa e distorta, tanto più va corretta con urgenza e impegno.
Ma non per questo, se egli ha una cosa sana, specie se non è sua, ma di Dio, va considerata, a causa della sua malvagità, come inesistente, o disprezzata al pari dell'altra, o attribuita alla sua stessa malvagità, anziché alla generosità di Colui il quale, anche all'anima che si prostituiva lontano da Lui e andava dietro ai suoi amanti, ha donato il suo pane, il suo vino, il suo olio e altri alimenti o ornamenti, che non vengono da lei e né dai suoi amanti, ma da Colui che, mosso a pietà per lei, ha voluto dappertutto ricordarle da chi deve ritornare. ( Os 2,5-7 )
Dice Cipriano: Può, la forza del battesimo, essere più grande e più potente della confessione della fede e del martirio, con cui un martire confessa Cristo davanti agli uomini e viene battezzato dal sangue versato?
Eppure, neanche questo battesimo giova all'eretico se, pur confessando Cristo, viene ucciso fuori della Chiesa.84
È verissimo. Un uomo ucciso fuori della Chiesa, dimostra di non possedere la carità di cui l'Apostolo dice: Se anche dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non ho la carità, non mi giova niente. ( 1 Cor 13,3 )
Ma se, per l'assenza della carità, il martirio non gli giova a niente, allora esso non serve neanche a quelli che, come dice san Paolo e come Cipriano commenta, vivono dentro nell'invidia e nella malevolenza senza la carità; eppure possono ricevere e trasmettere il vero battesimo.85
Fuori della Chiesa, non c'è salvezza.86 E chi lo nega?
Per questo tutti i beni che abbiamo della Chiesa, fuori della Chiesa non giovano alla salvezza.
Ma un conto è non averli affatto e un conto non averli utilmente.
Chi non li ha, per averli deve farsi battezzare, mentre, chi non li ha utilmente, per averli utilmente deve correggersi.
No, non è corrotta l'acqua nel battesimo degli eretici,87 perché non è cattiva la materia che Dio ha creato, né sono da riprovare le parole del Vangelo negli erranti, ma solo l'errore di coloro che hanno anima adultera, anche se essa riceve il suo ornamento dallo Sposo legittimo.
Possiamo quindi avere in comune il battesimo con gli eretici e gli scismatici,88 e possiamo avere in comune anche il Vangelo, sebbene il loro errore sia lontano dalla nostra fede, sia perché sul Padre o sul Figlio o sullo Spirito Santo hanno un concetto ben lontano dalla verità, e sia perché, una volta separatisi dall'unità, non raccolgono con Cristo, ma disperdono. ( Mt 12,30 )
Noi infatti, se siamo grano del Signore, pur vivendo dentro con gli avari, con i predoni, con gli ubriachi e con tutte quelle pesti, di cui è detto: Non possederanno il regno di Dio, ( 1 Cor 6,10 ) possiamo avere in comune il sacramento del battesimo, ma non avere in comune i vizi che li separano dal regno di Dio.
Non è solo delle eresie, infatti, che l'Apostolo dice: Quanti fanno queste cose non possederanno il regno di Dio. ( Gal 5,21 )
Non ci dispiaccia di prestare un po' di attenzione all'elenco completo: Sono ben note le opere della carne - egli dice -; esse sono: fornicazioni, impurità, lussurie, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordie, gelosie, dissensi, eresie, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere.
Io ve lo preavviso, come ho già fatto, che quelli che fanno queste cose, non possederanno il regno di Dio. ( Gal 5,19-21 )
Ecco allora un uomo casto, continente, non avaro, non idolatra, ospitale, servitore dei poveri, non nemico di nessuno, non litigioso, paziente, calmo; di nessuno geloso, di nessuno invidioso, sobrio, frugale, ma eretico.
Certamente nessuno dubita che, solo perché eretico, non possederà il regno di Dio.
Eccone allora un altro: fornicatore, impuro, lussurioso, avaro o anche molto apertamente dedito all'idolatria, stregone, litigioso, geloso, irascibile, sedizioso, invidioso, ubriacone, gozzovigliatore, ma cattolico.
E che? Solo perché cattolico, costui possederà il regno di Dio, malgrado compia le azioni di cui l'Apostolo dice nella conclusione: Ve lo preavviso, come ho già fatto, quelli che fanno tali cose non possederanno il regno di Dio? ( Gal 5,21 )
Se lo diciamo, inganniamo noi stessi. ( 1 Gv 1,8 )
In effetti, la Parola di Dio non ci inganna; è una Parola che non tace, non risparmia, non inganna con adulazioni.
Perciò l'Apostolo dice anche altrove: Sappiatelo e mettetevelo bene in mente: nessun fornicatore o impuro o avaro, che è come un idolatra, erediterà il regno di Cristo e di Dio.
Nessuno vi inganni con vuote parole. ( Ef 5,5-6 )
Non c'è dunque motivo di lamentarci della Parola di Dio.
È una Parola assoluta, chiara e franca; essa dice che quanti vivono male non appartengono al regno di Dio.
Se dunque un cattolico è circondato da tutti questi vizi, non aduliamolo e non osiamo promettergli, perché cristiano cattolico, l'impunità che la Scrittura divina non gli promette.
Anche se avesse uno solo di questi vizi, non dobbiamo promettergli la società della patria lassù.
Nella lettera ai Corinzi, infatti, Paolo li elenca uno per uno, e per ciascuno sottintende: non possederanno il regno di Dio.
Egli dice, infatti: Non illudetevi: né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né i calunniatori, né i rapaci, possederanno il regno di Dio. ( 1 Cor 6,9-10 )
Non dice: Coloro che hanno tutti questi vizi insieme, non possederanno il regno di Dio, ma: Né quelli, né quelli.
Sicché, per ognuno di essi puoi sottintendere: non possederà il regno di Dio.
Quindi, come non possederanno il regno di Dio gli eretici, così non lo possederanno gli avari.
E neppure dobbiamo dubitare che le pene stesse con le quali saranno tormentati quelli che non possederanno il regno di Dio, non siano diverse per i diversi crimini e che alcune non siano più acute di altre, sicché, nello stesso fuoco eterno, alla diversa gravità dei peccati, corrispondano pene e tormenti diversi.
Il Signore non ha detto invano: Ci sarà più tolleranza per i sodomiti che per voi nel giorno del giudizio. ( Mt 11,24 )
Eppure, quanto a non possedere il regno di Dio, il vizio più moderato che scegli, ha le stesse conseguenze di quello o di quelli che ritieni più gravi.
E poiché il Regno di Dio lo possederanno quelli che il giudice supremo porrà alla sua destra, a quelli che non meriteranno di stare alla sua destra, non resterà che la sinistra.
Nessun'altra voce resterà loro di ascoltare, che quella rivolta ai capri, dalla bocca del Pastore: Andate nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli, ( Mt 25,41 ) benché da quel fuoco, come ho detto, la distribuzione dei supplizi varia, secondo la diversità dei crimini.
Se poi sia preferibile un cattolico dai pessimi costumi a un eretico, nella cui vita, tranne l'eresia, la gente non trova niente altro da riprendere, non oso dare un giudizio affrettato.
Ma se uno dicesse: " poiché è eretico, non può limitarsi a questo senza avere altre conseguenze; egli infatti è un uomo carnale e animale ( 1 Cor 2,14 ) e perciò, necessariamente anche geloso, stizzoso, invidioso, nemico della verità e suo contestatore ", allora dovrebbe capire che dei mali dei quali egli ha scelto il meno grave, non può esservi, in un eretico, uno solo, per il semplice motivo che egli è un uomo carnale e animale.
È il caso dell'ubriachezza, che ormai la gente non solo suole nominare senza orrore, ma proclamare ridendo: ebbene, pensate che dove essa si trova, possa trovarsi da sola?
Quale ubriaco, infatti, non è anche litigioso, stizzoso, invidioso, contestatore della saggezza dei suoi maestri e nemico di chi lo rimprovera duramente?
Inoltre, è difficile che non sia anche impudico e adultero.
Tuttavia può non essere eretico, come un eretico può non essere un ubriacone, un adultero, un impudico, un lussurioso o un venale o uno stregone; e può non essere tutto questo insieme.
Un solo vizio, infatti, non implica tutti gli altri.
Pertanto, di fronte a questi due casi: quello di un cattolico con tutti questi vizi e di un eretico senza i vizi che potrebbero non essere in un eretico, quantunque tutt'e due non polemizzino contro la fede, è pur vero che tutt'e due vivono contro la fede; tutt'e due si lasciano illudere dalla vana speranza; tutt'e due dissentono dalla carità spirituale e, perciò, tutt'e due sono estranei al corpo dell'unica colomba, ( Ct 6,8 ) perché in uno riconosciamo il sacramento di Cristo, e in un altro non vogliamo riconoscerlo?
Ma non ci comportiamo come se esso appartenesse all'uno o all'altro, mentre è sempre lo stesso sacramento che hanno entrambi, ma appartiene a Dio e, anche se lo hanno i malvagi, è un bene.
Se poi delle persone che lo hanno, una è peggiore e l'altra migliore, non per questo il sacramento è peggiore in una che in un' altra.
Neppure tra due cattolici cattivi, infatti, se uno fosse peggiore di un altro, anche il suo battesimo è peggiore; e né se uno di essi è buono e l'altro cattivo, il battesimo, nel cattivo è cattivo, e nel buono è buono.
Esso è buono in entrambi. Come la luce del sole o di una lucerna: certamente non è più debole negli occhi più infermi che nei più sani, ma è la stessa in entrambi, sebbene le conseguenze siano diverse, secondo la loro diversità: o li rallegra o li brucia.
Quanto all'obiezione fatta a Cipriano circa i catecumeni che, sorpresi a testimoniare la fede e uccisi per il nome di Cristo, ricevevano la corona anche senza il battesimo,89 come c'entri con la nostra questione non lo capisco.
Forse perché i Donatisti sostenevano che gli eretici, avendo il battesimo di Cristo, avevano una ragione in più per venire ammessi al suo regno dove erano ammessi i catecumeni.
Il Signore, infatti, aveva detto: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito, non entrerà nel regno dei cieli. ( Gv 3,5 )
Ma io neppure esito a preferire un catecumeno cattolico, ardente di amore divino, a un eretico battezzato.
Del resto, anche nella Cattolica, noi preferiamo un catecumeno buono a un battezzato cattivo, e non per questo facciamo oltraggio al sacramento del battesimo, di cui il catecumeno non è ancora bagnato e l'eretico sì; e né crediamo che il sacramento del catecumeno sia da preferirsi al sacramento del battesimo, per il solo fatto che ammettiamo che un catecumeno può essere più fedele e più retto di un battezzato.
Così, era migliore il centurione Cornelio, non ancora battezzato, che Simone, battezzato.
Cornelio, infatti, già prima del battesimo, fu ripieno di Spirito Santo, ( At 10 ) Simone, invece, anche dopo il battesimo, si è gonfiato dello spirito impuro. ( At 8.13.18-19 )
Cornelio, tuttavia, se anche dopo aver ricevuto lo Spirito Santo avesse rifiutato il battesimo, si sarebbe reso reo del disprezzo verso un sacramento tanto grande.
Quando poi è stato battezzato, non ha sicuramente ricevuto un sacramento più santo di quello di Simone, ma sotto l'unica santità di uno stesso sacramento, si sono distinti i diversi meriti.
Pertanto, né accresce né diminuisce la santità del battesimo, la dignità o l'indegnità dell'uomo.
Ma, come al catecumeno buono manca il battesimo per ottenere il regno dei cieli, così al battezzato cattivo manca la vera conversione.
Infatti, Colui che ha detto: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito, non entrerà nel regno dei cieli, ( Gv 3,5 ) ha anche detto: Se la vostra giustizia non sarà maggiore di quella degli Scribi e dei Farisei, non entrerete nel regno dei cieli. ( Mt 5,20 )
In effetti, perché la giustizia del catecumeno non fosse ritenuta sicura, è stato detto: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito, non entrerà nel regno dei cieli.
Al contrario, per evitare che, ricevuto il battesimo, l'iniquità si ritenesse sicura, è stato detto: Se la vostra giustizia non sarà maggiore di quella degli Scribi e dei Farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
L'uno senza l'altra non gli basta; tutte e due insieme, lo rendono l'erede di questo bene.
Ora, come non va rifiutata la giustizia di un uomo, incominciata prima della sua unione alla Chiesa, com'era incominciata la giustizia di Cornelio prima che entrasse nel popolo cristiano - del resto, se era da rifiutare, l'angelo non gli avrebbe detto: Le tue elemosine sono state accolte e le tue preghiere esaudite; ( At 10,4.31 ) e se questo gli fosse bastato per possedere il regno dei cieli, non lo avrebbe esortato ad inviare a Pietro dei messaggeri - così non va rifiutato il sacramento evangelico del battesimo, anche se ricevuto fuori della Chiesa.
Ma poiché esso non giova alla salvezza, senza che colui che ha l'integrità del battesimo, si corregga dalla sua malvagità e si incorpori alla Chiesa, correggiamo l'errore degli eretici e riconosciamo in essi ciò che non è loro, ma di Cristo.
Certamente qualche volta il martirio può supplire il battesimo.
Dall'episodio del buon ladrone al quale, benché non battezzato, fu detto: Oggi sarai con me in Paradiso, ( Lc 23,43 )
Cipriano desume una prova non irrilevante.90
Ma, esaminando ben bene l'episodio, io trovo che non è solo il martirio nel nome di Cristo che può supplire la mancanza del battesimo, ma è anche la fede e la conversione del cuore, se, la ristrettezza dei tempi rendesse impossibile la celebrazione del mistero del battesimo.
Il ladrone, infatti, non fu crocifisso per il nome di Cristo, ma per i suoi delitti, e non soffrì perché credette, ma credette mentre soffriva.
Che valore abbiano, quindi, anche senza il sacramento visibile del battesimo, le parole dell'Apostolo: Con il cuore si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si confessa la fede per la salvezza, ( Rm 10,10 ) lo abbiamo spiegato parlando del buon ladrone.
Ma questo effetto invisibile si ottiene solo quando non è il disprezzo della religione a far omettere la celebrazione del battesimo, ma l'urgente necessità.
In effetti, è soprattutto nell'episodio di Cornelio e dei suoi amici, più che in quello del buon ladrone, che si potrebbe vedere che era superfluo battezzarli anche con acqua, poiché in essi il dono dello Spirito Santo, che gli altri avevano ricevuto solo dopo essere stati battezzati, come attesta la Scrittura, si manifestava anche con il segno specifico, opportuno per il tempo, i battezzati parlavano le lingue.
Eppure, sono stati battezzati: e su questo ci resta l'autorità degli Apostoli.
Perciò nessuno, che ha fatto anche un grande progresso nell'uomo interiore e che prima del battesimo è cresciuto nella pietà del cuore fino all'intelligenza spirituale, deve disprezzare il sacramento che viene applicato dall'azione dei ministri, mediante la quale Dio realizza spiritualmente la consacrazione dell'uomo.
E io credo che per nessun altro motivo fu affidato a Giovanni il compito di dare il battesimo, tanto da essere chiamato battesimo di Giovanni se non perché il Signore stesso, che glielo aveva dato, non disdegnando di ricevere il battesimo del suo servo, ( Mt 3,6.13; Fil 2,7 ) voleva proporre la via dell'umiltà, e proclamare apertamente, con questo gesto, che avremmo dovuto tenere in grande stima il battesimo, col quale egli avrebbe battezzato.
Come medico molto esperto nella salute eterna, egli vedeva che non sarebbe mancata la cancrena di alcuni che, avendo fatto tanti progressi nell'intelligenza della verità e nei provati costumi, tanto da non avere la benché minima esitazione ad anteporsi, per vita e dottrina, a molti battezzati, avrebbero creduto superfluo per loro farsi battezzare, persuasi com'erano di essere arrivati a quell'abito interiore, al quale molti battezzati cercavano ancora di salire.
Quale valore abbia e quale effetto realizzi, in un uomo, la santificazione del sacramento ricevuta con il segno corporeo - di cui, però, il buon ladrone non restò privo, perché non gli mancò la volontà di riceverla, ma ci fu la necessità di non riceverla - è difficile dirlo.
Certo, se non avesse un valore molto grande, il Signore non avrebbe ricevuto il battesimo del suo servo.
Ma se la dobbiamo considerare in se stessa, prescindendo dalla salvezza dell'uomo, alla cui perfezione è finalizzata, allora indica chiaramente che nei malvagi e in quelli che rinunciano al mondo solo a parole e non a fatti,91 essa è integra, benché essi, se non si correggono, non possano ricevere la salvezza.
Ma come nel ladrone, al quale mancò per necessità, la salvezza si è realizzata, poiché, grazie alla sua pietà, è stata spiritualmente presente, così, anche quando essa è a disposizione, se, per necessità, manca ciò che non mancò nel ladrone, la salvezza si realizza.
Questa è la tradizione che tutta la Chiesa conserva nel battesimo dei neonati, che certamente non possono ancora credere col cuore per avere la giustizia, né confessare con la bocca per avere la salvezza, come poté fare il ladrone.
Essi, anzi, coi loro pianti e vagiti, quando su di loro si celebra il mistero, coprono perfino il suono delle parole misteriose; eppure, nessun cristiano oserà dire che si battezzano a vuoto.
Se poi su questo si volesse cercare l'avallo dell'autorità divina, è molto ragionevole credere che una prassi conservata da tutta la Chiesa e non istituita dai concili, ma sempre conservata, non può averla tramandata che l'autorità degli Apostoli.
Noi però possiamo immaginare l'efficacia del sacramento del battesimo nei bambini, dalla circoncisione della carne che ricevette il primo popolo, e dalla quale Abramo fu giustificato prima di riceverla; ( Gc 2,21 ) come Cornelio fu arricchito del dono dello Spirito Santo, prima di essere battezzato.
Però, l'Apostolo dice di Abramo: Ricevette il segno della circoncisione, come sigillo della giustizia derivante dalla fede, ( Rm 4,11 ) colui che aveva già creduto con il cuore e gli era stato accreditato come giustizia. ( Rm 4,3.10 )
Perché, allora, gli venne ordinato di circoncidere l'ottavo giorno ogni bambino maschio, ( Gen 17,9-14 ) che non avrebbe potuto ancora credere con il cuore, perché gli fosse accreditato come giustizia, se non perché il sacramento aveva un grande valore in se stesso?
Questo è stato manifestato da un angelo nel caso del figlio di Mosè.
Quando infatti la madre lo portava ancora in braccio, incirconciso, il padre fu costretto a circonciderlo per un incombente ed evidente pericolo; ( Es 4,24-26 ) dopodiché il male fu debellato.
Ora, come in Abramo, precedette la giustizia derivante dalla fede e seguì la circoncisione come sigillo della giustizia derivante dalla fede, così, in Cornelio, precedette la santificazione spirituale nel dono dello Spirito Santo, e seguì il sacramento della rigenerazione col lavacro del battesimo.
E come in Isacco, circonciso l'ottavo giorno della sua nascita, precedette il sigillo della giustizia derivante dalla fede e, avendo egli imitato la fede del padre, da adulto seguì la giustizia, il cui sigillo lo aveva preceduto da bambino, così, nei bambini battezzati, prima viene il sacramento della rinascita e, se essi conserveranno la pietà cristiana, seguirà, poi, la conversione nel cuore, il cui mistero l'ha preceduta nel corpo.
E come nel buon ladrone, quello che mancava del sacramento del battesimo, lo supplì la bontà dell'Onnipotente, poiché non gli mancava per orgoglio o per disprezzo, ma per necessità, così bisogna credere che nei bambini che muoiono appena battezzati, la stessa grazia dell'Onnipotente compie la salvezza.
Non è per cattiva volontà, infatti, ma per incapacità dell'età, se essi non possono credere con il cuore, per avere la giustizia, e confessare con la bocca, per avere la salvezza.
Perciò, quando per loro rispondono altri, affinché possa compiersi in loro la celebrazione del sacramento, vale certamente per la loro consacrazione, poiché essi non possono rispondere.
Ma se al posto di chi può rispondere, risponde un altro, questo non vale.
In vista di questa norma nel Vangelo è stata detta una cosa che colpisce tutti i suoi lettori: Ha la sua età, risponda lui. ( Gv 9,21 )
Tutto ciò dimostra che un conto è il sacramento del battesimo e un conto la conversione del cuore, e che la salvezza dell'uomo è completa solo con entrambi.
Ma se manca uno solo di questi due elementi, non bisogna credere che, di conseguenza, manchi anche l'altro.
In effetti, mentre nel bambino può esserci il sacramento senza la conversione, nel ladrone poté esserci la seconda senza il primo; Dio infatti completa nell'uno e nell'altro, quanto involontariamente manca.
Ma quando la mancanza di uno dei due elementi è voluta, l'uomo è complice di colpa.
Per la verità, il battesimo può esserci anche senza la conversione del cuore; la conversione del cuore invece, può, sì, esserci senza aver ricevuto il battesimo, ma se si è disprezzato il battesimo, non può esserci.
Non si deve mai dire che c'è la conversione del cuore a Dio, quando si disprezza il sacramento di Dio.
A ragione, quindi, noi biasimiamo, anatematizziamo, detestiamo e abominiamo la perversità del cuore degli eretici; tuttavia non si può dire che non hanno il sacramento evangelico, quelli che non hanno ciò che lo rende utile.92
Perciò, quando costoro vengono alla fede e alla verità e, facendo penitenza, chiedono la remissione dei loro peccati, noi non li inganniamo né illudiamo se, dopo averli corretti e riformati nella parte in cui sono depravati e perversi, li istruiamo nelle discipline celesti, necessarie ad ottenere il regno dei cieli, in modo che, ciò che in essi vi è di integro, non lo violiamo in nessuna maniera e, ciò che nell'uomo appartiene a Dio, non lo diciamo, per colpa dell'uomo, né nullo né cattivo.
Restano ormai pochi brani della lettera a Giubaiano.
Ma poiché essi trattano e dell'antica consuetudine della Chiesa e del battesimo di Giovanni, che suole suscitare una non piccola questione in quelli che prestano poca attenzione al fatto chiarissimo che l'Apostolo ha ordinato di battezzare quanti avevano ricevuto il battesimo di Giovanni, ( At 19,3-5 ) allora non vanno esaminati con negligenza, ma rimandati a un altro volume, perché questo non abbia una misura eccessiva.
Indice |
68 | Cypr., Ep. 73, 14, 3 |
69 | Cypr., Ep. 73, 15, 1 |
70 | Cypr., Ep. 55, 27 |
71 | Sal 2,9; Cypr., Ep. 55, 25 |
72 | Cypr., Ep. 73, 15, 1 |
73 | Cypr., Ep. 73, 15, 1 |
74 | Cypr., Ep. ll, 1 |
75 | Cypr., Ep. 73, 15, 1 |
76 | Cypr., Ep. 73, 15, 2 |
77 | Cypr., Ep. 73, 16, 1 |
78 | Cypr., Ep. 73, 16, 1-2 |
79 | Cypr., Ep. 73, 16, 2 |
80 | Cypr., De lapsis 6 |
81 | Cypr., Ep. 11, 1 |
82 | Cypr., Ep. 73, 17-19 |
83 | Cypr., 73, 17-19 |
84 | Cypr., Ep. 73, 21, 1 |
85 | Cypr., De lapsis 6; Ep. 11, 1 |
86 | Cypr., Ep. 73, 21, 2 |
87 | Cypr., Ep. 73, 21, 2 |
88 | Cypr., Ep. 73, 21, 3 |
89 | Cypr., Ep. 73, 22, 1 |
90 | Cypr., Ep. 73, 22, 2 |
91 | Cypr., Ep. 11, 1 |
92 | Cypr., Ep. 73, XXII, 3 |