Relazione generale 1966-1972

4.00 L'apostolato catechistico e sociale dell'Unione

( cfr. cap. IV Deliberazioni Assemblea generale 1966 )

4.01 Formazione dei catechisti congregati

Per i catechisti di Torino le attività di formazione spirituale prescritte dalle Regole sono state regolarmente svolte.

Con regolarità si sono tenute le adunanze settimanali e specializzate, i ritiri mensili e gli esercizi annuali.

I temi trattati e i problemi affrontati sono stati tutti programmati e svolti con l'intento manifesto di favorire quel rinnovamento interiore che è l'indispensabile fondamento del rinnovamento delle Regole e Costituzioni, prescritto dal Concilio Vaticano II.

Sui temi e sui problemi dirò nella parte della relazione dedicata appunto al suddetto lavoro di preparazione.

Qui basti rilevare che temi e problemi trattati costituirono una buona occasione di studio e di aggiornamento per i vari aspetti e le varie componenti della nostra vocazione.

Sempre in materia di vocazione si è cercato di rendere partecipi tutti i catechisti dei lavori preparatori del Convegno Internazionale degli Istituti Secolari, svoltosi a Roma nel settembre del 1970, presso la Domus Mariae.

Parimenti, sono state comunicate a tutti i catechisti le relazioni che vi furono svolte cercando di interessarli ai problemi che vi emersero.

I catechisti che ne risultavano ancora sprovvisti sono stati avviati a corsi specifici di formazione catechistica di medio e di alto livello.

Qualche catechista è stato invitato a partecipare a convegni catechistici nazionali, regionali e locali, affinché ne informasse i confratelli.

Sono stati portati a conoscenza di tutti i catechisti i lavori preparatori per la redazione del documento base del rinnovamento della catechesi in Italia.

Successivamente si è cercato di studiare detto documento, con lo scopo di adeguarvi il nostro apostolato catechistico.

Si è pure cercato nei modi possibili, di rendere i catechisti partecipi dell'esperienza politica e amministrativa fatta da qualcuno di essi.

Naturalmente in proporzione dell'interesse dimostrato circa i principali problemi della società italiana e del mondo, con particolare riguardo ai problemi spirituali, educativi e formativi.

L'informazione è sempre stata attuata mirando a farne un'occasione di partecipazione.

A questo proposito non è stato possibile utilizzare convenientemente tutti i nostri mezzi d'informazione.

Durante il sessennio, è stata approfondita la nostra missione apostolica considerandola come sorgente della nostra stessa consacrazione e della secolarità che ci deve contraddistinguere.

Così pure si è considerata come in funzione della nostra missione apostolica la stessa pratica dei consigli evangelici.

Ci si è pure adoprati nel tentare di favorire la massima corresponsabilità di tutti i catechisti, poiché ognuno di essi deve essere apostolo e ad ognuno di essi è affidata l'Unione.

Secondo tali intendimenti si è cercato di affidare a ciascuno incarichi particolari.

Per accrescere il senso della solidarietà fraterna e dello spirito di comunità, i catechisti di Torino sono stati raggruppati in formazioni a ciò più idonee.

Così gli anziani e i più giovani si sono trovati in condizioni migliori per la loro formazione e l'assistenza, perché più corrispondenti alle rispettive esperienze e necessità.

Sarà necessario, a mio avviso, che l'Assemblea consideri pure i problemi posti dal fatto che un certo numero di catechisti congregati si trova ormai avanti negli anni.

Ne accenno ora, perché non avendo inserito l'argomento nello schema indicativo dei temi da trattare, non vorrei che venisse tralasciato.

Insomma, durante il sessennio è stato costantemente perseguito l'intento di aiutare ogni catechista a farsi sempre più consapevole e responsabile del suo ruolo nell'Unione e per l'Unione, nella Chiesa e per la Chiesa, nel mondo e per il mondo.

È stata pure sollecitata una ricerca attiva dell'obbedienza, sono state combattute le concezioni individualistiche della vita catechistica, l'attesa passiva, e anche riluttante dell'obbedienza.

Sopra ogni cosa è stato sempre sollecitato e favorito un impegno di vita costante, totalitario e permanente come è dovuto da chi, chiamato da Dio, ha inteso consacrare a Dio e alla Sua volontà tutto se stesso e la propria attività.

Di altri interventi a favore dei catechisti dirò riferendo sulla costituzione del Convitto.

Anche nel proporre orientamenti e consigli circa l'attività professionale ci si è regolati secondo quanto indicato dalle deliberazioni dell'Assemblea del 1966.

In ogni caso si è mirato a far sì che tanto gli esercizi di pietà quanto i compiti professionali e sociali scaturissero dall'unica sorgente che è la intimità con Gesù Cristo Crocifisso, affinché ogni cosa e attività sia considerata e operata da quest'unico punto di vista e mossa e conclusa dall'unico amore che è la carità di Cristo.

Su questo fondamento si è cercato di favorire, senza timori e senza unilateralità, la massima apertura al mondo attuale, il massimo interesse per gli uomini del nostro tempo, il dialogo e la collaborazione con loro, così come è stato del Signore e come Lui vuole.

L'abnegazione di sé, il morire per portar frutto, il caricarsi in Cristo del bene e del male del mondo, per potere partecipare alla sua redenzione, sono state altre indicazioni proposte per ogni compito, "religioso" o "profano" che sia.

Il rendiconto settimanale si è dimostrato uno degli esercizi di pietà più insidiati.

Eppure senza rendiconto non è possibile vivere la nostra consacrazione praticandone gli impegni votali.

Non è possibile la povertà e nemmeno l'obbedienza; anche la stessa castità si fa più difficile.

Forse la frequenza settimanale è troppo intensa e difficoltosa da praticare.

L'impressione però è che per qualcuno più che la difficoltà della frequenza, abbia prevalso l'istinto di sottrarsi a ricercare la divina volontà con l'aiuto del proprio superiore.

Certo è che piuttosto di mantenere in vita un obbligo forse largamente disatteso sarebbe meglio eliminarlo.

Ma possiamo noi abolire il rendiconto?

Con che cosa lo possiamo sostituire, affinché, senza frode e senza inganno, ci sia dato di conseguire gli stessi vantaggi spirituali, lo stesso aiuto a vivere davvero la consacrazione di noi stessi, quella consacrazione che pure abbiamo promesso?

Un grave problema da risolvere è quello della formazione dei nostri confratelli che sono lontani, all'estero, e magari isolati, senza che alcuno, da vicino, si prenda cura di loro.

4.02 Formazione del catechista associato. Corso sposi cristiani

La formazione del catechista associato rappresenta uno dei punti più deboli dell'attività dell'Unione.

Ne parlerò trattando del lavoro intrappreso per il rinnovamento delle Regole e Costituzioni.

Ora basti rilevare la carenza di un ideale di vita che non è stato ancora sufficientemente delineato.

Sentiremo a questo proposito le proposte, elaborate mediante l'esperienza del sessennio, che ci farà il nostro Vito Moccia.

Ad ogni modo, sempre limitandomi ai catechisti di Torino, i nuovi raggruppamenti si sono dimostrati utili e benefici anche per i catechisti associati anziani.

Si sono potuti cioé seguire più da vicino e facilitarli nella loro volontà di sentirsi più inseriti nell'Unione.

Il catechista Fonti Francesco, primo consigliere generale e presidente del gruppo dei catechisti anziani si è molto prodigato anche per essi.

Il tentativo più organizzato di portare innanzi un programma di formazione per gli allievi catechisti associati è stato effettuato con il gruppo allievi di Torino.

Il programma è stato integrato dal corso per sposi cristiani, sul quale riferirà pure il catechista Moccia.

Le adunanze formative si sono svolte con una certa regolarità sino verso il 1970.

Si è cercato di portare innanzi anche il rendiconto mensile, ma con molte difficoltà per la quasi impossibilità di far corrispondere le poche ore a mia disposizione con quelle, pure poche, disponibili da parte di ogni allievo catechista.

Per superare certe mie difficoltà, il gruppo è stato autorizzato a darsi un minimo di organizzazione eleggendo un presidente di gruppo e un consiglio.

Presidente del gruppo è stato eletto il catechista associato dr. Vito Moccia.

A tutt'oggi i componenti del gruppo sono stati mantenuti nella categoria degli allievi catechisti, nell'attesa che grazie alla loro collaborazione si possa meglio definire l'ideale e le regole di vita del catechista associato anziano.

Infatti, quasi tutti sono sposati.

Nel frattempo tutti gli allievi catechisti hanno conseguito il diploma catechistico di primo grado con l'aiuto del nostro Assessore Generale Fr. Gustavo.

Con la partecipazione loro e delle mogli e con quella di numerose altre coppie di coniugi è stato portato innanzi il corso per sposi cristiani che ha concluso nel maggio scorso il suo settimo anno di attività.

La prima difficoltà è stata e rimane quella dei conferenzieri.

Oggi è assai difficile trovare un gruppo di docenti e di orientatori che siano sensibili circa tutti gli aspetti essenziali del matrimonio cristiano e della vita familiare cristiana così come richiesta alla luce, per es., della costituzione apostolica "Gaudium et spes".

Prevalgono interessi secolaristici, sociologici e psicologici, oppure prevalgono concezioni tradizionalistiche che si limitano soltanto a contrapporsi alle esigenze e ai bisogni più attuali.

O ci si perde negli aspetti sessuali ed emotivi o sociali dell'amore umano e della vita coniugale e familiare, oppure si rimane al di qua degli effettivi problemi coniugali e familiari con affermazioni che più che a comprendere e a salvare cristianamente il matrimonio, sembrano voler ridurre l'intera realtà coniugale e familiare all'osservanza di qualche regola morale, sia pure giusta e giustificata.

La mancanza di un apposito servizio di segreteria ha reso impossibile partecipare svolgimenti e discussioni anche alle altre Sedi e Gruppi dell'Unione.

4.03 Perseveranza e vocazione dei catechisti congregati

Il sessennio 1966-72 registra l'acutizzarsi di due fenomeni tra loro contrastanti: da un lato la crescita interiore e apostolica di un certo numero di catechisti e il maturare di vocazioni più consapevoli e meglio fondate, dall'altro un sensibile aumento di dimissioni volontarie, e anche una selezione più rigorosa nell'ammettere alla prima professione o al rinnovo di essa, in base ad un più approfondito accertamento di idoneità.

Nel complesso il numero dei catechisti congregati risulta diminuito rispetto al decorso sessennio ( cfr. allegato n. 5 ).

Il quadro potrebbe risultare preoccupante circa l'avvenire dell'Unione.

Tuttavia, occorre riflettere sui seguenti dati di fatto:

1° che il livello complessivo della maggioranza dei catechisti congregati perseveranti risulta sensibilmente migliorato, anche se per una certa parte si tratta ormai di persone avanzate negli anni;

2° che, il timore di ridurre ancor più il numero già così piccolo è stato respinto pur di attuare l'indispensabile selezione intesa ad accettare alla consacrazione soltanto quegli elementi dimostratisi sufficientemente orientati e disposti a corrispondere alla volontà di Dio.

Nemmeno è stato concesso il rientro nell'Unione a chi uscitone, desiderava ritornarvi senza tuttavia dimostrarne le sufficienti disposizioni.

Ciò è avvenuto non senza avere motivato il provvedimento, fornendo altresì quegli orientamenti ritenuti necessari per quel rinnovamento che solo può costituire la base per una riammissione che non sia meramente burocratica e formale.

Nel valutare la domanda di consacrazione si è sempre ritenuto insufficiente il solo criterio costituito dalla volontà di entrare o di rimanere nell'Unione espressa dall'interessato, ma si è sempre cercato di appurare l'esistenza di quel minimo di consapevolezza e di disposizioni ritenuto indispensabile per una conveniente risposta alla divina chiamata.

Dio, la sua volontà, le esigenze della consacrazione catechistica autentica e verace, il vero bene dell'interessato, dell'Unione e della Chiesa sono stati i criteri ai quali, con fermezza e fiducia, ci si è ispirati sia nel sostenere la perseveranza dei catechisti che nel decidere sulle ammissioni;

3° che le dimissioni non sono imputabili al fatto che nell'Unione così come si trova oggi, non si possa incontrare davvero il Signore o avvertire la sua chiamata, né ricevere l'aiuto che Egli dà e vuol dare a coloro che egli chiama a quella particolare intimità e partecipazione di se stesso risultante dalla consacrazione catechistica.

Con queste affermazioni non si vuole negare che certi comportamenti interni dell'Unione possono avere favorito certe crisi rispetto alla vocazione.

Non sono mancati nell'Unione richieste d'informazione circa le dimissioni o le non ammissioni accadute nel sessennio.

Debbo ribadire che mi sono imposto e ho richiesto agli altri membri del Consiglio, il massimo riserbo affinché non venisse violato il segreto al quale i Superiori sono tenuti là dove si tratti di materia così delicata come quella connessa con le dimissioni e le non ammissioni.

Questo comportamento potrebbe anche essere giudicato da qualcuno come eccessivo e forse pericoloso.

Se così fosse vorrei invitare chi sostiene tali opinioni a spiegarne le motivazioni.

Ad ogni modo rimane il fatto incontestabile di mancanza di nuove vocazioni.

La cosa dovrà essere particolarmente esaminata dall'Assemblea soprattutto in vista di una nuova linea da seguire per assecondare sempre meglio e più estesamente l'azione del Signore.

La chiamata infatti è una grazia del Signore.

Anticipando in parte il mio punto di vista mi sembra doveroso osservare che le vocazioni verranno soltanto se tutto ciò che riguarda la nostra forma di vita anche nelle sue componenti secolari, sgorgherà e sarà potentemente informato e finalizzato dalla missione apostolica che ci contraddistingue appunto come "catechisti", catechisti "del SS. Crocifisso e di Maria SS.Immacolata", come "Unione di catechisti".

Le vocazioni verranno favorite dalla nostra crescita interiore e rispondenza a Dio.

La nostra comprensione poi, il nostro adattamento, il nostro servizio verso il mondo, e il mondo di oggi, non può essere il frutto di un compromesso o di una visione sincretistica o di una semplice convivenza tra l'elemento carismatico, vocazionale, cristiano e l'elemento umano, mondano, secolare considerato come estrinsecamente strumentale ed estraneo al regno di Dio.

Tutto deve sgorgare, tutto deve essere informato e finalizzato dalla nostra intimità con Cristo Signore e dalla nostra partecipazione alla sua azione redentrice e perciò liberatrice.

Ogni cosa, a suo modo possiede come l'esigenza del Cristo e, per Lui, può favorirne la crescita in noi.

"Cristiano" infatti non indica soltanto il divino e il trascendente o l'uomo che per l'uomo ha rinunciato al divino, ma la sintesi che comprende nel mistero del Verbo, incarnato per salvare e vivificare, l'uomo e tutto ciò che è dell'uomo destinato alla comunione con Dio.

Occorre conseguire la rottura e il superamento delle contrapposizioni umanamente irriducibili non in forza dell'assurda dialettica dei contrari o della subdola ed equivoca dialettica degli identici, ma in forza della dialettica dell'abnegazione della croce del Signore, sul fondamento che se il seme non muore non porta frutto, se muore, invece, porta molto frutto.

L'abnegazione della vita per la vita: questa è la logica di ogni vero rinnovamento, di ogni crescita autentica e duratura.

L'abnegazione in Cristo Gesù è il fattore che distrugge le inimicizie e produce la comunione, che libera l'oppressore e l'oppresso, che trasforma i contrari in corrispondenti integrantisi vicendevolmente.

Il fattore che tutto dà e nulla toglie, che tutto rinnova e tutto conserva è l'abnegazione della carità.

L'abnegazione che è un farsi l'altro, portarlo dentro di sé, per vincere in se stessi i mali del mondo, l'abnegazione che tutto immola, ma non distrugge, anzi vivifica e rinnova.

L'abnegazione che è dono di Dio e che vie ne dall'alto, che va invocata e alimentata continuamente nella preghiera , che si traduce in conversione e comunione, non in rivoluzione o in gretta conservazione.

L'abnegazione che è disponibilità assoluta all'iniziativa dello Spirito di Dio, conformità perfetta al Cristo che si dona e salva.

Ora, le vocazioni verranno quando questo ordine di pensieri emergerà con chiarezza e immediatezza dalla vita stessa dei membri dell'Unione, dal loro discorso non astratto, ma concreto e vivo, pregnante e suggestivo, come una testimonianza.

Certo le vocazioni non dipendono soltanto dai catechisti, ma da tanti altri fattori e interventi umani, come è stabilito nel piano di Dio.

Certo è che la vita di tutti i catechisti sarà tuttavia determinante, come è determinante la fecondità del padre rispetto alla prole.

Di fronte alla enorme difficoltà per le nuove vocazioni la linea seguita dal governo dell'Unione è stata quella di trarre motivo dalle stesse difficoltà per spingere sempre più innanzi la consapevolezza e il livello di vita dei catechisti.

Insieme, si sono organizzate le giornate per le vocazioni intorno al Santissimo esposto.

La stessa Crociata della sofferenza è stata offerta per le vocazioni sacerdotali e religiose.

Ad ogni modo tocca all'Assemblea esaminare, studiare e proporre per far fronte a così vitale problema da risolvere.

4.04 Perseveranza e vocazioni dei catechisti associati

Nel complesso è stata buona, direi normale, almeno a Torino, ferme restando le osservazioni fatte e che farò ancora sulla forma di vita del catechista associato.

Il diverso e più articolato raggruppamento stabilito con la istituzione della Sede di Torino e del gruppo dei catechisti anziani e del gruppo degli allievi catechisti, ha sensibilmente favorito - come abbiamo già osservato - lo svolgersi di una azione di animazione e di aiuto più adeguata e rispondente.

Il gruppo dei catechisti associati di Bilbao, una decina in tutto, è passato attraverso un doloroso e lungo travaglio, influenzato per altro dal travaglio politico sociale e religioso in cui versano i Paesi Baschi.

Tuttavia non tutto sembra sia andato disperso.

Anzi, l'impegno catechistico e sociale a favore degli strati di popolazione in ogni senso più bisognosa, è stato portato innanzi con una dedizione degna di rilievo e a prezzo di non pochi sacrifici.

Attualmente si notano ripensamenti che sembrano promettenti, nel senso di una più consapevole e salda adesione alla Unione.

L'influenza del sacrificio del santo Fratello Jeronimo agirà nonostante tutto.

Il gruppo di Valladolid è andato disperso, dopo alcuni anni che sembravano piuttosto promettenti.

Tuttavia ritengo che non tutto sia perduto.

Del gruppo di Palencia non si hanno più notizie.

A Barcelona restano due soli catechisti associati.

È necessario che riprendano i contatti con i Fratelli.

Il catechista Bargallò ha continuato a mantenere i contatti con l'Associazione ex-allievi dei Fratelli.

A un certo punto se ne è occupato anche il catechista Rafael Mendia.

Se non vado errato ritornerà definitivamente in Spagna il Fratello Jaime Pujol, che ci è tanto caro e al quale l'Unione deve molto.

Ad Arequipa frequentano l'Unione sei catechisti associati.

Il gruppo sta tentando di superare diversità di opinioni sulla vocazione catechistica.

Il Fr. Guillermo è il nuovo Assessore di Arequipa, dopo la tragica morte dello zelante Fr. Clémént Moraux che tutti ben ricordiamo e dopo il ritiro del Fr. Coromina ammalato di cancro.

Nel Madagascar vive un piccolo gruppo di catechisti associati guidati dal Fr. Achille.

Ci rimane piuttosto difficile renderci conto dell'ambiente e delle esigenze di questi nostri catechisti portati come sono a riprodurre la figura del catechista indigeno in terra di missione così come la tradizione ce l'ha consegnato.

In Etiopia opera un vasto movimento di Zelatori e Zelatrici di Ascritti e Ascritte dell'Unione dislocato nelle città di Asmara e di Keren.

Il nucleo dei catechisti associati è di …

Li guida, come sapete, il catechista Habté.

Il movimento è nato e si conserva intorno alla pratica e alla diffusione dell'Adorazione a Gesù Crocifisso in un territorio dove da un lato agisce il potere fortemente centralizzato e paternalistico del Negus e dall'altro la spinta autonomista e rivoluzionaria alimentata soprattutto dai mussulmani.

4.05 Sedi e Gruppi dell'Unione

a. Torino

Il nucleo di gran lunga più numeroso rimane quello di Torino.

Durante il sessennio, allo scopo di conseguire migliori risultati formativi, assistenziali e operativi i catechisti di Torino sono stati ripartiti nella Sede Generalizia, nella sede di Torino, nel gruppo degli anziani, nel gruppo allievi catechisti associati.

Tale ripartizione - come ho già detto - mi pare si sia dimostrata efficace rispetto al perseguimento degli obiettivi in vista dei quali era stata attuata.

Ognuno ha potuto ricevere aiuti e contribuire all'aiuto degli altri in misura e qualità più adeguata.

Anche per i rendiconti le cose sono state notevolmente facilitate.

I ritiri mensili e gli esercizi annuali, più le riunioni specializzate sono stati i punti di incontro e di trattenimento generali.

b. Italia

Sono rimasti in funzione il gruppo di Napoli e il gruppo di Pompei.

Il primo vive assai stentatamente, non essendo ancora stato compreso e debitamente appoggiato dalla Comunità dei Fratelli.

La sua sopravvivenza è dovuta alla dedizione del nostro catechista Ruffinello

Tuttavia ritengo che il sacrificio del caro e indimenticabile Fratello Assessore Ruggero che accettò di morire tra gravi sofferenze e umiliazioni, offrendo l'olocausto di se stesso per lo sviluppo dell'Unione di Napoli e del Distretto Sud, non rimarrà senza frutto.

Il secondo continua la sua attività formativa e catechistica presso l'Istituto Bartolo Longo di Pompei.

Ne è il sostenitore e l'animatore, non senza gravi sacrifici il buon Fratello Reginaldo Ciambella, assessore.

L'allegato n. 6 raccoglie la relazione del Fratel Saturnino e del Fratel Ciambella relativa alla vita dell'Unione nel Distretto Sud.

c. Spagna

L'Unione in terra spagnola, dopo un rapido sviluppo numerico, si è notevolmente ridotta.

A Barcelona, rimane l'amico Jorge Pascual catechista a voti perpetui e due catechisti associati: il sig. Bargallò e Juglard.

Durante il sessennio si è temuto addirittura la scomparsa dell'Unione dalla Catalogna.

La crisi latente fin dall'origine del gruppo è esplosa, favorita dal dilagante e generale disorientamento religioso.

Non si dimentichi che gli stessi Fratelli, che pochi anni prima contavano ogni anno numerose vocazioni, si sono ridotti a chiudere il loro noviziato per tre anni.

La situazione della Sede di Barcelona ha incominciato a precipitare con l'allontanamento del Fr. Jaime Pujol allora Assessore di Sede e maestro dei novizi.

Da allora non si è più potuto trovare un Fratello Assessore stabile e veramente impegnato.

Anzi, durante il III Convegno Mondiale degli antichi allievi tenutosi in Barcelona con la collaborazione organizzativa e qualificante dei catechisti spagnoli e la partecipazione della Presidenza dell'Unione, il nuovo Fratello Assessore diede vita a un movimento giovanile ( ULAC ) diverso da quello che avrebbe dovuto essere la sezione giovanile dell'Unione.

Poi scoppiarono incomprensioni e difficoltà tra gli stessi catechisti.

Infine incominciarono le defezioni di catechisti professi e i ritiri di coloro che avevano incominciato a frequentare l'Unione.

Non voglio dilungarmi su questo argomento.

Non manca tra noi chi potrà completare il quadro, sempre e soltanto allo scopo di favorire la ripresa del Gruppo.

A Tarragona rimane il solo catechista Federico Gay, professo a voti perpetui.

Gli altri se ne sono andati.

Non esiste più nemmeno la sede dell'Unione.

Del gruppo di Palencia, incominciato sulla scia della sede di Valladolid, non si hanno più notizie.

Il gruppo di Valladolid è andato disperso.

Il Fratello Assessore, che ha voluto guidare il gruppo di testa sua, ora non è più Fratello.

Tuttavia ritengo che non tutto sia andato perduto.

Intanto dal gruppo sono venute alcune vocazioni all'Istituto dei Fratelli e le prime vocazioni che hanno suscitato il problema dei sacerdoti catechisti, e il primo sacerdote membro dell'Unione.

I catechisti di Bilbao sono passati attraverso un profondo travaglio.

Il continuo cambiamento dei Fratelli Assessori che una volta affermatisi, venivano tolti all'Unione e investiti di importanti e delicate responsabilità soprattutto presso le Case di formazione, non ha certo favorito una maturazione regolare e una formazione adeguata del gruppo.

Anche la difficile e dolorosa situazione politica, sociale e religiosa attraversata dai Baschi, non ha mancato di ripercuotersi anche tra le file dei catechisti.

Attualmente rimane Rafael Mendia, catechista congregato con voti temporanei, il presidente Virto catechista associato e una decina di elementi che nonostante tutte le traversie rimane ancora in rapporto con l'Unione.

Debbo osservare che malgrado tutto, questo gruppo di giovani potrebbe essere promettente, ora che hanno raggiunto la maggiore età e almeno qualcuno di loro sarebbe disponibile per affrontare in modo definitivo il problema della vocazione.

Altro segno promettente è che uno di essi è diventato Fratello delle Scuole Cristiane e desidera dedicarsi all'Unione.

Ancora, è da rilevare il lavoro catechistico e sociale che questi nostri amici hanno svolto da un certo punto in poi della loro tormentata vicenda.

Un lavoro faticoso e impegnativo in favore dei ceti più bisognosi dei rioni popolari di Bilbao, grosso centro industriale e area di notevole immigrazione.

Infine, c'è da contare sul sacrificio del santo Fratello Jeronimo, morto di cancro a trent'anni di età, il quale ha accettato la sua dolorosa fine offrendo ogni cosa al Signore per lo sviluppo dell'Unione in terra basca.

Nel Perù continua ad Arequipa l'attività della Sede dell'Unione.

Vi sono due catechisti congregati che quanto prima dovrebbero fare la loro professione perpetua.

A questi sono da aggiungere sei catechisti associati.

Il gruppo sta tentando di superare diversità di opinioni sulla vocazione e sulla vita catechistica.

Svolge una attività catechista scolastica e parrocchiale, nonché una onerosa attività di assistenza sociale a ragazzi non abbienti di Arequipa con l'organizzazione di colonie marine.

Il Fr. Guillermo è il nuovo Assessore di Arequipa, dopo la tragica morte dello zelante Fr. Clément Moraux, che ben ricordiamo, e dopo il ritiro del Fr. Coromina, ammalato di cancro.

A Lima, seguito dai Fratelli della città, c'è il nostro catechista congregato Nestor Delgado, che da poco ha emesso la sua prima professione presso di noi.

Nel Madagascar vive un piccolo gruppo di catechisti associati guidato dal Fr. Achille.

Uno di essi sembra che voglia diventare catechista congregato.

Ci rimane piuttosto difficile il renderci conto dell'ambiente e delle esigenze di questi nostri catechisti portati come sono a riprodurre la figura del catechista indigeno in terra di missione, così come tradizionalmente si è venuta formando.

In Etiopia opera un vasto movimento di Zelatori e Zelatrici dell'Unione, articolato in due gruppi: uno ad Asmara e l'altro a Keren.

I catechisti associati sono complessivamente …

Guida ogni cosa, come sapete, il catechista associato Habté, il quale durante il sessennio è venuto due volte a Torino.

La prima volta anzi, ha fatto la sua prima consacrazione.

Il movimento è nato e si conserva immutato nella pratica e nella diffusione dell'Adorazione a Gesù Crocifisso.

Intorno viene svolgendo una catechesi appropriata alla cultura e alla mentalità del luogo, non senza difficoltà poiché si tratta di territori dove da un lato agisce il potere autoritario e paternalistico del Negus e dall'altro la spinta autonomista e rivoluzionaria alimentata soprattutto dai mussulmani.

L'allegato n. 7 riporta la relazione del catechista Habté Abraha.

4.06 La Sezione Giovanile

I rapporti con l'Istituto dei Fratelli sono rimasti piuttosto difficili anche per la difficoltà di capire e di assecondare la intima compenetrazione tra l'Unione e la Scuola Cristiana, nel rispetto delle loro rispettive autonomie.

L'Unione nella sua forma attuale è un Istituto autonomo, con un suo proprio governo, mentre l'Unione come opera di perseveranza della Scuola Cristiana supporrebbe la dipendenza dai Fratelli come promotori e più ancora come guide, formatori e responsabili maggiori.

Così, mentre l'Unione da pia Associazione diventava Istituto di perfezione vero e proprio, venne nel contempo a mancare quella sorta di momento o tempo preparatorio più direttamente inserito nella Scuola Cristiana, come opera di "perseveranza" integrante l'azione educativa di essa e da essa largamente dipendente.

L'Unione nel conseguire la sua forma di Istituto di perfezione apostolica poneva il problema di un'opera che deve rimanere strettamente connessa con la Scuola Cristiana e l'Istituto dei Fratelli e che pure deve essere totalmente responsabile di se stessa avendone conseguita la maturità sufficiente.

La soluzione più semplice poteva sembrare quella di considerare l'Unione come opera nata sì in ambiente lasalliano, ma che avendo oramai raggiunto un certo livello di sviluppo, vive ora di vita propria, limitandosi a mantenere con l'ambiente di origine "cordiali e deferenti relazioni" ( cfr. art. 7 Regole e Costituzioni ).

In questo modo però verrebbe a cadere la funzione dell'Unione come opera apostolica formata da allievi ed ex-allievi della Scuola Cristiana.

L'altra soluzione poteva forse intravvedersi in una riorganizzazione dell'Unione intesa a farne come una sorta di terz'ordine la salliano, con una autentica dipendenza dai Superiori dell'Istituto dei Fratelli.

Ma, a parte altre considerazioni, tale soluzione, qualora fosse sostenuta risulterebbe contrastare alle disposizioni della Congregazione dei religiosi e degli Istituti secolari, che vuole autonomi gli Istituti regolarmente riconosciuti e approvati.

I detti di Fra Leopoldo invece parlano distintamente dell'Unione come Pia Associazione affidata ai Fratelli e di Ordine che verrà dalla pia Unione.

"La pia Unione l'ho posta nelle mani dei Fratelli delle Scuole Cristiane, e fanno le cose per bene" ( 23 gennaio 1918 ).

"Le pie Unioni del SS. Crocifisso siano tutte affidate ai Fratelli delle Scuole Cristiane" ( 31 maggio 1919 ).

"Riguardo la pia Unione del SS. Crocifisso, il titolo non si cambia; è il nome che prenderà l'Ordine che ne verrà" ( 22 dicembre 1920 ).

L'Assemblea Generale del 1966 aveva avanzato una soluzione intesa a ristabilire quella che nei detti viene indicata come Pia Unione proponendo "di approvare in via sperimentale l'applicazione del regolamento della Sezione Giovanile di cui ravvisa l'assoluta necessità sia per lo sviluppo dell'Unione presso i Fratelli che per favorire secondo la volontà di Dio la perseveranza dei ragazzi e dei giovani da essi educati e che non abbiano ancora i requisiti di età per aderire all'Istituto Secolare" ( Deliberazioni Assembleari ).

Come dirò ancora nel riferire circa i rapporti tra Unione e Istituto dei Fratelli e Scuola Cristiana, una commissione di Fratelli e di catechisti ha poi preparato uno statuto della Sezione Giovanile e tre regolamenti di vita riferiti a diverse età.

Dalla lettura, si può agevolmente ricavare che alla Sezione Giovanile non è soltanto stata conferita la funzione di preparazione all'Unione.

Soprattutto le è stato affidato il compito di maturazione per qualsivoglia vocazione, sia pure avvalendosi delle idealità spirituali apostoliche proprie dell'Unione.

L'ambiente dei Fratelli, salvo che nel Distretto Sud, è rimasto piuttosto indifferente nei confronti dell'iniziativa.

A Torino, invece, la Sezione Giovanile è stata iniziata dai catechisti con un piccolo gruppo di allievi ed ex-allievi della Scuola di via delle Rosine, e con i gruppi di ragazzi organizzati presso le parrocchie delle Vallette e del Campidoglio.

All'estero, in Spagna, anziché realizzare la Sezione Giovanile dell'Unione, si è preferito dar vita a un nuovo movimento denominato ULAC.

I risultati sinora conseguiti dalla Sezione Giovanile non mancano di aspetti positivi, tanto più validi se si tiene conto delle difficoltà di mantenere riuniti dei ragazzi, assorbiti dagli studi e dal week-end delle famiglie, senza che la mentalità generale sia oggi favorevole al costituirsi di gruppi di spiritualità e di apostolato giovanile.

Senza contare, poi, la nostra stessa difficoltà di concepire e di svolgere un'azione formativa essenzialmente basata sull'attrattiva di Cristo Signore, attività che pure coinvolga tutta la realtà della vita deí ragazzi e degli adolescenti, come ci ha insegnato il Fr. Teodoreto.

Tanto più oggi che sono mutate tante cose nella mentalità e nelle esigenze e nelle abitudini di vita.

Sento però il dovere di segnalare all'approvazione e alla solidarietà di tutti i catechisti quelli che tra noi, senza risparmio di tempo e di energie si sono impegnati, come sapevano e potevano, per dare vita e sviluppo alla Sezione Giovanile.

La loro fedeltà, anche se - forse - ancora piuttosto inesperta, è degna di rilievo e non mancherà di fruttificare, a suo tempo, con l'aiuto di Dio.

Se è vero che i gruppi sin qui formati sono stati fluttuanti e in continuo cambiamento, è anche vero che con la collaborazione di essi è stata svolta un'azione catechistica parrocchiale, per es. di preparazione alle prime comunioni e al sacramento della Cresima, che diversamente non sarebbe addirittura stata possibile.

Ed è parimenti vero che numerosi ragazzi perseverando o meno, hanno pure ricevuto aiuti preziosi e importanti per la loro vita cristiana, in tempi nei quali la formazione cristiana dei fanciulli, dei ragazzi e degli adolescenti è pressoché trascurata.

L'allegato n. 8 riporta relazioni sulla Sezione Giovanile predisposte dai nostri confratelli della Sede di Torino.

Anche il tema della Sezione Giovanile andrebbe ripreso dai successivi lavori della nostra Assemblea e come opera d'impegno apostolico per gli allievi delle Scuole Cristiane e come opera di apostolato catechistico presso le parrodehie.

4.07 Partecipazione e collaborazione alla pastorale organica e alla catechesi

A seguito del Concilio Vaticano II presso le varie diocesi si sono venuti organizzando i rispettivi Consigli pastorali.

"È grandemente desiderabile che in ogni diocesi si costituisca un Consiglio Pastorale particolare, presieduto dal Vescovo diocesano, e del quale facciano parte sacerdoti, religiosi e laici, scelti con particolare cura.

Sarà compito di tale Consiglio pastorale studiare ed esaminare tutto ciò che si riferisce al lavoro pastorale, per poi proporre pratiche conclusioni" ( Christus dominus, 27 ).

Nella diocesi di Torino l'Unione non ha mancato di dare la sua collaborazione anche per la stessa costituzione del primo Consiglio Pastorale e poi con la partecipazione al primo e al secondo Consiglio.

È vero che si tratta di collaborazioni date a titolo personale, non senza tuttavia un certo rapporto con l'Unione.

Infatti i catechisti chiamati dal Vescovo, lo furono anche per la loro appartenenza all'Unione.

Nel primo Consiglio Pastorale ha partecipato il sottoscritto che ha pure fatto parte della Commissione per il mondo del lavoro e di quella per la scuola.

Il dr. Doccia invece fa parte dell'attuale secondo Consiglio pastorale e della commissione per la famiglia.

Continua la mia partecipazione come esperto al Consiglio del l'Istituto regionale di Teologia Pastorale.

Nel clima attuale dove il mondo dei cattolici militanti tende a dividersi in conservatori e progressisti è molto difficile trovare per noi una precisa collaborazione.

Infatti, il punto di vista costantemente affermato è quello di una squisita visione cristologico-trinitaria di tutti i problemi della Chiesa e del mondo attuale, mentre il più delle volte il ricorso a Cristo Signore viene fatto a "copertura" - come si dice oggi - di posizioni che in realtà si costituiscono su altri presupposti per es., la libertà, la partecipazione comunitaria, il mondo degli operai e degli sfruttati oppure l'ordine, l'autorità costituita, il rispetto delle tradizioni.

Tanto che il discorso sulla fede o sulla "carità", oppure sulla Chiesa o sulla società di oggi rischia di perdere, a mio avviso, il centro propulsore e animatore, il riferimento essenziale, la sua autentica originalità cristiana.

Così, noi dell'Unione continuiamo ad essere magari come rispettati e talvolta in certo senso temuti, ma in realtà siamo come abbandonati a noi stessi, quando non veniamo più o meno copertamente combattuti.

A voi, carissimi amici, il compito di fornire orientamenti anche per questi tipi di attività.

In merito alla catechesi devo in primo luogo riferire sulla attività catechistica presso le Parrocchie, definita "come fondamentale e primordiale" dai lavori dell'Assemblea del 1966.

Nonostante le difficoltà incontrate e malgrado certe insensibilità da parte di sacerdoti, i tentativi nel senso indicato sono continuati per tutto il sessennio.

A Torino presso le parrocchie delle Vallette, con i catechisti Leandro Pierbattisti e Roggero, di S.Alfonso con il catechista Bagna, di Sant'Agnese con il V. Presidente dr. Tessitore.

A Napoli dopo una certa attività catechistica e oratoriana presso le Parrocchie di S. Giuseppe ai Nardi, di S. Maria della Salute, a causa della morte del Fr. Ruggero e la crisi dei catechisti più anziani diventati studenti universitari tutto viene meno.

Rimane ancora la preziosa benché solitaria attività svolta dal nostro carissimo Ruffinello che opera come educatore e catechista tra giovani rapinatori e assassini in un ambiente molto difficile.

Egli ha pure svolto un'importante azione catechistica rivolta a coppie di fidanzati in difficile situazioni culturali sociali e morali e ai loro padrini per la Cresima e ai loro testimoni per il matrimonio ( cfr. Relazione apposita, allegato n. 9 ).

Dai confratelli di Pompei l'attività catechistica è stata rivolta agli alunni delle classi elementari.

Qualcuno di essi ritornato al luogo di origine ha continuato a fare il catechismo presso la sua parrocchia.

Per l'estero non ho notizie sicure.

I nostri confratelli qui presenti potranno riferire circa le loro attività ed esperienze.

In ogni caso si può osservare come il problema del catechista parrocchiale laico, sia ancora da risolvere, un po' dovunque, benché il Concilio Vaticano II abbia più volte richiamato l'attenzione di tutta la Chiesa e dei laici in particolare, sulla fondamentale importanza dell'apostolato catechistico e sulla urgente necessità di poter disporre di numerosi catechisti ben preparati e davvero di impegnati nel loro compito di evangelizzatori.

È da segnalare pure l'attività catechistica svolta dal cat. Tessitore per i pensionati della Cassa di Risparmio di Torino.

Il problema della catechesi agli anziani è di estrema attualità, tanto più se si pone mente all'aumento della durata media della vita.

Quello degli anziani ci riguarda come problema interno della Unione e come campo per il nostro apostolato catechistico e sociale.

Mi auguro che i nostri lavori lo possano prendere nella debita coniderazione.

Infine, è da ricordare la grandiosa opportunità catechistica che ci sta innanzi con la Casa di Carità Arti e Mestieri.

La relazione del suo Presidente, catechista Francesco Fonti, ci informerà anche a questo proposito.

Come catechisti non possiamo non sentirci fortemente impegnati, atteso che la nostra presenza e incidenza catechistica si dimostra largamente insufficiente rispetto alla opportunità e alle necessità che ci vengono offerte.

Anche il corso sposi di cui abbiamo già accennato è da considerarsi una tipica forma di catechesi per le famiglie.

Infine, dobbiamo ricordare la Crociata della sofferenza che per mezzo delle lettere periodiche redatte dal Fratello Gustavo, e poi ultimamente continuate dal dr. Tessitore, costituiscono una vera e propria catechesi per gli ammalati e i sofferenti, dalla cui collaborazione molto dobbiamo attenderci per le vocazioni sacerdotali e religiose in genere, e per le vocazioni catechistiche in ispecie.

A livello diocesano e interdiocesano si segnala la nostra presenza come membri dei Consigli dell'Ufficio catechistico regionale e dell'Ufficio catechistico diocesano.

Il catechista Giovanni Fonti per tutto il sessennio ha strettamente collaborato all'attività svolta dall'Ufficio catechistico della diocesi di Torino. ( allegato 9 bis )

A livello regionale è da ricordare la nostra collaborazione alla redazione del documento base per il rinnovamento della cateche si in Italia.

Anche se in pratica ci sono stati chiesti soltanto dei pareri, allorché ci è stato possibile abbiamo sempre sottolineato la necessità di incentrare ogni cosa nel Mistero di Cristo, considerato attraverso il Cristo Crocifisso e perciò risorto.

Dopo una intensa e pluriennale attività in questo ultimo anno i componenti del Consiglio catechistico regionale hanno ravvisato, finalmente, la necessità di ricercare la reale identità e la corrispondente formazione del catechista cosiddetto "qualificato" ( dato che ogni cristiano è per natura catechista ).

Per questo sono stato invitato a redigere due documenti uno per i Vescovi e i sacerdoti e un altro per i catechisti.

Un primo abbozzo è già stato presentato e discusso.

Anche voi lo avete ricevuto.

La mia convinzione è che proprio nel rinnovamento della catechesi attualmente in atto presso le diocesi di tutto il mondo, dobbiamo trovare uno dei punti di riferimento basilari, uno dei cardini per la nostra vita e attività futura.

Ricordo quanto è detto nel Documento della C.E.I. per il rinnovamento della catechesi al capo 184: "Per una catechesi sistematica, la comunità cristiana ha bisogno di operatori qualificati.

È un problema che la interessa profondamente: la sua vitalità dipende in maniera decisiva dalla presenza e dal valore dei catechisti e si esprime tipicamente nella sua capacità di prepararli".

E l'Unione è stata voluta da Dio proprio come istituto di catechisti e perciò come segno e orientamento circa il modo di essere del catechista, così come si esige per una valida catechesi.

4.08 Apostolato sociale e contributi culturali dei catechisti

Il nostro apostolato è ad un tempo catechistico e sociale.

Questo tempo l'abbiamo più volte affrontato.

Anche l'Assemblea, del 1966 vi ha contribuito autorevolmente.

Dall'oratorio alla scuola professionale, tutte attività squisitamente catechistico-sociali o socio-catechistiche, dalla attività professionale ai compiti familiari: abbiamo sempre cercato di concepire come intimamente collegate le due dimensioni caratteristiche del nostro apostolato.

L'esperienza più significativa a questo riguardo la stiamo ancora facendo con la Casa di Carità Arti e Mestieri.

È su questo terreno che sinora siamo stati piu stimolati a cercare i segni dei tempi, segni di Dio nel mondo dell'uomo e a cercare l'uomo nella manifestazione di Dio.

È ancora sempre stata la Casa di Carità Arti e Mestieri ad aprirci alle relazioni e alle esperienze sociali culturali e anche politiche del nostro tempo e nello stesso tempo a sospingerci verso un migliore approfondimento delle realtà diverse, del mistero di Cristo.

Da qualche tempo si è aggiunta l'esperienza dell'incontro con i ragazzi e con i giovani nell'ambito delle parrocchie.

Ma in questo settore, nonostante i lodevoli sforzi che dobbiamo continuare, non siamo ancora riusciti a realizzare esperienze durevoli, orientative, risolutive.

Tra la scuola e il tempo libero, vissuto quest'ultimo sul modello della società industriale borghese e consumistica, oppure nel disordine e nell'abbandono di tanta gioventù distorta e disorientata da stimolazioni eccitanti e provocatorie non siamo ancora riusciti a trovare un ruolo e una funzione veramente efficaci.

La caduta dello spirito vocazionale, dell'intervento generoso e autenticamente caritatevole, della milizia sociale fatta di servizi resi anche fuori degli schemi vigenti ci è stata di molto ostacolo.

Soprattutto risentiamo la generale perdita rispetto all'idealità come motivazione di vita.

Contestazione, consumismo, carrierismo rimangono purtroppo le proposte che la nostra società rivolge ai giovani dei nostri tempi.

Abbiamo innanzi un tipo di società decisamente urbana e industriale, l'abbiamo innanzi o come realtà effettiva o come prospettiva.

I problemi più vicini alla natura dell'uomo: i giovani, le famiglie, gli anziani, l'ambiente ecologico: tutto ciò insomma che non trova in una visione efficientistica, produttivo-consumistica, un posto adeguato, si sono fatti tuttavia più acuti in questo ultimo decennio.

I grandi movimenti emigratori, gli squilibri sociali e territoriali, lo sviluppo tecnologico sempre più accentuato, l'inquinamento, il depauperamento delle risorse naturali hanno investito in pieno le società più sviluppate, mentre permangono anche si aggiungono varie forme di indigenza, quali la frustrazione, l'emarginazione prodotte dallo stesso progresso tecnologico e produttivo.

La nostra è certamente un'epoca decisiva circa l'avvenire della umanità, per le sue rilevanti conquiste ma anche per i problemi e le enormi difficoltà che pone.

Il mondo ecclesiale non ha ancora trovato un rapporto risolutivo nei confronti del mondo moderno.

Accanto al sopravvivere di organizzazioni e forme d'intervento apostolico di tipo tradizionale, sono esplose un po' dovunque forme d'intervento inquiete e turbolenti, tendenzialmente radicaleggianti e secolaristiche.

Sono cose che tutti conosciamo.

A noi non rimane che pregare, lavorare, pazientare, soffrire operando nell'umiltà, nell'amore verso il Cristo Signore e verso il nostro prossimo.

A noi tocca di fare quel bene che si presenta, giorno per giorno, pur continuando a riflettere cercando di capire in Cristo l'umanità e il tempo a cui apparteniamo, e tuttavia non disdegnando di dedicarci a cose piccole, quotidiane, anche per poterne comprendere il valore e la funzione rispetto al regno di Dio.

Il Signore poco a poco ci illuminerà.

Per intanto possiamo constatare come, grazie a Dio, l'esperienza fatta con la Casa di Carità Arti e Mestieri ci abbia posto nelle condizioni di penetrare chiaramente nei grandi problemi scolastici, formativi ed educativi del nostro tempo.

Questo patrimonio di idee, di orientamenti, di soluzioni pratiche ha già dato qualche frutto anche a livello nazionale e regionale.

Il pensiero avanzato da uno di noi sui compiti e sull'organizzazione della formazione professionale in Italia, ha trovato adesioni da parte di numerosi governi regionali, e costituisce senz'altro una delle migliori prospettive, tra quelle sin qui avanzate, per una umanizzazione del mondo del lavoro per mezzo della formazione.

L'esperienza della Casa di Carità è stata operante anche a livello della programmazione nazionale, in seno alla commissione generale per le politiche del lavoro e nell'ambito del Ministero del Lavoro.

Anche nel Consiglio regionale del Piemonte l'esperienza della Casa di Carità ha avuto un generale riconoscimento, quale contributo di orientamento per la soluzione dei problemi connessi con il riordino e lo sviluppo del sempre più importante settore della programmazione regionale costituito appunto dalla formazione professionale.

L'esperienza della Casa di Carità, infine ci ha consentito di maturare una certa autorevole consapevolezza anche sui problemi della scuola e del mondo del lavoro.

Purtroppo, per le scarsissime forze di cui disponiamo, non è stato possibile ancora organizzare, secondo un vero e proprio processo di educazione permanente, i nostri ex-allievi.

Accanto agli apporti anche culturali maturati nell'ambito o in forza della Casa di Carità, è da ricordare il contributo culturale del catechista associato dr. Gaetano Sales.

La Messa del Povero ( cfr. cap. VIII Deliberazioni Assemblea 1966 ) ha continuato per tutto il sessennio nella sua attività religiosa e assistenziale presso le due sedi di via Villa della Regina e di via Saccarelli.

L'allegato n. 10 ci fornisce alcuni dati relativi all'attività della Messa del Povero nel sessennio.

Vi hanno partecipato alcuni nostri catechisti congregati e associati sotto la guida del catechista Ronco.

Il Fr. Gustavo vi ha apportato un aiuto sostanziale e costante guidando un gruppo di studenti universitari del Convitto San Giuseppe e alcuni postulanti e novizi dei Fratelli.

Durante il sessennio non è stato ancora possibile dare attuazione alle proposte relative formulate dall'Assemblea del 1966.

Il catechismo non è più stato fatto, ritenendolo assorbito dall'Omelia della S. Messa.

Concludendo, ritengo che sia necessario dare un assetto istituzionale e organizzativo suo proprio e definito a questa benefica iniziativa.

Il problema degli emarginati dalle difficoltà della vita, di coloro che s'abbandonano alla più squallida miseria non è affatto un problema risolto nella nostra società dello sviluppo.

Alle antiche forme di miseria e di emarginazione se ne sono aggiunte delle nuove: gli sfiduciati, i drogati, gli ex-carcerati ed ex-tubercolotici che nessuno riceve, gli hippies che superata presto una fase di vagabondaggio giovanile diventano degli autentici "barboni".

Insomma sono da considerare tutte le varie forme di emarginazione sociale e umana più o meno collegate con il progresso o con la dilagante permissività.

Dobbiamo discutere anche di questo per determinare meglio la forma e la misura del nostro impegno verso questi nostri fratelli.

Per l'apostolato familiare, non contiamo sinora di una vera e propria tradizione, di una esperienza consolidata.

Tuttavia anche durante questo sessennio si è potuto constatare come la presenza di un catechista nella famiglia sia stata tante volte decisiva per il ritorno alla fede di un congiunto, per la conversione negli ultimi tempi della vita.

Abbiamo potuto più volte constatare come un figlio o un fratello catechista consacrato è stato di grande aiuto nei momenti difficili della vita famigliare e soprattutto per il ritorno a Cristo dei congiunti.

È un campo che dobbiamo curare e approfondire, che basterebbe, forse, da solo a illustrare l'importanza e la portata della vocazione catechistica.

Occorre che siano meglio armonizzati i compiti e i ruoli familiari con l'essere consacrati e catechisti e perciò disponibili per un più vasto numero di persone, a cominciare dai confratelli dell'Unione.

Occorre imparare a evitare ingiustificate subordinazioni, senza per questo ridursi a frequentare la famiglia come se si trattasse di un albergo.

Ad ogni modo, se quasi nulla è stato possibile fare in forma organizzata, attraverso i rendiconti è stato possibile trovare orientamenti e consigli efficaci ai fini di una giusta presenza in famiglia, presenza autenticamente apostolica, vale a dire secondo lo spirito e non secondo la carne.

4.09 Il Convitto per catechisti e assistenza ai catechisti in necessità

( cfr. cap. IX Deliberazione Assemblea 1966 )

L'Assemblea Generale del 1966 dopo aver sottolineato l'importanza e l'urgenza di un Convitto tipo-famiglia ( previsto dall'art. 54 delle Regole e Costituzioni ) per i catechisti rimasti senza la famiglia di origine, ha formulato due caldi inviti.

Con il primo s'intendeva stimolare la Presidenza dell'Unione a procedere al più presto alla organizzazione di "convitti tipo famiglia", adatti alla condizione secolare dei catechisti.

Con il secondo ci si rivolgeva ai catechisti rimasti soli perché vi partecipassero attivamente.

Il Consiglio Generalizio dell'Unione, anche a motivo dell'urgenza di provvedimenti si è subito messo all'opera.

Scartate le soluzioni inattuabili per la mancanza di mezzi finanziari, ci si è orientati a proporre ai catechisti interessati l'affitto di alcuni piccoli appartamenti in uno stabile di nuova costruzione, nei pressi della Casa di Carità Arti e Mestieri.

Si deve soprattutto all'impegno e alla dedizione del catechista Leonardo Rollino, membro del Consiglio generalizio e attuale economo generale dell'Unione, se il primo convitto è diventato una realtà.

Per l'occasione è stato acquistato tutto l'arredamento di un appartamento da adibirsi ai servizi comuni e a ufficio per la sede di Torino.

Il catechista Rollino ha pure messo a disposizione della Unione un altro appartamento per ospitarvi i nostri seminaristi e i catechisti di passaggio.

La realizzazione del Convitto non è tuttavia avvenuta senza incontrare difficoltà e anche qualche contrasto trattandosi di conseguire una sorta di convivenza familiare fra persone assai diverse per abitudini e mentalità già acquisite, e da lungo tempo.

Non è mancata qualche critica, per altro incomprensibile e qualche mormorazione intesa più a dissuadere che ad aiutare i catechisti più direttamente interessati.

Di tutto ciò, però, non rimane che un ricordo lontano sempre più sbiadito.

Quello che conta è che il Convitto esiste e funziona e che dobbiamo tutti convenire sulla sua utilità a motivo dei servizi già resi ai catechisti che ne fanno parte e a quelli che occasionalmente vi hanno partecipato.

Con il Convitto poi è stato possibile offrire ospitalità ai diversi catechisti che dall'estero sono venuti a Torino o per ricevervi importanti orientamenti in ordine alla loro vocazione o per completare la loro formazione e procedere alla loro consacrazione presso la salma del nostro Fondatore.

Per tutti il Convitto si è dimostrato accogliente, ristoratore come una casa, la propria casa.

Durante il sessennio è stato possibile realizzare anche altri interventi a favore di catechisti in difficoltà a causa, per es., di malattie, disgrazie, difficile situazione economica e così via. ( Allegato 11 )

Lo si è potuto fare grazie alla buona volontà e alla generosità di altri confratelli, perché l'Unione non dispone di mezzi, come tutti sappiamo.

4.10 Pubblicazioni periodiche e occasionali dell'Unione

Il bollettino "L'Amore a Gesù Crocifisso" rimane la pubblicazione periodica più importante rivolta all'esterno dell'Unione.

Curato dal dott. Tessitore il Bollettino viene di nuovo pubblicato regolarmente.

Il pubblico che lo riceve è composito.

Non mi risulta che il numero dei nuovi destinatari sia rilevante.

La situazione statistica del Bollettino è presentata dall'allegato n. 12.

Mancando di un corpo redazionale e di catechisti che vi col piccola laborio, il Bollettino esprime - se non in piccola parte - il contributo dell'Unione sui vari argomenti da trattare o che si dovrebbero trattare. Purtroppo all'Unione si assiste a una sorta di divaricazione tra ciò che si viene vivendo e facendo e ciò che si riesce a comunicare a mezzo della stampa.

È una sorta di dissociazione alla quale dobbiamo assolutamente porre rimedio.

Il rimedio però dipende da tutti i catechisti e non soltanto da qualcuno di essi.

A seconda delle possibilità personali, occorre che ci aiutiamo anche per il Bollettino, che deve diventare una importante forma di attuazione del nostro comune compito catechistico e sociale.

Chi può scrivere scriva, altri possono aiutare con suggerimenti, proposte e pareri: ma il Bollettino non lo possiamo trascurare.

Ad ogni modo non sono mancati consensi e approvazioni anche per il Bollettino così come esce.

Non abbiamo tuttavia rilevato un interesse particolare da parte dei Vescovi, del clero più responsabile, dei laici cosiddetti impegnati, dei giovani.

Altra pubblicazione periodica sono state le circolari per gli aderenti alla Crociata della Sofferenza.

I dati statistici relativi sono riportati nell'allegato n. 13.

I destinatari sono andati crescendo.

L'iniziativa portata avanti dal Fr. Gustavo, merita un'attenta considerazione anche come suggerimento per altre forme di apostolato catechistico a mezzo della stampa periodica, apostolato cioé che si potrebbe realizzare anche per altre categorie di persone e di problemi.

Salvo che non si giudichi più conveniente ricomprendere ogni cosa in distinte rubriche del nostro Bollettino.

Per quanto si riferisce alle pubblicazioni interne dell'Unione durante il sessennio sono state inviate a tutti i catechisti cinque circolari della Presidenza dell'Unione e una comunicazione.

Sono state diffuse in lingua italiana e in lingua spagnola.

I temi trattati sono riassunti nell'allegato n. 14.

È un tipo di pubblicazione quello delle circolari interne che va riesaminato, allo scopo di raccogliere orientamenti, suggerimenti che le rendano sempre più operanti per il bene dell'Unione.

In occasione dei primi passi verso la realizzazione dell'opera "La Sorgente" è stato pubblicato un opuscolo illustrato inteso a far conoscere la nuova iniziativa e a farla vivere nell'animo degli aderenti.

Sarebbe necessario che anche per questo tipo di pubblicazione i catechisti formulassero un loro parere.

Nel settore delle pubblicazioni dobbiamo comprendere, per il sessennio, la pubblicazione interna degli scritti del nostro Fondatore e quella degli scritti di Fra Leopoldo.

Per ora si tratta della semplice stampa di quanto i nostri Maestri ci hanno trasmesso.

Mi risulta che la edizione fotocopiata delle pagine di Fratel Teodoreto è stata ben accolta sia dai catechisti, che nell'ambiente dei Fratelli.

Molto ci ripromettiamo anche dai quaderni di Fra Leopoldo.

Il Signore ha le sue vie così come ci insegna San Paolo: "Perché la follia di Dio è più sapiente degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini.

Infatti, considerate tra voi, o fratelli, quelli che egli ha chiamato: non molti sono i sapienti secondo l'estimazione terrena; non molti i potenti, non molti i nobili.

Ciò che invece è stolto per il mondo, Iddio lo scelse per confondere i sapienti; e ciò che per il mondo è debole, Iddio lo scelse per con fondere quello che è forte; scelse ciò che per il mondo non ha nobiltà e valore, ciò che non esiste, per ridurre al nulla ciò che e siste, affinché nessuna creatura possa vantarsi dinanzi a Dio" ( 1 Cor 1,26-29 ).

Il catechista Claudio Brusa, consigliere generale, è stato il principale protagonista della pubblicazione relativa agli scritti dei nostri Servi di Dio.

Gliene siamo particolarmente grati.

Infine, si è pure tentato da parte di alcuni volenterosi nostri confratelli di dare una certa diffusione ai testi delle conferenze tenute da me nel corso del sessennio e concernenti la preparazione al Rinnovamento delle Regole e Costituzioni.

È un lavoro che richiede ancora del tempo e mi auguro che possa avere una qualche utilità.

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