Discorsi sul Nuovo Testamento

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Sulle parole del Vangelo di Mt

Mt 11,25: "Ti lodo, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti" ecc.

1.1 - Confessio in latino ha due significati: " confessione dei peccati " e " lode " o " ringraziamento "
1.2 - Anche la stessa " confessione " del peccatore è lode a Dio
2.3 - Qual bene procura la Chiesa ai peccatori sciogliendoli
2.4 - Lodare Dio; accusare noi stessi
3.5 - I nostri nemici invisibili
4.6 - D'onde ci viene la difesa contro i nemici
4.7 - La grazia risplende soprattutto in Cristo e nel buon ladrone
5.8 - La fede è negata ai superbi
5.9 - Giovanni era lampada non luce
5.10 - Preghiera finale

1.1 - Confessio in latino ha due significati: " confessione dei peccati " e " lode " o " ringraziamento "

Mentre si leggeva il santo Vangelo abbiamo udito che Gesù, nostro Signore, esultò per impulso dello Spirito Santo e disse: Ti lodo e ti ringrazio, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai saggi e agli intelligenti, e le hai fatte conoscere ai piccoli. ( Mt 11,25; Lc 10,21 )

Se considereremo frattanto le parole del Signore lette fino a questo punto, se - dico - le considereremo col dovuto rispetto, con attenzione e quel che più conta, con sentimento di fede, troveremo anzitutto che non sempre, quando nelle Scritture leggiamo il termine "confessione", dobbiamo intenderlo come la voce d'un peccatore.

Ma ciò soprattutto doveva essere detto e doveva essere ammonita la Carità vostra riguardo a ciò, poiché, appena questa parola si è fatta sentire per mezzo del lettore, è seguito anche il rumore del battersi il petto, poiché era stato udito quello che disse il Signore: Io ti confesso, Padre.

Appena si è fatta sentire questa parola confiteor, vi siete battuto il petto.

Ma che cosa vuol dire battersi il petto se non accusare una colpa nascosta nel petto e deplorare un peccato occulto con il gesto ben visibile di battersi il petto?

Perché avete fatto così, se non perché avete udito: Io ti confesso, Padre?

Avete udito il confiteor, ma non avete considerato chi faceva l'azione indicata in quel verbo.

Adesso dunque fate attenzione.

Se disse: Confiteor il Cristo, ch'è lontano da ogni peccato, quel verbo non esprime solo sentimenti d'un peccatore ma talora anche quelli di uno che loda.

Noi dunque "confessiamo", sia quando lodiamo Dio, sia quando accusiamo noi stessi.

L'una e l'altra "confessione" è santa, sia quando ti accusi tu che non sei senza peccato, sia quando lodi Colui che non può avere il peccato.

1.2 - Anche la stessa " confessione " del peccatore è lode a Dio

Se però riflettiamo bene, l'accusa che fai di te stesso è una lode rivolta a Dio.

Perché mai infatti ti confessi accusando il tuo peccato?

Nell'accusare te stesso, perché ti confessi se non perché da morto che eri sei tornato in vita?

La Scrittura infatti dice: Da parte d'un morto, come se più non esistesse, viene meno la confessione [ cioè: la lode ]. ( Sir 18,26 )

Se da parte d'un morto viene meno la "confessione" [ cioè: la lode ], chi "confessa" è vivo - e se confessa il peccato, senz'altro torna dalla morte alla vita.

Se uno che confessa il peccato torna in vita dalla morte, chi lo risuscita?

Nessun morto è capace di risuscitare se stesso.

Poté risuscitare se stesso [ soltanto ] Colui che, pur essendo morto quanto al corpo, non era morto.

In realtà fece risorgere il corpo ch'era morto.

Risuscitò se stesso Colui che continuava a vivere in se stesso mentre, quanto alla carne che sarebbe stata risuscitata, era morto.

Poiché non fu solo il Padre a risuscitare il Figlio, del quale l'Apostolo dice che per questo Dio lo ha esaltato, ( Fil 2,9 ) ma fu anche il Signore a risuscitare se stesso, cioè il proprio corpo, di cui dice: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. ( Gv 2,19 )

Ma un peccatore è morto, soprattutto colui ch'è schiacciato sotto la pesante massa della cattiva abitudine è per così dire sepolto come Lazzaro. ( Gv 11,17 )

Non bastava che fosse morto, ma che fosse anche sepolto.

Chiunque pertanto è schiacciato dalla pesante massa di una cattiva abitudine, d'una vita cattiva, cioè delle passioni terrene in modo che nei suoi confronti è avvenuto ormai quello che in un salmo si dice deplorevolmente: Ha detto lo stolto nel proprio cuore: Non esiste Dio; ( Sal 14,1 ) questo tale diventa come colui di cui è detto: Da parte di un morto, come se più non esistesse, viene meno la confessione. ( Sir 17,26 )

Chi lo risusciterà se non Colui che, fatta togliere la pietra [ dalla tomba ], gridò dicendo: Lazzaro, vieni fuori? ( Gv 11,43 )

Ma che significa uscir fuori se non palesare ciò ch'era nascosto? Chi confessa, viene fuori.

Non potrebbe uscir fuori, se non fosse vivo; ma non sarebbe vivo, se non fosse stato risuscitato.

Ebbene, accusare se stessi nella confessione è lodare Dio.

2.3 - Qual bene procura la Chiesa ai peccatori sciogliendoli

Orbene, qualcuno dirà: "A che giova la Chiesa, se colui che confessa esce fuori risuscitato dalla parola del Signore?

Che giova la Chiesa a chi confessa, dal momento che il Signore le ha detto: Ciò che scioglierete sulla terra, sarà sciolto anche in cielo?" ( Mt 16,19 )

Osserva lo stesso Lazzaro: esce fuori, ma ancora legato con le bende; già era vivo grazie alla confessione, ma ancora non camminava libero, inviluppato nei legami delle bende.

Che cosa fa dunque la Chiesa, alla quale è stato detto: Ciò che scioglierete, sarà sciolto, se non ciò che subito dice il Signore ai discepoli: Scioglietelo e lasciatelo andare? ( Gv 11,44 )

2.4 - Lodare Dio; accusare noi stessi

Sia dunque che ci accusiamo, sia che lodiamo Dio, lodiamo Dio due volte.

Se noi ci accusiamo con spirito di fede, lodiamo certamente Dio.

Quando lodiamo Dio, lo annunciamo come Colui ch'è senza peccato; quando invece accusiamo noi stessi, diamo gloria a Colui per mezzo del quale siamo risorti.

Se farai così, il nemico non troverà alcuna occasione di sopraffarti davanti al giudice.

Se infatti tu stesso sarai tuo accusatore e il Signore tuo liberatore, che cosa sarà lui se non un calunniatore?

Giustamente il salmista si era procurato una difesa contro i nemici, non quelli visibili come la carne e il sangue, che noi dobbiamo piuttosto compiangere che evitare, ma contro i nemici contro i quali l'Apostolo ci esorta ad armarci: Non dobbiamo combattere contro la carne e il sangue, ( Ef 6,12 ) cioè contro creature umane che vedete infierire contro di voi: sono vasi di cui si serve un altro; sono strumenti manovrati da un altro.

Il diavolo - è detto - entrò nel cuore di Giuda perché tradisse il Signore. ( Gv 13,2 )

Qualcuno dirà: "Ebbene, che cosa ho fatto? ".

Ascolta l'Apostolo: Non date occasione al diavolo. ( Ef 4,27 )

Tu gli hai dato occasione con la tua cattiva volontà; è entrato, ti possiede, si serve di te.

Se tu non gli avessi dato occasione, non ti possederebbe.

3.5 - I nostri nemici invisibili

L'Apostolo dunque ci ammonisce dicendo Non dobbiamo combattere contro la carne e il sangue, ma contro i principi e le potestà. ( Ef 6,12 )

Uno potrebbe pensare [ che si debba combattere ] contro i re della terra, contro le potestà del mondo.

Perché? Non sono essi stessi carne e sangue?

Una sola volta è stato detto: Non contro la carne e il sangue.

Lungi da te il pensare che si tratti d'ogni uomo.

Quali sono allora i nemici che restano da combattere?

Contro i principi e le potestà, contro gli spiriti del male, dominatori del mondo. ( Ef 6,12 )

Sembra che [ Paolo ] abbia attribuito maggior potenza al diavolo e ai suoi angeli, poiché li chiama dominatori del mondo.

Ma per farti evitare d'intendere erroneamente l'espressione, egli spiega che cosa significa il "mondo" di cui essi sono i dominatori.

Dominatori del mondo, di queste tenebre. ( Ef 6,12 )

Che significa: del mondo, di queste tenebre?

Il mondo è pieno di coloro che lo amano e d'infedeli dominati da esso.

L'Apostolo li chiama "tenebre". Su di esse hanno il dominio il diavolo e i suoi angeli.

Queste tenebre non sono né quelle naturali né sono immutabili; esse possono cambiare e così diventano luce; credono e credendo vengono illuminate.

Quando ciò accadrà riguardo a loro, sentiranno dire: Un tempo eravate tenebre, ora invece siete luce perché uniti al Signore. ( Ef 5,8 )

Quando infatti erano tenebre, non erano uniti al Signore; d'altra parte quando sei luce non lo sei per merito tuo, ma per grazia di Dio.

Che cosa infatti hai, che non hai ricevuto? ( 1 Cor 4,7 )

Ebbene, poiché sono nemici spirituali, bisogna combatterli spiritualmente; quando infatti un nemico è visibile, lo si vince colpendolo, se invece è invisibile si vince solo con l'arma della fede.

Nemico visibile è l'uomo: visibile è anche l'atto di colpirlo; nemico invisibile è il diavolo; invisibile è anche la fede.

Si tratta dunque di una battaglia invisibile contro nemici invisibili.

4.6 - D'onde ci viene la difesa contro i nemici

In qual modo il salmista dice di sentirsi al riparo di fronte a questi nemici?

Avevo già cominciato a dirvelo, ma ho ritenuto necessario trattenermi a darvi qualche spiegazione a proposito di tali nemici.

Ebbene, una volta che conosciamo già i nemici, vediamo come possiamo difenderci.

Innalzando lodi invocherò il Signore e dai miei nemici sarò salvo. ( Sal 18,4 )

Sai che cosa devi fare. Lodando invoca, ma lodando il Signore; poiché, se loderai te stesso, non ti salverai dai tuoi nemici.

Innalzando lodi invoca il Signore e sarai salvo dai tuoi nemici.

Che cosa infatti dice il Signore stesso? Il sacrificio di lode mi glorificherà e ivi è la via nella quale a lui mostrerò la salvezza di Dio. ( Sal 50,23 )

Dov'è la via? Nel sacrificio di lode. Non camminare fuori di questa strada.

Rimani nella via; non allontanarti dalla via; dalla lode del Signore non allontanarti non dico d'un piede, ma nemmeno d'un dito.

Poiché se vorrai allontanarti da questa via e, invece del Signore, lodare te stesso, non sarai salvo da quei nemici, poiché di essi è detto: Ai margini della strada posero scandali per me. ( Sal 140,6 )

Se tu dunque crederai d'avere qualcosa di buono proveniente da te, abbandonerai la strada della lode di Dio.

Perché allora ti meravigli se t'inganna il nemico, dal momento che tu inganni te stesso?

Ascolta l'Apostolo: Se uno crede d'essere qualcosa, mentre invece non è nulla, inganna se stesso. ( Gal 6,3 )

4.7 - La grazia risplende soprattutto in Cristo e nel buon ladrone

Considera dunque il Signore che "confessa": Ti confesso e ringrazio, Padre, Signore del cielo e della terra. ( Mt 11,25 )

Ti confesso, cioè "ti lodo". Lodo te, non accuso me.

Per quanto riguarda il fatto d'aver presa la stessa natura umana, è tutto grazia, una grazia unica e completa.

Che cosa meritava quell'uomo ch'è Cristo, se togli la grazia, una grazia così grande per cui occorreva che uno solo fosse Cristo e fosse proprio quello che noi conosciamo?

Se togli via la grazia, di cui parliamo, che cosa sarebbe Cristo, se non un uomo, se non quel che sei tu?

Prese un'anima, prese un corpo, prese l'intero uomo; lo unì a se stesso e così il Signore forma una sola persona con il servo.

Quanto è grande questa grazia! Cristo è in cielo e in terra; Cristo è nello stesso tempo in cielo e in terra; non vi sono però due Cristi, ma il medesimo Cristo è in cielo e in terra.

Cristo era nel Padre e nel grembo della Vergine; era sulla croce e negli inferi per portare soccorso a molti; ma lo stesso giorno Cristo era in paradiso con il buon ladrone che aveva confessato il suo peccato.

E che cosa aveva meritato il ladrone, per essere lì, se non perché si tenne sulla via ove Dio aveva mostrato la salvezza portata da lui?

Il tuo piede non esca da tale via.

Poiché per il fatto d'essersi accusato aveva dato lode a Dio e resa felice la propria vita.

Ebbe in verità fiducia di riceverla dal Signore e gli disse: Signore, ricordati di me quando sarai arrivato nel tuo regno. ( Lc 23,42 )

Considerava infatti i propri delitti e riteneva una grande grazia se fosse stato perdonato almeno alla fine della vita.

Il Signore però, mentre quegli gli diceva: Ricordati di me; ma quando? quando sarai arrivato nel tuo regno, subito gli rispose: Io ti assicuro che oggi sarai con me in paradiso. ( Lc 23,43 )

La misericordia concesse ciò che la miseria aveva differito.

5.8 - La fede è negata ai superbi

Ascolta dunque il Signore che "confessa": Confesso a te, Padre, Signore del cielo e della terra.

Che cosa "confesso"? Per che cosa ti lodo? Quest'azione di "confessare" ha - come ho detto - il significato di lode.

Perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai fatte conoscere ai piccoli. ( Mt 11,25 )

Che vuol dire ciò, fratelli? Dovete intenderlo nel senso contrario: Hai nascosto queste cose - dice - ai sapienti e agli intelligenti; ma non dice: "Le hai fatte conoscere agli stolti e agli stupidi", ma dice: Le hai nascoste, bensì, ai sapienti e agli intelligenti e le hai fatte conoscere ai piccoli.

Ai superbi e agli intelligenti degni d'essere derisi, agli arroganti falsamente grandi, ma in verità gonfi di sé, oppose non gli stolti né gli stupidi, ma i piccoli.

Chi sono i "piccoli"? Gli umili. Ebbene: Hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti.

Egli stesso spiegò che sotto il nome di "sapienti e intelligenti" s'intendono i superbi, quando dice: E le hai fatte conoscere ai piccoli.

Dunque: "Le hai nascoste a coloro che non sono piccoli".

Che significa "ai non piccoli"? Significa: "ai non umili".

E che significa "ai non umili" se non "ai superbi"? O via del Signore!

O non c'era o era nascosta perché fosse fatta conoscere a noi!

Perché il Signore esultò? Perché essa è stata rivelata ai piccoli.

Dobbiamo essere piccoli, poiché se vorremo essere grandi, ritenendoci sapienti e intelligenti, non ci sarà rivelata.

Chi sono i grandi? I sapienti e gli intelligenti.

Affermando d'esser sapienti, sono diventati stolti. ( Rm 1,22 )

Hai un rimedio nel contrario. Se, affermando d'essere sapiente, diventi stolto, chiamati stolto e sarai sapiente.

Ma dillo sul serio, dillo nel tuo intimo, poiché è come tu dirai.

Se lo dici, non dirlo davanti alla gente e non tacerlo davanti a Dio.

Per quanto riguarda te stesso e le tue facoltà, sei del tutto pieno di tenebre.

Che cos'altro infatti è essere stolto, se non essere tenebroso nel cuore?

Così in effetti di essi la Scrittura afferma: Dicendo d'essere sapienti sono divenuti stolti.

E prima di fare quest'affermazione, che cosa dice d'altro? E il loro cuore stolto si ottenebrò. ( Rm 1,21 )

Tu devi dire che non sei luce a te stesso. Al massimo sei un occhio, non sei luce.

A che giova un occhio aperto e sano, se manca la luce?

Di' dunque che la luce non proviene da te e grida ciò che dice la Scrittura: Tu, o Signore, darai luce alla mia lampada; con la tua luce, Signore, illuminerai le mie tenebre. ( Sal 18,29 )

Io non sono altro che tenebre, tu invece sei la luce che fuga le tenebre e che m'illumina; luce per me che non si sprigiona da me, bensì luce ch'è parte di quella che proviene da te.

5.9 - Giovanni era lampada non luce

Così anche Giovanni, amico dello sposo, era ritenuto il Cristo, era creduto la luce.

Non era lui la luce ma uno che doveva essere testimone della luce. ( Gv 1,8 )

Chi era la luce? La luce vera. Che vuol dire "vera"? Quella che illumina ogni uomo.

Se vera è la luce che illumina ogni uomo, illuminava quindi anche Giovanni che giustamente diceva, giustamente riconosceva: Della sua ricchezza noi tutti abbiamo ricevuto. ( Gv 1,16 )

Vedi se disse una cosa diversa da questa: Tu darai luce alla mia lampada, Signore. ( Sal 18,29 )

Così dunque, già illuminato, rendeva testimonianza.

Per illuminare i ciechi la lampada rendeva testimonianza alla Luce del giorno.

Vedi ch'è una lampada. Voi - è detto - avete mandato ad interrogare Giovanni e avete gioito della sua luce per un po' di tempo: egli era la lampada accesa per farvi luce. ( Gv 5,33-35 )

Egli era la lampada, cioè uno strumento illuminato, acceso per illuminare.

Ciò che può venire acceso può anche essere spento.

Ma perché non venga spento non si lasci trasportare dal vento della superbia.

Dunque: Ti lodo, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti; ( Mt 11,25 ) cioè a coloro che si credevano luce e invece erano tenebre; e per il fatto d'essere tenebre e di credersi luce non poterono nemmeno essere illuminati.

Quelli invece ch'erano tenebre e riconoscevano d'essere tenebre, erano piccoli, non grandi, erano umili, non superbi.

A, ragione dunque dicevano: Tu, o Signore, darai luce alla mia lampada.

Riconoscevano se stessi, lodavano il Signore e non si allontanavano dalla via della salvezza.

Lodando il Signore lo invocavano ed erano salvi dai loro nemici. ( Sal 18,4 )

5.10 - Preghiera finale

Rivolti al Signore Dio Padre onnipotente, a Lui con cuore puro rendiamo vivissime e moltissime grazie per quanto ce lo permette la nostra pochezza.

Preghiamo con tutto l'animo la sua straordinaria bontà perché si degni di esaudire, secondo il suo beneplacito, le nostre preghiere; con la sua potenza scacci il nemico dalle nostre azioni e dai nostri pensieri, arricchisca la nostra fede, governi la mente, ci conceda pensieri spirituali e ci conduca alla sua felicità.

Nel nome di Gesù Cristo, suo Figlio. Amen.

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