La bellezza della croce pasquale

All'inizio di questo nostro cammino formativo facciamo risuonare in noi, per qualche istante, il titolo di questo approfondimento « la bellezza della croce pasquale » e lasciamoci subito trafiggere il cuore dall'Amore

- Disponiamoci poi a questo approfondimento pedagogico-pastorale accogliendo una saggia esortazione di S. Ignazio al numero 76 degli Esercizi spirituali « là dove troverò quello che desidero mi fermerò senza ansia di andare oltre ».

- Accogliamo poi qualche stimolo meditativo facendo tre precisi passi:

1. la bellezza della croce in sé stessa

2. la bellezza della croce nei Santi

3. la bellezza della croce nella nostra vita

1. LA BELLEZZA DELLA CROCE IN SE STESSA

- C'è croce e croce

C'è la croce della finitezza umana, della salute debole, delle coordinate spazio-temporale entro cui l'uomo è crocifisso, c'è la croce della mortalità, della precarietà della vita, del lavoro, delle relazioni.

C'è la croce cristica che lungi dall'essere un caso, un destino, un mito, una perdizione, rappresenta un Evento di Salvezza collocato nella vita, nel tempo, nella storia dell'essere finito e quindi anche nella dimensione dello spirito e del cosmo

" Tutti là siamo nati": sotto la croce ci scopriamo come affamati di comunione e come prigionieri nella comunione del peccato, del disordine.

Sotto la croce ci scopriamo come figli della stessa libertà del Cristo e come amici nella stessa comunione dello Spirito

Sotto la croce scopriamo il ruolo essenziale della croce nel processo della realizzazione della persona: come il Cristo sulla croce giunse a consumare il suo essere di Messia Redentore cosi nella via della croce il cristiano giunge alla sua maturità e alla comprensione della sua vera identità di persona configurata in Cristo perché Lui è la « forma - l'essenza » dell'uomo vero e nuovo.

Sotto la croce ci apriamo alla accoglienza dei poteri meravigliosi che ci giungono dal soffio Vitale del Croce-fisso che ci dona Sapienza e Potenza

- La croce o CROCE-FISSO

Creiamo dentro di noi un ambiente favorevole al contemplazione del crocefisso: lo abbiamo certamente nelle nostre case ma visualizziamolo nel nostro cuore.

Ci lasciamo guardare e lo guardiamo in un adorante silenzio colmo di gratitudine

Entriamo poi con affetto e rispetto nel testo evangelico di Luca 23,47-49:

"Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo « veramente quest'uomo era giusto »

Anche tutta la gente che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto.

Tutti i suoi conoscenti e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo"

C'è movimento in questo piccolo testo, risveglia emozioni e riflessioni; c'è un pluralismo di persone che diventano pensose: il centurione, la gente venuta a vedere, dei conoscenti, le donne discepole.

C'è silenzio, attenzione, compunzione.

C'è sconvolgimento.

C'è anche un osservatore nascosto e certamente commosso: il Padre che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio per la Salvezza di tutti gli uomini e donne di tutti i tempi, luoghi, culture, tradizioni spirituali.

Questo Kairos di Salvezza era da tanto tempo preparato, annunciato, atteso ( cfr Carmi del Servo Sofferente Is 43,1-4; Is 49,1-6; Is 50,4-9; Is 52,1; Sal 22

Oggi si è attuato: nel qui ed ora del tempo e dello spazio la storia della Salvezza che culmina nella Incarnazione di Gesù trova compimento nel mistero della Pasqua o Croce Gloriosa.

Nel Figlio è reso visibile il Padre misericordioso ( 2 Cor 1,3 ) che sempre fedele alla sua paternità è capace di chinarsi su ogni figlio prodigo e su ogni miseria umana ( Mt 18,14; Gv 3,6 )

C'è spazio solo per il canto « canterò in eterno l'amore del Signore » ( Sal 89,2 ) perché la Croce Cristica è una potenza rivoluzionaria e liberatrice che rende il cristiano un con-crocefisso al Cristo sacramentalmente partecipe della morte e risurrezione di Gesù per la salvezza di tutti e di tutto ( Rm 8 )

2. LA BELLEZZA DELLA CROCE NEI SANTI

Crediamo fortemente che i Santi sono i veri testimoni di Gesù, configurati dalla potenza dello Spirito e dalla grazia alla Sua croce salvifica.

I santi sono certamente una saporosa pagina di Sacra Scrittura che va conosciuta e gustata

Una piccola antologia di testi" pasquali"può esserci di aiuto per illuminare la nostra mente, scaldare il nostro cuore, irrobustire la nostra volontà si da desiderare e implorare anche noi la grazia della cristificazione.

Possiamo fare di questi testi una lettura sapienziale - contemplativa raccogliendo e salvando nel computer del nostro cuore le risonanze, le vibrazioni, gli appelli all'impegno e alla testimonianza

Ci può aiutare a vivere bene questa esperienza di assimilazione di questi testi un brano di S Girolamo

Adempio il mio dovere obbedendo al comando di Cristo

"Scrutate le Scritture" ( Gv 5,39 ), e: "Cercate e troverete" ( Mt 7,7 ), per non sentirmi dire come ai Giudei: "Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture, né la potenza di Dio" ( Mt 22,29 ).

Se, infatti, al dire dell'apostolo Paolo, Cristo é potenza di Dio e sapienza di Dio, colui che non conosce le Scritture, non conosce la potenza di Dio, né la sua sapienza. Ignorare le Scritture significa ignorare Cristo.

Perciò voglio imitare il padre di famiglia, che dal suo tesoro sa trarre cose nuove e vecchie, e così anche la Sposa, che nel, Cantico dei Cantici dice: O mio diletto, ho serbato per te il nuovo e il vecchio ( cfr. Ct 7,14 volg. ).

Intendo perciò esporre il profeta Isaia in modo da presentarlo non solo come profeta, ma anche come evangelista e apostolo.

Egli infatti ha detto anche di sé quello che dice degli altri evangelisti: "Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi, che annunzia la pace" ( Is 52,7 ).

E Dio rivolge a lui, come a un apostolo, la domanda: Chi manderò, e chi andrà da questo popolo? Ed egli risponde: Eccomi, manda me ( cfr. Is 6,8 )"

* Vidi come, anche sulla croce, egli faceva tutto senza turbamento, parlando di sua Madre al discepolo, compiendo le profezie, dando speranza al ladrone.

Eppure, prima di essere crocifisso, egli si mostra coperto di sudore, preso da terrore ed angoscia.

Che significa? É chiaro: là, noi vediamo la debolezza della natura qui lo pienezza della potenza.

Poiché tutto era in suo potere, la fine sopravvenne quando egli lo volle ed egli lo volle quando tutto fu compiuto

Non quando fu spirato egli inchinò il capo come accade a noi ma, quando inclinò il capo, allora spirò.

In questo modo l'evangelista mostra che era padrone di tutti

( Giovanni Crisostomo, commento al Vangelo di Giovanni )

* Egli noni mori contro lo sua volontà né fu la violenza a sacrificarlo, ma si offri di propria volontà.

Ascolta quello che dice: "lo ho il potere di dare la mia vita e il potere di riprender/a" ( Gv 10,18 ).

Egli dunque andò incontro alla sua passione di propria volontà, lieto di un'opera così sublime, pieno di gioia dentro di sé per il frutto che avrebbe dato, cioè la salvezza degli uomini.

Non arrossiva della croce, perché procurava la redenzione del mondo.

Né era un uomo da nulla colui che soffriva, bensì Dio fatto uomo e, come uomo tutto proteso a conseguire la vittoria dell'obbedienza.

( San Cirillo di Gerusalemme )

* Il ferro trapassò l'anima tua e raggiunse il tuo cuore, affinché tu sappia compatire le mie infermità.

Dalle ferite del corpo è scoperto il segreto del tuo cuore; è scoperto quel grande mistero di pietà, sono scoperte quelle viscere di misericordia per cui tu sei venuto a noi dall'alto dei cieli.

Dove, più chiaramente che nelle tue piaghe, poteva apparire che Tu, o Signore, sei dolce e mite e pieno di misericordia?

Infatti, nessuno ha misericordia più grande di colui che dà la sua vita per i condannati e i votati a morte.

Quindi, tutto il mio merito è la tua misericordia, o Signore, ed io non sarò sprovveduto finché tu sarai misericordioso.

( San Bemardo )

* Ma perché anche nella croce aveva bellezza?

Perché la follia di Dio è più sapiente degli uomini; e la debolezza di Dio è più forte degli uomini.

A noi, dunque, che crediamo, lo Sposo si presenti sempre bello.

Bello è Dio, Verbo presso Dio; bello nel seno della Vergine, dove non perdette la divinità e assunse l'umanità; bello il Verbo nato fanciullo, perché mentre era fanciullo, mentre succhiava il latte, mentre era portato in braccio, i cieli hanno parlato, gli angeli hanno cantato lodi, la stella ha diretto il cammino dei magi, è stato adorato nel presepio cibo per i mansueti.

É bello dunque in cielo, bello in terra; bello nel seno, bello nelle braccia dei genitori: bello nei miracoli, bello nei supplizi; bello nell'invitare alla vita, bello nel non curarsi della morte, bello nell'abbandonare la vita e bello nel riprenderla; bello nella croce, bello nel sepolcro, bello nel cielo.

( Sant'Agostino )

* Colui che vuole onorare veramente la passione del Signore deve guardare con gli occhi del cuore Gesù Crocifisso, in modo da riconoscere nella sua carne la propria carne.

Tremi la creatura di fronte al supplizio del suo Redentore.

Si spezzino le pietre dei cuori infedeli, ed escano fuori travolgendo ogni ostacolo coloro che giacevano nella tomba.

Appaiano anche ora nella città santa, cioè nella Chiesa di Dio, i segni della futura risurrezione e, ciò che un giorno deve verificarsi nei corpi, si compia ora nei cuori.

A nessuno, anche se debole e inerme, è negata la vittoria della croce, e non v' è uomo al quale non rechi soccorso la mediazione di Cristo. Se giovò a molti che infierivano contro di lui, quanto maggiore beneficio apporterà a coloro che a lui si rivolgono!
L'ignoranza dell'incredulità è stata cancellata. È stata ridotta la difficoltà del cammino.

Il sacro sangue di Cristo ha spento il fuoco di quella spada, che sbarrava l'accesso al regno della vita.

Le tenebre dell'antica notte hanno ceduto il posto alla vera luce.

Il popolo cristiano è invitato alle ricchezze del paradiso.

Per tutti i battezzati si apre il passaggio per il ritorno alla patria perduta, a meno che qualcuno non voglia precludersi da se stesso quella via, che pure si aprì alla fede del ladrone.

Procuriamo che le attività della vita presente non creino in noi o troppa ansietà o troppa presunzione sino al punto da annullare l'impegno di conformarci al nostro Redentore, nell'imitazione dei suoi esempi.

Nulla infatti egli fece o soffrì se non per la nostra salvezza, perché la virtù, che era nel Capo, fosse posseduta anche dal Corpo.

« Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi » ( Gv 1,14 ), nessuno lasciando privo della misericordia, ad eccezione di chi rifiuta di credere.

E come potrà rimanere fuori della comunione con Cristo chi accoglie colui che ha preso la sua stessa natura e viene rigenerato dal medesimo Spirito, per opera del quale Cristo è nato?

Chi non lo riterrebbe della nostra condizione umana sapendo che nella sua vita c'era posto per l'uso del cibo, per il riposo, il sonno, le ansie, la tristezza, la compassione e le lacrime?

Proprio perché questa nostra natura doveva essere risanata dalle antiche ferite e purificata dalla feccia del peccato, l'Unigenito Figlio di Dio si fece anche Figlio dell'uomo e riunì in sé autentica natura umana e pienezza di divinità.

È cosa nostra ciò che giacque esanime nel sepolcro, che è risorto il terzo giorno, che è salito al di sopra di tutte le altezze alla destra della maestà del Padre.

Ne segue che se camminiamo sulla via dei suoi comandamenti e non ci vergogniamo di confessare quello che nell 'umiltà della carne egli ha operato per la nostra salvezza, anche noi saremo partecipi della sua gloria.

Si adempirà allora sicuramente ciò che egli ha annunziato: « Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio, che è nei cieli » ( Mt 10,32 ).

( Dai « Discorsi » di san Leone Magno, papa )

* "lo la conosco la fonte scivola corre:  ma è di notte.

Nella notte oscura di questa vita io la conosco la fonte, con la fede: ma è di notte.

lo so che non può esservi cosa più bella che cielo e terra vengano a bervi: ma è di notte.

lo so che è un abisso senza fondo  e che nessuno può passarla a guado: ma è di notte.

La sua luce non si scurisce mai e so che da lei nasce ogni luce: ma è di notte.

Questa fonte eterna è nascosta in questo pane vivente per darci la vita: ma è di notte.

Di là essa chiama ogni creatura che viene a bere della sua acqua nell' ombra: ma è di notte.

Questa fonte vive nel mio desiderio in questo pane di vita io la vedo: ma è di notte".

( San Giovanni della Croce )

* Biografia di Edith Stein ( Santa Teresa Benedetta della Croce Edith Stein nasce a Breslavia il 12 ottobre 1891 da una famiglia ebraica molto religiosa.

Negli anni dell'adolescenza e della prima giovinezza non riesce più a credere in Dio e sostituisce alla fede dell'infanzia la ricerca appassionata della verità.

Frequenta le università di Breslavia e Gottinga e nel 1916 si laurea in filosofia a Friburgo dove diventa assistente di Edmund Russerl.

La morte in guerra, nel 1917, di un amico filosofo imprime una svolta decisiva al suo cammino; convinta, dalla lettura dell' Autobiografia di Teresa d'Avila, della verità del cristianesimo, nel 1922 chiede il battesimo e comincia a coltivare il desiderio di consacrarsi totalmente a Dio.

Entra nel Carmelo di Colonia nel 1933 e prende il nome di Teresa Benedetta della Croce.

Passata al Carmelo di Echt in Olanda nel 1938 per l'aggravarsi della persecuzione nazista, viene deportata in quanto ebrea ad Auschwitz nell'estate del 1942 e muore il 9 agosto nelle camere a gas.

Beatificata nel 1987, canonizzata nel 1998, è stata proclamata patrona d'Europa da Giovanni Paolo II in occasione del Sino do europeo dei Vescovi nell'ottobre 1999.

*La Stein era consapevole di essere chiamata a partecipare alla croce di Cristo e viveva tale chiamata con semplicità di cuore, con serenità e con gioia.

Scrive nel 1932 a una sua allieva: « Esiste una chiamata a patire con Cristo e per questo a collaborare con lui all'opera di redenzione.

Se siamo uniti al Signore, siamo membra del suo corpo mistico; Cristo continua a vivere nei suoi membri e soffre in loro; e la sofferenza, portata in unione a lui, è sua sofferenza, innestata nella grande opera della redenzione, e perciò feconda »

( EDITH STEIN, La scelta di Dio. Lettere ( 1917-1942 ), Roma 1973, pp. 68-69 ).

In una relazione per la Priora del Carmelo scrive tra l'altro: « Era la vigilia del primo venerdì di aprile e in quell'Anno Santo 1933 la Passione di Nostro Signore veniva commemorata con la massima solennità …

Ci trovammo alle otto di sera per l'Ora santa.

Mi rivolsi al Redentore e gli dissi che sapevo bene come fosse la sua Croce che veniva posta in quel momento sulle spalle del popolo ebraico: la maggior parte di esso non lo comprendeva, ma quelli che avevano la grazia d'intenderlo avrebbero dovuto accettarla con pienezza di volontà a nome di tutti.

Mi sentivo pronta e domandavo soltanto al Signore che mi facesse vedere come dovevo farlo.

Terminata l'Ora santa ebbi la certezza di essere stata esaudita sebbene non sapessi ancora in che cosa consisteva quella Croce che mi veniva imposta »

( Teresia Renata de Spiritu Sancto, op. cit., p. 169 ).

In una lettera del 1938 ritorna sul mistero della croce: « Oggi so che cosa vuol dire essere sposa del Signore nel segno della croce, anche se per intero non lo si capirà mai, perché è un mistero »

( E.S., La scelta di Dio, op. cit., p. 132 ).

E nel 1941: « Si giunge a possedere una scientia crucis solo quando si sperimenta fino in fondo la croce.

Di questo ero convinta fin dal primo istante e ho detto di cuore: Ave, crux, spes unica ! ».

Suor Teresa Benedetta era certa che dalla croce sarebbe sgorgata la fecondità della sua vita.


Ancora Novizia, parlando con la Madre Maestra, si era espressa così: « Non è l'attività umana che ci può salvare, ma soltanto la Passione di Cristo.

Partecipare ad essa, ecco la mia passione »

( EDITH STEIN, La mistica della croce. Scritti spirituali sul senso della vita, Roma 1985, p. 94 ).

Il 9 giugno, a modo di testamento, scrive: « Fin da ora accetto con gioia la morte che Dio mi ha riservato, sottomettendomi pienamente alla sua sacra volontà.

Prego il Signore che voglia accettare la mia vita e la mia morte a suo onore e lode, secondo le intenzioni della Chiesa, e affinché il Signore sia accolto dal suo popolo e il suo regno venga con gloria … e infine per tutti coloro che Dio mi ha affidato, perché nessuno di loro si pèrda »

( Id., p. 94 ).

* PREGHIERA ALLA CROCE di S.Andrea Fournet fondatore del Figlie della croce

"O Croce: volontà del Padre, gloria del Figlio, gioia dello Spirito Santo, benedizione del cielo e della terra.

O Croce: Oceano di misericordia, fonte di ogni benedizione, origine della grazia, sorgente di luce e di vita, dissipa le nostre tenebre, vinci le nostre resistenze, riempici del tuo Spirito, apri a noi le tue braccia, affinché possiamo in te vivere e morire.

O Croce: Croce preziosa che hai portato il Re dei Re, io ti adoro, ti abbraccio

3. LA BELLEZZA DELLA CROCE NELLA NOSTRA VITA

Siamo alla III parte del nostro approfondimento della " Bellezza della croce Pasquale"

Vogliamo ora entrare nella concretezza della nostra vita osservando come viviamo la preghiera del Segno della croce.

Questo segno dal nostro Battesimo ci ha avvolto con l'abbraccio di Dio_Trinità, ha immesso e immette nella totalità del nostro essere il dinamismo della vita Dio e ci coinvolge nella missione salvifica del Cristo Signore per il bene di tutti e di tutto.

Di che cosa ci parla il segno della croce?

- Ci parla di perenne alleanza fra cielo e terra.

- Ci parla della misericordia di Dio che in Cristo crocifisso e risorto ci ha rivelato la misura del suo amore.

- Ci parla dell'albero della vita piantato non più nel giardino dell'Eden, ma nel cuore del mondo per dare vita e speranza a tutte le situazioni di morte, di disperazione, di dolore.

- Ci parla di deserto che è ora giardino custodito dal suo vivente giardiniere.

« Oh, croce fedele, unico e nobile albero fra tutti.

Nessuna foresta produce un tale albero con tali fiori, tali fronde, tale semenza!

Oh, dolce legno che sostiene con dolci chiodi un così dolce peso! ».

- Ci parla di salvezza, di appartenenza a Cristo Salvatore;

- Ci parla di affidamento a Dio, di abbandono a Dio: « Nelle tue mani consegno la mia vita ».

- Ci parla della vita cristiana che dalla nascita alla tomba è benedetta dalla croce gloriosa del Risorto.

Segnandoci con il segno della croce cosa facciamo?

- Professiamo la nostra fede e la nostra appartenenza a Dio Trinità.

Segniamo con la croce la fronte e diciamo che siamo del Padre ( il Pensiero ), segniamo con la croce la bocca e diciamo di appartenere al Figlio ( la Parola ), segniamo con la croce il petto e diciamo che siamo dimora dello Spirito Santo ( l'Amore ) che guida il nostro agire, tocchiamo le nostre spalle e diciamo l'espansione del Regno per la potenza dello Spirito.

- Accogliamo nelle dimensioni del corpo ( altezza, profondità, estensione ) la croce redentiva, ed esorcizziamo le nostre piccole croci attribuendo loro un'efficacia redentiva a favore del corpo mistico: « Completo nella mia carne ciò che manca alla passione di Cristo ».

- Valorizziamo tutte le dimensioni del nostro essere ( altezza, profondità, larghezza, estensione ) e lo rendiamo un « microcosmo ».

Alcuni modi di vivere il segno della croce

Alcuni modi di fare il segno della croce.

1. Il segno della croce « trinitario ».

Nella croce immanenza e trascendenza, dimensione divina e dimensione umana si incontrano e fanno sintesi.

La croce è il segno della « discesa divina » ( verticale ) venuta a sanare e consolare la realtà umana della tribolazione e della sofferenza ( linea orizzontale ).

Il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo si autocomunicano per salvare l'umanità.

Dobbiamo entrare in questo abbraccio.

In un antico testo così si legge: « Il cristiano pone la mano destra al di sotto del petto dicendo "e del Figlio", perché il Figlio, procedendo eternamente dal Padre, è disceso nel tempo nel seno della Vergine.

Poi ègli porta la sua mano dalla spalla sinistra alla spalla destra dicendo "e dello Spirito Santo", perché lo Spirito Santo procede per via d'amore ed è come il legame del Padre e del Figlio, procedendo l'uno dall'altro; noi pure speriamo di passare dalla sinistra, cioè dalle tribolazioni di questo mondo, alla destra dell'eterna felicità » ( Sacerdotale di Venezia, 1560 ).

2. Il segno della croce come vitalizzazione « trinitaria ».

Presa l'acqua benedetta ci si segna con molta consapevolezza e con fiducia di essere: fortificati con la potenza del Padre, illuminati con la sapienza del Figlio, santificati con la carità dello Spirito Santo.

Si assapora l'azione vitalizzante che la SS. Trinità opera.

3. Il segno della croce di « unificazione ».

Compiendo il segno della croce possiamo mettere a fuoco le quattro dimensioni della relazione: Dio, me stesso, gli altri, il cosmo;

- mano alla fronte: Dio; colgo il suo primato nella mia vita: polo teologico;

- mano al petto: io; prendo contatto con tutte le mie disposizioni e realtà interiori: polo antropologico;

- mano alla spalla sinistra: gli altri; faccio riferimento agli altri e a come mi rapporto con essi: polo sociale;

- mano alla spalla destra: il mondo; prendo coscienza di come mi situo nella storia e nel mondo: polo cosmico.

4. Segno della croce « cosmico ».

Mi percepisco come un « piccolo cosmo » e abbraccio l'umanità al Nord, Sud, Est, Ovest rispettivamente toccando la fronte, il petto, la spalla sinistra e destra.

5. Segno della croce e i quattro movimenti vitali.

Abbinando il gesto al respiro posso coscientizzare quattro movimenti nel compimento del segno della croce.

- Inspirando: stacco la mano e la porto alla fronte.

Movimento di elevazione a Dio, il Padre.

- Espirando: porto la mano e la porto alla fronte.

Movimento di interiorizzazione del dono del Figlio.

- Inspirando: porto la mano alle due spalle dicendo « e dello Spirito Santo ».

Cristo alita in me il suo Spirito che, con un movimento di apertura, mi avvolge tutto nella sua luce e mi rende solidale con tutti.

Movimento di apertura allo Spirito.

- Espirando: congiungo le mani al petto e, inchinando il capo, dico « Amen ».

È un movimento di abbandono all'azione della Trinità di cui ho invocato i santi nomi.

6. Segno della croce di « guarigione ».

Toccando con la mano destra la fronte, il cuore, le spalle, chiedo la purificazione e la guarigione della mia mente, del mio cuore, delle mie forze fisiche, sperimentando così fin d'ora il passaggio dallo stato terreno a quello celeste.

7. Segno della croce « respirato ».

Inspirando mi riconosco proveniente dall'espiro di Dio e rivivo la mia nascita.

Espirando anticipo la mia morte in cui Dio mi inspirerà, cioè mi attirerà a sé.

8. Segno della croce « gestualizzato ».

Pronunciando « nel nome del Padre » elevo le mie braccia e le apro a coppa sopra il capo per divenire totale accoglienza del volere del Padre.

Pronunciando « e del Figlio » apro le mie braccia a croce e mi dispongo ad accogliere le « croci » come segno di benedizione divina per collaborare alla redenzione del mondo.

Pronunciando « e dello Spirito Santo » congiungo le mani al petto per attingere dallo Spirito Santo tutte le forze necessarie per realizzare la volontà del Padre e del Figlio.

Pronunciando « Amen » metto le mani giunte per esprimere il mio pieno abbandono alla vita della Trinità.

Alcuni modi di vivere il segno della croce

Alcuni modi di vivere il segno della croce

CONCLUSIONE

Confrontarsi con la storia della passione di Gesù è l'occasione e l'appuntamento più prezioso che possa accadere ad una persona nella sua storia.

Vogliamo concludere questo nostro piccolo itinerario di formazione con un esercizio di meditazione profonda finalizzato ad assaporare le sette frasi di Gesù in croce.

Sono sette esperienze di vita che ci configurano lentamente al Crocifisso Risorto, persona nella sua storia.

Invochiamone la grazia della esperienza

In silenzio memorizziamo le frasi, le meditiamo, le trasformiamo poi in preghiera silenziosa

La prima fu una parola di perdono dei Suoi carnefici: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno Il ( Lc 23,34 );

la seconda fu una parola di salvezza rivolta a uno dei ladroni: "Oggi tu sarai con Me in paradiso " ( Lc 23,43 );

la terza fu una parola di affetto con destinatari Sua madre e il discepolo Giovanni: "Ecco tuo figlio … ecco tua madre Il ( Gv 19,26-27 );

la quarta fu una parola d'angoscia rivolta al Dio dei cieli: "Mio Dio, perché Mi hai abbandonato?" ( Mt 27,46 );

la quinta fu una parola di sofferenza, che realizzava un'altra profezia della Scrittura: "Ho sete Il ( Gv 19,28 );

la sesta fu una parola di trionfante vittoria e di adempimento del compito affidatoGli: "E compiuto!"( Gv 19:30 );

la settima fu una parola di completa fiducia nel Padre: "Nelle Tue mani rimetto lo spirito Mio"( Lc 23,46 ).

In sei interminabili ore, solo sette brevi espressioni verbali.

Il Dio incarnato stava soffrendo, indicibilmente, ma disse solo poche parole, a conferma della Sua natura quieta e silenziosa

Ci sono donate Parole sante da attualizzare nella concretezza della nostra vita personale e collettiva

Marisa Bisi