Il catechista uomo di Dio |
Gesù nell'attuare l'opera della redenzione scelse dodici apostoli, li formò pazientemente vivendo con loro, e ad essi affidò la missione di evangelizzare.
Nel pensiero di Gesù, la formazione degli apostoli ha avuto un'importanza capitale.
Lo stesso posto deve avere la formazione dei Catechisti, nel programma pastorale di una comunità.
Gesù formava gli apostoli facendo vita insieme.
Condivideva i loro entusiasmi e sconforti, le gioie e le incertezze;
si appartava con essi per istruirli nei misteri del Regno di Dio; pregavano insieme.
Tutta la vita di Gesù era per gli apostoli un insegnamento che non avrebbero mai più dimenticato.
"Vi ho dato l'esempio perché anche voi facciate come ho fatto Io".
Li preparava gradatamente a ricevere il dono dello Spirito.
Ha rispettato i tempi di maturazione dei suoi discepoli, incoraggiandoli ( "Non temete, piccolo gregge" ) e rampognandoli ( "Fino a quando dovrò sopportarvi?" ):
era l'identico amore che lo portava ad essere ora paziente, ora esigente.
Attraverso l'opera dei sacerdoti e degli animatori, Gesù continua ancora oggi a formare con lo stesso metodo e con lo stesso spirito i suoi Catechisti.
Non si sarà mai fatto abbastanza per essi.
La formazione dei Catechisti è una vita che cresce, e non una somma di cose da imparare.
Anche se esponiamo successivamente i vari aspetti di questa vita, essi vanno tenuti, nella pratica, costantemente uniti.
Fratelli, anch'io non mi sono presentato a voi in veste di eccellente oratore o di sapiente ad annunziarvi la testimonianza di Dio, ma ho voluto soltanto mostrarvi che tutto il mio sapere consisteva in Gesù Cristo crocifisso.
Sono venuto da voi debole, impacciato e tremante, e ciò che con le mie parole dovevo annunciarvi, non l'ho fatto con discorsi persuasivi e sapienti, ma ho soltanto attestato che la forza e lo Spirito di Dio erano all'opera, dovendo la vostra fede fondarsi non sulla sapienza degli uomini, ma sulla potenza divina. ( 1 Cor 2,1-5 )
Evangelizzando, il Catechista non fa grandi discorsi ma trasmette la vita dello Spirito.
E la vita si trasmette solo con la vita.
Chi non vive dello Spirito di Cristo non può comunicare Cristo.
Al Catechista è dunque indispensabile fare l'esperienza di Cristo.
Come Paolo, per il quale "vivere è Cristo, e morire un guadagno".
Come Giovanni, che a contatto con Gesù ha conosciuto e creduto all'amore di Dio per noi.
Come Pietro, che ha potuto dire con verità al Signore: "Tu sai che ti amo".
L'incontro con Gesù è stato lo choc più grande della loro vita:
non soltanto è cambiato tutto, ma sono cambiati loro stessi.
Sono stati catturati da Cristo.
Con questo stato d'animo il Catechista affronta la sua formazione spirituale, interiore.
Toccato da Gesù, più niente lo ferma.
Né la fame, né la spada, né la nudità…
Nulla lo separa dall'amore di Cristo: né la noia, né la paura, né la stanchezza, né gli insuccessi, né lo scoraggiamento. ( Cfr. Rm 8,35 )
Il Catechista non può fare a meno di:
- meditare il Vangelo,
- cercare il dialogo con il Signore,
- spendere le ore e le giornate per gli altri,
- scegliere i più piccoli e più poveri,
- andare in cerca di chi non è evangelizzato,
- raccontare le meraviglie che il Signore ha operato in lui.
A questo punto non vi è più distinzione tra preghiera e azione, fede e vita, studio e catechesi.
Il Catechista sa conciliare i propri impegni familiari e professionali con la missione di evangelizzazione.
Si sente chiamato a essere in ogni momento "sale della terra e luce del mondo".
Il Catechista può essere tentato di diventare un tecnico della catechesi, invece che testimone del proprio incontro con Cristo.
Esteriormente tutto sembra risolto; i quadri sono al completo, la "dottrina" viene trasmessa; ma si realizza l'incontro tra catecumeni e Gesù?
Mi sento più "tecnico della catechesi" o "uomo di Dio"?
A quale punto di conversione, di fede autentica, di esperienza viva di preghiera, di impegno di carità e di servizio sono giunto?
Prima di chiedermi che cosa devo insegnare, che cosa devo imparare, mi chiedo "che cosa devo essere"?
Mi preoccupo solo della formazione "mia", o anche dei Catechisti del mio gruppo?
Ci sentiamo tutti impegnati a dare e a ricevere?
Accadde a Pentecoste …
Al termine del discorso di Pietro, toccati fino al cuore dalle sue parole, domandarono a lui e agli altri apostoli: "Fratelli, che cosa dobbiamo fare?".
Pietro rispose loro: "Convertitevi e fatevi battezzare nel nome di Gesù Cristo". ( … )
Tutti coloro che consentirono al suo invito si fecero battezzare;
e in quel giorno la comunità crebbe di circa tremila persone.
La comunità allora si riuniva spesso, veniva istruita dagli apostoli, raccoglieva e distribuiva ciò che le veniva donato, celebrava la Cena e pregava. ( … )
Lodavano Dio e godevano il rispetto della gente.
Grazie al Signore, la comunità cresceva di giorno con coloro che accettavano di credere. ( At 2,37-47 )
La fede non è solo credere in Cristo, è anche entrare nella comunità di coloro che credono in lui.
Chi entra a far parte della comunità dei credenti partecipa a una ricca esperienza di vita.
Vita di fede: la comunità vive della parola di Dio ascoltata, meditata, pregata, predicata.
Vita di carità e di servizio: la comunità è sensibile ai problemi che pesano sul mondo e si mette concretamente a servizio dei poveri.
I credenti sono un cuor solo e un'anima sola.
Celebrazione della fede e della carità: riunendosi per la Cena del Signore, i credenti annunciano la sua morte, proclamano la sua risurrezione e attendono il suo ritorno.
Promuovere la maturazione spirituale dei credenti significa introdurli sempre più pienamente nella vita della Chiesa.4
Il Catechista non parla di suo, ma a nome della comunità dei credenti.
Non è solo testimone della propria fede, ma della fede dei suoi fratelli.
È quindi necessario che egli sia parte viva della comunità, e che la comunità senta il Catechista come qualcosa che le appartiene.
Infatti, come non è concepibile una comunità cristiana senza una buona catechesi, così non è pensabile una buona catechesi senza la partecipazione dell'intera comunità ( RdC 200 ).
La sensibilità ecclesiale del Catechista si manifesta innanzitutto nel modo con cui partecipa ai problemi e alla vita della comunità:
conosce le persone, specialmente i più dimenticati, ne vive le incertezze, le gioie e i dolori, è animatore di iniziative, promuove gesti di bontà, di servizio, di solidarietà, è strumento di comunione e non di divisione tra i gruppi, è aperto al dialogo con il sacerdote anche con una critica sincera e fraterna.
Tutto ciò si può realizzare se il Catechista non agisce da solo, ma fa gruppo con gli altri Catechisti; non per un'esigenza di carattere tecnico, ma per fedeltà alla missione della Chiesa.
Dovunque due o tre sono riuniti per dare gloria al mio nome, Io mi trovo là in mezzo a loro ( Mt 18,20 ).
Il gruppo Catechisti della parrocchia cerca e promuove incontri e collaborazione con altri gruppi Catechisti: delle parrocchie vicine, di tutta la zona.
Partecipando a giornate, convegni, corsi zonali, i Catechisti avvertono con maggiore concretezza di appartenere alla più vasta comunità diocesana.
La sensibilità ecclesiale del Catechista non può non comunicarsi alle persone cui annuncia il messaggio; egli diventa costruttore della comunità.
Catechista e catecumeno attraverso la fede entrano in comunione con Gesù e in lui si ritrovano con tutti i credenti.
Fanno l'esperienza di credere con tutti coloro che credono, di amare con tutti coloro che amano, di sperare con tutti quelli che attendono il ritorno di Cristo.
La comunità parrocchiale non si chiude in se stessa:
respira la vita della Chiesa universale, coltiva il senso della diocesi, procura di allargare le sue possibilità educative aprendosi a forme di collaborazione interparrocchiale, porta il suo contributo a tutto il popolo di Dio.5
I Catechisti tra loro fanno comunità? Si conoscono? Si amano?
Attuano forme concrete di amore reciproco? Si riconoscono come Catechisti?
Quale tipo di amicizia realizzano?
Partecipano e fanno partecipare i loro catecumeni alla vita della parrocchia?
Collaborano in spirito di servizio con gli altri gruppi?
L'apertura dei Catechisti alla comunità e della comunità ai Catechisti non è un fatto automatico.
Idee vecchie ed errate, qualche pregiudizio e un po' di egoismo rendono difficile questo incontro.
La difficoltà si supera se i Catechisti diventano gruppo.
Se il gruppo vive, agisce, ha delle idee e cerca di realizzarle, se cresce nella sua forza interiore, allora acquista significato agli occhi della comunità.
La catechesi viene valorizzata: non sarà un'attività in più che si fa, ma un principio di crescita delle persone e della comunità.
Quando gli apostoli dovettero pensare alla sostituzione di Giuda che aveva tradito Gesù e si era impiccato, cercarono "uno di quelli che da quando Gesù fu battezzato ad opera di Giovanni fino al giorno in cui ci fu tolto, per tutto il tempo, assistette alle sue vicende". ( At 1,22 )
Noi non possiamo essere, come gli apostoli, testimoni oculari dei fatti della vita di Gesù.
Questi fatti li conosciamo per la testimonianza ininterrotta tramandataci dalla Chiesa.
Ultimo anello di questa catena, il Catechista è un testimone e annunciatore di ciò che la Chiesa da venti secoli crede e insegna.
La scienza del Catechista è la vita di Cristo.
Per poter predicare Gesù Cristo, deve conoscerlo profondamente.
Occorre che accolga il messaggio rivelato ordinandolo attorno a un centro vivo, ben assimilato e operante.
Egli deve compiere questo fondamentale atto di fede, dal quale far scaturire e al quale ricondurre ogni altro atto di fede.7
Infatti, Centro vivo della fede è Gesù Cristo. (…)
Cristiano è chi ha scelto Cristo e lo segue.
In questa decisione fondamentale per Gesù Cristo, è contenuta e compiuta ogni altra esigenza di conoscenza e di azione della fede.
Scegliendo Gesù Cristo come centro vivo, la catechesi non intende proporre semplicemente un nucleo esenziale di verità da credere;
ma intende soprattutto far accogliere la sua persona vivente….8
Il Catechista, meditando le pagine del Vangelo, rivive nella sua esperienza gli incontri di Gesù con Nicodemo, con la Samaritana, con i discepoli, con i bambini, con i peccatori, con Zaccheo, con il ladro morente in croce.
Questi incontri con l'umanità di Cristo lo rendono più uomo.
"Chiunque segue Cristo, l'Uomo perfetto, si fa lui pure più uomo" ( GS 41 ).
Questa catechesi su Cristo è già una prima risposta ai problemi umani, anche per coloro che non hanno il dono della fede.9
Nello stesso tempo lo preparano all'atto di fede in Gesù Figlio di Dio.
La fede nella divinità di Gesù Cristo va particolarmente difesa e corroborata in questo nostro tempo.
La grande attenzione ai problemi umani rende attuale il pericolo che Cristo venga accolto soltanto per la sua testimonianza umana.10
L'annuncio più completo e possente, che contiene ogni altra verità su Gesù Cristo, è quello sempre proclamato dagli apostoli:
"Questo Gesù, Dio lo ha veramente risuscitato, e noi tutti ne siamo testimoni".11
Il Catechista non si limita a parlare di Gesù; annuncia anche gli altri misteri della fede;
il mistero trinitario, la Chiesa, i sacramenti, la legge dell'amore, gli ultimi avvenimenti.
Queste verità tuttavia restano incomprese se non vengono messe in rapporto con la persona e l'opera di Gesù morto e risorto.
Tutta la conoscenza dottrinale che il Catechista deve possedere, appare quindi come "uno sviluppo della fondamentale esperienza di fede del cristiano, che ha per oggetto Gesù Cristo".12( Per questi sviluppi, v. RdC CC IV e V ).
Il Catechista può acquisire la conoscenza del mistero cristiano partecipando a corsi appositamente organizzati, secondo le esigenze di ciascuna comunità.
Inoltre, impari personalmente ad attingere alle fonti:
la Bibbia, vera parola di Dio, fonte eminente del mistero di Cristo;13
la fede degli antichi, cioè la Tradizione (gli scritti dei Padri e dei teologi, i fatti della vita dei santi;14di questa Tradizione, momenti forti sono le affermazioni del magistero:
le parole dei concili economici, del Papa, dei vescovi);
la liturgia: la fede che diventa preghiera e sacramento;15
l'uomo e le cose: ogni aspetto di verità, di bellezza, di bontà che si trova in tutte le realtà terrene e in particolare nell'uomo e nella storia:
tutto questo è segno e via per annunciare Cristo;16
i Catechismi nazionali, che aiutano il Catechista perché adattano l'immutabile verità cristiana alle esigenze delle età e delle situazioni.
Ci rendiamo conto che noi cristiani non abbaiamo altro da annunciare al mondo che Gesù Cristo? Che lui può riempire tutto il nostro cuore, le nostre azioni, la nostra vita?
Che al di fuori di lui non c'è salvezza?
Ci impegniamo ad approfondire la conoscenza del mistero di Cristo per presentalo convenientemente nelle sue linee essenziali, nella sua integrità e secondo una giusta gerarchia delle verità?
Nella catechesi, ci limitiamo a far imparare delle "cose su Gesù" o ci preoccupiamo di favorire un incontro di fede con la sua persona viva?
Comunichiamo agli altri la nostra esperienza di Cristo?
Nel presentare le verità del cristianesimo, le colleghiamo costantemente al mistero di Cristo?
La Chiesa e i sacramenti come presenza perenne di Gesù Cristo nel mondo;
La legge morale come nuovo modo di vivere sotto l'azione dello Spirito di Cristo;
La speranza e l'attesa dell'incontro definitivo con Lui (il mondo e le cose camminano verso Gesù).
Nella nostra preparazione, quale posto ha lo studio della Bibbia e del magistero della Chiesa?
L'attenzione ai fatti della vita della Chiesa e del mondo di oggi?
4 | RdC 42-48 |
5 | RdC 149 |
7 | Cfr. RdC 56 |
8 | RdC 58 |
9 | RdC 61 |
10 | RdC 64 |
11 | RdC 67 |
12 | RdC 80 |
13 | Cfr. RdC 105-108 |
14 | Cfr. RdC 109-112 |
15 | Cfr. RdC 113 |
16 | Cfr. RdC 118ss |