Miranda prorsus |
L'oggetto Prima di intrattenervi separatamente sulle questioni relative a questi tre mezzi di comunicazione, e cioè al cinema, alla radio e alla televisione ( sappiamo infatti che ciascuno di essi costituisce un fatto culturale con propri problemi artistici, tecnici ed economici ), crediamo opportuno di esporre i principi che devono regolare la comunicazione, fatta su vasta scala, di beni destinati alla comunità e ai singoli individui.
Dio, essendo Sommo Bene, elargisce all'uomo, oggetto di sua particolare sollecitudine e amore, incessantemente i suoi doni, dei quali alcuni sono per le anime, altri in uso per questa vita terrena; e, manifestamente, questi ultimi sono subordinati ai primi esattamente come il corpo deve essere subordinato all'anima, alla quale, prima di comunicarsi nella visione beatifica, Dio si comunica mediante la fede e la carità, che "si è riversata nei nostri cuori per lo Spirito Santo che ci fu dato" ( Rm 5,5 ).
Inoltre, desideroso di ritrovare nell'uomo il riflesso della sua propria perfezione ( Mt 5,48 ), Dio ha voluto farlo partecipe di questa divina liberalità e lo ha associato alla propria opera, facendolo messaggero, largitore e dispensatore di questi beni ai suoi fratelli e a tutta l'umanità.
L'uomo, infatti, per esigenza della sua stessa natura, fin dal mattino della sua esistenza prese a comunicare agli altri i suoi beni spirituali per mezzo di segni, che mutuati dalle cose sensibili, egli si è ingegnato di sempre più perfezionare.
Tutti questi mezzi di comunicazione, dagli ideogrammi e dai segni grafici dell'età più remota fino ai ritrovati tecnici moderni, devono essere indirizzati all'eccelso fine di rendere l'uomo, anche in questo campo, quasi dispensatore di Dio.
Perciò, affinché l'attuazione di questo provvidenziale piano divino riesca più sicura ed efficace nell'umanità, in virtù della nostra autorità apostolica, con apposito Breve8 dichiarammo San Gabriele Arcangelo, "che ha portato al genere umano … il tanto desiderato annunzio di Redenzione", patrono celeste presso Dio di quei mezzi che consentono agli uomini di inviare in un istante, per mezzo dell'elettricità, messaggi scritti ad assenti, parlare fra loro da luoghi molto distanti, trasmettersi notizie attraverso le onde dell'etere e vedere presenti sullo schermo cose ed avvenimenti lontani.9
Con la designazione di questo celeste patrono intendevamo richiamare l'attenzione sulla nobiltà della loro vocazione a quanti hanno nelle mani i benefici strumenti che permettono di diffondere nel mondo gli inestimabili tesori di Dio, come semi buoni, destinati a portare i frutti della verità e del bene.
Considerando le finalità così alte di questi nobili mezzi tecnici sorge la domanda: come mai essi diventano anche fonti e veicoli di malvagità?
"Come, dunque, c'è la zizzania?" ( Mt 13,27 ).
Il male morale non può certo provenire da Dio, perfezione assoluta, né dai ritrovati tecnici, che sono suoi doni preziosi, ma solo dall'abuso che può farne l'uomo, dotato di libertà, il quale, perpetrandolo e diffondendolo, si mette dalla parte del principe delle tenebre e nemico di Dio: "Il nemico ha fatto questo" ( Mt 13,28 ).
Perciò, la vera libertà dell'uomo esige che usiamo e comunichiamo tutte quelle ricchezze che contribuiscono a perfezionare i valori della nostra natura.
E la Chiesa, essendo depositaria della dottrina della salvezza e di tutti i mezzi di santificazione, ha per sé l'inalienabile diritto a comunicare le ricchezze affidatele per disposizione divina.
A tale diritto deve corrispondere il dovere da parte dei poteri pubblici di renderle possibile l'accesso anche a questi mezzi di comunicazione sociale, mediante i quali propaghi la verità e la virtù.
I fedeli, poi, che ne siano figli devoti, conoscendo quale inestimabile dono sia la redenzione, nella misura delle loro possibilità devono adoperarsi affinché essa possa valersi di queste invenzioni tecniche, in quanto servano per santificare le anime.
Affermando i diritti della Chiesa non vogliamo certo negare alla società civile il diritto di diffondere, per mezzo dei medesimi mezzi, notizie e informazioni veramente necessarie o utili al bene comune della società.
Anzi anche ai singoli, dipendentemente dalle circostanze e salve sempre le esigenze del bene comune, sia data la possibilità di contribuire all'arricchimento spirituale proprio e degli altri mediante questi mezzi.
Ma è contrario alla dottrina cristiana e alle superiori finalità dei mezzi audiovisivi di comunicazione sociale l'atteggiamento di coloro che cercano di riservarne l'uso esclusivamente a scopi di propaganda politica e di pubblicità economica, riducendo mezzi tanto nobili ad affare e commercio.
Parimenti non può essere accettata la teoria di coloro che, nonostante le evidenti rovine morali e materiali causate da simili dottrine nel passato, sostengono la più assoluta libertà di espressione e di diffusione: non sarebbe, questa, la giusta libertà, da noi sopra indicata, ma una sfrenata licenza di comunicare ad altri, senza alcun controllo, tutto ciò che si vuole, anche se immorale e gravemente pericoloso per le anime.
Ma la Chiesa, che protegge ed appoggia quanto influisce a sviluppare i veri valori spirituali - tanto le scienze quanto le arti l'hanno sempre avuta come Patrona e Madre -, non può permettere che si attenti ai valori che ordinano l'uomo verso Dio, suo ultimo fine.
Nessuno si deve, quindi, meravigliare se anche in una materia così delicata essa si muova con vigilante prudenza, in conformità alla raccomandazione dell'apostolo: "Tutto esaminate, ritenete il bene, da ogni specie di male astenetevi" ( 1 Ts 5,21-22 ).
Sono, pertanto, certamente da condannarsi quanti affermano che devono essere favorite ed esaltate certe forme di diffusione, purché abbiano pregi artistici e tecnici, anche se offendono gravemente l'ordine morale.
"E vero che all'arte - come abbiamo ricordato in occasione del V centenario della morte dell'Angelico - per esser tale, non è richiesta una esplicita missione etica o religiosa".
Ma "se il linguaggio artistico si adeguasse, con le sue parole e cadenze, a spiriti falsi, vuoti e torbidi, cioè non conformi al disegno del Creatore, se, anziché elevare la mente e il cuore a nobili sentimenti, eccitasse le più volgari passioni, troverebbe spesso eco e accoglienza, anche solo in virtù della novità, che non è sempre un valore, e della esigua parte di reale che ogni linguaggio contiene; ma una tale arte degraderebbe se stessa, rinnegando il primordiale ed essenziale suo aspetto, né sarebbe universale-perenne, come lo spirito umano, a cui si rivolge".10
L'autorità civile senza dubbio è tenuta a compiere il grave dovere di vigilare anche sui nuovi mezzi di comunicazione sociale; ma tale vigilanza non può limitarsi alla difesa degli interessi politici, bensì deve estendersi a tutelare la moralità pubblica, saldamente fondandosi questa nella legge naturale, che, secondo quanto afferma la Sacra Scrittura, è scritta in tutti i cuori ( Rm 11,15 ).
La stessa vigilanza dello Stato non può essere considerata un'ingiusta pressione della libertà dei singoli individui, perché si esercita non circa la loro persona privata, ma rispetto a tutta la società umana, nella quale agiscono questi mezzi di comunicazione.
"È ben vero che lo spirito del nostro tempo - come già abbiamo detto nel passato - insofferente più del giusto dell'intervento dei pubblici poteri, preferirebbe una difesa che partisse direttamente dalla collettività",11 ma quest'intervento, in forma di autocontrollo esercitato dagli stessi gruppi professionali interessati, se può lodevolmente prevenire l'intervento dell'autorità pubblica e impedire in radice eventuali danni morali, non può assolutamente avversare il grave dovere di vigilanza che ad essa compete.
Perciò, come il nostro predecessore, così noi stessi abbiamo lodato i gruppi professionali per siffatti interventi cautelativi, in nulla tuttavia pregiudicando le competenze dello Stato.
Crediamo, infatti, che questi mezzi allora soltanto potranno diventare strumenti validi di formazione della personalità di quanti ne usufruiscono, quando la Chiesa, lo Stato e la professione uniranno opportunamente le forze e collaboreranno per raggiungere lo scopo; se ciò non avverrà, vale a dire, se questi mezzi saranno lasciati in balia di se stessi e senza freni morali, allora favoriranno l'abbassamento del livello culturale e morale del popolo.
Tra i vari mezzi di comunicazione sociale, un posto di particolare importanza occupano oggi, come abbiamo detto sopra, quelli audiovisivi, che permettono di comunicare notizie su vasta scala per mezzo dell'immagine e del suono.
Questo modo di trasmettere immagini e suoni anche per comunicare valori spirituali, secondo la sentenza di San Tommaso d'Aquino, è in tutto conforme alla natura dell'uomo: "È, infatti, nella natura dell'uomo di arrivare alla conoscenza intellettuale attraverso il sensibile; perché ogni nostra conoscenza prende inizio dai sensi".12
Anzi, il senso della vita, essendo più nobile e più degno degli altri sensi,13 conduce più facilmente alla cognizione delle realtà spirituali.
Perciò i tre principali mezzi audiovisivi: il cinema, la radio e la televisione, non sono semplicemente mezzi di ricreazione e di svago, anche se una gran parte degli uditori e degli spettatori le considerano prevalentemente sotto questo aspetto, ma di vera e propria comunicazione di valori culturali ed educativi, che possono influire non poco nella retta istituzione e sviluppo della società odierna.
Anche più della stampa, i mezzi audiovisivi offrono possibilità di comunicazioni e di scambi tra gli uomini; essendo, quindi, strumenti diretti di civiltà fra tutte le genti del globo, la Chiesa, che per divina istituzione è universale, desidera che vengano adoperati nel propagare e promuovere valori autentici.
Sia, pertanto, la prima finalità del cinema, della radio e della televisione quella di servire la verità e il bene.
Devono servire la verità in modo da stringere ogni giorno i legami tra i popoli, sicché fiorisca in essi la mutua comprensione, la solidarietà nelle prove, la collaborazione tra i pubblici poteri e i cittadini.
Servire la verità comporta non soltanto tenersi lontano dall'errore, dalla menzogna e dall'inganno, ma anche evitare tutto ciò che potrebbe favorire concezioni della vita e della condotta umana: false, o parziali o tendenziose.
Anzitutto, però, deve essere considerata sacra e inviolabile la verità rivelata da Dio.
Anzi, non sarebbe questa la più alta vocazione di questi nobili mezzi, di far conoscere a tutti la fede in Dio, e in Gesù Cristo suo figlio, "quella fede che sola può dare a milioni di uomini la forza di sopportare con serenità e coraggio le indicibili prove e le angosce dell'ora presente"?14
Oltre che servire la verità questi mezzi devono anche contribuire a perfezionare la vita morale dell'uomo.
Ciò deve essere attuato nei tre settori di cui vogliamo trattare: l'informazione, l'insegnamento e lo spettacolo.
Ogni informazione, per quanto sia oggettiva, ha un suo fondamentale aspetto morale: "L'aspetto morale di ogni notizia, resa di pubblica ragione, non deve essere trascurato, poiché la relazione più oggettiva implica apprezzamenti e suggerisce decisioni.
L'informatore degno di questo nome non deve opprimere nessuno, ma cercare di comprendere gli insuccessi e anche le colpe compiuti.
Per spiegare non occorre necessariamente scusare, bensì suggerire rimedi e così operare positivamente e costruire".15
A maggior ragione la stessa cosa si può dire dell'insegnamento, al quale il film didattico, la radio e più ancora la televisione scolastica, offrono notevoli vantaggi, non solo per i giovani, cui viene indirizzato, ma anche per gli adulti.
Tuttavia bisogna assolutamente evitare che siffatto insegnamento venga a contrastare con la dottrina e gli imprescrittibili diritti della Chiesa e con la retta educazione della gioventù nella famiglia.
Vorremmo ugualmente sperare che questi nuovi mezzi di comunicazione sociale, siano essi in mano dell'iniziativa privata, siano essi in mano dello Stato, non impartiscano un insegnamento nel quale non ci sia posto per Dio e per i suoi comandamenti.
Sappiamo, purtroppo, che in certe nazioni, dominate dal comunismo ateo, i mezzi audiovisivi sono adoperati anche nelle scuole per sradicare la santa religione dalle anime.
È evidente per ognuno, purché esente da pregiudizi, che con questo nuovo e subdolo sistema viene oppressa la coscienza dei fanciulli e dei giovani, ai quali viene negata la verità divina; ad essi, infatti, non è permesso di conoscere la verità rivelata, la quale, come dice il nostro Salvatore, ci fa liberi ( Gv 8,32 ); e ciò costituisce una nuova e subdola forma di persecuzione religiosa.
È quindi nostro vivo desiderio, Venerabili Fratelli, che questi mezzi, i quali da lontano, con facilità e piacere, raggiungono la vista e l'udito, vengano adoperati specialmente per completare la formazione culturale e professionale, e "soprattutto la formazione cristiana, base fondamentale di ogni autentico progresso anche umano".16
Vogliamo, quindi, esprimere il nostro compiacimento a quanti, educatori e insegnanti, usano del cinema, della radio e della televisione a tale nobilissimo scopo.
Infine, oltre a quelli dell'informazione e dell'insegnamento, il terzo settore, nel quale questi nuovi mezzi audiovisivi possono potentemente servire la causa del bene, è quello dello spettacolo.
Lo spettacolo, infatti, comprende generalmente non soltanto elementi ricreativi e informativi, ma anche educativi.
Il nostro predecessore di felice memoria giustamente chiamò il cinema "scuola di vita";17 può essere, infatti, chiamato "scuola" perché questo genere di spettacolo contiene la presentazione di immagini schermiche in movimento integrate, con particolare fascino, dal sonoro e dal parlato, in tal modo da colpire non soltanto l'intelligenza e le altre facoltà, ma tutto l'uomo, come soggiogandolo, e quasi obbligandolo a partecipare personalmente all'azione raffigurata.
Pure sfruttando i vari generi di spettacolo finora conosciuti, il cinema, la radio e la televisione usano, ciascuno, di nuovi procedimenti espressivi; costituiscono perciò un nuovo genere di spettacolo, non destinato a gruppi scelti di spettatori, ma a milioni di uomini, diversi per età, ambiente e cultura.
Ma perché lo spettacolo, in tali condizioni, possa compiere la sua funzione, occorre un'azione istruttiva ed educativa che prepari lo spettatore non solo a capire il linguaggio proprio a ciascuna di queste tecniche, ma specialmente a condurvisi secondo retta coscienza, sì da considerare e giudicare con maturo criterio i vari elementi offerti dallo schermo cinematografico e televisivo, e non, come spesso avviene, lasciarsi prendere e trasportare disordinatamente dalla loro forza fascinatrice.
Né una sana ricreazione, "diventata ormai, come diceva il nostro predecessore di felice memoria, una necessità per la gente che si affatica nelle occupazioni della vita",18 né il progresso culturale potranno essere pienamente assicurati senza siffatta opera educativa, alla luce dei principi cristiani.
La necessità di dare una tale educazione agli spettacoli è stata vivamente sentita dai cattolici specialmente negli ultimi anni e numerose sono oggi le iniziative che mirano a preparare tanto i giovani quanto gli adulti a meglio valutare i lati positivi e negativi dello spettacolo.
Questa preparazione non può certo servire di pretesto alla visione di spettacoli immorali, anzi deve insegnare a scegliere i programmi in conformità con la dottrina della Chiesa circa la fede e i costumi e ad osservare le norme emanate dai competenti uffici ecclesiastici.
Dette iniziative, se, come speriamo, seguono i retti principi didattici ed educativi, non soltanto meritano la nostra approvazione, ma anche il nostro vivo incoraggiamento; perciò desideriamo che vengano introdotte nelle scuole di ogni ordine, nelle associazioni di Azione Cattolica e nelle parrocchie.
Tale sana istruzione ed educazione dello spettatore, mentre farà diminuire i pericoli morali, permetterà al cristiano di profittare di ogni nuova conoscenza per innalzare lo spirito verso la meditazione delle verità supreme.
Una parola di particolare compiacimento vogliamo rivolgere ai missionari, i quali, consapevoli del loro dovere di tutelare la integrità del ricco patrimonio morale dei popoli per il bene dei quali si sacrificano e a cui portano la luce della verità, cercano di iniziare i fedeli al retto uso del cinema, della radio e della televisione, facendo così conoscere praticamente le vere conquiste della civiltà.
Desideriamo vivamente che i loro sforzi in questo settore siano appoggiati specialmente dalle pubbliche autorità, tanto ecclesiastiche quanto governative.
Va tuttavia notato che la sola opera di istruzione e di educazione non è sufficiente.
Occorre che gli spettacoli siano adatti al grado di sviluppo intellettuale, di sensibilità, emotivo e morale delle singole età.
Questo problema è diventato particolarmente urgente quando, con la radio, e soprattutto con la televisione, lo spettacolo può aversi con tutta facilità tra le stesse pareti domestiche, minacciando le difese che devono tutelare la sana educazione della prole, sì da assicurare all'età evolutiva la virtù necessaria ad affrontare vittoriosamente le tempeste del secolo.
A tale proposito scrivevamo tre anni or sono ai Vescovi d'Italia: "Come non inorridire al pensiero che, mediante la televisione, possa introdursi fra le stesse pareti domestiche quell'atmosfera avvelenata di materialismo, di fatuità e di edonismo che troppo sovente si respira in tante sale cinematografiche?".19
Ci sono note le iniziative promosse e dalle pubbliche autorità e da enti privati di educazione a fin di allontanare, per quanto possibile, i giovani da spettacoli non adatti alla loro età, troppo spesso gravemente pericolosi.
Ogni opera compiuta in questo campo merita il nostro incoraggiamento, purché si tenga conto che, ben più gravi di eventuali traumi fisiologici e psichici, sono da evitare i pericoli morali dei giovani; pericoli che costituiranno, se non prevenuti e allontanati tempestivamente, una vera e propria minaccia per la società.
Pertanto, ai giovani, a noi carissimi, va la paterna e fiduciosa ammonizione di esercitarsi, nella prudenza e nella temperanza cristiana, riguardo all'assistenza di spettacoli che potrebbero offuscare il loro candore.
Essi sono seriamente tenuti a dominare l'innata loro curiosità di tutto vedere e di tutto sentire, a conservare libero il cuore da smodati piaceri terreni e ad innalzarlo alle gioie soprannaturali.
Sapendo che da questi mezzi audiovisivi possono derivare grandi beni e grandi pericoli secondo l'uso che ne fa l'uomo, anche in questo campo la Chiesa intende compiere pienamente la sua funzione, non direttamente di ordine culturale, ma religiosa e pastorale.20
Per meglio assicurare il compimento di questa funzione, Pio XI, di immortale memoria, dichiarò del tutto necessaria da parte dei Vescovi l'istituzione di un ufficio permanente nazionale di revisione, con lo scopo di promuovere i film buoni, classificare tutti gli altri e farne giungere i giudizi ai sacerdoti e ai fedeli;21 inoltre, che è necessario organizzare in un piano efficiente tutte le attività dei cattolici nel campo cinematografico.
In vari paesi i Vescovi, ispirandosi a queste norme, hanno istituito tali uffici non solo per il cinema, ma anche per la radio e per la televisione.
E noi, avendo ponderatamente considerato le possibilità apostoliche che questi mezzi audiovisivi offrono, e la necessità di tutelare la moralità del popolo cristiano, facilmente minacciato da certi spettacoli, desideriamo che in tutti i paesi dove ancora non esistono, tali uffici siano creati senza ritardo e vengano affidati a persone di specifica competenza sotto la guida di un sacerdote scelto dai Vescovi.
E vi raccomandiamo, inoltre, Venerabili Fratelli, che in ogni nazione i rispettivi uffici per il cinema, la radio e la televisione, o facciano capo ad un unico ente, o almeno collaborino tra di loro; e che i fedeli, soprattutto i membri delle associazioni di Azione Cattolica, siano debitamente istruiti sulla necessità di assicurare di buon grado il comune ed efficace appoggio a tali uffici.
E poiché molti problemi che in questo campo devono essere affrontati non potranno trovare facile soluzione nei singoli paesi, sarà molto utile che gli uffici nazionali diano la loro adesione alle organizzazioni internazionali già approvate, dopo matura considerazione, dalla Santa Sede.
Non dubitiamo, Venerabili Fratelli, che gli ulteriori sacrifici che farete per attuare queste nostre disposizioni saranno compensati da copiosi e salutari frutti, soprattutto se verranno osservate le raccomandazioni che desideriamo ancora dare separatamente per il cinema, per la radio e per la televisione.
Indice |
8 | AAS 45 ( 1952 ), PP. 216-217 |
9 | Ibidem, p. 216 |
10 | Discorso del 20 aprile 1955 nel quinto centenario della morte del Beato Angelico: AAS 47 (1955), pp. 291-292; Pio XII, Musicae sacrae disciplina |
11 | Discorso del 21 giugno 1955 ai rappresentanti dell'industria cinematografica italiana, citato |
12 | S. Tommaso, Summa theologiae, I, q. 1, a. 9 |
13 | Ibidem, I, q. 67, a. 1 |
14 | Discorso del 3 dicembre 1944 al personale della R.A.I. ( Radio Audizioni Italia ): Discorsi e Radiomessaggi di Pio XII, vol. VI, p. 209 |
15 | Discorso del 21 aprile 1956 ai membri del Comitato di Coordinamento per l'Informazione pubblica dell'O.N.U.: Discorsi e Radiomessaggi di Pio XII, vol. XVIII, p. 137 |
16 | Radiomessaggio al popolo della Colombia nella solenne inaugurazione dei nuovi impianti della Stazione Radio di Sutatenza: AAS 45 ( 1953 ), p. 294 |
17 | Pio XI, Vigilanti cura |
18 | Pio XI, Vigilanti cura |
19 | AAS 46 ( 1954 ), P. 21 |
20 | Discorso del 9 marzo 1956 a dirigenti e studiosi degli organismi che fanno parte della "Unione Internazionale degli Istituti di Archeologia, Storia e Storia dell'Arte": AAS 48 ( 1956 ) |
21 | Pio XI, Vigilanti cura |