Ecclesia in Asia |
24 In obbedienza all'eterno disegno del Padre, la Chiesa, prevista sin dalle origini del mondo, preparata nell'Antico Testamento, istituita da Cristo Gesù e resa presente nel mondo dallo Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, " prosegue il suo pellegrinaggio tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio ",113 mentre incede verso la perfezione nella gloria del cielo.
Poiché Dio desidera " la costituzione di tutto il genere umano nell'unico Popolo di Dio, la sua riunione nell'unico Corpo di Cristo, la sua edificazione nell'unico tempio dello Spirito Santo ",114 la Chiesa è nel mondo " il disegno visibile dell'amore di Dio per l'umanità, il sacramento della salvezza ".115
Non la si può, pertanto, considerare semplicemente come un'organizzazione sociale o un'agenzia di assistenza umanitaria.
Nonostante abbia tra i suoi membri uomini e donne peccatori, essa deve essere vista come il luogo privilegiato dell'incontro tra Dio e l'uomo, nel quale Dio sceglie di rivelare il mistero della sua vita intima e di realizzare il suo piano di salvezza del mondo.
Il mistero del disegno d'amore di Dio è reso presente e attivo nella comunità degli uomini e delle donne che sono stati sepolti con Cristo mediante il Battesimo nella morte, così che come Cristo è stato risuscitato dai morti dalla gloria del Padre, anch'essi possano camminare in novità di vita ( Rm 6,4 ).
Al centro del mistero della Chiesa c'è il vincolo di comunione che unisce Cristo-Sposo a tutti i battezzati.
Attraverso questa comunione vivente e vivificante, " i cristiani non appartengono a se stessi, ma sono proprietà di Cristo ";116 uniti al Figlio nel vincolo d'amore dello Spirito, sono uniti al Padre, e da questa comunione fluisce la comunione che essi condividono l'uno con l'altro mediante Cristo nello Spirito Santo.117
Il fine primario della Chiesa, pertanto, è di essere il sacramento dell'intima unione della persona umana con Dio e, poiché la comunione delle persone l'una con l'altra è radicata in questa unione con Dio, la Chiesa è pure il sacramento dell'unità del genere umano,118 in lei già iniziata; allo stesso tempo, essa è " segno e strumento " della piena realizzazione di questa unità che deve ancora compiersi.119
È un requisito essenziale della vita in Cristo che chi entra nella comunione con il Signore porti frutto: " Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto " ( Gv 15,5 ), e ciò è così vero che la persona che non porta frutto non rimane nella comunione: " Ogni tralcio che in me non porta frutto, [ il Padre ] lo pota " ( Gv 15,2 ).
La comunione con Gesù, che dà origine alla comunione dei cristiani tra di loro, è la condizione indispensabile per portare frutto; e la comunione con gli altri, dono di Cristo e del suo Spirito, è il frutto più bello che i tralci possano offrire.
In questo senso, comunione e missione sono inseparabilmente connesse l'una con l'altra, sono intrecciate e si implicano vicendevolmente, così che " la comunione rappresenta la sorgente e insieme il frutto della missione: la comunione è missionaria e la missione è per la comunione ".120
Adoperando la teologia di comunione, il Concilio Vaticano II ha potuto descrivere la Chiesa come il Popolo di Dio in pellegrinaggio al quale, in certo modo, tutti i popoli sono collegati.121
Su questa base, i Padri sinodali hanno posto l'accento sul legame misterioso tra la Chiesa e i seguaci di altre religioni asiatiche, notando che essi sono " relazionati alla [ Chiesa ] in modi e gradi differenti ".122
Tra popoli, culture e religioni così differenti, " la vita della Chiesa come comunione è della più grande importanza ".123
In effetti, il servizio di unità della Chiesa ha una specifica rilevanza in Asia, dove vi sono molte tensioni, divisioni e conflitti, causati da differenze etniche, sociali, culturali, linguistiche, economiche e religiose.
È in tale contesto che le Chiese locali in Asia, in comunione con il Successore di Pietro, hanno bisogno di promuovere tra loro una più profonda comunione di mente e di cuore mediante una più stretta collaborazione tra di loro.
Sono inoltre vitali alla missione evangelizzatrice le relazioni con le altre Chiese e Comunità ecclesiali e con i seguaci di altre religioni.124
Il Sinodo, pertanto, ha rinnovato l'impegno della Chiesa in Asia nel compito di promuovere sia i rapporti ecumenici che il dialogo interreligioso, prendendo atto del fatto che il costruire unità, l'adoperarsi per la riconciliazione, il plasmare vincoli di solidarietà, il promuovere il dialogo tra religioni e culture, lo sradicare pregiudizi e il suscitare fiducia tra i popoli è essenziale alla missione evangelizzatrice della Chiesa nel Continente.
Tutto ciò richiede dalla comunità cattolica un sincero esame di coscienza, il coraggio della riconciliazione e un rinnovato impegno al dialogo.
Alle soglie del Terzo Millennio, è chiaro che la capacità della Chiesa di evangelizzare richiede che essa si sforzi vigorosamente di servire la causa dell'unità in tutte le dimensioni, poiché comunione e missione procedono di pari passo.
25 Riuniti attorno al Successore di Pietro, pregando e lavorando insieme, i Vescovi dell'Assemblea Speciale per l'Asia hanno offerto un'immagine concreta di quel che sarebbe la comunione della Chiesa in tutta la ricca diversità delle Chiese particolari sulle quali presiedono nella carità.
La mia stessa presenza alle Congregazioni Generali del Sinodo è stata sia una grande opportunità per condividere le difficoltà, le gioie e le speranze dei Vescovi, sia un esercizio intenso e profondamente sentito del mio ministero.
È proprio all'interno della prospettiva della comunione ecclesiale che l'autorità universale del Successore di Pietro risplende più chiaramente, non in primo luogo come potere giuridico sulle Chiese locali, ma anzitutto come primato pastorale al servizio dell'unità della fede e della vita dell'intero Popolo di Dio.
Profondamente coscienti che " il Ministero petrino ha la specifica funzione di garantire e promuovere l'unità della Chiesa ",125 i Padri sinodali hanno riconosciuto con apprezzamento il servizio che i Dicasteri della Curia Romana e il Servizio Diplomatico della Santa Sede rendono alle Chiese locali, nello spirito di comunione e di collegialità.126
Essenziale dimensione di questo servizio è il rispetto e la sensibilità che questi stretti collaboratori del Successore di Pietro mostrano nei confronti della legittima diversità delle Chiese locali e della varietà di culture e di popoli con i quali vengono a contatto.
Ogni Chiesa particolare deve fondarsi sulla testimonianza della comunione ecclesiale che costituisce la natura stessa della Chiesa.
I Padri sinodali hanno scelto di descrivere la Diocesi come una comunione di comunità riunite attorno al Pastore, dove il clero, i consacrati e i laici sono impegnati in un " dialogo di vita e di cuore " sorretto dalla grazia dello Spirito Santo.127
È in primo luogo nella Diocesi che la visione di una comunione di comunità può avverarsi nel mezzo delle complesse realtà sociali, politiche, religiose, culturali ed economiche dell'Asia.
La comunione ecclesiale implica che ogni Chiesa locale deve diventare ciò che i Padri sinodali hanno chiamato una " Chiesa partecipativa ", una Chiesa, cioè, nella quale ognuno vive la propria vocazione ed adempie al proprio ruolo.
Al fine di edificare la " comunione per la missione " e la " missione di comunione ", il singolare carisma di ogni membro deve essere riconosciuto, sviluppato ed utilizzato in modo efficace.128
In particolare, vi è la necessità di promuovere un maggiore coinvolgimento dei laici e delle persone consacrate nella programmazione pastorale e nel processo decisionale mediante le strutture partecipative come i consigli pastorali e le assemblee parrocchiali.129
In ogni Diocesi, la parrocchia rimane il luogo ordinario dove i fedeli si riuniscono per crescere nella fede, per vivere il mistero della comunione ecclesiale e per prendere parte alla missione della Chiesa.
Pertanto, il Padri del Sinodo hanno caldamente invitato i Parroci ad approntare nuovi ed efficaci modi di guidare pastoralmente i fedeli, così che ciascuno, specialmente il povero, si senta realmente parte della parrocchia e dell'intero Popolo di Dio.
La programmazione pastorale con i laici dovrebbe essere una prassi normale di tutte le parrocchie.130
Il Sinodo, poi, ha individuato in particolare i giovani come coloro per i quali " la parrocchia dovrebbe offrire maggiori opportunità di amicizia e di comunione attraverso attività di apostolato giovanile organizzato e di associazioni di giovani ".131
Nessuno a priori dovrebbe essere escluso dal condividere pienamente la vita e la missione della parrocchia in ragione della condizione sociale, economica, politica, culturale o educativa e come ogni seguace di Cristo ha un dono da offrire alla comunità, così la comunità dovrebbe mostrare disponibilità a ricevere il dono di ognuno e beneficiarne.
In tale contesto e riferendosi alla propria esperienza pastorale, i Padri sinodali hanno sottolineato il valore delle comunità ecclesiali di base come un modo efficace per promuovere la comunione e la partecipazione nelle parrocchie e nelle Diocesi, ed anche una genuina forza per l'evangelizzazione.132
Questi piccoli gruppi aiutano i fedeli a vivere come comunità che credono, pregano e si amano come i primi cristiani ( At 2,44-47; At 4,32-35 ).
Essi tendono ad aiutare i propri membri a vivere il Vangelo in spirito di amore fraterno e di servizio, e sono perciò un solido punto di partenza per costruire una nuova società che sia espressione della civiltà dell'amore.
Insieme con il Sinodo, incoraggio la Chiesa in Asia, là dove possibile, a considerare queste comunità di base come uno strumento utile per l'attività evangelizzatrice della Chiesa.
Allo stesso tempo, saranno efficaci se, come ha scritto Paolo VI, vivono in unione con la Chiesa particolare e universale in sincera comunione con i Pastori e il Magistero, con un impegno all'opera missionaria e senza dare spazio ad isolazionismi o a sfruttamento ideologico.133
La presenza di queste piccole comunità non è contraria alle istituzioni e alle strutture stabilite, che rimangono necessarie alla Chiesa per adempiere alla propria missione.
Il Sinodo ha riconosciuto pure il ruolo dei movimenti di rinnovamento nella edificazione della comunione, quando offrono opportunità per un'esperienza di Dio più interiore attraverso la fede e i sacramenti e la promozione della conversione di vita.134
È responsabilità dei Pastori guidare, accompagnare ed incoraggiare tali gruppi così che possano integrarsi bene nella vita e nella missione della parrocchia e della Diocesi.
Quanti sono coinvolti in associazioni o movimenti dovrebbero offrire sostegno alla Chiesa locale e non presentare se stessi come alternativi alle strutture diocesane e alla vita parrocchiale.
La comunione cresce più robusta quando i responsabili locali di questi movimenti lavorano insieme con i Pastori in spirito di carità per il bene di tutti ( 1 Cor 1,13 ).
26 Questa comunione ad intra contribuisce alla solidarietà tra le stesse Chiese particolari.
L'attenzione ai bisogni locali è legittima e indispensabile, ma la comunione esige che le Chiese particolari rimangano aperte l'una nei confronti dell'altra e tra di loro collaborino, così che nella loro diversità preservino e manifestino chiaramente il vincolo di comunione con la Chiesa universale.
La comunione esige la mutua comprensione ed un approccio coordinato alla missione, senza pregiudizio all'autonomia e ai diritti delle Chiese secondo le rispettive tradizioni teologiche, liturgiche e spirituali.
La storia, tuttavia, dimostra come le divisioni abbiano spesso ferito la comunione delle Chiese in Asia; lungo i secoli, le relazioni tra Chiese particolari di differenti giurisdizioni ecclesiastiche, di tradizioni liturgiche e di metodi missionari sono talvolta state tese o difficili.
I Vescovi presenti al Sinodo hanno riconosciuto come anche oggi tanto tra le Chiese particolari in Asia quanto al loro interno vi siano, purtroppo, di quando in quando delle divisioni, spesso connesse con diversità rituali, linguistiche, etniche, ideologiche e di casta.
Alcune ferite sono state parzialmente rimarginate, ma non vi è ancora totale guarigione.
Riconoscendo che là dove la comunione è indebolita, viene a soffrire la testimonianza della Chiesa e il lavoro missionario, i Padri hanno proposto iniziative concrete per rafforzare i rapporti tra le Chiese particolari in Asia.
Oltre alle necessarie espressioni spirituali di sostegno e di incoraggiamento, hanno suggerito una più equa distribuzione dei sacerdoti, una solidarietà economica più efficace, scambi culturali e teologici, ed aumentate opportunità di gemellaggio fra Diocesi.135
Associazioni regionali e continentali di Vescovi, in particolare il Consiglio dei Patriarchi cattolici del Medio Oriente e la Federazione delle Conferenze dei Vescovi dell'Asia, hanno contribuito a promuovere l'unità tra le Chiese locali ed hanno fornito un luogo di incontro per la collaborazione al fine di risolvere problemi pastorali.
Allo stesso modo, vi sono molti centri di teologia, di spiritualità e di attività pastorale in Asia che promuovono la comunione e la collaborazione pratica.136
Deve essere preoccupazione di tutti far sì che queste promettenti iniziative siano ulteriormente sviluppate per il bene sia della Chiesa che della società in Asia.
27 La situazione delle Chiese orientali cattoliche, principalmente del Medio Oriente e dell'India, merita una attenzione speciale.
Esse sono state custodi sin dai tempi apostolici di una preziosa eredità spirituale, liturgica e teologica; i loro riti e le loro tradizioni, nati in una profonda inculturazione della fede sul suolo di molti Paesi dell'Asia, hanno diritto al più grande rispetto.
Con i Padri del Sinodo, chiedo ad ognuno di riconoscere i legittimi costumi e libertà di queste Chiese in materie disciplinari e liturgiche, come stabilito dal Codice dei Canoni delle Chiese Orientali.137
Alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, vi è l'urgente necessità di superare le paure e le incomprensioni che sembrano comparire talvolta fra le Chiese orientali cattoliche e la Chiesa latina, e pure fra quelle Chiese stesse, specialmente per quanto attiene alla cura pastorale dei fedeli, anche al di fuori dei territori loro propri.138
Come figli dell'unica Chiesa, rinati alla novità della vita in Cristo, i credenti sono chiamati ad affrontare ogni cosa in spirito di comunione di intenti, di fiducia e di incrollabile carità.
Non si deve lasciare che i conflitti generino divisioni, ma devono essere affrontati in spirito di verità e di rispetto, poiché non vi può essere alcun bene se non dall'amore.139
Queste venerabili Chiese sono coinvolte direttamente nel dialogo ecumenico con le Chiese ortodosse sorelle, e i Padri sinodali le hanno incoraggiate a proseguire su questa strada.140
Esse hanno anche avuto preziose esperienze di dialogo interreligioso, specialmente con l'Islam, e ciò può aiutare altre Chiese in Asia e altrove.
È chiaro che le Chiese orientali cattoliche hanno una grande ricchezza di tradizioni e di esperienze che possono grandemente recare beneficio a tutta la Chiesa.
28 I Padri del Sinodo erano pure coscienti della necessità di un'effettiva comunione e collaborazione con le Chiese locali presenti nei territori asiatici dell'ex Unione Sovietica che si stanno ricostituendo tra le difficili circostanze ereditate da un tormentato periodo della storia.
La Chiesa le accompagna con la preghiera, condividendone le sofferenze e le ritrovate speranze.
Incoraggio tutta la Chiesa ad offrire sostegno morale, spirituale e materiale, mettendo a disposizione anche persone ordinate e non ordinate: esse sono veramente necessarie per aiutare queste comunità nel compito di condividere l'amore di Dio rivelato in Gesù con i popoli di queste terre.141
In molte parti dell'Asia, i nostri fratelli e sorelle continuano a vivere la fede tra restrizioni o totale negazione della libertà.
Per questi membri sofferenti della Chiesa, i Padri sinodali hanno espresso speciale preoccupazione e sollecitudine.
Con i Vescovi dell'Asia, esorto i fratelli e le sorelle di queste Chiese che vivono in difficili circostanze ad unire le loro sofferenze a quelle del Signore crocifisso, poiché noi e loro sappiamo che soltanto la Croce, quando portata con fede e amore, è via alla risurrezione e a vita nuova per l'umanità.
Incoraggio le varie Conferenze Episcopali nazionali in Asia a stabilire un ufficio per aiutare queste Chiese; per parte mia garantisco la continua vicinanza e sollecitudine della Santa Sede a quanti soffrono persecuzione per la fede in Cristo.142
Faccio appello ai governi e ai responsabili delle Nazioni ad adottare e a mettere in pratica politiche che garantiscano la libertà religiosa per tutti i cittadini.
In diverse occasioni i Padri sinodali hanno volto gli sguardi alla Chiesa cattolica nella Cina Continentale ed hanno pregato affinché venga presto il giorno in cui i nostri amatissimi fratelli e sorelle cinesi siano liberi di praticare la fede in piena comunione con la Sede di Pietro e la Chiesa universale.
A voi, cari fratelli e sorelle cinesi, rivolgo questa fervente esortazione: non permettete mai che le difficoltà e le lacrime diminuiscano la vostra devozione a Cristo e il vostro impegno per la vostra grande Nazione.143
Il Sinodo ha pure espresso una cordiale solidarietà con la Chiesa cattolica in Corea ed ha manifestato sostegno agli " sforzi [ dei cattolici ] di offrire assistenza al popolo della Corea del Nord, privato dei mezzi minimi di sopravvivenza, e di portare riconciliazione tra due Paesi formati da un unico popolo, con un'unica lingua ed un'unica eredità culturale ".144
Allo stesso modo, i pensieri del Sinodo si sono spesso rivolti alla Chiesa in Gerusalemme, che ha un posto speciale nel cuore di tutti i cristiani.
Le parole del profeta Isaia trovano senza dubbio un'eco nei cuori di milioni di credenti in tutto il mondo, per i quali Gerusalemme occupa un posto unico e molto amato: " Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa quanti l'amate succhierete con delizia all'abbondanza del suo seno " ( Is 66,10-11 ).
Gerusalemme, città della riconciliazione degli uomini con Dio e tra di loro, è stata così spesso luogo di conflitti e di divisione.
I Padri sinodali hanno esortato le Chiese particolari a dimostrare solidarietà con la Chiesa in Gerusalemme condividendone le sofferenze, pregando per lei e con lei collaborando per servire la pace, la giustizia e la riconciliazione tra i due popoli e le tre religioni presenti nella Città Santa.145
Rinnovo l'appello più volte fatto ai leader politici e religiosi e a tutte le persone di buona volontà di cercare vie per assicurare la pace e l'integrità di Gerusalemme.
Come ho già avuto modo di scrivere, è mio fervido auspicio andarvi in religioso pellegrinaggio, come il mio Predecessore Papa Paolo VI, per pregare nella Città Santa dove Gesù Cristo è vissuto, morto e risorto e a visitare il luogo dal quale, nella potenza dello Spirito Santo, gli Apostoli partirono per proclamare il Vangelo di Gesù Cristo al mondo.146
29 Il tema comune dei vari Sinodi " continentali ", che hanno contribuito alla preparazione della Chiesa al Grande Giubileo dell'Anno 2000, è quello della nuova evangelizzazione.
Una nuova epoca di annuncio del Vangelo è essenziale non solo perché, dopo duemila anni, una grande parte della famiglia umana ancora non riconosce Cristo, ma anche perché la situazione in cui la Chiesa e il mondo si trovano alle soglie del nuovo millennio presenta particolari sfide alla fede religiosa e alle verità morali che discendono da essa.
Vi è una tendenza pressoché ovunque a costruire il progresso e la prosperità senza riferimenti a Dio ed a ridurre la dimensione religiosa della persona alla sfera privata.
La società, separata dalle più fondamentali verità che riguardano l'uomo, e specificamente la sua relazione con il Creatore e con la redenzione realizzata da Cristo nello Spirito Santo, può soltanto smarrire sempre più le vere sorgenti della vita, dell'amore e della felicità.
Questo secolo violento che sta rapidamente giungendo al termine dà terrificante testimonianza di ciò che può succedere quando si abbandonano la Verità e la Bontà per la brama del potere e per l'affermazione di sé a scapito degli altri.
La nuova evangelizzazione, come invito alla conversione, alla grazia e alla sapienza, è l'unica speranza genuina per un mondo migliore e per un futuro più luminoso.
La questione non è se la Chiesa abbia qualcosa di essenziale da dire agli uomini e alle donne del nostro tempo, ma piuttosto se lo possa dire con chiarezza e in modo convincente!
All'epoca del Concilio Vaticano II, il mio Predecessore, il Papa Paolo VI ha dichiarato, nella Lettera enciclica Ecclesiam suam, che la questione del rapporto tra la Chiesa e il mondo moderno era una delle preoccupazioni più importanti del nostro tempo, e scrisse che " la sua esistenza e la sua urgenza sono tali da creare un peso nel nostro animo, uno stimolo, una chiamata ".147
Dal Concilio ad oggi la Chiesa ha coerentemente dimostrato di voler perseguire quel rapporto in spirito di dialogo.
Il desiderio di dialogo, tuttavia, non è semplicemente una strategia per una pacifica coesistenza tra i popoli; è invece una parte essenziale della missione della Chiesa poiché esso affonda le proprie origini nell'amorevole dialogo di salvezza che il Padre intrattiene con l'umanità nel Figlio con la potenza dello Spirito Santo.
La Chiesa può adempiere alla sua missione soltanto in un modo che corrisponde alla maniera in cui Dio ha agito in Gesù Cristo, che si è fatto uomo, ha condiviso la vita umana ed ha parlato un linguaggio umano per comunicare il suo messaggio salvifico.
Questo dialogo che la Chiesa propone trova fondamento nella logica dell'Incarnazione.
Pertanto, nient'altro che una fervida e disinteressata solidarietà sospinge il dialogo della Chiesa con gli uomini e le donne d'Asia che sono alla ricerca della verità nell'amore.
Sacramento dell'unità del genere umano, la Chiesa non può non entrare in dialogo con tutti i popoli di ogni tempo e in ogni luogo.
In ragione della missione che ha ricevuto, essa prende il largo per incontrare i popoli del mondo, conscia di essere un " piccolo gregge " all'interno di una vasta folla di umanità ( Lc 12,32 ), ma anche di essere lievito nella pasta del mondo ( Mt 13,33 ).
Gli sforzi per impegnarsi nel dialogo sono anzitutto rivolti verso quanti condividono la fede in Gesù Cristo, Signore e Salvatore, per poi estendersi al di là del mondo cristiano e raggiungere i seguaci di ogni altra tradizione religiosa, sulla base dell'ansia religiosa presente in ogni cuore umano.
Il dialogo ecumenico e il dialogo interreligioso costituiscono dunque per la Chiesa una vera vocazione.
30 Il dialogo ecumenico è una sfida e una chiamata alla conversione per tutta la Chiesa, specialmente per la Chiesa in Asia, dove gli abitanti si attendono dai cristiani un più chiaro segno di unità.
Occorre restaurare la comunione tra quanti con fede hanno accettato Gesù Cristo come Signore, perché tutti i popoli possano riunirsi insieme nella grazia di Dio.
Gesù stesso ha pregato per l'unità visibile dei suoi discepoli e non cessa di stimolarli ad essa, così che il mondo creda che il Padre l'ha mandato ( Gv 17,21 ).148
Ma la volontà del Signore che la sua Chiesa sia una, attende una risposta completa e coraggiosa dai suoi discepoli.
In Asia, proprio dove il numero dei cristiani è proporzionalmente piccolo, la divisione rende l'attività missionaria ancora più difficile.
I Padri sinodali hanno preso atto che " lo scandalo di una cristianità divisa è un grande ostacolo per l'evangelizzazione in Asia ".149
Infatti, la divisione tra i cristiani è considerata una contro-testimonianza a Gesù Cristo da quanti in Asia sono alla ricerca di armonia e di unità attraverso le loro religioni e culture.
Pertanto, la Chiesa cattolica in Asia si sente particolarmente sospinta ad operare per l'unità con gli altri cristiani, rendendosi conto che la ricerca della piena comunione esige da ciascuno carità, discernimento, coraggio e speranza.
" Per essere autentico e fruttuoso, l'ecumenismo richiede, da parte dei fedeli cattolici, alcune fondamentali disposizioni.
Innanzitutto la carità, con uno sguardo pieno di simpatia e un vivo desiderio di cooperare, dove è possibile, con i fratelli delle altre Chiese e Comunità ecclesiali.
In secondo luogo la fedeltà alla Chiesa cattolica, pur senza ignorare né negare le mancanze manifestate dal comportamento di certi suoi membri.
In terzo luogo lo spirito di discernimento, per apprezzare ciò che è buono e degno di lode.
Infine, è richiesta una sincera volontà di purificazione e di rinnovamento ".150
Anche se hanno riconosciuto le difficoltà tuttora esistenti nei rapporti tra cristiani, che implicano non soltanto pregiudizi ereditati dal passato ma anche convincimenti radicati in profonde convinzioni che coinvolgono la coscienza,151 i Padri del Sinodo hanno tuttavia evidenziato i segni delle migliorate relazioni tra alcune Chiese e comunità cristiane in Asia.
Ad esempio, cattolici e ortodossi riconoscono spesso una unità culturale tra loro, un senso di condivisione di elementi importanti di una tradizione ecclesiale comune.
Questo costituisce una solida base per un dialogo ecumenico fruttuoso che possa proseguire anche nel prossimo millennio, e che, speriamo e preghiamo, alla fine ponga termine alle divisioni del millennio che si sta per concludere.
A livello pratico, il Sinodo ha proposto che le Conferenze Episcopali in Asia invitino le altre Chiese cristiane ad unirsi in un cammino di preghiera e di consultazioni per esplorare le possibilità di nuove strutture e associazioni ecumeniche per promuovere l'unità dei cristiani.
Aiuterà pure il suggerimento del Sinodo affinché la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani sia celebrata più fruttuosamente.
I Vescovi sono incoraggiati ad istituire e a presiedere dei centri ecumenici di preghiera e di dialogo; ed è necessario includere nel curriculum dei seminari, delle case di formazione e nelle istituzioni educative una formazione adeguata per il dialogo ecumenico.
31 Nella Lettera apostolica Tertio millennio adveniente, ho indicato che l'avvicinarsi di un nuovo millennio offre una grande opportunità per il dialogo interreligioso e per incontri con i leader delle grandi religioni del mondo.152
Contatti, dialogo e cooperazione con i seguaci delle altre religioni è compito che il Concilio Vaticano II ha affidato a tutta la Chiesa come un dovere ed una sfida.
I principi per la ricerca di un positivo rapporto con le altre tradizioni religiose sono enunciati nella Dichiarazione conciliare Nostra aetate, promulgata il 28 ottobre 1965.
Essa è la magna carta del dialogo interreligioso per i nostri tempi.
Dal punto di vista cristiano, il dialogo interreligioso è ben più che un modo per promuovere la conoscenza e l'arricchimento reciproci; è parte della missione evangelizzatrice della Chiesa, una espressione della missione ad gentes.153
I cristiani apportano a questo dialogo la ferma convinzione che la pienezza della salvezza proviene soltanto da Cristo e che la comunità della Chiesa alla quale appartengono è il mezzo ordinario di salvezza.154
Ripeto qui quanto scrissi alla Quinta Assemblea Plenaria della Federazione delle Conferenze Episcopali dell'Asia: " Sebbene la Chiesa riconosca con piacere ciò che c'è di vero e santo nelle tradizioni religiose del Buddismo, dell'Induismo e dell'Islamismo, come riflesso di quella verità che illumina tutti gli uomini, questo non limita il suo compito di proclamare incessantemente Gesù Cristo che è "la via, la verità e la vita" ( Gv 14,6 ).
Il fatto che seguaci di altre religioni possano ricevere la grazia di Dio e possano essere salvati da Cristo al di là dei mezzi che lui ha stabilito, non annulla la chiamata alla fede e al Battesimo che Dio vuole per tutte le persone ".155
Riguardo al processo del dialogo, nella Lettera enciclica Redemptoris missio ho scritto: " Non ci deve essere nessuna abdicazione né falso irenismo, ma la testimonianza reciproca per un comune progresso nel cammino di ricerca e di esperienza religiosa e, al tempo stesso, per il superamento di pregiudizi, intolleranze e malintesi ".156
Solo quanti sono dotati di una fede cristiana matura e convinta sono qualificati per un coinvolgimento in un genuino dialogo interreligioso.
" Soltanto i cristiani che sono profondamente immersi nel mistero di Cristo e sono felici nella propria comunità di fede possono, senza inutile rischio e con speranza di frutti positivi, coinvolgersi nel dialogo interreligioso ".157
È perciò importante per la Chiesa in Asia fornire modelli appropriati di dialogo interreligioso ( evangelizzazione nel dialogo e dialogo per l'evangelizzazione ) e preparazione adeguata per quanti ne sono coinvolti.
Dopo aver sottolineato la necessità di una ferma fede in Cristo nel dialogo interreligioso, i Padri sinodali hanno parlato del bisogno di un dialogo di vita e di cuore.
I seguaci di Cristo devono avere il cuore umile e cordiale del Maestro, mai superbo né condiscendente, quando incontrano la controparte nel dialogo ( Mt 11,29 ).
" Le relazioni interreligiose si sviluppano al meglio in un contesto di apertura ad altri credenti, di volontà d'ascolto e di desiderio di rispettare e di comprendere gli altri nelle loro differenze.
Per tutto questo è indispensabile l'amore per gli altri.
Ciò dovrebbe condurre alla collaborazione, all'armonia ed al mutuo arricchimento ".158
Per guidare quanti sono impegnati in questo processo, il Sinodo ha suggerito di stendere un direttorio sul dialogo interreligioso.159
Mentre la Chiesa esplora nuove vie d'incontro con altre religioni, desidero ricordare alcune forme di dialogo già in corso con buoni risultati, inclusi scambi accademici tra esperti nelle varie tradizioni religiose o rappresentanti di queste, l'azione comune a favore dello sviluppo umano integrale e la difesa dei valori umani e religiosi.160
Desidero riaffermare quanto sia importante, nel processo del dialogo, rivitalizzare la preghiera e la contemplazione.
Le persone di vita consacrata possono contribuire in modo significativo al dialogo interreligioso testimoniando la vitalità delle grandi tradizioni cristiane di ascetismo e di misticismo.161
Il memorabile incontro ad Assisi, la città di san Francesco, il 27 ottobre 1986 tra la Chiesa cattolica e i rappresentanti delle altre religioni mondiali dimostra che gli uomini e le donne di religione, senza abbandonare le rispettive tradizioni, possono tuttavia impegnarsi nella preghiera e operare per la pace e il bene dell'umanità.162
La Chiesa deve continuare ad impegnarsi per preservare e promuovere a tutti i livelli questo spirito di incontro e di collaborazione con le altre religioni.
La comunione e il dialogo sono due aspetti essenziali della missione della Chiesa: essi hanno il loro esemplare infinitamente trascendente nel mistero della Trinità, dalla quale viene ogni missione ed alla quale deve tornare.
Uno dei grandi doni " di compleanno " che i membri della Chiesa, specialmente i Pastori, possono offrire al Signore della storia nel duemillesimo anniversario dell'Incarnazione è il rafforzamento dello spirito di unità e di comunione ad ogni livello della vita ecclesiale, una " santa fierezza " nella continua fedeltà della Chiesa a quanto le è stato dato, una nuova fiducia nella grazia e nella missione perenni che la inviano tra i popoli del mondo quale testimone dell'amore e della misericordia salvifici di Dio.
Solo se il Popolo di Dio riconoscerà il dono che in Cristo gli è proprio, sarà in grado di comunicarlo agli altri mediante l'annuncio e il dialogo.
Indice |
113 | S. Agostino,
De civitate Dei, XVIII, 51, 2; Lumen Gentium 8 |
114 | Ad Gentes 7; Lumen Gentium 17 |
115 | Paolo VI, Discorso ai Cardinali in occasione della propria festa onomastica ( 22 giugno 1973 ): AAS 65 ( 1973 ), 391 |
116 | Giovanni Paolo II, Christifideles Laici 18 |
117 | Lumen Gentium 4 |
118 | Cat. Chiesa Cat. 775 |
119 | Cat. Chiesa Cat. 775 |
120 | Giovanni Paolo II, Christifideles Laici 32 |
121 | Lumen Gentium 16 |
122 | Propositio 13 |
123 | Propositio 13 |
124 | Assemblea Speciale per l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Relatio ante disceptationem: L'Osservatore Romano, 22 aprile 1998, p. 6 |
125 | Propositio 13; Lumen Gentium 22 |
126 | Propositio 13; Lumen Gentium 22 |
127 | Propositio 15; Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica su alcuni aspetti della Chiesa come comunione Communionis notio ( 28 maggio 1992 ), 3-10: AAS 85 ( 1993), 839-844 |
128 | Propositio 15 |
129 | Propositio 15 |
130 | Propositio 16 |
131 | Propositio 34 |
132 | Propositio 30; Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio 51 |
133 | Paolo VI,
Evangelii Nuntiandi 58; Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio 51 |
134 | Propositio 31 |
135 | Propositio 14 |
136 | Assemblea Speciale per l'Asia del Sinodo dei Vescovi, Relatio ante disceptationem: L'Osservatore Romano, 22 aprile 1998, p. 6 |
137 | Propositio 50 |
138 | Propositiones 36; 50 |
139 | Giovanni Paolo II, Discorso al Sinodo dei Vescovi della Chiesa Siro-Malabarese ( 8 gennaio 1996 ), 6: AAS 88 ( 1996 ), 41 |
140 | Propositio 50 |
141 | Propositio 56 |
142 | Propositio 51 |
143 | Propositio 52 |
144 | Propositio 53 |
145 | Propositio 57 |
146 | Giovanni Paolo II, Lettera sul pellegrinaggio ai luoghi legati alla storia della salvezza ( 29 giugno 1999 ), 7: L'Osservatore Romano, 30 giugno – 1 luglio 1999, p. 9 |
147 | Paolo VI, Ecclesiam suam |
148 | Propositio 42 |
149 | Propositio 42 |
150 | Giovanni Paolo II, Discorso all'Udienza generale del 26 luglio 1995, 4: Insegnamenti XVIII, 2 ( 1995 ), 138 |
151 | Giovanni Paolo II, Discorso all'Udienza generale del 20 gennaio 1982, 2: Insegnamenti V, 1 ( 1982 ), 162 |
152 | Giovanni Paolo II, Tertio Millennio Adveniente 53 |
153 | Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio 55 |
154 | Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio 55 |
155 | Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio 4 |
156 | Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio 56 |
157 | Propositio 41 |
158 | Propositio 41 |
159 | Propositio 41 |
160 | Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio 57 |
161 | Giovanni Paolo II, Vita consecrata 8 |
162 | Giovanni Paolo II, Sollicitudo Rei Socialis 47 |