Formazione liturgica nei seminari |
8. Gioverà far precedere qualche introduzione circa il culto, considerato sotto l'aspetto antropologico e psicologico, poiché esso ha una profonda incidenza nell'animo, e lo si può anche trovare, sebbene in maniera deformata, presso le società secolarizzate.
9. La liturgia cristiana però completa e supera di molto quella nozione di culto; ciò apparirà esponendo e illustrando la dottrina della Costituzione Sacrosanctum Concilium ai nn. 5-13.
Verranno pertanto spiegati:
a) la natura della liturgia, che « giustamente è ritenuta come l'esercizio del sacerdozio di Gesù Cristo; in essa, per mezzo di segni sensibili, viene significata e, in modo ad essi proprio, realizzata la santificazione dell'uomo, e viene esercitato dal Corpo mistico, cioè dal Capo e dalle sue membra, il culto pubblico integrale »;84
b) il mistero pasquale della passione del Cristo, della sua risurrezione e della sua ascensione, celebrato dalla Chiesa nella liturgia,85 « dal quale tutti i sacramenti e i sacramentali derivano la loro virtù »;86
c) la funzione della liturgia nell'economia della salvezza: « tutti i prodigi divini operati in favore del popolo nell'Antico Testamento preraffiguravano »87 l'opera di salvezza del Cristo, perchè « tutto avveniva come figura »; ( 1 Cor 10,11 ) l'opera del Cristo si realizzò una volta quando nato da donna, fattosi soggetto alla legge, patì sotto Ponzio Pilato e il terzo giorno risuscitò; la Chiesa predicherà quindi il vangelo fino alla consumazione dei tempi, celebrerà l'Eucaristia e amministrerà gli altri sacramenti, riconoscendo particolarmente la presenza del Cristo nella sacra liturgia;89 inoltre nella liturgia terrena viene anticipata quella celeste,90 nella quale Dio sarà tutto in tutti.
Verranno messi in evidenza, inoltre, altri aspetti della liturgia:
d) essa si serve di segni sacri sensibili, per indicare realtà divine invisibili, e ottiene per mezzo di questi segni, in un modo proprio ai singoli, la santificazione dell'uomo;91
e) come esercizio dell'ufficio sacerdotale del Cristo essa abbraccia un duplice movimento: da Dio agli uomini, per effettuare la loro santificazione, e dagli uomini a Dio, affinché venga adorato in spirito e verità;92
f) sebbene la liturgia non esaurisca tutta l'azione della Chiesa, è tuttavia il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, insieme, la fonte dalla quale emana tutta la sua virtù.
Ciò sarà utile esporre più diffusamente secondo la mente della Costituzione.93
10. A norma dei nn. 26-32 e 41-42 della Costituzione, verranno proposti i principi riguardanti l'assemblea liturgica, cioè il popolo santo convocato e ordinato sotto la guida del vescovo ( o del sacerdote che ne fa le veci ), e verranno opportunamente illustrati con la dottrina della sacra Scrittura, con esempi della Chiesa primitiva, con testi dei Padri.
Conviene inoltre indicare le condizioni che rendano legittima la celebrazione quasi privata della liturgia.
11. Si dovrà insistere sulla diversità dei membri e degli uffici che richiede l'assemblea liturgica, perciò si descriveranno le funzioni del celebrante, dei ministri, della schola cantorum e del popolo.
Le parti dei fedeli e la loro attiva partecipazione saranno spiegate secondo il pensiero del Concilio Vaticano II e, nello stesso tempo, verrà chiarita la distinzione tra sacerdozio comune dei battezzati e sacerdozio ministeriale in forza del quale il sacerdote presiede all'assemblea liturgica in persona Christi.94
12. Il preminente ufficio del vescovo verrà illustrato alla luce della Costituzione Lumen gentium.
13. L'insegnante, con una breve esposizione storica, dimostrerà che le leggi liturgiche, per diritto divino, sono state sempre di competenza della sacra gerarchia; il modo però di esercitare questo diritto è stato ovviamente vario attraverso i secoli.
Così venga spiegata l'attuale norma, stabilita nel n.22 della Costituzione liturgica del Concilio Vaticano II, esponendo cioè le competenze della Sede Apostolica, delle conferenze episcopali e del vescovo locale.
14. Parimenti con un'esposizione storica si spiegherà perché la Chiesa a poco a poco fin dall'antichità abbia vietato che nella liturgia si improvvisassero e recitassero arbitrariamente delle preghiere, e come ora abbia imposto termini ben precisi alla mobilità, alla variazione e agli esperimenti.
15. « Nella liturgia ( … ) Dio parla al suo popolo; il Cristo annunzia ancora il suo vangelo; il popolo a sua volta risponde a Dio con il canto e con la preghiera ».95
Nella liturgia dunque un ruolo primario si attribuisce alla sacra Scrittura, cioè alla parola di Dio, sia che venga letta e ascoltata da tutti, sia che venga cantata dalla stessa assemblea.
Più estesamente l'insegnante tratterà dell'uso della sacra Scrittura tanto nelle letture quanto nei canti presi dalla stessa.
Non ometta di parlare altresì delle lezioni non bibliche e dei canti composti dalla Chiesa.
Esponga i principi generali delle celebrazioni bibliche, dell'omelia e della catechesi, e metta in luce la grandissima importanza della sacra Scrittura per la comprensione dei segni, delle azioni e delle preghiere liturgiche.96
16. Si dovrà illustrare con molta diligenza l'efficacia propria del canto sacro e della sua funzione nella liturgia.
Si esporranno pertanto i diversi generi del canto; la salmodia, con la quale si cantano i salmi e i canti biblici; l'innodia, la dossologia, le acclamazioni ecc.
Si illustri con esempi il dialogo tra il celebrante e l'assemblea dei fedeli.
17. Si espongano anche i diversi generi di preghiere del sacerdote ( le orazioni, i rendimenti di grazie, le benedizioni, gli esorcismi, le formule indicative, le preghiere private ) e dell'assemblea dei fedeli ( la preghiera domenicale, la preghiera fatta in silenzio, le litanie ).
18. Possibilmente si faccia una breve storia del canto sacro, della sua origine e del suo primitivo sviluppo, e anche dell'indole del canto gregoriano; si parli anche degli altri generi approvati dalla tradizione; si illustrino infine i principi dati nell'Istruzione della S.C. dei Riti, il 5 marzo 1967, circa la musica sacra nella liturgia.
19. Si parlerà anche della lingua liturgica; si farà una breve storia della disciplina tanto orientale quanto occidentale; secondo le capacità e le possibilità dell'insegnante si metterà in risalto come la traduzione dei libri sacri, specialmente dal greco in latino, abbia formato la lingua cristiana, e secondo quali principi si debba procedere nelle odierne versioni in lingua volgare.
20. Poiché la sacra liturgia si serve non solo di parole, ma anche di segni che « sono stati scelti dal Cristo o dalla Chiesa per significare realtà divine invisibili »,97 si parlerà nelle lezioni tanto dei gesti e dell'atteggiamento del corpo nell'orazione liturgica, quanto delle cose materiali delle quali si serve il culto liturgico.
Circa i gesti e gli atteggiamenti del corpo e del loro significato ed efficacia, per muovere gli animi, si insegni attingendo dalla sacra Scrittura e dall'opera dei Padri; si dovrà porre diligente attenzione che l'esposizione non rimanga astratta, ma venga illustrata in modo concreto nello stesso uso liturgico.
Gioverà spiegare a uno a uno, sia pure con brevità, il significato specialmente biblico degli elementi naturali dei quali si serve la liturgia, quali sono la luce, l'acqua, il pane, il vino, l'olio, l'incenso ecc., in modo particolare di quegli elementi che sono segni sacramentali.
21. Poiché oggi ci sono alcuni che pretendono di spogliare il culto liturgico della sua sacra indole e pertanto pensano a torto che non si debbano usare oggetti e suppellettili sacre, ma che si debbano sostituire con cose che appartengono all'uso comune e profano, tali opinioni debbono essere confutate perché pervertono la genuina natura della sacra liturgia.98
22. Si farà un'esposizione teologica dei luoghi dedicati al culto e del loro significato; si illustrerà il rito della dedicazione delle chiese.
Verranno indicate le finalità dell'altare, del luogo destinato a conservare la Ss.ma Eucaristia, della sede del celebrante, dell'ambone e del fonte battesimale.
23. Si avrà cura che tra le varie nozioni che gli alunni apprendono in altre sedi, sappiano discernere bene la storia e le leggi dell'arte sacra.
Si farà anche opportunamente parola dell'iconografia cristiana e delle esigenze che l'arte sacra del nostro tempo deve rispettare, per essere utile al popolo cristiano.
24. Da queste considerazioni apparirà manifesta l'indole didattica della liturgia, e come questa, benché sia principalmente culto della divina maestà, sia anche una grande catechesi per il popolo.99
Si renda anche conto del noto assioma: legem credendi lex statuat supplicandi, e si diano le norme per discernere le verità che la Chiesa nella liturgia propone ai fedeli di credere da quelle invece in cui il magistero non impegna la sua autorità.
25. Perché nella trattazione di questa materia si tenga il debito conto delle difficoltà degli uomini del nostro tempo e vengano indicate ai pastori le vie atte a risolverle, si prendano in considerazione le scienze antropologiche, quali la psicologia e la sociologia, secondo le indicazioni date nella presente Istruzione al n. 50.
26. Nell'esporre per ordine le singole azioni liturgiche e i sacramenti, si dovrà insistere nella storia di ciascun rito, sia perché si comprenda l'uso liturgico odierno sia, perché diventi più chiara e più sicura la teologia sacramentale.
Ma affinché nel corso delle lezioni tutto risulti con maggiore chiarezza, gioverà far precedere la trattazione della materia da alcuni brevi cenni sulle fasi e sulle epoche di tutta la storia della liturgia, e attirare l'attenzione sulla vicendevole connessione tra la liturgia e la spiritualità cristiana.
Così, per quanto è possibile, si premetta la presentazione dell'orazione giudaica, come si faceva soprattutto nella sinagoga, nelle case private e nella celebrazione pasquale al tempo del Cristo, in modo che risalti meglio sia la somiglianza sia la novità della preghiera cristiana.
Si descriva poi l'assemblea liturgica dell'età apostolica.
É desiderabile che venga aperto agli alunni l'adito alle fonti liturgiche dei primi secoli ( per es.: la Didachè, s. Clemente Romano, s. Giustino, s. Ireneo, Tertulliano, Ippolito Romano, s. Cipriano, le Didascalie e le Costituzioni Apostoliche, la Peregrinazione di Egeria ), ai testi scelti dalle anafore primitive e dalle catechesi dei Padri.
27. Poiché le liturgie delle diverse chiese si sono a poco a poco sviluppate con leggi e testi scritti, sarà opportuno delineare le famiglie liturgiche dell'oriente e dell'occidente e illustrarne brevemente l'origine, la storia e le caratteristiche; ciò è di grandissima importanza in quelle regioni dove vivono molti fedeli appartenenti alle Chiese orientali.
Si consiglia anche di mettere bene in luce l'affinità tra i diversi riti; nell'esposizione poi delle singole azioni, particolarmente dei sacramenti, si dia sempre spazio ai testi e ai riti delle diverse liturgie, per offrire una dottrina più ricca e per nutrire la devozione.
28. Si illustrerà l'opera promossa dal Concilio di Trento, allo scopo di correggere gli abusi entrati nella liturgia e di promuovere l'unita liturgica.
Si commentino i decreti di detto Concilio sulla liturgia, e si mostri come secondo le disposizioni e lo spirito del medesimo Concilio i Romani Pontefici abbiano emendato i libri liturgici, che hanno così divulgato che sono rimasti in uso fino al nostro tempo.
Sarà inoltre opportuno esporre brevemente come nei secoli XVII-XIX, nonostante le difficoltà, la liturgia abbia progredito soprattutto grazie all'erudizione storica: la devozione verso l'Eucaristia, la fedele osservanza dei riti, le iniziative pastorali prese in diverse regioni, perché i fedeli comprendessero la liturgia e vi partecipassero, aprirono la via al rinnovamento che, iniziato da s. Pio X nel nostro secolo, è stato poi più largamente promosso dal Concilio Vaticano II.
29. Per una comprensione più approfondita dell'odierna riforma liturgica, sarà molto utile indicare agli alunni i documenti con i quali essa è stata a poco a poco messa in atto.
Indice |
84 | Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 7 |
85 | Cfr. ibid., n. 6 |
86 | Ibid., n.61 |
87 | Ibid., n. 5 |
89 | Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, nn. 6-7 |
90 | Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 8 |
91 | Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 7, n. 33 |
92 | Cfr. ibid, nn. 5-7 |
93 | Cfr. ibid., nn. 9-13 |
94 | Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. encicl.
Redemptor hominis, 4 marzo 1979; Giovani Paolo II, Lettera Novo incipiente, n. 3 a tutti i sacerdoti della Chiesa, 8 aprile 1979 |
95 | Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 33 |
96 | Cfr. ibid., n. 24 |
97 | Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 33 |
98 | Cfr. Paolo VI, Allocuzione del 14 ottobre 1968 al Consiglio liturgico |
99 | Cfr. Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 33 |