Gesuiti

I religiosi della Compagnia di Gesù ( Societas Jesu, in sigla SJ ), fondata da s. Ignazio di Loyola ( v. ) nel quarto decennio del sec. XVI.

Le origini e la rapida diffusione

Il nucleo iniziale della Compagnia si trova in quel piccolo gruppo di giovani ( tra loro, Francesco Saverio, Diego Lainez e Pierre Favre ) che Ignazio, dopo la conversione, raccolse intorno a sé, mentre studiava a Parigi filosofia e teologia ( 1528-35 ).

Essi fecero voti di castità e povertà, aggiungendovi una speciale obbedienza al papa e un progetto di missione in Terra Santa.

Già nella prima regola ( Prima formula instituti, 1539 ) a questa impostazione originaria si erano aggiunti gli obiettivi dell'apostolato tramite la predicazione e la cura delle anime ( come confessori e direttori spirituali ), l'insegnamento e lo sviluppo degli esercizi spirituali ( v. ).

Quest'ultima forma di introduzione o conferma nella fede, mediante un ciclo di riflessioni e preghiere organicamente strutturato, della durata di quattro settimane, fu definita dallo stesso Ignazio su preesistenti modelli medievali, e da lui stabilita definitivamente nel 1535.

L'approvazione papale del nuovo ordine giunse il 27.IX.1540 con bolla Regimini militantis ecclesiae di Paolo III.

Caratteristiche particolari dei gesuiti furono fin dall'inizio l'assenza di un abito particolare e la sottolineatura fortissima dell'obbedienza all'autorità papale ( per i "professi" della compagnia tale aspetto si concretizzava in un "quarto voto" di obbedienza al papa perinde ac cadaver, "a corpo morto" ).

Il preposito generale della Compagnia si distinse poi per essere eletto a vita e per divenire figura di particolare spicco della cattolicità.

Altri caratteri univano invece i gesuiti ad analoghe e contemporanee esperienze di "chierici regolari": per esempio, la rinuncia alla stabilitas loci ( stabilità di residenza ) di eredità monastica e alla preghiera del breviario in comune.

Il modello formativo e il contributo alla Riforma cattolica

Con una rapida diffusione che partì da Spagna, Portogallo e Italia, la Compagnia di Gesù avviò un sistema pedagogico uniforme, sistematizzato nella Ratio studio rum, l'ordine degli studi, del 1599.

La formazione dei gesuiti prevede da allora un severo tirocinio intellettuale e spirituale, tradotto poi in un forte impegno educativo verso l'esterno; collegi per giovani laici fondati in tutta Europa applicarono questo modello formativo: uno dei più noti fu il Collegio Romano, fondato nel 1551, poi sviluppatesi nell'Università Gregoriana.

La scelta culturale "alta" ed esigente specializzò i gesuiti nella formazione dei ceti nobili e della classe dirigente, occupazione che divenne via via centrale nella loro attività.

Il loro apostolato si dispiegò nel cuore della crisi della cristianità causata dalla Riforma protestante e ciò indirizzò la Compagnia a divenire un perno della lotta alla Riforma e della diffusione ( secondo modelli fortemente gerarchici e centralizzati ) della fede cattolica in sintonia con le scelte della Controriforma e della parallela Riforma cattolica.

I gesuiti divennero quindi il vero e proprio "esercito del papa", impiegato nelle vicende più delicate della cristianità.

L'azione dei gesuiti ebbe subito una forte componente missionaria: Francesco Saverio ( 1506-1552 ) raggiunse l'India e l'Estremo Oriente, inaugurando una prospettiva di annuncio del Vangelo molto attenta alla originalità delle culture locali ( e di grande importanza per la conoscenza delle civiltà extraeuropee ), proseguita quindi da Matteo Ricci ( 1552-1610 ) in Cina.

Tale linea fu poi all'origine della controversa questione dei riti cinesi e malabarici ( v. riti cinesi, controversia dei ).

Nell'America Latina ( in particolare in Paraguay ) i gesuiti svilupparono con gli indios le originali esperienze delle reducciones ( v. riduzioni ).

Le difficoltà settecentesche, lo scioglimento e il rilancio

Nel sec. XVIII, con l'intensificazione dell'intervento dello Stato nella sfera ecclesiastica e la diffusione della volontà di accentramento propria dei sovrani seguaci del dispotismo illuminato, l'azione dei gesuiti fu al centro di crescenti sospetti.

La forza organizzativa e l'influenza anche politica della Compagnia di Gesù furono accusate di essere al servizio di un oscuro disegno internazionale.

Nel 1759 questo clima di sospetto si tradusse nel sequestro dei beni e nell'espulsione dei gesuiti dal Portogallo per volere del primo ministro, il marchese di Pombal.

Nel 1762 seguì l'esempio la Francia, dove le tendenze antigesuite si erano sviluppate nelle controversie sul gallicanesimo ( v. ) e il giansenismo ( v. ); nel 1767 fu la volta della Spagna, e via via di diversi altri Stati.

Sotto la pressione di questa congiuntura politico-religiosa, papa Clemente XIV ( bolla Redemptor noster, 1773 ) ordinò lo scioglimento della Compagnia di Gesù.

Solo in Prussia e Russia i gesuiti continuarono un'esistenza ufficiale; in altri paesi sopravvissero in forme più o meno clandestine e tollerate.

Ripristinata da Pio VII dopo la fine dello sconvolgimento rivoluzionario ( bolla Sollicitudo omnium ecclesiarum, 1814 ), la Compagnia trovò inizialmente molte difficoltà a riprendere la sua missione.

La laicizzazione degli Stati e le tendenze liberali nelle società portarono molti ambienti e governi a guardare con sospetto alla sua presenza, mentre le resistenze non mancarono anche nella Chiesa stessa.

Accanto alle tradizionali attività educative i gesuiti svilupparono però una forte attività culturale sia in campo filosofico, sia nel settore delle nuove scienze della società ( sociologia, diritto, economia ), che li riportò al centro dello sviluppo ecclesiale.

Impegnatisi fortemente sul terreno dell'intransigentismo ( cioè l'atteggiamento di rifiuto della modernità e delle società liberali prevalente nel cattolicesimo ), essi sostennero i primi sviluppi del movimento cattolico e della diffusione della dottrina sociale della Chiesa ( H. Pesch, G. Gundiach e O. von Nell-Breuning ).

Nei settori culturale e sociale un ruolo cruciale svolse - e svolge tuttora - la rivista "Civiltà cattolica", espressione di un collegio di scrittori gesuiti, fondata nel 1850 e sempre pubblicata in profonda consonanza con la Santa Sede.

La presenza dei gesuiti nella Chiesa contemporanea

In forte crescita nel corso del sec. XX, la Compagnia raggiunse i 36000 membri nel 1965.

Lungo tutto il secolo si sono trovati gesuiti all'avanguardia della riflessione teologica, su linee ritenute originariamente problematiche nel loro rapporto con la cultura contemporanea, ma poi confluite nell'aggiornamento ecclesiale del concilio Vaticano II ( H. De Lubac, J. Daniélou, P. Teiihard de Chardin, il cardinale A. Bea, i fratelli H. e K. Rahner ).

Dopo il concilio, la guida di P. Arrupe ha significato un periodo di notevole apertura culturale e di impegno per la giustizia sociale, oltre che di revisione delle forme spirituali, che ha avuto qualche contraccolpo e visto qualche tensione con la Santa Sede ( soprattutto tra il 1980 e il 1983 ).

La Compagnia ha espresso posizioni coraggiose nello sviluppo ecclesiale in America Latina, in Asia e Africa ( proseguendo sullo schema dell'inculturazione della fede nelle realtà locali ), nella Chiesa del silenzio ( v. ) dei paesi comunisti.

Il proposito H.P. Kolvenbach guida dal 1983 la Compagnia, che nel 1995 contava circa 23000 membri, presenti in 135 paesi.

Molti laici sono collegati alla Compagnia di Gesù, sia attraverso le Comunità di Vita Cristiana ( ex congregazioni mariane ), sia in qualità di volontari o di ex allievi.