La procreazione è l'atto con cui viene data la vita a un nuovo essere, un figlio.

Lungi dal ridursi alla sola funzione biologica, la procreazione ha al centro la libertà responsabile con cui una coppia desidera e sceglie di avere un figlio.

Venire generati non è solo la causa iniziale dell'esistere umano, ma è anche la base di quel rapporto che permette al figlio di chiedere ai suoi genitori il senso della vita in cui è stato introdotto.

Occorre poi aggiungere che la procreazione non può essere totalmente riassunta nella volontà dei genitori: anche per essi è dono e meraviglia.

Questa meraviglia rimanda al senso ultimo di una vita che, per le Scritture, è alleanza, e elezione divina, anche se la realtà di questa iniziativa di Dio passa attraverso il consenso dell'amore umano.

La storia della procreazione sembra dominata da due questioni: da una parte si tratta di raccordare la visione religiosa che la fede ha della vita con la moderna promozione del soggetto e della sua coscienza, anche a livello di sessualità; dall'altra bisogna motivare il nesso tra sessualità e generazione che la cultura moderna tende a scindere.

Il dibattito su questi punti passa attraverso il superamento del pensiero di Agostino, che legava concupiscenza e sessualità e legittimava perciò l'atto coniugale solo attraverso l'obiettivo buono ( bonum prolis: il bene della prole ) della generazione del figlio.

Un superamento è stato proposto dal personalismo ( v. ), che presenta la comunità coniugale come comunità umana e totalizzante, fedele ed esclusiva, spazio della vera maturità della persona.

Su questo sfondo la costituzione conciliare Gandium et spes ( 1965 ) insegna al n. 50 la dottrina della paternità responsabile: con docile riverenza verso Dio, con riflessione e impegno comune i coniugi devono formarsi un retto giudizio sul problema della procreazione, tenendo conto sia del proprio bene personale sia di quello dei figli, tanto di quelli nati quanto di quelli che si prevede nasceranno.

L'enciclica Humanoe vitae ( 1968 ) di Paolo VI ribadisce la dottrina conciliare e, al n. 12, ricorda la connessione inscindibile, che Dio ha voluto e l'uomo non può rompere, tra i due significati dell'atto coniugale: il significato unitivo e quello procreativo.

Accogliere queste indicazioni significa per i credenti testimoniare una concezione della vita aperta, fiduciosa, non ripiegata sulla difesa del proprio futuro e della propria realizzazione: solo nel dono di sé, solo nel rischio di perdere la propria vita per amore ( Mc 8,36 ) vi è veramente maturità e pienezza umana.

v. Contraccezione e controllo delle nascite; Sessualità e morale sessuale

Magistero

All'origine di ogni persona umana v'è un atto creativo di Dio: nessun uomo viene all'esistenza per caso; egli è sempre il termine dell'amore creativo di Dio.

Da questa fondamentale verità di fede e di ragione deriva che la capacità procreativa, inscritta nella sessualità umana, è - nella sua verità più profonda - una cooperazione con la potenza creativa di Dio.

Sacra Congregazione Dottrina della fede - Donum vitae - 22-2-1987

L'atto in cui lo sposo e la sposa diventano padre e madre attraverso il reciproco dono totale li rende cooperatori del Creatore nel mettere al mondo un nuovo essere umano, chiamato alla vita per l'eternità.

Incoraggiare ogni valida iniziativa volta ad evitare le pericolose manipolazioni che accompagnano i processi di procreazione artificiale.

Concilio Ecumenico Vaticano II

Compendio della dottrina sociale