Opera incompiuta contro Giuliano

Indice

Libro III

100 - Il secondo libro

Giuliano. Il secondo libro poi l'ho composto tutto con il commento dell'Apostolo in opposizione agli argomenti di Agostino, nella misura della facoltà che mi è stata fornita dalla verità.

E adesso ritorniamo dunque a seguire l'ordine del suo libro.

Agostino. Il secondo libro l'hai composto tutto non con il commento dell'Apostolo, ma con un vano combattimento contro di lui sotto la " professione " del commento, fornendoti le parole da dire la vanità e non la verità.

101 - Chi è pelagiano e chi non lo è

Giuliano. Quindi dopo aver obiettato un capitolo della breve prefazione della mia precedente opera per confutarlo e dopo avere introdotto il discorso sul suo Dio, " figulo " dei peccatori, se la prende con me, e con quanta logica e coerenza e verità lo faccia siano i suoi stessi ragionamenti a renderlo di pubblica ragione: Non pertanto, come parli tu ingannando te e gli altri, se qualcuno dice che negli uomini esiste il libero arbitrio o che Dio è il creatore di coloro che nascono, è chiamato celestiano o pelagiano: coteste medesime affermazioni le fa appunto anche la fede cattolica.

Ma se qualcuno dice che per onorare rettamente Dio, senza bisogno dell'aiuto di lui stesso, c'è negli uomini il libero arbitrio, e chiunque dice che Dio è il creatore dei nascenti, ma in tale modo da negare che egli sia il redentore dei bambini dal potere del diavolo, costui è chiamato celestiano e pelagiano.

Che dunque ci sia negli uomini il libero arbitrio e che Dio sia il creatore dei nascenti lo diciamo gli uni e gli altri: non è per questo che siete celestiani e pelagiani.

Che invece ciascuno sia libero di fare il bene senza l'aiuto di Dio e che i bambini non siano liberati dal potere delle tenebre e trasferiti così nel regno di Dio, ( Col 1,13 ) questo siete voi a dirlo e per questo siete celestiani e pelagiani.13

Che tu veramente nuoti nella palude della tua empietà e della tua paura l'ho mostrato frequentemente, né risulta che un lettore prudente avrà dubbi a questo proposito.

Agostino. Che tu non possa nemmeno nuotare, ma che affoghi, lo sanno gli altri che ti sanno eretico, perché nel medesimo naufragio tu hai perduto anche la sensibilità.

102 - Fuori dalla nostra società si cade tra i manichei

Giuliano. E perciò nel primo libro ho fatto palese, con la utilizzazione anche di quegli scritti che avevi mandato a Bonifacio, e che io non avevo mentito scrivendo che quanti si siano sottratti per odio alla nostra società cadono negli abissi dei manichei, neganti il libero arbitrio e la creazione divina degli uomini; e che tu di quanto avevi tentato di respingere ti sei subito appropriato con dichiarazioni assolute.14

Ma tuttavia confessa tutto questo anche la tua risposta che ho riferita adesso.

Hai detto infatti che fede cattolica è quella che crede nel libero arbitrio e in Dio creatore dei nascenti.

Ambedue queste tesi tra tutti gli eretici è certo che le negano i manichei assieme a voi.

Agostino. Da voi piuttosto sono aiutati i manichei - e non lo volete vedere -, i quali attribuiscono i tanti e tanto grandi mali che costatiamo patiti dai bambini non ai meriti dei peccati, ma alla gente delle tenebre.

Voi infatti non avete dove rifugiarvi, quando vi domandano donde derivino cotesti mali.

Poiché noi invece riferiamo tutti questi mali al libero arbitrio umano, dal quale la natura umana è stata viziata, dopo che era stata istituita buona, i manichei sono vinti assieme a voi dalla verità cattolica.

103 - Poni fine alla lotta con il silenzio

Giuliano. Ma poiché della fede cattolica, di cui hai perduto la solida sostanza, assumi il nome soltanto come un leggero mantello, vuoi che noi crediamo ritenuto anche da te ciò che confessano i cattolici, cioè e l'esistenza negli uomini del libero arbitrio e la creazione da parte di Dio di coloro che nascono.

Ma se questo è stato dichiarato da te con semplicità e con sincerità, poni fine tu alla lotta con il silenzio, ritorni la fama degli accusatori a noi che ti abbiamo rinfacciato ciò che hai distrutto con sicura negazione.

A questa sentenza aggiungi questa dichiarazione soltanto: se si troverà una setta, se si troverà una discussione che tenti con qualche argomento di demolire questa duplice confessione da te riconosciuta cattolica, dichiara o che non è tua o che non sarà ulteriormente difesa da te.

Se poi ti aggrada difendere anche con una ricca discussione le verità che sei pronto a dire d'aver negato, esponi le definizioni del libero arbitrio e cingi i suoi confini con distinzioni assolute, come se fossero i suoi limiti.

Agostino. Voi, nemici e difensori del libero arbitrio, lo soffocate nel difenderlo, perché non volete che sia riportato ai suoi limiti dalla bontà del suo onnipotente e vero difensore.

104 - Alle opere di Dio non convengono opere viziose

Giuliano. Asserisci inoltre che Dio è il creatore di tali uomini quali convengono alle mani e alla giustizia di lui!

Agostino. O nuovi e stolti eretici! Se alle mani di Dio non convengono opere viziose, oserete sottrarre alle mani di Dio alcuni corpi umani che vedete nascere spesso viziosi?

Per quale ragione dunque non confessate con la verità cattolica che è stata viziata dall'arbitrio dell'uomo, che peccò nei primordi, la natura, dalla quale Dio fa ciò che conviene non solo ad un artefice buono, ma anche ad un giudice giusto, perché i manichei non vi costringano ad attribuire i corpi umani ad un artefice maligno e ingiusto?

105 - Ti fingi cattolico

Giuliano. Dei quali doveri nulla certamente è stato fatto da te; ma, dopo aver risposto che confessano il libero arbitrio i cattolici, nel cui numero fingi di essere, avanzasti subito una dichiarazione che togliesse via quanto sembrava che tu avessi concesso.

Dichiari infatti: Ma se qualcuno dice che per onorare rettamente Dio c'è negli uomini il libero arbitrio senza l'aiuto di lui stesso, costui è chiamato pelagiano.

E ugualmente: Diciamo che negli uomini c'è il libero arbitrio.

Voi dite però che è libero ciascuno a compiere il bene.15

Agostino. Se in quel testo tu avessi aggiunto: Gli eretici dicono, benché io non abbia detto queste parole, non ti saresti allontanato tuttavia dalla mia sentenza.

È vero infatti che gli eretici dicono, ossia che voi stessi dite che ciascuno è libero a compiere il bene senza l'aiuto di Dio.

Ma la ragione per cui non ho letto in quel testo le parole: Senza l'aiuto di Dio, che in questa sentenza anche tu hai riferito poco prima come parole mie, lo attribuisco, finché posso, piuttosto che a te ad un codice mendoso. Di' dunque il resto.

106 - Noi non escludiamo totalmente l'aiuto di Dio

Giuliano. Nel dichiarare infatti che noi diciamo che per esercitare il retto culto di Dio è sufficiente a ciascuno, senza l'aiuto di Dio stesso, la libertà dell'arbitrio, mentisci assolutamente.

Poiché il culto di Dio si intende infatti in molti modi: e nella custodia dei comandamenti, nella esecrazione dei vizi, nella semplicità della condotta e nell'ordine dei misteri e nella profondità dei dogmi, che la fede cristiana acquisisce sulla Trinità o sulla risurrezione e su altre simili verità, com'è possibile che noi diciamo in confuso che senza l'aiuto di Dio il libero arbitrio è sufficiente all'esercizio del culto di Dio, quando leggiamo nel Vangelo che il Signore dice: Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.

Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te? ( Mt 11,25-26 )

Certamente la libertà dell'arbitrio non avrebbe potuto trovare da sé tutte queste verità contenute tanto nei dogmi quanto nei misteri, sebbene e che non si onorassero gli idoli e che non si disprezzasse Dio, che era noto come creatore del mondo stesso, lo avrebbe potuto insegnare la ragione naturale, come attesta il Maestro delle Genti. ( Rm 1,20 )

Non dunque ciò che fingi tu diciamo o noi o qualcuno dei sapienti, ma noi affermiamo che è creato da Dio con il libero arbitrio ed è aiutato con innumerevoli specie di grazie divine l'uomo, perché gli sia possibile o l'osservare o il trasgredire i comandamenti di Dio.

E questo è dove noi difendiamo la presenza del libero arbitrio: di fronte a Dio che in modi tanto numerosi asserisce la sua benignità, cioè comandando, benedicendo, santificando, coercendo, provocando, illuminando, ognuno, che usa già della ragione, ha libera disponibilità o di osservare o di disprezzare la volontà di Dio.

Agostino. Tanti dici i modi in cui Dio ci aiuta, cioè comandando, benedicendo, santificando, coercendo, provocando, illuminando e non dici: Donandoci la carità, mentre l'apostolo Giovanni dice: La carità è da Dio. ( 1 Gv 4,7 )

Per ciò dice altresì: Quale grande carità ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! ( 1 Gv 3,1 )

In questa carità, che è data al cuore umano dallo spirito e non dalla lettera, si intende anche quel potere del quale nel suo Vangelo egli stesso dice: Ha dato a costoro il potere di diventare figli di Dio. ( Gv 1,12 )

Questo potere voi dite che proviene all'uomo dall'uomo in forza del libero arbitrio, avendo voi lo spirito di questo mondo e non lo spirito che viene da Dio: e per questo voi ignorate i doni che Dio ci ha donato. ( 1 Cor 2,12 )

Questa è la ragione per cui non avete né la pace con la Chiesa, dalla quale siete usciti, né la carità che non riconoscete come dono di Dio, né la fede, perché siete eretici.

Infatti è scritto: Pace ai fratelli e carità e fede, non dall'umano libero arbitrio, ma da parte di Dio Padre e di Gesù Cristo Signore. ( Ef 6,23 )

Se riconosci in queste parole il dogma apostolico, riconosci anche nelle tue parole di essere eretico.

107 - La libertà umana dimostra l'equità divina

Giuliano. Non dunque senza l'aiuto di Dio noi crediamo idoneo il libero arbitrio a tale culto di Dio quale lo rendono gli iniziati con i misteri, ma confessiamo che la libertà dell'arbitrio è una ricca testimonianza dell'equità divina, così da insegnare che, quando dovremo comparire dinanzi al tribunale del Cristo e ciascuno avrà da ricevere quello che gli spetta per la vita vissuta nel corpo, secondo il bene o il male che ha fatto, non giudicherà in nulla ingiustamente Dio, che non imputa a nessuno se non il peccato dal quale colui che per esso è punito avrebbe anche potuto stare lontano.

Agostino. Fai bene a suggerirmi che cosa devo dire contro di te.

Certamente, come dice l'Apostolo, tutti dobbiamo comparire al tribunale del Cristo, perché ciascuno riceva secondo il bene o il male che ha fatto nella sua vita corporale. ( 2 Cor 5,10 )

Escluderai forse da questa universalità i bambini?

Di' dunque che cosa di buono abbiano fatto nel corpo con il proprio libero arbitrio perché ricevano il regno di Dio, che è un bene così grande; oppure che cosa abbiano fatto di male con la propria volontà quei bambini che saranno esclusi da questa vita di Dio.

Che se, com'è inevitabile, confesserai che gli uni riceveranno la vita nel Cristo senza nessuna di quelle opere della libera volontà che ciascuno compie per mezzo del corpo, per quale ragione non confessi che gli altri ricevono la morte in Adamo, giacché sai che Adamo è la controfigura del Cristo futuro?

O forse, chiusi gli occhi, aprirai la bocca per dire che agli uni ha giovato lo spirito della giustizia nel quale sono rinati e agli altri non ha nociuto la carne del peccato nella quale sono nati?

Chi oserà dirlo all'infuori di voi?

Quanto poi agli uomini di età adulta, quando ascoltano o leggono che ciascuno riceverà secondo le opere compiute nel corpo, non devono confidare nella forza della propria volontà, ma piuttosto pregare perché il Signore prepari a loro una tale volontà da non cadere nella tentazione.

Infatti la volontà viene preparata dal Signore, ( Pr 8,35 ) e lo stesso Signore dice: Pregate per non cadere in tentazione, ( Mt 26,41 ) e l'Apostolo dichiara: Noi preghiamo Dio che non facciate alcun male. ( 2 Cor 13,7 )

108 - Rendimi le mie parole

Giuliano. La tua prima sentenza dunque per la sua oscurità non gioverà a nulla, la seconda poi, con la quale ripeti che ammetti, sì, il libero arbitrio, non tuttavia così da credere che ognuno sia libero a fare il bene, ha messo a nudo tutte le tue viscere.

Agostino. Mi costringi ormai ad attribuire a te ciò che poc'anzi attribuivo ad un codice.

Ecco infatti che ripeti la mia sentenza senza completarla con le parole mie che sono molto necessarie e a voi contrarie.

Io ho detto infatti: " Non è libero ognuno a fare il bene senza l'aiuto di Dio ".

Tu invece dici che io ammetto, sì, il libero arbitrio, non " tuttavia così da credere che ognuno sia libero a fare il bene ", né aggiungi ciò che ho aggiunto io: " Senza l'aiuto di Dio ".

Non ti accuso di essere ladro, chiedo civilmente la restituzione di ciò che mi è stato tolto: rendimi le mie parole e non varranno nulla le tue.

109 - Dimostra di non negare il libero arbitrio

Giuliano. Ecco infatti, come facemmo nel primo libro, così adesso noi ti costringiamo pressantemente a dimostrare come tu non abbia negato il libero arbitrio.

Ma stia fisso nel nostro lettore questo punto: tu hai confessato il libero arbitrio e predichi ai cattolici che Dio è il creatore dei nascenti: due verità che nessuno negò mai all'infuori di Manicheo.

Ma, pur avendo ammesso noi entrambi di comune accordo queste verità, però né per te né per il tuo dogma rimane salda la libertà dell'arbitrio: allora si conclude in modo assoluto che tu e il tuo dogma non ritenete nulla della fede cattolica.

Interrogo dunque quale sia la forza o quale la definizione del libero arbitrio.

Certamente nessun cambiamento di elementi naturali è in potere del libero arbitrio.

Nessuno infatti mutò mai in sé le funzioni dei sensi, così per esempio da cogliere le voci con le narici o gli odori con gli orecchi; nessuno cambiò la proprietà del suo sesso; nessuno poté passare nella forma di un altro animale; nessuno con il libero arbitrio poté sostituire ai peli del suo corpo le pellicce innate di altri corpi; nessuno rivendicò a sé secondo il suo gusto o la qualità o la quantità del corpo.

Con questi esempi possiamo divagare attraverso tutti gli aspetti che riguardano questa condizione.

Passiamo dunque dagli elementi naturali all'esame delle realtà esterne.

Chi ebbe mai nel diritto della sua volontà la fecondità dei campi, chi la prosperità delle navigazioni, chi la nobiltà e la ricchezza, chi la sicurezza della stessa nobiltà, così da confessare di avere effettuato la conquista o di questi o di simili risultati con la volontà libera dall'intervento di Dio?

Gli eventi naturali sono dunque portati sempre da leggi immutabili, gli aspetti esterni invece dalle incertezze dei casi.

Dove sta quindi il libero arbitrio, per il quale gli uomini trascendono le bestie, per il quale sono stati fatti ad immagine di Dio, al quale soltanto si attiene la giustizia dell'esame divino?

In che consiste, dico, questo libero arbitrio, il quale, com'è certamente negato dai manichei, così anche per tua confessione è certamente ammesso dai cattolici?

Indubbiamente esso sta nella possibilità dell'uomo o di buttare la sua volontà in un crimine senza nessuna costrizione inevitabile di elementi naturali o di trattenere la sua volontà dal crimine.

Agostino. Trattenere la volontà dal crimine è lo stesso e nient'altro di diverso dal non cadere in tentazione.

Ma se questo lo avessimo nel potere della nostra volontà, non saremmo ammoniti a domandarlo al Signore con la preghiera.

A chi dunque è detto: Evita il male, ( Sal 37,27 ) è detto evidentemente di trattenere dal crimine la sua volontà.

E tuttavia l'Apostolo, pur potendo giustamente dire: Vi comando di non fare nessun male, scrive: Noi preghiamo Dio che non facciate alcun male. ( 2 Cor 13,7 )

Ecco perché ho detto - e non come mi fai dire tu -: " Nessuno è libero a fare il bene senza l'aiuto di Dio ".

Questo aiuto appunto l'Apostolo pregava per i fedeli e non toglieva alla natura dell'uomo il libero arbitrio.

O uomini esaltati e gonfiati, non vogliate confidare nella vostra forza: sottomettetevi a Dio e, per trattenere dal crimine la vostra volontà e non cadere in tentazione, pregate.

Né pensate di non cadere in tentazione quando con forte volontà trattenete la concupiscenza della carne da qualche cattiva azione.

Voi ignorate le furberie del tentatore: cadete in una tentazione ancora maggiore, se attribuite quel successo alla vostra volontà senza l'aiuto di Dio.

Vorrei proprio che tu ci spiegassi in quale senso hai detto che " gli aspetti esterni " degli eventi umani buoni o cattivi, come la ricchezza o la povertà e tutte le altre condizioni, " sono portati dalle incertezze dei casi ".

Anche queste circostanze infatti la fede cattolica le sottrae talmente al potere umano da attribuirle al potere divino.

Ma lo dico, perché temo per voi che abbiate forse aggiunto al vostro errore anche la negazione che alla provvidenza divina appartengano tutte le sofferenze che soffrono gli uomini, tutte le loro acquisizioni, tanto nei loro corpi quanto nelle circostanze esterne, e che quindi tutti i mali che patiscono anche i bambini voi li attribuiate alle incertezze dei casi, così da tentare di alienare tutti questi aspetti dal giudizio di Dio, senza la cui volontà, come dice il Signore stesso, nemmeno un passero cade a terra.

Voi vedete la vostra eresia naufragare in questa miseria dei bambini, che sotto il giusto Dio non esisterebbe affatto se non l'avesse meritata la natura umana, viziata e condannata dalla grandezza del primo peccato. ( Mt 10,29 )

110 - La libertà di ora non è più la libertà di allora

Giuliano. E perché questa verità assoluta sia illuminata con pochi esempi, il libero arbitrio sta nel fatto che sia tanto libero ad un uomo voler fare un sacrilegio quanto non volerlo, tanto libero voler perpetrare un parricidio quanto non volerlo, tanto libero commettere un adulterio quanto non volerlo, tanto possibile rendere vera testimonianza quanto falsa testimonianza, tanto libero obbedire al comando di Dio quanto obbedire alla persuasione del diavolo.

Agostino. Dici la verità: questo è il libero arbitrio e assolutamente tale lo ricevé Adamo; ma il libero arbitrio che fu dato dal Creatore e fu viziato dall'ingannatore, dev'essere certamente risanato dal Salvatore.

Questo voi non lo volete confessare con la Chiesa e per questo siete eretici.

O uomo che non rifletti dove tu sia e nei giorni cattivi gongoli come un cieco quasi tu fossi in giorni buoni!

Quando il libero arbitrio era tale e quale lo descrivi tu, l'uomo non era ancora diventato quella vanità che rende i suoi giorni come un'ombra passeggera. ( Sal 144,4 )

Non è infatti vanità Dio, a somiglianza del quale era stato fatto, somiglianza che in forza della grazia va adesso rinnovandosi di giorno in giorno.

Non si diceva ancora: Nella colpa sono stato generato. ( Sal 51,7 )

Non si diceva ancora: Chi è mondo da macchia? Nemmeno un bambino che ha la vita di un giorno solo sopra la terra. ( Gb 14,4-5 )

Non si diceva infine: Non quello che voglio, io faccio, ma quello che detesto, ( Rm 7,15 ) e: Io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: c'è in me infatti il desiderio del bene, ma non la capacità di farlo. ( Rm 7,18 )

Vedo nelle mie membra un'altra legge che muove guerra alla legge della mia mente. ( Rm 7,23 )

Questo male in Adamo, quando fu creato nella rettitudine, non c'era, perché non c'era ancora la natura umana depravata.

Adamo aveva un Rettore che egli abbandonò con il libero arbitrio, non cercava un Liberatore per mezzo del quale diventare libero dal vizio.

Pur ammesso infatti, come dite voi, che le parole: Non quello che voglio, io faccio ( Rm 7,19 ) e le altre simili siano proprie dell'uomo non ancora vivente sotto la grazia del Cristo, anche per questo dunque convincetevi che il Cristo trovò gli uomini di tanto inferma volontà a compiere il bene e che la natura umana non può riparare l'infermità del libero arbitrio a fare il bene se non in forza della grazia del Cristo.

E per questo è vero quello che ho detto: " Nessuno è libero a fare il bene senza l'aiuto di Dio ".

E tu hai sottratto le parole: " Senza l'aiuto di Dio ", proprio perché ti si aprisse un campo dove più loquacemente che eloquentemente ti potessi lanciare in tante affermazioni con le quali non dilettare chi legge, ma piuttosto ostacolare, per quanto ti è possibile, chi vuole capire.

Sottomettetevi a Dio per essere corretti.

Nessuno è libero di compiere il bene senza l'aiuto di Dio.

Perché sollevate in alto la volontà umana per precipitare in basso?

Pregate piuttosto, perché non cadiate in tentazione.

111 - In certi casi è più difficile peccare che non peccare

Giuliano. La ragione poi per cui negli esempi di sopra ho messo il semplice volere più che la sua effettuazione è che un parricidio, un sacrilegio, un adulterio e comportamenti simili è più facile evitarli che farli.

Non sempre infatti alla cattiva volontà arride l'opportunità di perpetrare quello che vuole.

Viceversa l'astenersi da questi delitti costituisce una quiete somma.

A meno che da voi si dica fatica questo stesso non voler faticare.

Tralascio le testimonianze della Scrittura santa, sia riportate dai Profeti, dagli Evangelisti, dagli Apostoli, sia esposte da commentatori illustri per sana dottrina cattolica: Giovanni, Basilio, Teodoro e simili, che molto maggiore definiscono la fatica di commettere i crimini della fatica di evitarli.

Agostino. Magari tu ritenessi la fede di costoro! Non negheresti nei bambini il peccato originale.

112 - La volontà attratta dalla soavità liberale dell'amore

Giuliano. Per ora, limitandomi alle esigenze della presente questione, insisto nel dire che il libero arbitrio né è stato dato per altro, né si può intendere se non in questo: nessuno sia rapito né alla giustizia né alla iniquità da una volontà prigioniera.

Agostino. Certamente di chi, per la legge che vede nelle sue membra far guerra alla legge della sua mente e farlo schiavo della legge del peccato, grida: Io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio, ( Rm 7,15 ) devi dire tu senza dubbio come non venga rapito al male da una volontà prigioniera.

Per parlare infatti provvisoriamente a modo vostro, se costui geme sotto una cattiva abitudine, non trovandosi ancora costituito, come dite voi, sotto la grazia del Cristo, costui ha o non ha il libero arbitrio della volontà?

Se lo ha, per quale ragione non fa il bene che vuole, ma compie il male che odia?

Se poi non lo ha, perché non si trova ancora sotto la grazia del Cristo, ecco io dico di nuovo ciò che ho già detto e vedo doversi dire spesso a voi: Nessuno se non per la grazia del Cristo può avere l'arbitrio della volontà libero a fare il bene che vuole e a non fare il male che odia; non perché la sua volontà sia rapita come prigioniera al bene e al male, ma perché, liberata dalla prigionia, sia attratta al suo Liberatore dalla soavità liberale dell'amore e non dall'amarezza servile del timore.

113 - Vedi di non passare dalla declamazione alla lamentazione

Giuliano. Sono certamente dolci gli incitamenti dei vizi, e sono anche amari spesso i tormenti delle pene inventati dai persecutori, ma e gli incitamenti dei vizi li sferza la censura della onestà e i tormenti delle pene li assorbe la grandezza della pazienza.

Agostino. Stai declamando in mezzo a quelli che confidano nella loro forza. ( Sal 49,7 )

Attendi a te, perché non si levino i tuoi clamori in mezzo a quelli che saranno tormentati per la loro superbia.

114 - Anche le nostre virtù fruiscono della grazia di Dio

Giuliano. Ma tuttavia nemmeno delle virtù è gravoso il possesso, il quale, fuori da quella specie di regno che è la buona coscienza, fruisce della promessa sublimità della beatitudine eterna.

Sono tuttavia presenti gli aiuti della grazia di Dio, che dalla parte della virtù non mancano mai alla volontà.

Della quale grazia di Dio sebbene siano innumerevoli le specie, tuttavia esse entrano in gioco sempre con tale moderazione da non espellere mai dal suo posto il libero arbitrio, ma da offrirgli sostegni a cui appoggiarsi, finché voglia avvalersene, senza tuttavia opprimere l'animo che sia riluttante.

Da questo dipende appunto che, come gli uni ascendono dai vizi alle virtù, così altri ricadono dalle virtù nei vizi.

Agostino. Donde è possibile che gli aiuti della grazia di Dio espellano dal suo posto il libero arbitrio, se essi piuttosto lo liberano perché ritorni al suo posto, dopo che da esso lo hanno cacciato i vizi e dopo che lo ha soggiogato la nequizia?

Ma quando si chiede a voi quali siano cotesti aiuti della grazia di Dio, tirate fuori quelli che hai ricordati sopra: " Dio aiuta comandando, benedicendo, santificando, coercendo, provocando, illuminando ".

Sono azioni che secondo le Scritture vengono fatte tutte anche per mezzo degli uomini.

Infatti anche gli uomini comandano e benedicono e santificano con i sacramenti divini e coerciscono correggendo e provocano esortando e illuminano istruendo.

Tuttavia né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, bensì Dio che fa crescere. ( 1 Cor 3,7 )

La crescita poi è che ciascuno obbedisca ai precetti di Dio: il che non avviene, quando veramente avviene, se non in forza della carità.

Per questo è nella carità che la Chiesa per edificarsi fa crescere il proprio corpo. ( Ef 4,16 )

Cotesta carità la dona Dio solamente, perché la carità è da Dio. ( 1 Gv 4,7 )

Questa carità voi non la volete nominare tra gli aiuti della grazia che ricordate, per non concedere che lo stesso nostro obbedire a Dio è sua grazia.

Pensate appunto che in tal modo si toglie l'arbitrio della volontà, mentre nessuno può obbedire se non per mezzo della volontà.

Ma - e voi non lo volete - la volontà viene preparata dal Signore, ( Pr 8,35 ) non con parole risuonanti al di fuori, bensì nel modo in cui, pregando la regina Ester ed essendo esaudita, Dio convertì il re Assuero e volse in dolcezza il suo sdegno. ( Est 15,11 )

Come infatti Dio fece questo in maniera divina e occulta nel cuore di un uomo, così Dio in noi suscita il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni. ( Fil 2,13 )

115 - Con l'aiuto della grazia di Dio è possibile alla volontà umana fare il bene

Giuliano. In che modo tu dunque confessi il libero arbitrio, al quale dici possibile una scelta soltanto, cioè fare il male, ma non possibile allontanarsi dal male e fare il bene? ( Sal 34,15 )

Agostino. Dico che è possibile alla volontà dell'uomo allontanarsi dal male e fare il bene, ma a quella volontà che Dio aiuta gratuitamente e non alla volontà che Giuliano gonfia ingratamente.

116 - Dio rende possibili le azioni che comanda

Giuliano. Taccio per ora con che rabbia tu frema contro tutta la legge, che credi avere prescritto ai mortali azioni delle quali non vedeva nessuna facoltà presso i mortali.

Agostino. Non è vero quello che dici.

Dio comanda azioni che si possono fare, ma egli stesso dà di farle a coloro che così le possono fare e le fanno; e imperando ammonisce coloro che non le possono fare di chiedere a lui di poterle fare.

E poiché non tutte le azioni sono fatte da ognuno dei santi, sa Dio come provvedere alla loro umiltà.

Essi dicono quotidianamente: Rimetti a noi i nostri debiti, ( Mt 6,12 ) e Dio li aiuta a praticare l'obbedienza, così che ci sia anche qualche venialità a cui elargire il perdono.

117 - Bestia bimembre il tuo uomo

Giuliano. Ma domando in compagnia di quali poeti sei andato a sbattere in tale Ippocrène da fingere non certo poetando ma bestemmiando, una bestia bimembre, di cui formare il corpo con la necessità del male e ricoprire soltanto la faccia con il nome della libertà.

Agostino. Ti dipingi da te stesso quello che ti piace, e ti va di rivoltare fantasmi vacui con cuore vacuo.

Per quale ragione infatti metti a disposizione della volontà buona i sussidi della grazia, mentre la volontà cattiva è cattiva o continua ad essere cattiva, perché non si avvale di nessun sussidio?

Forse che qui la tua bilancia, che tenti di tenere in equilibrio perfetto con uguali pesi da una parte e dall'altra, perché la volontà quanto è libera al male altrettanto sia libera anche al bene, abbassandosi da una parte mostra che tu stai delirando?

118 - Se liberata, libera anche per il bene, la nostra volontà

Giuliano. Così ragioni infatti anche in quell'opera che mandasti a Roma: La volontà che è libera nei mali, non è libera nei beni.16

Agostino. Per quale ragione non aggiunti quello che hai letto in quel mio testo: Se non è stata liberata?

O perché il Signore, quando parlava dei frutti dei tralci, ossia delle buone azioni, afferma: Senza di me non potete fare nulla, ( Gv 15,5 ) se non perché nessuno è libero a fare il bene se non lo libera lui stesso?

119 - Definizione della cecità

Giuliano. E in quell'opera dici celestiano chi pensa che ognuno sia libero a fare il bene, e dunque libertà dici quella che non può fare altro che il male.

Trova, se puoi, un'altra definizione di ciò che non è libertà e difendi allora questa tua libertà.

Se avevi perduto talmente il buon senso da non vedere la definizione della libertà nella sua concretezza, non avresti dovuto capire almeno dal suo contrario quale sia l'essenza della libertà?

Immagina infatti di aver potuto dubitare ugualmente che cosa fosse ciò che si dice la vista degli occhi e di definirla in questo modo: La vista è o avere gli occhi cavati dalle orbite o non poter scorgere nulla, quando è il tempo di vedere, per impedimenti di qualsiasi genere.

E questa definizione pensala adatta alla vista, ma pòrtati a spiegare il suo contrario, cioè la cecità.

A questo punto, trovando che in un animale dotato per natura della vista degli occhi la cecità non è se non avere le occhiaie vuote o avere l'ostruzione di un umore denso che tolga la facoltà di vedere, ti ricrederesti senza dubbio e ti accorgeresti che una sola definizione non può adattarsi a realtà contrarie.

Quindi, se la cecità non si può definire se non come privazione della vista negli occhi di un animale nel tempo in cui dovrebbe vedere, renderesti anche la definizione della vista negando gli elementi con i quali avevi esposto la cecità: cioè la vista altro non è che la congrua possibilità di vedere in condizioni opportune con occhi né cavati né serrati.

Se tu riluttassi ostinatamente a tale dimostrazione, non otterresti altro che questo: o gli uditori penserebbero che tu con vergognosa pervicacia resisti alla tua coscienza, o, se ti prendessero come assolutamente sincero con te stesso, giudicherebbero che tu hai gli occhi della mente cavati fuori non meno di colui che tu avevi definito vedente.

Agostino. Io non voglio che tu definisca la cecità, ma che tu la finisca con la tua cecità e tu veda che il Cristo non avrebbe potuto giustamente dire: Senza di me non potete fare nulla, ( Gv 15,5 ) se gli uomini avessero potuto essere liberi a fare il bene senza la grazia del Cristo.

120 - Loquacità intricata su libero e non libero

Giuliano. Così dunque, per applicare l'esempio alla causa, avresti potuto capire, almeno dalla definizione del non libero, che cosa avresti dovuto chiamare libero.

Sebbene infatti l'intelligenza si fosse offuscata nel definire il libero arbitrio, così da giudicare tu che si possa dire libero ciò che tra due contrari aderisce solo ad uno di essi, avresti dovuto osservare che non si può spiegare altrimenti l'essere schiavo, cioè il non essere libero, se non come l'essere rivendicato in dominio di una tra due parti contrarie, e quindi si deve dare nome alla libertà negando la cattività: se ciò che non era libero si costringeva ad aderire ad una sola delle due parti contrarie, al suo opposto, ossia al libero, non si lasciava di essere assegnato a nessuna delle due parti.

Agostino. Perché complichi le idee chiare con una loquacità intricata?

Al male è libero chi compie il male di sua volontà o con il fare o con il dire o anche solo con il pensare, ma questo chi degli uomini non lo può fare nell'età più grande?

Al bene invece è libero chi compie il bene per mezzo della sua volontà buona, anch'egli o con il fare o con il dire o anche solo con il pensare: ma questo nessuno degli uomini lo può senza la grazia di Dio.

Se dici che qualcuno lo può, contraddici colui che disse: Senza di me non potete fare nulla; ( Gv 15,5 ) contraddici pure colui che disse: Non che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio. ( 2 Cor 3,5 )

Penso che la capacità di pensare, che l'Apostolo non si riconosceva da se stesso ma da Dio, la riferisse al bene e non al male.

Ma dal buon pensare viene il buon parlare e il buon operare.

Quindi chi non è capace da sé di pensare qualcosa di buono, logicamente non è idoneo da sé nemmeno a parlare bene e nemmeno a operare bene, ma, se è sotto la grazia, la capacità gli viene da Dio.

Tanto che è scritto: Non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi; ( Mt 10,20 ) e: Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. ( Rm 8,14 )

Guardando a questi testi io ho detto che nessuno senza l'aiuto di Dio è libero a fare il bene.

Tu temendo questi testi hai detto che io ho detto che nessuno è libero a fare il bene e hai soppresso le parole - da me aggiunte -: " Senza l'aiuto di Dio ".

Perciò non dubito che tu ti sappia già vinto, ma con prolisso vaniloquio cerchi di non apparire vinto, definendo la volontà libera in tal modo da non poter essere libera se non potendo fare l'uno e l'altro, ossia agire bene e agire male.

E con questo ti è necessario togliere la libertà a Dio, che può avere soltanto la volontà buona, ma non può avere la volontà cattiva.

121 - La più misera resistenza

Giuliano. Poiché questa è la situazione e poiché su questo punto tu fai la più misera resistenza, è incerto che cosa convenga di più pensare di te: se difendi il falso contro la tua coscienza o se credi vero ciò che è falso, e quindi è incerto se tu abbia perduto gli occhi della ragione, mentre è certo che hai perduto gli occhi della fede.

Agostino. Ti consoli forse d'esser stato vinto per il fatto che puoi offendere?

122 - I risultati ottenuti

Giuliano. Ma per riassumere i risultati ottenuti: il libero arbitrio, che dalla parte del male è aiutato dalle voluttà dei vizi o dalle suggestioni del diavolo, e dalla parte del bene invece dai dogmi delle virtù e dalle varie specie della grazia divina, non può sussistere altrimenti se non si toglie da esso la necessità sia della giustizia, sia del peccato.

Agostino. Se tra le specie della grazia divina voi metteste la dilezione, che non viene da noi ma da Dio, che apertissimamente leggete data da Dio ai suoi figli, senza la quale nessuno vive piamente e con la quale nessuno vive se non piamente, senza la quale non è buona la volontà di nessuno e con la quale non è se non buona la volontà di ognuno, veramente difendereste il libero arbitrio e non lo gonfiereste.

Quanto poi alla necessità, se dici quella che opprime ognuno che non vuole, essa non esiste per la giustizia, perché nessuno è giusto senza volerlo essere, ma la grazia di Dio lo fa passare da non volente a volente.

Quanto invece alla necessità del peccato, se nessuno peccasse involontariamente, non sarebbe scritto: Sigillasti i miei peccati in un sacchetto e notasti se qualcosa commisi contro la mia volontà. ( Gb 14,17 )

123 - Pregiudizi al posto di giudizi

Giuliano. Ma la verità del libero arbitrio la confessano i cattolici, la negano invece i traduciani insieme ai manichei, loro maestri.

Agostino. Cotesti sono pregiudizi e non giudizi. Vorrei che tu potessi giudicare; pregiudicare invece quale canaglia non lo può fare?

124 - Un falso timore e una fine vera

Giuliano. Noi dunque abbiamo detto la verità, poiché quanti restano ingannati da voi, per non essere chiamati eretici diventano manichei, e per la paura di una falsa infamia incorrono in un vero crimine, alla maniera di quelle fiere che vengono circondate di penne per farle entrare nelle reti: così un falso timore le consegna ad una fine vera.

Diciamo poi che Dio è il creatore dei nascenti in questo modo: poiché certamente il Dio dei cattolici, che è quello vero, non può fare nulla di male, in nessun modo si può credere per la dignità dello stesso operatore che gli uomini fatti da lui escano dalle sue mani iniqui e rei prima dell'uso della volontà.

Le quali verità, negandone voi una, le compromettete ambedue.

Tu affermi di credere, sì, che Dio è il creatore, ma di uomini cattivi, e con questo sconfessi il tuo dogma negando di asserire che creatore degli uomini sia il diavolo.

Agostino. Tutto ciò che negli uomini, i quali nascono con il vizio, appartiene a Dio creatore, è buono; perché anche ciò che è giusto è buono.

Ma Dio è autore delle nature e non dei vizi.

Vieni ormai al sodo e vediamo che cosa sei pronto a dire a questo proposito: in che modo i bambini non sono strappati al potere delle tenebre, quando per mezzo dei sacramenti della Chiesa sono trasferiti nel regno del Cristo.

Per quanti siano infatti i panni della tua molteplice loquacità nei quali ti avvolgi, quando arriverai a questo punto, apparirai un eretico nudo.

Indice

13 De nupt. et concup. 2,8
14 Sopra 1,14
15 De nupt. et concup. 2,8
16 C. duas epp. Pelag. 1,7