Discorsi sui Santi |
1.1 - Perché si celebra la nascita di Giovanni e non di altri
2.2 - Perché Giovanni, uomo così grande, non fu discepolo del Signore, ma ebbe discepoli suoi come il Signore.
Le voci superbe dei donatisti
3.3 - Cristo incarnato e battezzato per insegnare la via dell'unità
4.4 - Perché volle essere battezzato Giovanni
4.5 - I donatisti riferiscono erroneamente al ministro del Battesimo il passo del Vangelo che tratta dell'albero e del suo frutto
4.6 - I donatisti sono confutati perché si fanno valere in luogo di Cristo
4.7 - Come si deve interpretare il passo del Vangelo che tratta dell'albero e del frutto
4.8 - Confuta i donatisti con le parole di Giovanni e dell'apostolo Paolo
La solennità odierna sollecita con grande aspettativa il discorso di consuetudine.
Con l'aiuto di Dio, dunque, vi porgeremo ciò che avrà dato, mentre voi ricordate e comprendete il compito del nostro servizio, che è di parlare non quali maestri, ma come servi: non a discepoli, ma a condiscepoli; né infatti a servi, ma a compagni di servizio.
Ma uno solo è il nostro Maestro, che insegna sulla terra ed ha la cattedra in cielo; di lui è nato il precursore Giovanni, del quale oggi si ricorda il giorno della nascita ed oggi si celebra.
Abbiamo ricevuto questo dalla tradizione degli antichi e con religiosità da imitarsi lo tramandiamo ai posteri.
Oggi dunque celebriamo il Natale di Giovanni, non dell'Evangelista, ma del Battista.
Fatta questa premessa, si presenta una questione da non trascurarsi: perché celebriamo il giorno in cui Giovanni è venuto al mondo piuttosto che quello di uno degli Apostoli, o di un Martire, o di un Profeta o di un Patriarca?
Se ci si interroga, che risponderemo?
Da quel che mi sembra, da quanto si fa accessibile ai limiti delle mie capacità, la ragione è questa: i discepoli del Signore vennero assunti come tali dopo la nascita e una volta raggiunta la maturità degli anni con il progredire dell'età; in seguito, li vincolò al Signore la loro fede, ma la nascita di nessuno di loro fu al servizio del Signore.
Anche dei Profeti conserviamo il ricordo, abbiamo venerazione per i Patriarchi: nacquero semplici uomini, crescendo in età, ripieni di Spirito Santo, annunziarono Cristo; vennero al mondo per diventare profeti in un secondo tempo.
Al contrario, fu proprio la nascita di Giovanni che annunziò il Cristo Signore e che dal grembo materno salutò concepito.
Risolta tale questione come abbiamo potuto, affrontiamo l'altra, secondo le forze che ci avrà dato il Signore.
Si fa avanti infatti un'altra questione, a quel che mi sembra, alquanto più astrusa e più faticosa a investigare; in proposito molto mi aiuterà la vostra attenzione e la preghiera al Signore a sostegno delle mie limitate risorse.
Questo Giovanni, che si distingue per tale abbondanza di grazia fino a salutare il Signore dal grembo materno, come è stato detto, non ancora a voce, ma balzando di gioia, la cui grazia era aperta a Dio fin dal tempo in cui la sua carne era ancora chiusa nella carne, questo Giovanni, dunque, non si trova tra i discepoli del Signore, ma si apprende che abbia avuto piuttosto dei discepoli come il Signore.
Che vuol dire questo? Chi è costui? Un uomo assai grande, quale uomo assai grande? di che elevatezza un così grande uomo?
Tuttavia non seguiva il Signore tra i discepoli, ma aveva dei discepoli alla sua sequela: mi guarderò dal dire che fosse in opposizione al Signore, pur tuttavia quasi indipendentemente dal Signore.
Dei discepoli aveva Cristo, dei discepoli aveva Giovanni: insegnava Cristo, insegnava Giovanni.
Che dire di più? Battezzava Giovanni, battezzava Cristo.
Di più, a questo riguardo - mi riferisco al battesimo - da Giovanni fu battezzato Cristo.
Dove sono coloro che dal ministero del battesimo traggono motivo per gonfiarsi per l'arroganza di una boriosa aggressività?
Dove sono le voci tutt'altro che umili, altisonanti di superbia, "sono io che battezzo, sono io che battezzo"?
Che avresti detto se ti fosse toccato battezzare Cristo?
Per quanto avverte la Santità vostra, già comincia ad assumere importanza e ad essere evidente la causa per la quale anche Cristo doveva essere inviato dal Padre e Giovanni doveva essere inviato avanti da Cristo.
Giovanni fu inviato per primo, ma a quel modo che il giudice viene preceduto da quanti gli rendono omaggio.
Più tardi, come uomo, fu creato Cristo, però fu Cristo Dio a creare Giovanni.
Giovanni era, quindi, un uomo veramente perfetto e fu provveduto di tanta grazia che il Signore stesso disse di lui: Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista. ( Mt 11,11 )
Dunque, quest'uomo così eminente riconosce il Signore grande nell'abbassamento: l'uomo riconosce Colui che era venuto quale uomo Dio.
Infatti, se tra i nati di donna, cioè tra gli uomini, non è sorto uno più grande, chiunque è più di Giovanni non è soltanto uomo, ma è anche Dio.
Perciò, questo grande uomo dovette avere anche dei propri discepoli e, insieme ai suoi discepoli, riconoscere Cristo maestro di tutti.
Ci può essere più valida attestazione della verità che, umiliandosi, riconoscere Colui del quale poteva essere geloso per rivalità?
Giunse ad essere ritenuto il Cristo, ma non volle; poté essere oggetto di stima quale Cristo e non volle.
Si chiesero gli uomini sbagliando su di lui: Non è questo il Cristo?
Ed egli assicurò di non esserlo, per restare quel che era.
Adamo, avendo ceduto proprio in questo, perdette ciò che era per aver usurpato ciò che non era.
Il caso tornava alla mente di questo grande uomo, ma con il senso di inferiorità dell'ultimo di fronte al Cristo umile: ne era cosciente, vi rifletteva e lo teneva presente, poiché intendeva ricuperare quanto Adamo aveva perduto.
Dunque, costui, come ho detto, il grande Giovanni, al quale il Signore rese una testimonianza tale - ed è la Verità a presentarlo così - che giunse a dire: Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista, fu possibile crederlo il Cristo; anzi, era già ritenuto il Cristo da parte di quanti si erano illusi per l'eccellenza della sua grandezza: sarebbero anche rimasti in quell'errore se egli, rivelandosi, non li avesse convinti di abbaglio.
Allora a quanti avevano quella convinzione oppose affermando: Non sono io il Cristo. ( Gv 1,20 )
Quasi a dire: in tal modo vi sbagliate sicuramente circa la mia dignità; così è certo che, attribuendomi questo, esagerate nella lode: ma quanto a me, devo riconoscere chi sono perché egli possa perdonare a voi che siete nell'errore.
Infatti, se falsamente fosse stato creduto ciò che era, ne sarebbe derivata una menomazione per colui che in realtà lo era.
Quindi fu inviato innanzi Giovanni perché battezzasse il Signore umile.
Il Signore infatti volle essere battezzato per umiltà, non a causa del peccato.
Perché venne battezzato Cristo Signore? Perché venne battezzato Cristo Signore, l'Unigenito Figlio di Dio?
Ricerca la ragione per cui nacque ed ivi troverai perché sia stato battezzato.
Senza dubbio vi scoprirai la via dell'umiltà, che non puoi percorrere con incedere superbo: se non la percorrerai con piede umile non potrai giungere a quell'altezza dove conduce.
Venne battezzato per te Colui che per te è sceso dal cielo.
Nota quanto sia diventato insignificante Colui che essendo di natura divina, non considerò un'appropriazione indebita essere uguale a Dio. ( Fil 2,6 )
Non era infatti un'appropriazione, ma si fondava sulla natura l'uguaglianza del Figlio con il Padre.
Se Giovanni avesse voluto essere considerato il Cristo, da parte sua sarebbe stata un'appropriazione indebita.
Dunque: Non considerò un'appropriazione indebita essere uguale a Dio.
Infatti, e senza appropriazione indebita, era nato coeterno dall'eterno.
Tuttavia, spogliò se stesso assumendo la natura di servo, ( Fil 2,7 ) cioè assumendo la natura umana.
Essendo di natura divina, non per aver assunto la natura divina: dunque, essendo di natura divina, spogliò se stesso assumendo la natura di servo.
Assunse ciò che non era in modo da non perdere ciò che era. Restando Dio, assunse l'uomo.
Assunse la natura di servo e divenne Dio uomo quel Dio dal quale fu creato l'uomo.
4.3 - Considera dunque quale maestà, quale potenza, quale sublimità, quale uguaglianza con il Padre venne a rivestirsi della natura di servo: vedi anche di apprendere da un così eccellente maestro la via dell'umiltà; poiché è molto più importante aver voluto farsi uomo che voler esser battezzato da un uomo.
Dunque, Giovanni - ripeto - battezza Cristo, il servo il Signore, la voce la Parola.
Ricordate infatti: Io sono voce di uno che grida nel deserto: ( Gv 1,23 ) e ricordate perché il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. ( Gv 1,14 )
Dunque Giovanni - ripeto - battezza Cristo, il servo il Signore, la voce la Parola, la creatura il Creatore, la lucerna il Sole; ma, per sole, s'intende Colui che fece questo sole, sole del quale fu detto: Per me si levò il sole di giustizia e apporta salute con i suoi raggi. ( Mi 4,2 )
Al riguardo gli empi, pentendosi tardi, diranno alla fine, nel giudizio di Dio: Che ci ha giovato la superbia? o che ci ha apportato il vanto delle ricchezze?
Come ombra tutte queste cose sono trascorse; ( Sap 5,8-9 ) e saranno con le ombre coloro che sono andati dietro alle ombre.
Dicono: Così abbiamo deviato dalla via della verità e la luce della giustizia non ha brillato per noi e il sole non si è levato per noi. ( Sap 5,6 )
Non è sorto Cristo per coloro dai quali Cristo non è stato riconosciuto.
Egli, sole di giustizia, senza nube, senza oscurità; egli non sorge per i cattivi, non sorge per gli empi, non sorge per gli infedeli.
Ma egli fa sorgere ogni giorno questo sole materiale del firmamento sui buoni e sui cattivi. ( Mt 5,45 )
Dunque, come ho detto, la creatura battezzò il Creatore, la lucerna il sole: e il battezzatore non se ne inorgoglì, ma si sottomise al battezzando.
Vedendolo avvicinarsi gli disse infatti: Tu vieni per essere battezzato da me?
Sono io che devo essere battezzato da te. ( Mt 3,14 )
Piena confessione e deciso riconoscimento dell'umiltà da parte della lucerna.
Se si fosse inalberata contro il sole, quella sarebbe stata subito spenta dal vento della superbia.
È questo dunque che il Signore previde e che il Signore fece capire con il suo battesimo.
Egli, il grande, volle essere battezzato da colui che era tanto piccolo; per dirla in breve: il Salvatore da chi doveva essere salvato.
Infatti Giovanni, sebbene molto dotato, aveva dovuto richiamare alla mente qualche sua debolezza.
Ecco pertanto: Non sono io che devo essere battezzato da te?
È certamente il Battesimo del Signore la salvezza: perché del Signore è la salvezza. ( Sal 3,9 )
Poiché vana è la salvezza dell'uomo. ( Sal 60,13 )
Come allora si spiega il: Sono io che devo essere battezzato da te, se non aveva bisogno di essere guarito?
Ma tu ammira il rimedio proprio nell'umiltà del Signore: quello battezzava ed egli risanava.
Infatti, se è il Cristo, è il Salvatore di tutti gli uomini, soprattutto di coloro che credono; ( 1 Tm 4,10 ) è un'affermazione dell'Apostolo ed è verace, perché Cristo è il Salvatore di tutti gli uomini; nessuno dica: Non ho bisogno di un salvatore.
Chi parla così non si sottomette al medico, ma muore nel suo male.
Se è salvatore di tutti gli uomini, quindi anche di Giovanni: non è che Giovanni non sia uomo perciò.
Grande uomo certo, ma uomo tuttavia.
Cristo è il salvatore di tutti gli uomini: pertanto, Giovanni riconosce il suo salvatore.
Non è, dunque, che Cristo non sia il salvatore di Giovanni.
Da parte sua non dice questo quello che si confessa umilmente dicendo: Sono io che devo essere battezzato da te.
E il Signore: Lascia fare perché si compia ogni giustizia. ( Mt 3,15 )
Che vuol dire: ogni giustizia? Raccomandò la giustizia con l'umiltà: il Maestro del cielo e vero Signore ci fece riconoscere la giustizia soprattutto nell'umiltà.
L'essere battezzato, infatti, era questione di umiltà: e, dal momento che quanto avrebbe fatto era questione di umiltà, disse: Perché si compia ogni giustizia.
Il Signore previde che molti si sarebbero inorgogliti per essere ministri del Battesimo, ed avrebbero detto: Sono io che battezzo; ed ancora: Quale sono io che battezzo, tale rendo chi viene battezzato da me.
Come puoi provarlo? Dice: Lo provo.
Con quali attestazioni? Con quelle del Vangelo, risponde.
Stiamo ascoltando non so quale nuovo evangelista in contrasto con l'antico Battista.
Allora, con quali attestazioni tratte dal Vangelo tu provi che, quale sei, tale rendi chi battezzi?
In quanto è stato scritto - risponde - che l'albero buono dà frutti buoni.
Espongo quanto è scritto, riporto il Vangelo: L'albero buono dà frutti buoni, l'albero cattivo dà frutti cattivi. ( Mt 7,17 )
Riconosco il Vangelo: ma, da quanto mi risulta, tu non conosci te stesso.
E perché io possa avere un po' di pazienza con te, spiega quel che dici e fa' conto, intanto, che io non abbia capito.
Dimmi quale riferimento abbiano queste affermazioni, quale contributo apportino a risolvere siffatta questione circa il Battesimo.
L'albero buono - dice - è il battezzatore buono.
Dice "albero buono" come dicono quelli: Albero buono - dice - è il battezzatore buono; suo frutto buono è chi viene battezzato da lui: se il battezzatore sarà stato albero buono, allora sarà infatti buono il frutto.
Che dici di Cristo e di Giovanni?
Non dormire, svegliati, la luce di una verità lampante colpisce i tuoi occhi; fa' attenzione a quel che in anticipo ci è stato posto davanti; leggi il Vangelo: Giovanni battezzò Cristo.
Stai per dire che Giovanni è l'albero e Cristo il frutto?
Chiamerai albero la creatura e frutto il Creatore?
Cristo Signore volle essere battezzato da Giovanni non per liberarsi dall'iniquità attraverso il battesimo, ma per chiudere la bocca all'iniquità.
Ecco, è inferiore chi battezza; dirò che è da più chi viene battezzato?
Forse questo per me è tanto a comprendersi.
Torna fra gli uomini. Considera due, entrambi uomini.
Anania battezzò Paolo. Paolo fu migliore di Anania.
Il frutto non è stato mai migliore dell'albero.
Infatti l'albero porta frutto, non è portato dal frutto.
Non ti accorgi di che ti appropri?
Il Signore stesso affermò: Molti verranno nel mio nome dicendo: Io sono il Cristo. ( Mt 24,5 )
Molti andando in giro e seducendo si presentarono in nome di Cristo, ma non abbiamo inteso che alcuno abbia detto: io sono il Cristo.
Eretici senza numero vennero tutti in nome di Cristo, cioè, dissimulandosi, vennero in nome di Cristo, vennero celando l'aspetto esterno di fango sotto il nitore dello splendido nome, eppure non abbiamo inteso dire da alcuno: Io sono il Cristo.
Perché dunque? Il Signore ha ignorato quel che ha predetto?
Non ci ha piuttosto destati dal sonno alla comprensione degli stessi sensi nascosti, all'apertura del segreto, per farci indagare e picchiare perché ci si apra quel che è chiuso, quindi, rimosso il tetto, veniamo a sottometterci al Signore come quel paralitico e meritare di essere sanati da lui? ( Mc 2,3-12 )
Troviamo proprio di quelli che dicono: Io sono il Cristo; non con queste parole, ma, quel che è peggio, con i fatti.
Non con l'audacia di queste parole. Chi li ascolta infatti?
Chi si presta all'ascolto o si fa persuaso intimamente di così sciocchi raggiri?
Se prova a dire a chi è in procinto di ricevere il battesimo: Io sono il Cristo, quello gli volta le spalle, si allontana dall'aperta arroganza dell'uomo, cerca la grazia di Dio.
Perciò, quello non dice così: Io sono il Cristo, ma, poiché esprime diversamente l'Io sono il Cristo, fate attenzione al modo.
Cristo risana, Cristo purifica, Cristo giustifica: l'uomo non giustifica.
Che vuol dire giustificare? Rendere uno giusto.
Come mortificare è rendere uno morto; vivificare è rendere uno vivo, così pure giustificare è rendere uno giusto.
Ecco che un battezzatore furtivamente, non entrando per la porta, ma penetrando attraverso il muro; non da pastore e guardiano, ma da furfante e ladro, indirettamente afferma: Sono io che battezzo.
Se in funzione di ministro, oso dire: Non dire di più: tutto ciò che è di più viene dal maligno. ( Mt 5,37 )
E, tuttavia, aggiunge, senza scrupoli.
Che aggiunge? Io giustifico, io rendo l'uomo giusto.
Infatti vuol dire questo: Io sono l'albero buono, nasca da me chi vuoi essere un frutto buono.
Se ne fai profitto, ascolta per un attimo; si tratta di poche parole e, se non sbaglio, sono chiare.
Sei dunque tu a giustificare, sei tu a rendere uno giusto?
Allora io dico: Creda in te chi tu giustifichi.
Parla, abbi il coraggio di dire " credi in me ", tu che non hai ritegno a dire: Vieni giustificato da me.
Si turba, si agita, adduce scuse.
Risponde: Quale bisogno c'è che io gli dica: Credi in me? Dico: Credi in Cristo.
Hai esitato, hai dubitato: ti sei degnato di accostarti un poco a noi.
Hai ammesso qualcosa per cui puoi essere risanato.
Hai detto qualcosa di retto che vale a correggere gli altri tuoi errori.
A questo punto non ascoltare me, ma te.
Come è vero, non hai il coraggio di dire: Credi in me. Lungi da me, dici.
E tuttavia hai il coraggio di dire: Sono io che ti giustifico.
Ascolta e riconosci che quel che fonda il tuo ritegno a dire "credi in me" è lo stesso per cui non devi osare dire: Sono io che giustifico te.
È l'Apostolo a parlare, arrenditi a lui, al quale vieni ad essere soggetto, voglia tu o non voglia.
Infatti non all'Apostolo come uomo, ma a colui del quale parla l'Apostolo: Volete avere una prova che Cristo parla in me? ( 2 Cor 13,3 )
Perciò, non l'Apostolo, ma Cristo ascolta per il ministero dell'Apostolo.
Che dice l'Apostolo? A chi crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene accreditata a giustizia. ( Rm 4,5 )
Vi prego di stare attenti; notate come è semplice, come è chiaro: A chi crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia.
A chiunque, quindi, avrà creduto in colui che giustifica l'empio, che rende giusto chi era empio, la sua fede viene accreditata a giustizia.
Ora di' pure, se ne hai l'ardire: Sono io che ti giustifico.
Rifletti alla risposta che ti ho dato secondo l'Apostolo: se a giustificarmi sei tu, crederò in te, perché a chi crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia.
Tu mi fai giusto? Crederò in te.
Infatti, se a rendermi giusto sei tu, avrò fede in chi mi giustifica, cioè in chi giustifica l'empio: credo con sicurezza perché la mia fede viene accreditata a giustizia.
Se, dunque, non osi dire "Sono io che ti giustifico", anzi, se non osi dire "Credi in me", guardati allora dal dire "Sono io che ti giustifico".
O perduto, ti ho ritrovato, perché tu non perda e me e te.
Dato che hai tirato in campo l'argomento dell'albero e del frutto, ti presento qualche esemplificazione perché tu riesca a intendere quel che è stato detto: L'albero buono dà frutti buoni e l'albero cattivo dà frutti cattivi. ( Mt 7,17 )
Da parte mia, infatti, intendo il passo così come è proprio il Signore ad esporlo.
Che vuol dire: L'albero buono dà frutti buoni?
L'uomo buono dal tesoro del suo cuore trae cose buone; l'uomo cattivo dal cattivo tesoro del suo cuore trae cose cattive. ( Mt 12,35 )
Paragonò gli uomini ad alberi, le azioni ai tesori.
Quale è l'uomo, tali sono le sue azioni.
Se l'uomo è buono, le sue azioni sono buone; se l'uomo è cattivo, le sue azioni sono cattive; un uomo buono non può agire male, né un uomo cattivo può agire bene.
Che di più evidente, che di più limpido, che di più chiaro?
Ora, invece, tu che battezzi fai di te un albero buono e di chi battezzi ne fai il frutto, così che quale sei tu tale sia quello.
Dio guardi lui, mentre, da parte tua, renditi conto di come sia deviante la tua interpretazione.
Tra di voi c'è un tale che almeno una volta ha commesso adulterio, magari in segreto.
Ma ciò di cui non ho conoscenza - dice - non mi contamina.
Non mi riferisco a questo; la questione è un'altra: voglio dire qualcosa riguardo al Battesimo; questo infatti abbiamo preso a considerare.
È adultero in segreto: perciò è un finto; non un adultero finto, ma un adultero vero, finto casto.
Dunque, da questo adultero uomo finto, e ancor più finto perché si nasconde - se infatti fosse adultero manifesto non sarebbe più finto - allora da questo adultero rifugge senza dubbio lo Spirito Santo.
In realtà, è palese la sentenza emanata: Lo Spirito Santo che ammaestra rifugge dalla finzione. ( Sap 1,5 )
Quindi, dal momento che non è conosciuto come adultero, certamente battezza.
Ecco, è davanti a me un uomo battezzato da un adultero in occulto: è nato il frutto, dov'è l'albero buono.
È battezzato, è innocente, gli sono stati perdonati i peccati; dunque l'empio è stato giustificato, è nato il frutto buono; domando: da quale albero?
Parla, rispondimi: quell'albero è un adultero occulto, è albero cattivo; se costui è frutto di quest'albero, è frutto cattivo.
L'affermazione del Signore è: L'albero cattivo dà frutti cattivi.
Risponderai, per assicurare che costui è un frutto buono, che non è nato da quell'albero.
Quindi non per il fatto che tu ignori che quell'albero è cattivo, esso non è cattivo: è tanto peggiore quanto più si ignora.
Tanto più infatti si ignora per quanto nasconde il suo operato con perversa astuzia.
Se, infatti, fosse un adultero manifesto, magari con la confessione potrebbe guarire.
Pessimo l'albero e, tuttavia, ecco il frutto buono.
Da chi è nato? o forse non è nato? È nato, tu dici.
Io domando da chi: che vorrai dire? Da chi è nato costui?
Non c'è altro da dire se non: Da Dio; non so se si possa dire altro che "da Dio".
Se dicesse questo di tutti - e non fingesse di essere un albero buono, pur essendo cattivo, divenendo così peggiore - di tutti direbbe che nascono da Dio; può contare su una chiara affermazione evangelica: Ha dato il potere di diventare figli di Dio a coloro che non da carne, non da sangue, non da volere di uomo, non da volere di carne, ma da Dio sono nati. ( Gv 1,12-13 )
Torna dunque a costui: è nato da Dio? Da Dio.
Perché costui è nato da Dio? Non poté infatti nascere frutto buono da albero cattivo.
Il battezzatore casto è albero buono, non è finto; battezzò veramente da casto, buono il frutto dall'albero buono.
Ecco, anche costui frutto buono, da quale albero è nato? Di' pure dal cattivo se osi.
Non ardisco, risponde. Quindi, anch'egli da albero buono? Da albero buono.
Da quale albero buono? Da Dio.
L'altro da chi? Dall'uomo casto.
Fa' un poco d'attenzione: vediamo di capire quanto andiamo dicendo.
Costui, battezzato da un uomo casto, da un albero buono, cioè da un uomo buono, è nato frutto buono.
Quello, battezzato dall'adultero occulto, da albero cattivo, è nato frutto … che frutto? Buono.
Non può verificarsi. Se il frutto è buono, allora devi sostituire l'albero.
Tu riconosci buono questo frutto, cattivo quell'uomo perché è adultero occulto: sostituisci l'albero a questo frutto.
Tu dici: l'ho sostituito; perciò ho detto: da Dio.
Ora confronta questi due nati: un uomo manifestamente casto battezzò quello, un adultero occulto battezzò questo: quello nato dall'uomo, questo è nato da Dio.
Per conseguenza, è nato più felicemente costui da un adultero occulto che quello da un uomo palesemente casto.
Dunque, tu ascolti meglio Giovanni, o eretico, ascolti meglio chi corre avanti, tu che corri all'indietro; ascolti meglio l'umile, o superbo; ascolti meglio la lucerna accesa, o lucerna spenta.
Ascolta Giovanni, poiché si va da lui: Io vi battezzo con acqua ( Lc 3,16; Gv 1,26-27 ) - anche tu, se ti conosci, sei ministro dell'acqua - Io, dice, vi battezzo con acqua; ma colui che verrà è più grande di me.
Di quanto è più grande di te? Non sono degno di sciogliere il legaccio del suo sandalo. ( Lc 3,16; Gv 1,26-27 )
Quanto non si sarebbe umiliato pur riconoscendosene degno?
In realtà neppure di questo si disse degno: sciogliere il legaccio del sandalo.
Egli è colui che battezza nello Spirito Santo. ( Gv 1,33; Lc 3,16 )
Perché tu prendi il posto di Cristo? Egli battezza nello Spirito Santo.
Dunque, chi giustifica è lui. Tu che dici? Io battezzo nello Spirito Santo, sono io che giustifico.
Sei certo che non dici: Io sono il Cristo?
Sei certo che non sei di quelli dei quali è stato detto: Molti verranno nel mio nome a dire: io sono il Cristo? ( Mt 24,5 )
Sei stato preso: e voglia il cielo che anche preso sia ritrovato tu che, non preso, andavi perduto.
È un bene esser presi all'esca del gran re con le reti della verità.
Perciò non dire più: "Sono io che giustifico, sono io che santifico", ad evitare di essere indotto a riconoscere che dici: Io sono il Cristo.
Ripeti piuttosto quanto dice l'amico dello Sposo, invece di volerti esibire in luogo dello Sposo: Né chi pianta è qualcosa, né chi irriga, ma Dio che fa crescere. ( 1 Cor 3,7 )
Ascolta pure proprio colui del quale parliamo, amico dello Sposo.
È vero che quasi come Cristo aveva dei discepoli, e che non era un discepolo del Cristo; ascoltalo mentre riconosce di essere discepolo del Cristo.
Vedilo tra i discepoli di Cristo, e tanto più vero quanto più umile; tanto più umile quanto più grande.
Nota come egli si comporti secondo quanto è stato scritto: Quanto più sei grande tanto più umiliati in tutto, così troverai grazia davanti al Signore. ( Sir 3,20 )
Disse appunto: Non sono degno di sciogliere il legaccio del sandalo: ma non in questo si rivelò discepolo.
Chi viene dall'alto - disse - è al di sopra di tutti; ( Gv 3,31 ) noi tutti abbiamo ricevuto dalla sua pienezza. ( Gv 1,16 )
Quindi, era pure tra i discepoli egli che come Cristo aveva intorno a sé dei discepoli.
Ascoltalo ammettere con maggior chiarezza di essere discepolo: Chi possiede la sposa è lo sposo, ma l'amico dello sposo sta lì e lo ascolta. ( Gv 3,29 )
E intanto sta lì in quanto lo ascolta.
Sta lì e ascolta, perché, se non ascolta, cade.
A ragione Davide dice: Al mio orecchio darai gioia e letizia. ( Sal 51,10 )
Che vuol dire: al mio orecchio? Ascoltare lui, non voler essere ascoltato al suo posto.
E perché avessimo conosciuto che voglia significare il fatto che lo ascolta, raccomanda l'umiltà.
Dopo aver detto: Al mio orecchio darai gioia e letizia, subito soggiunse: ed esulteranno le ossa che hai umiliato. ( Sal 51,10 )
Dunque, sta lì e lo ascolta.
Esulteranno le ossa che hai umiliato, perché quelle che si inalberano saranno spezzate.
Nessun servo, perciò, si attribuisca la potenza del Signore.
Si rallegri di trovarsi in famiglia e, se è posto a capo, a tempo debito, somministri il cibo ai compagni di servizio; ( Mt 24,45 ) ma di questo cibo egli stesso viva e non sia che quelli vivano di lui.
Che vuol dire infatti somministrare il cibo a tempo debito se non presentare Cristo, lodare Cristo, raccomandare Cristo, predicare Cristo?
Questo significa somministrare il cibo a tempo debito.
Cristo stesso infatti, per essere cibo dei suoi giumenti, quando nacque, fu posto in un presepe.
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