Esposizione dei Salmi |
Ecco il titolo del salmo: per colei che riceve l'eredìtà.
Si tratta dunque della Chiesa che riceve in eredità la vita eterna per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo, in modo che essa possiede Dio stesso, aderisce a lui, trova in lui la sua felicità secondo quanto sta scritto: Beati i miti perché essi possederanno in eredità la terra. ( Mt 5,4 )
Quale terra, se non quella di cui è detto: la mia speranza sei tu, la mia porzione nella terra dei viventi? ( Sal 142,6 )
E più apertamente: Il Signore è parte della mia eredità e della mia coppa. ( Sal 16,5 )
A sua volta anche la Chiesa è detta eredità di Dio, nelle parole: chiedi a me, e ti darò le genti in tua eredità. ( Sal 2,8 )
Dunque Dio è detto nostra eredità, perché ci nutre e ci fa vivere; e noi siamo detti eredità di Dio perché egli si prende cura di noi e ci guida.
Ecco perché [ notiamo ] in questo salmo la voce della Chiesa, chiamata all'eredità per divenire essa stessa eredità del Signore.
2 - [v 2.] Presta orecchio alle mie parole, Signore.
Colei che è chiamata, chiama il Signore, per potere, con il suo aiuto, passare oltre la malvagità di questo secolo e giungere a lui.
Intendi il mio grido.
Si comprende bene quale sia questo grido, e come esso giunga a Dio, senza suono di voce corporale, dall'intimo recesso del cuore; infatti la voce del corpo si ode, e quella spirituale si intende.
Benché così si possa dire anche del prestare orecchio da parte di Dio, che si attua non con l'orecchio della carne, ma con la presenza della maestà.
Bada alla voce della mia supplica, cioè alla voce che chiede che Dio intenda.
Già ha fatto capire quale sia questa voce dicendo: intendi il mio grido.
Bada alla voce della mia supplica, mio Re e mio Dio.
Benché il Figlio sia Dio e Dio il Padre, ed insieme il Padre ed il Figlio siano un solo Dio, e se ci richiedono sullo Spirito Santo, niente altro dobbiamo rispondere se non che è Dio, e quando insieme sono nominati il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo niente altro si deve intendere se non che si tratta di un solo Dio, tuttavia le Scritture sono solite chiamare Re il Figlio.
Giustamente poi, dato che il Signore ha detto: per me si va al Padre, ( Gv 14,6 ) il salmista dice prima mio Re, poi Dio mio.
E non dice: intendete, ma: intendi.
La fede cattolica non predica infatti due o tre dèi, ma la stessa Trinità, unico Dio: e non nel senso che la stessa Trinità possa essere ora detta Padre, ora Figlio, ed ora Spirito Santo, come credeva Sabellio; ma in modo che il Padre non sia altri che il Padre, il Figlio non sia altri che il Figlio, lo Spirito Santo non sia altri che lo Spirito Santo, e questa Trinità non sia altri che l'unico Dio.
Infatti quando l'Apostolo disse: da Lui ogni cosa, per Lui ogni cosa, in Lui ogni cosa, ( Rm 11,36 ) crediamo che si riferiva proprio alla stessa Trinità; non aggiunse pertanto: a Loro la gloria, ma: a Lui la gloria.
Giacché a te innalzerò la mia preghiera, o Signore, al mattino esaudirai la mia voce.
E perché prima ha detto esaudisci, come se desiderasse essere esaudito al presente, mentre ora dice: al mattino esaudirai, e non: esaudisci, e ancora: a te pregherò e non: a te prego; e più avanti al mattino mi presenterò a te e vedrò, e non: mi presento e vedo, se non per il fatto che la precedente preghiera indica la medesima invocazione?
Ma, vedendosi addensare d'intorno le tenebre in mezzo alle tempeste di questo secolo, si accorge di non vedere quanto brama, e tuttavia non cessa di sperare.
Infatti la speranza che si vede, non è speranza. ( Rm 8,24 )
Comprende tuttavia per quale motivo non vede, perché non è ancora trascorsa la notte, cioè quelle tenebre meritate dai peccati.
Dice dunque: giacché a te pregherò, Signore, ossia: sei tanto grande tu al quale io pregherò, che al mattino esaudirai la mia voce.
E vuol dire: Tu non sei tale da esser veduto da coloro dai cui occhi la notte dei peccati non si è ancora allontanata; ebbene, passata la notte del mio errore e ritirandosi le tenebre che ho fatto scendere su di me con i miei peccati, esaudirai la mia voce.
Perché dunque non ha detto prima: esaudirai, ma ha detto: esaudisci?
Forse perché, dopo aver gridato esaudisci e non essere stata esaudita, si è resa conto di quel che deve trascorrere per poter essere esaudita?
Oppure è stata prima esaudita, ma non se ne è ancora accorta, perché non vede ancora da chi è stata esaudita: e quando ora dice: al mattino esaudirai, vuol fare intendere che al mattino capirà di essere stata esaudita?
Allo stesso modo dice: sorgi, Signore, ( Sal 3,7 ) intendendo: fammi risorgere, le quali parole sono riferite alla resurrezione di Cristo.
Per lo stesso motivo certamente non possono essere interpretate correttamente in altro modo le parole: il Signore Dio vostro vi mette alla prova, per sapere se lo amate, ( Dt 13,3 ) se non nel senso: affinché voi, per suo mezzo, conosciate - ed a voi stessi si faccia manifesto - quanto avete progredito nell'amore di lui.
5 - [vv 5-7.] Al mattino mi presenterò a te e vedrò.
Che vuol dire mi presenterò? Vuol dire che non giacerò.
Ma che altro è giacere se non riposarsi in terra, cioè ricercare la felicità nei piaceri terreni?
Mi presenterò, dice, e vedrò.
Non dobbiamo dunque tenerci stretti alle cose terrene, se vogliamo vedere Dio che si vede col cuore puro.
Poiché tu non sei un Dio che ami l'iniquità.
Non abiterà presso di te il maligno, né gli ingiusti resisteranno dinanzi ai tuoi occhi.
Hai odiato tutti coloro che operano l'iniquità, perderai tutti coloro che dicono menzogna.
Il Signore abominerà l'uomo sanguinario e fraudolento.
L'iniquità, la malignità, la menzogna, l'omicidio, la frode ed ogni delitto di questo genere sono la notte stessa, trascorsa la quale viene il mattino, affinché si possa vedere Dio.
Ha spiegato dunque il motivo per cui si presenterà al mattino e vedrà, poiché tu non sei un Dio che ami l'iniquità: se fosse infatti un Dio che vuole l'ingiustizia, potrebbe essere visto anche dagli iniqui, e non lo si potrebbe vedere unicamente al mattino, cioè una volta trascorsa la notte dell'iniquità.
6 - Non abiterà presso di te il maligno, cioè non vedrà così da unirsi a te.
Per questo continua: né gli iniqui resisteranno dinanzi ai tuoi occhi.
I loro occhi infatti, ossia la loro mente è come abbagliata dalla luce della verità a cagione delle tenebre dei peccati, per la consuetudine dei quali non possono sopportare lo splendore della retta intelligenza.
Di conseguenza anche coloro che talvolta vedono, cioè che intendono la verità, tuttavia restano ancora ingiusti, e non resistono perché amano le cose che li distolgono dalla verità: portano infatti con sé la loro notte, ossia non soltanto l'abitudine, ma anche l'amore del peccato.
Se questa notte avrà fine, cioè se desisteranno dal peccare e saranno fugati quell'amore e quella consuetudine, si farà mattina, tanto che non solo comprenderanno ma anche aderiranno alla verità.
Hai in odio tutti coloro che operano l'iniquità.
L'odio di Dio va inteso secondo la espressione con cui diciamo che ogni peccatore odia la verità: sembra infatti che anche la verità nutra odio per coloro cui non consente di restare in lei.
In realtà non restano in lei quanti non sono in grado di sopportarla.
Perderai tutti coloro che dicono menzogna.
Infatti la menzogna è l'opposto della verità.
Ma, affinché nessuno pensi che vi sia qualche sostanza o natura contraria alla verità, dobbiamo comprendere che la menzogna compete a ciò che non è, non a ciò che è.
Infatti, ciò che è detto essere, è verità; mentre è menzogna ciò che è detto non essere.
Ecco perché dice: perderai tutti quelli che dicono menzogna, perché, allontanandosi da ciò che è, ripiegano in ciò che non è.
Senza dubbio molte menzogne appaiono [ esser state dettate ] non da malizia, ma da bontà, per la salvezza o per l'interesse di qualcuno, come quelle delle levatrici di cui [ si narra ] nell'Esodo che annunziarono il falso al Faraone ( Es 1,19 ) per evitare che fossero uccisi i bambini dei figli di Israele.
Anch'esse però sono lodate, non per il fatto in sé, ma per la loro intenzione; del resto coloro che mentono soltanto in questo modo meriteranno un giorno di essere liberati da ogni menzogna.
Nei perfetti, infatti, non si trovano neppure menzogne di questo genere: a proposito di costoro è detto: sia nella vostra bocca: sì, sì; no, no; tutto quanto è di più viene dal maligno. ( Mt 5,37 )
E altrove non senza ragione leggiamo: la bocca che mente uccide l'anima, ( Sap 1,11 ) affinché nessuno creda che l'uomo perfetto e spirituale debba mentire per salvare questa vita temporale, per la cui morte non viene a spegnersi l'anima: né la sua né quella del prossimo.
Ma, siccome altro è mentire e altro nascondere il vero, cioè altro è dire il falso e altro tacere la verità, se per caso qualcuno non vuole consegnare un suo simile a questa morte temporale, deve esser pronto a celare la verità, non a dire il falso: così non tradirà e non mentirà, in modo da non uccidere la sua anima al posto del corpo di un altro.
Ma se non può fare neppure questo, almeno usi unicamente delle menzogne adeguate a questa necessità in modo che anche da queste, se sono rimaste le uniche, meriti di esser liberato e di ricevere il vigore dello Spirito Santo per poter disprezzare tutto quanto deve sopportare in nome della verità.
Vi sono solo due generi di menzogna che non comportano grave colpa, e che tuttavia non ne sono esenti: quando scherziamo, oppure diciamo il falso per giovare a qualcuno.
Nel primo caso, scherzando, la menzogna non è troppo dannosa, perché non trae in inganno: colui che la ascolta, sa infatti che è detta per giuoco.
Nel secondo caso, poi, è ancora più compatibile perché contiene una certa bontà.
Anzi, quando non vi è doppiezza di cuore, neppure si può dire che vi sia menzogna: come, ad esempio, nel caso in cui sia affidata una spada a qualcuno con la promessa di restituirla quando chi gliel'ha data la richiederà; ma se [ il proprietario della spada ] la richiede mentre è in preda all'ira, è chiaro che in tal caso non deve essergli restituita, finché non è tornato padrone di sé, nel timore che uccida se stesso o altri.
Qui non vi è doppiezza di cuore, perché colui cui è stata affidata la spada, nel promettere di restituirla alla richiesta del proprietario, non pensava che questi avrebbe potuto esigerla mentre era in preda alla collera.
E del resto, anche il Signore celò la verità, allorché disse al discepoli non ancora preparati: molte cose ho da dirvi, ma ora non potete sopportarle, ( Gv 16,12 ) e l'apostolo Paolo nel dire: non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come a carnali. ( 1 Cor 3,1 )
È chiaro dunque che non è una colpa tacere qualche volta la verità.
Non ci risulta però che sia permesso ai perfetti dire il falso.
8 - [vv 7.8.] Il Signore abominerà l'uomo sanguinario e fraudolento.
Può sembrare una ripetizione di quanto è detto prima: Hai in odio tutti coloro che operano l'iniquità, perderai tutti coloro che dicono menzogna, in modo da riferire l'appellativo uomo sanguinario a colui che opera iniquità, e l'aggettivo fraudolento a colui che dice menzogna.
La frode, infatti, consiste nel compiere una cosa e nel simularne un'altra.
Ha usato un conveniente termine, dicendo abominerà: infatti i diseredati sono soliti esser detti abominati.
Ma questo salmo è per colei che riceve l'eredità, la quale subito dopo manifesta la gioia della sua speranza, dicendo: io invece, nella moltitudine della tua misericordia, entrerò nella tua casa.
Nella moltitudine della misericordia significa forse nella folla degli uomini perfetti e beati, i quali costituiranno quella città che la Chiesa ora genera e a poco a poco dà alla luce.
Come negare che la folla degli uomini rigenerati e perfetti è chiamata giustamente moltitudine della misericordia di Dio, quando con grande verità è detto: che cosa è l'uomo, perché tu ti ricordi di lui, o il figlio dell'uomo che tu ti prenda cura di lui? ( Sal 8,5 )
Entrerò nella tua casa, io credo che sia detto come per intendere una pietra che si colloca nell'edificio.
Che cos'altro è la casa di Dio, se non il tempio di Dio, del quale è detto: Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi? ( 1 Cor 3,17 )
E la pietra angolare ( Ef 2,20 ) di questo edificio è Colui che ha assunto la Potenza coeterna del Padre e la Sapienza di Dio.
9 - Mi prosternerò verso il tuo santo tempio, nel tuo timore.
Intendiamo verso il tempio come se dicesse presso il tempio.
Non dice: mi prosternerò nel tuo santo tempio, ma: mi prosternerò verso il tuo santo tempio.
E queste parole si intendono riferite non alla perfezione, ma al progresso verso la perfezione, in modo che entrerò nella tua casa significa appunto la perfezione; ma, per pervenire a tanto, prima mi prosternerò - è detto - verso il tuo santo tempio.
Proprio per questo forse ha aggiunto: nel tuo timore, perché il timore è una grande protezione per chi avanza verso la salvezza.
Quando vi sarà giunto, si compiranno in lui le parole: l'amore perfetto caccia fuori il timore, ( 1 Gv 4,18 ) perché non temono più l'amico coloro ai quali è detto: non vi chiamerò più servi, ma amici, ( Gv 15,15 ) quando saranno stati condotti a ciò che è stato loro promesso.
10 - [vv 9.10.] Signore guidami nella tua giustizia a cagione dei miei nemici.
Qui chiaramente ha dimostrato di essere in cammino, cioè in via di avanzamento verso la perfezione, non ancora nella perfezione medesima, in quanto supplica di esservi guidato.
Nella tua giustizia dice, non in quella che sembra tale agli uomini: infatti, anche rendere male per male sembra giustizia: ma non è la giustizia di Colui del quale è detto che fa sorgere il suo sole sopra i buoni e i malvagi. ( Mt 5,45 )
Dio infatti, anche quando punisce i peccatori, non infligge loro un male suo, ma li abbandona ai loro mali.
Ecco - dice - ha partorito ingiustizia, ha concepito sventura e generato iniquità; ha aperta una buca e l'ha scavata ed è caduto nella fossa che ha fatta; il suo male ricadrà sul suo capo, e discenderà sulla sua testa la sua iniquità. ( Sal 7,15-17 )
Dunque, quando Dio punisce, punisce come giudice coloro che hanno trascurata la legge, non cagionando loro un male che deriva da Lui stesso, ma ricacciandoli in ciò che essi medesimi hanno scelto per colmare la somma delle loro miserie.
L'uomo invece, quando restituisce male per male, lo fa con intenzione malvagia: per questo egli stesso per primo è malvagio, mentre vuole punire il male.
11 - Dirigi al tuo cospetto il mio cammino.
Qui è ben chiaro che egli raccomanda il tempo in cui avanza: si tratta infatti di un cammino che non passa attraverso i luoghi della terra, ma attraverso i sentimenti dell'animo.
Dice: al tuo cospetto dirigi il mio cammino, per quella via cioè che non vede nessuno degli uomini, ai quali non si deve credere né quando lodano né quando offendono; infatti in nessun modo gli uomini possono dare giudizi sulla coscienza altrui, nella quale appunto si svolge il cammino verso Dio.
Per questo aggiunge: giacché la verità non è sulla loro bocca, sulla bocca cioè di coloro ai cui giudizi non si deve prestare fede e quindi occorre trovar rifugio dentro la coscienza e al cospetto di Dio.
Il loro cuore è vano.
Come può essere la verità sulla bocca di coloro il cui cuore si inganna a proposito del peccato e della pena del peccato?
Ne consegue che nuovamente gli uomini sono richiamati da quella voce: perché amate la vanità e cercate la menzogna? ( Sal 4,3 )
12 - [v 11.] Sepolcro spalancato è la loro gola.
Possiamo riferire queste parole a significare la voracità, per la quale sovente gli uomini mentono a scopo di adulazione.
Mirabilmente ha detto: sepolcro spalancato, perché quella voracità sta sempre a bocca aperta, non come i sepolcri i quali, una volta accolti i cadaveri, sono sigillati.
Si può anche intendere che attirano a sé, con la menzogna e con la sottile adulazione, coloro che inducono a peccare, ed in certo modo li divorano spingendoli al loro modo di vivere.
E poiché ad essi avviene di morire nel peccato, giustamente vengono chiamati sepolcri spalancati coloro dai quali sono indotti a peccare: infatti sono anch'essi in un certo qual modo morti, non avendo in sé la vita della verità; e in se medesimi accolgono come morti coloro che, uccisi dalle parole fallaci e dal cuore vano, rendono simili a se stessi.
Con le loro lingue tramavano inganni; cioè con lingua malvagia, poiché questo sembra indicare con quel loro, dato che i malvagi hanno lingue malvage, cioè dicono cose cattive nel tessere inganni.
Ad essi il Signore dice: come potete dire cose buone, dato che siete malvagi? ( Mt 12,34 )
13 - Giudicali, o Dio, falliscano nei loro disegni.
È una profezia, non una maledizione.
Non esprime infatti il desiderio che così accada, ma vede ciò che accadrà: e ciò accade loro non perché egli sembra averlo desiderato, ma perché essi sono tali da meritare che così accada.
Nello stesso senso, infatti, anche le parole che seguono: si rallegrino tutti coloro che sperano in te, sono dette in senso profetico, in quanto vede che costoro si allieteranno.
Pure in senso profetico è stato detto: ridesta la tua potenza e vieni, ( Sal 80,3 ) poiché vedeva che sarebbe avvenuto.
Quantunque le parole: falliscano nei loro disegni, possano essere intese anche altrimenti: - si può infatti credere che egli desideri ancor di più proprio che essi desistano dai loro malvagi pensieri, cioè non pensino più cose malvage, - peraltro questa interpretazione ci è vietata dalle parole che seguono: cacciali via.
In nessun modo possiamo intendere in senso buono, il fatto che qualcuno sia scacciato da Dio.
Ecco perché si intende in senso profetico e non come una maledizione quanto qui si dice: è qui additato che necessariamente così accadrà, a coloro che avranno preferito perseverare nei peccati qui menzionati.
È dunque detto: cadano dai loro pensieri, ossia cadano sotto l'accusa dei loro stessi pensieri, grazie alla testimonianza della loro coscienza, come dice l'Apostolo, e dei loro pensieri, che ora li accusano ora li difendono, nella rivelazione del giusto giudizio di Dio. ( Rm 2,15.16 )
Secondo la moltitudine delle loro empietà, scacciali, cioè scacciali lontano; ossia siano scacciati così lontano quanto merita la moltitudine della loro empietà.
Gli empi sono dunque scacciati da quella eredità che si possiede comprendendo e vedendo Dio; così come gli occhi infermi sono scacciati dal fulgore della luce in quanto è pena per essi ciò che per altri è gioia.
Costoro perciò non si presenteranno al mattino e vedranno.
Questo allontanamento è una pena tanto grande quanto grande è quel premio a proposito del quale è detto: ma per me è bene star stretto a Dio. ( Sal 73,28 )
Il contrario di questa pena è: entra nel gaudio del tuo Signore, mentre simile a questa espulsione è: gettatelo nelle tenebre esteriori. ( Mt 25,21.30 )
Perché ti hanno amareggiato, Signore.
Egli dice: Io sono il pane che è disceso dal cielo, ( Gv 6,51 ) e: Lavorate per il nutrimento che non si corrompe, ( Gv 6,27 ) e: gustate e vedete quanto è dolce il Signore. ( Sal 34,9 )
Ma il pane della verità è amaro per i peccatori e per questo hanno odiato la bocca che dice la verità.
Hanno dunque amareggiato Dio coloro i quali, peccando, sono caduti in una tale debolezza da non poter più tollerare, quasi fosse fiele, quel cibo della verità di cui godono le anime sane.
E si allietino tutti coloro che sperano in te, ai quali, senza dubbio, nel gustarlo, il Signore appare dolce.
In eterno esulteranno e tu abiterai in loro.
Sarà dunque questa la eterna esultanza, quando i giusti diverranno il tempio di Dio, e il medesimo Abitatore sarà il loro gaudio.
E si glorieranno in te tutti coloro che amano il nome tuo, in quanto è presente in loro, perché ne godano, ciò che amano.
Giustamente dice in te, in quanto possessori della eredità di cui si parla nel titolo del salmo, e nel contempo essi stessi sono l'eredità di lui, come appunto vogliono intendere le parole: abiterai in loro.
Sono respinti da questo bene coloro che Dio ha scacciati, secondo la moltitudine delle loro empietà.
Perché tu benedirai il giusto.
Questa è la benedizione, gloriarsi in Dio ed essere abitati da Dio.
Tale santificazione è concessa ai giusti: ma, per essere giustificati, occorre prima la vocazione la quale non dipende dai loro meriti, ma dalla grazia di Dio.
Tutti infatti hanno peccato, e sono privi della gloria di Dio. ( Rm 3,23 )
E quelli che ha chiamati, li ha anche giustificati; e quelli che ha giustifìcati, li ha anche glorificati. ( Rm 8,30 )
Proprio perché la vocazione non deriva dai nostri meriti, ma dalla bontà e dalla misericordia di Dio, soggiunge: Signore, come con lo scudo della tua buona volontà ci hai coronati.
La buona volontà di Dio per chiamare i peccatori a penitenza precede infatti la nostra buona volontà.
E queste stesse sono le armi da cui è sconfitto il nemico, contro il quale sono rivolte le parole: chi accuserà gli eletti di Dio? e: se Dio è con noi, chi è contro di noi?
Egli che non ha risparmiato l'unico suo Figlio, ma per tutti noi lo ha dato. ( Rm 8,33 )
Poiché, se, essendo ancora peccatori, Cristo è morto per noi, molto di più, riconciliati, saremo salvi dall'ira per suo mezzo. ( Rm 5,9.10 )
Questo è lo scudo invitto, dal quale è respinto il nemico che tenta di farci disperare della salvezza con innumerevoli tribolazioni e tentazioni.
18 - Concludendo, da dove è scritto: Esaudisci le mie parole, Signore, fino a: mio Re e mio Dio, tutto il testo del salmo consiste in una preghiera per essere esauditi.
Poi, da dove è scritto: poiché a te pregherò, Signore, al mattino esaudirai la mia voce, fino a: il Signore abominerà l'uomo sanguinario e fraudolento, il salmo è una esposizione delle cose che impediscono [ all'anima ] di vedere Dio, ossia un chiarimento perché si renda conto che è stata esaudita.
In terzo luogo, da dove è scritto: io, invece, nella moltitudine della tua misericordia, fino a: mi prosternerò verso il tuo santo tempio nel tuo timore, l'anima spera di divenire la casa di Dio e di avvicinarsi fin da ora a Lui nel timore, prima di raggiungere quella perfezione che scaccia la paura.
In quarto luogo, da dove è scritto: Signore guidami nella tua giustizia a cagione dei miei nemici, fino a: con le loro lingue operavano inganni, mentre avanza e progredisce in mezzo a quelle stesse cose dalle quali si sente ostacolata, prega per essere aiutata nell'intimo, ove nessun uomo vede, onde non essere distolta dalle lingue malvagie.
In quinto luogo, da dove è scritto: giudicali o Dio, sino alla fine del salmo, si profetizza quale pena sovrasta gli empi, dato che a stento si salverà il giusto; e quale premio conseguiranno i giusti i quali, chiamati, sono venuti e hanno virilmente sopportato ogni cosa per tutto il tempo in cui sono stati guidati.
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