La Trinità |
Questo passo della Scrittura richiede un'analisi non sommaria né frettolosa.
Se fosse infatti apparso un solo uomo, coloro che affermano che il Figlio di Dio era visibile per la sua natura già prima di nascere dalla Vergine, chi direbbero che fosse se non lui stesso?
Certamente, dato che secondo loro è del Padre che è detto: Al solo Dio invisibile. ( 1 Tm 1,17 )
Tuttavia potrei chiedere loro ancora come, prima dell'incarnazione, il Figlio sia stato trovato nel sembiante come uomo, perché gli sono stati lavati i piedi ed egli ha mangiato ad una tavola umana.
Come poteva accadere questo mentre ancora sussisteva soltanto in natura di Dio, senza ritenere rapina la sua uguaglianza con Dio?
Forse che si era già esinanito, prendendo la natura di servo, divenuto simile agli uomini e ritrovato nel sembiante come uomo? ( Fil 2,6-7 )
Ma noi sappiamo che ha fatto questo venendo alla luce dalla Vergine.
In che modo dunque prima di aver fatto questo apparve ad Abramo sotto le sembianze di quest'unico uomo?
Era forse questa forma umana soltanto un fantasma?
Potrei fare queste domande se ad Abramo fosse apparso un solo uomo e lo si considerasse il Figlio di Dio.
Ma, poiché apparvero tre, senza che di alcuno di essi si dica che aveva preminenza sugli altri per natura o per l'età o per la forza, perché non dovremmo riconoscere qui manifestata in maniera visibile, attraverso una creatura visibile, l'uguaglianza della Trinità e l'unità e l'identità della sostanza nelle tre Persone?
11.21 Qualcuno potrebbe credere in realtà che la Scrittura faccia intendere la superiorità di uno di quei tre uomini e faccia vedere in lui il Signore, il Figlio di Dio, mentre quei due sarebbero i suoi Angeli, in quanto Abramo, pur essendo apparsi in tre, rivolge la parola ad uno solo chiamandolo "Signore".
La Scrittura non ha tralasciato di prevenire e contraddire tali future speculazioni e opinioni.
E lo fa poco dopo quando narra che due Angeli visitarono Lot.
Quel sant'uomo che meritò di sfuggire alla distruzione di Sodoma, rivolge al singolare il titolo "Signore". ( Gen 19,29 )
La Scrittura infatti continua così: Il Signore se ne andò, quand'ebbe finito di parlare ad Abramo, ed Abramo ritornò a casa sua. ( Gen 18,33 )
Vennero due Angeli a Sodoma sul far della sera. ( Gen 19,1ss )
A questo punto va studiato più attentamente il problema che mi sono proposto di chiarire.
È certo che Abramo parlava con tre uomini, eppure egli rivolge al singolare l'appellativo di "Signore".
Qualcuno forse dirà che in uno solo fra i tre riconosceva il Signore, negli altri due riconosceva gli Angeli di lui.
Ma in questo caso che significa il seguito del testo: Partì il Signore dopo che ebbe finito di parlare ad Abramo ed Abramo ritornò a casa sua. ( Gen 18,33 )
Due Angeli giunsero allora a Sodoma sul far della sera? ( Gen 19,1 )
Forse che se ne era andato quello solo che fra i tre era riconosciuto come il Signore ed aveva mandato i due Angeli che erano con lui a distruggere Sodoma?
Vediamo dunque il seguito del testo: Vennero - dice la Scrittura - due Angeli a Sodoma sul far della sera.
Lot sedeva alla porta di Sodoma.
Appena li vide, Lot andò loro incontro e si prostrò fino a terra dicendo: Vi prego, signori, degnatevi di venire in casa del vostro servo. ( Gen 19,1-2 )
Qui appare chiaro che gli Angeli erano due, che essi al plurale furono invitati in casa, che sono stati rispettosamente chiamati signori, perché forse erano stati presi per uomini.
V'è però un'altra difficoltà: se non avesse riconosciuto in essi degli Angeli di Dio, Lot non si sarebbe prostrato dinanzi a loro fino a terra.
Ma perché allora offre alloggio e vitto a loro, come se avessero bisogno di tale cortesia?
Ma qualunque sia il segreto che qui si cela, continuiamo a trattare il tema che avevamo iniziato.
Appaiono in due, ambedue sono detti Angeli, sono invitati al plurale, Lot parla con loro al plurale fino all'uscita da Sodoma.
Poi la Scrittura continua e dice: E dopo averli fatti uscire, essi gli dissero: Mettiti in salvo, ne va della vita!
Non guardare indietro e non fermarti in nessun luogo della pianura, va' al monte, là sarai salvo, che per caso non perisca.
Ma Lot rispose loro: Te ne prego, Signore, ecco il tuo servo ha trovato grazia agli occhi tuoi. ( Gen 19,17-19 )
Che significa ciò: Disse loro: Te ne prego, Signore…, se era già partito colui che era il Signore e che aveva mandato gli Angeli?
Perché è detto: Te ne prego, Signore, e non: "Ve ne prego, Signori"?
Se Lot volle interpellare uno di loro, perché la Scrittura dice: Disse Lot a loro: Te ne prego, Signore, ecco il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi?
Dobbiamo vedere anche qui nel plurale due persone?
E poi l'unico Dio Signore nell'unità della sua natura, per il fatto che ai due ci si rivolge come ad uno solo?
Ma di quali due persone si tratta?
Del Padre e del Figlio, o del Padre e dello Spirito Santo, oppure del Figlio e dello Spirito Santo?
Forse l'ultima ipotesi è la più convincente.
Infatti essi dicono di essere stati mandati, ciò che noi affermiamo del Figlio e dello Spirito Santo, mentre in nessun luogo della Scrittura noi troviamo che il Padre sia stato mandato.
Quando Mosè fu mandato per liberare il popolo d'Israele dall'Egitto, ( Es 3,10 ) ecco come, secondo la Scrittura, Dio gli apparve: Stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e nel guidare il gregge oltre il deserto giunse al monte di Dio, Horeb.
E l'Angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco, in mezzo a un roveto.
Ed egli osservò che il roveto era tutto una fiamma di fuoco e non si consumava.
E Mosè disse: Voglio andar là a vedere questa grande visione: per quale ragione il roveto non si consuma!
E il Signore vide che egli si era avvicinato da una parte ad osservare e lo chiamò di mezzo al roveto dicendo: Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. ( Es 3,1-6 )
Anche qui si parla prima di un Angelo del Signore, poi di Dio.
L'Angelo è dunque forse il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe?
Si può allora giustamente pensare che si tratti del Salvatore stesso, del quale l'Apostolo dice: Coloro ai quali appartengono i Patriarchi e dai quali è uscito il Cristo secondo la carne, Colui che è al di sopra di tutte le cose, Dio benedetto nei secoli. ( Rm 9,5 )
Com'è dunque il Dio benedetto nei secoli al di sopra di tutte le cose, non irragionevolmente si pensa che sia anche qui egli stesso il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe.
Ma perché prima è chiamato Angelo del Signore, quando appare nella fiamma di fuoco in mezzo al roveto? ( Es 3,2 )
Forse perché era uno degli innumerevoli Angeli ma incaricato di rappresentare la persona del suo Signore?
Oppure era stata assunta qualche creatura che si manifestasse visibilmente per compiere quella funzione e a cui far pronunciare le parole sensibili con le quali fosse segnalata la presenza del Signore anche ai sensi umani, in maniera adatta per mezzo di una creatura sottomessa a Dio?
Se era qualcuno degli Angeli, chi può dire incontestabilmente se sia stato incaricato di rappresentare la persona del Figlio o dello Spirito Santo o di Dio Padre o semplicemente la stessa Trinità, Dio unico e solo, cosicché l'Angelo poté dire: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe? ( Es 3,6 )
Infatti non si può affermare che il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe sia il Figlio di Dio e non il Padre, e nessuno oserà dire che lo Spirito Santo o la stessa Trinità che è, come crediamo e pensiamo, il Dio unico, non sia il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe.
Poiché non è il Dio di quei Patriarchi chi non è Dio.
Ora se non solamente il Padre è Dio, come lo riconoscono anche tutti gli eretici, se è Dio anche il Figlio, come essi debbono ammettere, sia pur contro voglia, in forza delle parole dell'Apostolo: Egli è al di sopra di tutte le cose, Dio benedetto nei secoli, ( Rm 9,5 ) se è Dio anche lo Spirito Santo, secondo quanto dice l'Apostolo: Glorificate Dio nel vostro corpo, ( 1 Cor 6,20 ) mentre prima aveva detto: Non sapete che i vostri corpi sono templi dello Spirito Santo che è in voi e che voi avete ricevuto da Dio? ( 1 Cor 6,19 ) se tutti e tre sono un solo Dio, ( 1 Gv 5,7 ) come crede l'ortodossia cattolica, non appare sufficientemente chiaro quale persona della Trinità rappresentasse quell'Angelo, nel caso fosse uno degli Angeli, né se rappresentasse una Persona ovvero la Trinità stessa.
Se invece una cosa già esistente fu presa in uso e perché apparisse agli occhi umani e perché si facesse sentire agli orecchi e fu chiamata e Angelo del Signore e Signore e Dio, allora in questo caso Dio non si può intendere come Padre ma o come Figlio o come Spirito Santo.
Certo a proposito dello Spirito Santo non ricordo alcun testo in cui sia chiamato "angelo", ma la sua azione potrebbe permetterci di attribuirgli questo appellativo.
Infatti è detto di lui: Vi annunzierà le cose che accadranno. ( Gv 16,13 )
Ora è noto che il termine greco "angelo" tradotto in latino significa "nunzio".
Quanto al Signor Gesù Cristo si legge in maniera chiarissima presso il Profeta l'appellativo che gli è attribuito di Angelo del gran consiglio. ( Is 9,6 )
Le altre due denominazioni di Dio e di Signore degli Angeli competono e allo Spirito Santo e al Figlio di Dio.
Similmente la Scrittura racconta a proposito dell'esodo dei figli d'Israele dall'Egitto: ( Sal 114,1; Es 3,10; Es 12,41 ) Dio li precedeva, di giorno in forma di colonna di nube per guidarli nel cammino; di notte in forma di fuoco; e non si rimosse mai dal cospetto del popolo la colonna di nube di giorno né la colonna di fuoco di notte. ( Es 13,21-22 )
Chi può dubitare in questo caso che Dio si manifestò agli occhi degli uomini per mezzo di una creatura, una creatura corporea, sottomessa alla sua volontà e non nella sua stessa sostanza?
Ma non appare altrettanto chiaro se si sia manifestato il Padre o il Figlio o lo Spirito Santo ovvero la Trinità medesima, Dio unico.
Né ritengo che questo venga precisato nel passo seguente: La gloria del Signore apparve nella nube.
E il Signore parlò a Mosè dicendo: Ho inteso le mormorazioni dei figli d'Israele. ( Es 16,10-12 )
Parliamo ora delle nubi, delle voci, delle folgori, della tromba, del fumo del monte Sinai: Il monte Sinai fumava tutto, perché il Signore vi era disceso in mezzo al fuoco; e il fumo saliva come fumo di fornace.
Tutto il popolo era tremendamente spaventato.
Il suono della tromba si faceva sempre più forte.
Mosè parlava e Dio gli rispondeva con un tuono. ( Es 19,18-19 )
E poco più avanti, dopo che era stata data la Legge espressa nei dieci comandamenti, la Scrittura prosegue: E tutto il popolo era spettatore dei tuoni, dei lampi, del suono della tromba e del monte che fumava, ( Es 20,18 ) e poco dopo: Il popolo se ne stette in distanza, mentre Mosè si accostò alla caligine dov'era Iddio e il Signore disse a Mosè … ( Es 20,21-22 )
Che dire qui se non che non c'è alcuno così sciocco da credere che il fumo, il fuoco, le nubi, la caligine e le altre cose simili sono la sostanza del Verbo e della Sapienza di Dio, che è il Cristo, oppure la sostanza dello Spirito Santo?
Nemmeno gli Ariani sono mai giunti a tal punto da affermare questo di Dio Padre.
Perciò quei prodigi sono stati compiuti per mezzo della creatura che è docile al Creatore, ( Sap 16,24; Rm 1,25 ) e furono presentati ai sensi degli uomini in maniera ad essi conveniente; altrimenti basandosi sull'affermazione: Mosè entrò nella caligine dov'era Dio, ( Es 20,21 ) secondo un modo di pensare grossolano, qualcuno crederà che il popolo abbia visto la caligine ma Mosè dentro la caligine abbia visto con gli occhi corporei il Figlio di Dio che i folli eretici vogliono sia apparso nel suo stesso essere.
Si può ammettere che Mosè l'abbia visto con gli occhi corporei se è possibile contemplare con gli occhi corporei, non dico la Sapienza di Dio, ossia il Cristo, ma anche soltanto la stessa sapienza d'un uomo qualunque e di qualsiasi saggio.
Ovvero perché la Scrittura dice degli antenati di Israele che essi videro il luogo ove s'era posato il Dio d'Israele, e che sotto i suoi piedi vi era come una lastra lavorata di zaffiro e per chiarezza somigliante al cielo, ( Es 24,9-10 ) si deve ammettere che Colui che è il Verbo e la Sapienza di Dio si sia posato nel suo essere in un punto dello spazio terrestre, lui che tende la sua potenza da una estremità all'altra e tutto amministra con bontà; ( Sap 8,1 ) e il Verbo di Dio per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, sia così mutevole che talora si contrae, talaltra si distende?
( Il Signore conservi puri da tali pensieri gli spiriti dei suoi fedeli ).
Invece, come spesso abbiamo detto, è per mezzo della creatura sottomessa a Dio che tali fenomeni visibili e sensibili vengono presentati per significare Dio invisibile e intelligibile ( cioè non solo il Padre ma anche il Figlio e lo Spirito Santo ), dal quale provengono, per mezzo del quale o nel quale sono tutte le cose; ( Eb 2,10; Rm 11,36 ) sebbene rimanga vero che le invisibili perfezioni di Dio, fin dalla creazione del mondo, sono rese intelligibili, se ben considerate, dalle opere sue, sia la sua eterna potenza sia la sua divinità. ( Rm 1,20 )
Tuttavia per quanto riguarda il problema che abbiamo cominciato a trattare, non vedo come riconoscere chi, anche sul monte Sinai, per mezzo di tutti quei prodigi terrificanti, presentati ai sensi degli uomini, propriamente parlava, se il Dio Trinità o il Padre o il Figlio o lo Spirito Santo.
Ma se è permesso avanzare qui un'ipotesi con riserva e circospezione, senza azzardarsi a fare una vera affermazione, perché, dato che possa trattarsi di una Persona della Trinità, non pensare piuttosto allo Spirito Santo?
La Legge che fu data in quel momento, secondo l'affermazione della Scrittura, è stata scritta sulle tavole di pietra dal dito di Dio, ( Es 20,1-17; Es 24,12; Es 31,18 ) appellativo che, come sappiamo dal Vangelo, designa lo Spirito Santo. ( Lc 11,20; Mt 12,28 )
D'altra parte c'è un intervallo di cinquanta giorni dall'uccisione dell'agnello e dalla celebrazione della Pasqua al giorno in cui cominciarono ad accadere queste cose sul monte Sinai, come dopo la passione del Signore c'è un intervallo di cinquanta giorni dalla risurrezione di lui al giorno in cui venne lo Spirito Santo promesso dal Figlio di Dio.
Inoltre quando venne, secondo quanto si legge negli Atti degli Apostoli, apparve sotto forma di lingue separate di fuoco, che si posò su ciascuno degli Apostoli, ( At 2,3 ) e questo concorda con l'Esodo in cui è scritto: Il monte Sinai fumava tutto, perché vi era disceso Dio nel fuoco, ( Es 19,18 ) e un poco più avanti: La maestà del Signore si presentò sotto l'aspetto di un fuoco ardente sulla vetta del monte davanti ai figli d'Israele. ( Es 24,17 )
Nell'ipotesi che questi prodigi siano accaduti in tal modo perché né il Padre né il Figlio potevano manifestarsi in quel luogo a quella maniera senza lo Spirito Santo, per mezzo del quale la Legge doveva essere scritta, allora abbiamo la certezza che in quel luogo apparve Dio, non nella sua sostanza che rimane invisibile ed immutabile, ma per mezzo di quella cosa creata.
Però nessun segno particolare indica, per quanto io possa comprendere, che si trattasse di una determinata Persona della Trinità.
Ordinariamente i più rimangono perplessi anche di fronte a queste parole: E il Signore parlò a Mosè a faccia a faccia come uno parla al suo amico. ( Es 33,11 )
Tuttavia poco dopo lo stesso Mosè dice: Ordunque, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, mostrati a me chiaramente, affinché ti veda e trovi grazia agli occhi tuoi e sappia che questo popolo è veramente il tuo popolo. ( Es 33,13 )
E poco dopo ancora: E disse Mosè al Signore: Fammi vedere la tua maestà. ( Es 33,18 )
Com'è che si riteneva da alcuni che nelle apparizioni di cui si è detto prima fosse Dio a farsi vedere nella sua sostanza, tanto che qualche incompetente ha considerato il Figlio di Dio visibile in se stesso e non attraverso le creature e si riteneva che Mosè fosse entrato in mezzo alla caligine, nel senso che agli occhi del popolo si presentava una cortina di nubi ( Es 20,21 ) mentre dentro le nubi egli contemplava la faccia di Dio e ascoltava le sue parole?
Ed in che senso è detto: Il Signore parlò a Mosè a faccia a faccia come chi parla al suo amico? ( Es 33,11 )
Ecco, lo stesso Mosè dice: Se ho trovato grazia al tuo cospetto, mostrati a me chiaramente. ( Es 33,13 )
Evidentemente Mosè si rendeva ben conto di quello che gli appariva in modo materiale e domandava la vera visione di Dio in modo spirituale.
Quella conversazione che si manifestava attraverso delle voci, evidentemente era modulata come quella di un amico che parla ad un amico.
Ma Dio Padre chi lo vede con gli occhi corporei?
Il Verbo, che era al principio ed era Dio e per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, ( Gv 1,1-3 ) chi lo vede con gli occhi corporei?
E lo Spirito di sapienza chi lo vede con gli occhi corporei?
Che significa poi: Mostrati a me chiaramente, ( Es 33,13 ) se non: "Mostra a me la tua sostanza"?
Se Mosè non avesse fatto questa domanda, si sarebbe certo obbligati a sopportare gli sciocchi che ritengono che, attraverso i fatti e le parole sopra raccontati, fosse apparsa visibile la sostanza di Dio agli occhi di Mosè, mentre ci è rivelato in modo evidentissimo che Mosè non poté ottenere tale visione, sebbene ne avesse manifestato il desiderio.
Chi oserà dunque affermare che attraverso tali fenomeni, simili a quelli che apparvero in forma visibile anche a Mosè, sia apparso il vero essere di Dio agli occhi di qualche mortale e non invece una creatura docile al volere di Dio?
16.28 Ed ecco ancora ciò che il Signore dice a Mosè nel seguito del testo: Non potrai vedere la mia faccia e vivere, perché nessun uomo può vedere la mia faccia e vivere.
Poi disse: Ecco qui un luogo vicino a me; mettiti su quella roccia, mentre passerà la mia maestà.
Io ti porrò al sommo della roccia e ti coprirò con la mia mano finché io non sia passato.
Poi ritirerò la mano e vedrai il mio dorso, ma la mia faccia non ti apparirà. ( Es 33,20-23 )
Non senza ragione abitualmente s'intende il dorso di Dio come un'immagine del Signore nostro Gesù Cristo nel senso della carne secondo la quale nacque dalla Vergine, morì, risorse.
Dorso di Dio può dirsi la carne di Cristo perché la mortalità è molto inferiore alla divinità, oppure perché egli si è degnato assumerla posteriormente, ( Es 33,23 ) quasi alla fine del mondo; mentre la sua faccia significa quella natura divina nella quale non considerò una rapina la sua somiglianza con Dio Padre, ( Fil 2,6 ) natura che nessuno può vedere senza morire, ( 1 Tm 6,16; Es 33,20 ) oppure perché dopo questa vita, nella quale siamo pellegrini lontani dal Signore ( 2 Cor 5,6 ) e dove il corpo corruttibile pesa sull'anima, ( Sap 9,15 ) vedremo Cristo a faccia a faccia, ( 1 Cor 13,12 ) come dice l'Apostolo; di questa vita un Salmo dice: Sì, tutta parvenza è ogni uomo che vive; ( Sal 39,6 ) ed un altro: perché nessun vivente può giustificarsi davanti a te. ( Sal 142,2 )
In questa vita, come afferma Giovanni, non è ancora stato mostrato quello che saremo.
Sappiamo - dice - che quando ciò sarà manifesto saremo simili a lui perché lo vedremo quale egli è, ( 1 Gv 3,2 ) intendendo evidentemente che ciò fosse riferito all'aldilà, dopo questa vita, quando avremo pagato il debito della morte e ricevuto la promessa della risurrezione.
Oppure, perché anche adesso nella misura in cui conosciamo spiritualmente la Sapienza di Dio per mezzo della quale sono state fatte tutte le cose ( 1 Cor 1,24-21; Sir 1,3-4 ) nella stessa misura noi moriamo agli affetti carnali cosicché consideriamo questo mondo come morto a noi, anche noi moriamo a questo mondo e diciamo con l'Apostolo: Il mondo per me è crocifisso ed io per il mondo. ( Gal 6,14 )
Infatti di questa morte l'Apostolo dice anche: Se dunque siete morti con Cristo, perché, come viventi nel mondo, vi lasciate imporre i precetti? ( Col 2,20 )
Non è dunque senza motivo che nessuno potrà, senza morire, vedere la faccia, ( 1 Tm 6,16; Es 33,20 ) cioè la stessa manifestazione della Sapienza di Dio.
Essa è infatti quello splendore verso cui sospira, per contemplarlo, ogni uomo che desidera amare Dio con tutto il suo cuore, con tutta la sua anima, con tutto il suo spirito. ( Mt 22,37; Dt 6,5; Dt 10,12; Dt 11,13 )
Per fargli raggiungere tale contemplazione chi ama il suo prossimo come se stesso edifica quanto più può anche il suo prossimo; da questi due precetti dipende tutta la Legge e i Profeti. ( Mt 22,40 )
Questa idea esprime anche lo stesso Mosè che, dopo aver detto, spinto dall'amore di Dio che più di tutto lo bruciava: Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mostrati a me chiaramente perché trovi grazia al tuo cospetto, ( Es 33,13 ) subito per amore anche del prossimo aggiunse: E perché sappia che questo popolo è il tuo popolo. ( Es 33,13 )
Essa dunque è la bellezza il cui desiderio rapisce ogni anima razionale, anima tanto più ardente quanto più pura, tanto più pura quanto più si eleva alle realtà spirituali, tanto più si eleva alle realtà spirituali quanto più muore alle realtà carnali.
Ma fino a che siamo pellegrini lontano dal Signore e camminiamo per fede e non per visione, ( 2 Cor 5,6-7 ) è il dorso di Cristo, cioè la sua carne, che dobbiamo guardare per mezzo della stessa fede, ossia fermi sul solido fondamento della fede che la pietra simboleggia: essa dobbiamo contemplare da tale osservatorio perfettamente sicuro, cioè all'interno della Chiesa cattolica, della quale è stato detto: E sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa. ( Mt 16,18 )
Infatti con tanta maggior certezza amiamo la faccia di Cristo, che desideriamo vedere, quanto più scopriamo nel suo "dorso" la grandezza dell'amore con cui Cristo per primo ci ha amati. ( 1 Gv 4,10.19 )
Tuttavia è la fede della sua risurrezione in quella stessa carne che salva e giustifica: Se infatti - dice l'Apostolo - credi in cuor tuo che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. ( Rm 10,9 )
Il quale - dice ancora l'Apostolo - fu consegnato per i peccati nostri e fu risuscitato per la nostra giustificazione. ( Rm 4,25 )
Dunque è la risurrezione del corpo del Signore che è il merito della nostra fede.
Che il suo corpo sia morto sulla croce della passione, anche i suoi nemici l'hanno creduto, ma non credono che sia risorto.
Ciò credendo con assoluta certezza, noi lo contempliamo, per così dire, da una pietra incrollabile: è per questo che noi attendiamo con confidente speranza l'adozione, il riscatto del nostro corpo. ( Rm 8,23 )
Perciò speriamo di vedere nelle membra di Cristo ( e queste membra siamo noi ) ciò che l'ortodossia della fede ci rivela realizzato in lui, come nel nostro capo.
Da quella pietra non vuole essere visto se non nel suo "dorso" dopo che è passato: vuole che noi crediamo nella sua risurrezione.
Pasqua infatti è un termine ebraico che significa passaggio.
Per questo Giovanni Evangelista afferma: Ma prima della festa di Pasqua, sapendo Gesù che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre. ( Gv 13,1 )
Quelli che credono questo ma al di fuori della Chiesa cattolica, in qualche scisma o eresia, non vedono il "dorso" del Signore dal luogo posto vicino a lui.
Che significa infatti l'espressione del Signore: Ecco un posto vicino a me e tu starai sulla pietra? ( Es 33,21 )
Quale luogo sulla terra è vicino al Signore, se essere vicino a lui non è attingerlo spiritualmente?
Infatti quale luogo non è vicino al Signore, che estende la sua potenza da un'estremità all'altra del mondo, e tutto amministra con bontà, ( Sap 8,1 ) di cui è stato detto che il cielo è il suo trono e la terra lo sgabello dei suoi piedi; che disse: Qual è la casa che mi costruirete?
Dov'è il luogo del mio riposo? Forse che tutte queste cose non sono state fatte dalla mia mano? ( Is 66,1-2 )
Ma certamente il posto vicino a lui, in cui si sta sulla pietra, è la Chiesa cattolica stessa, nella quale vede con profitto la Pasqua, ossia il passaggio del Signore, ( Es 12,11 ) e il suo "dorso", cioè il suo corpo, chi crede nella risurrezione.
È detto: Mettiti sulla roccia, mentre passerà la mia maestà. ( Es 33,21.22 )
Certo, perché appena è passata la maestà del Signore nella glorificazione di Gesù Cristo che risorge e ascende al Padre, noi siamo stati consolidati sulla pietra. ( Gv 20,17 )
E Pietro stesso è stato consolidato allora in modo da poter predicare con coraggio colui che prima di essere stato consolidato aveva negato tre volte per timore. ( Mt 26,70-74 )
Pietro senza dubbio per predestinazione era stato posto al sommo della roccia ma il Signore lo copriva ancora con la mano perché non vedesse.
Pietro avrebbe visto più tardi il dorso di Cristo; ma questi non era ancora passato, passato s'intende dalla morte alla vita, ( Gv 5,24 ) non era stato ancora glorificato con la risurrezione.
Più avanti, nell'Esodo, la Scrittura dice: Ti coprirò con la mano finché io non sia passato.
Poi ritirerò la mia mano e vedrai il mio dorso. ( Es 33,22-23 )
Ora molti Israeliti, che in quel momento Mosè prefigurava, dopo la risurrezione del Signore, credettero in lui, come se già ne vedessero il "dorso" e non avessero più la sua mano sui loro occhi.
Perciò l'Evangelista ricorda questa profezia di Isaia: Rendi ottuso il cuore di questo popolo e ottura le sue orecchie e i suoi occhi accieca. ( Is 6,9-10; Mt 13,15 )
Infine non è assurdo intendere che si parli di loro nel Salmo: Poiché di giorno e di notte si è appesantita su di me la tua mano; ( Sal 32,4 ) di giorno, cioè quando forse faceva i miracoli evidenti e tuttavia non era riconosciuto da essi; di notte, invece, quando egli moriva nella sua passione ed essi erano certi della sua morte e della sua scomparsa come di quelle di qualsiasi altro uomo.
Ma quando fu passato in modo che non potessero vederne che il "dorso", per la predicazione loro rivolta dall'apostolo Pietro sulla necessità che Cristo patisse e risorgesse, ( At 17,3; Gv 20,9 ) furono compenetrati dal dolore e dal pentimento. ( At 2,37-41 )
Cosicché si realizzò in loro, dopo che furono battezzati, quant'è scritto all'inizio del Salmo citato: Beati coloro ai quali sono state rimesse le iniquità e sono stati cancellati i peccati. ( Sal 32,1 )
Per questo il Salmo aveva detto: la tua mano si è appesantita su di me, ( Sal 32,4 ) come se il Signore passasse per togliere subito la sua mano e lasciar vedere il suo "dorso"; ma a questo segue la voce di uno che è addolorato e che si accusa, che riceve dalla fede nella risurrezione del Signore la remissione dei peccati: Giacqui in uno stato di tribolazione, mentre sempre più si conficcava la spina.
Ho riconosciuto il mio peccato e non ho nascosto la mia iniquità.
Ho detto: Voglio confessare contro di me le mie colpe al Signore e tu hai perdonato le iniquità del mio cuore. ( Sal 32,4-5 )
Non dobbiamo infatti lasciarci avvolgere tanto dalla caligine della carne da credere che la faccia del Signore sia invisibile ma che sia visibile il suo dorso, dato che nella forma di servo apparve visibile sotto entrambi gli aspetti.
Ma ci si guardi bene dal pensare alcunché di simile in riferimento alla natura divina; sia lungi da noi il pensare che il Verbo di Dio e la Sapienza divina abbia da una parte la faccia e dall'altra il dorso come il corpo umano, o il pensare che in qualsiasi maniera muti d'aspetto o di posto nello spazio o nel tempo.
Perciò, se in quelle conversazioni che avvenivano al momento dell'Esodo o in tutte quelle manifestazioni corporee si mostrava il Signore Gesù Cristo, ovvero talora Cristo, come induce a pensare l'analisi di questo passo, talaltra lo Spirito Santo, come ci ricordano le osservazioni fatte precedentemente, non ne consegue che Dio Padre non si sia mai manifestato in quei fenomeni.
In quei tempi infatti molte apparizioni di questo genere avvennero senza che in esse fossero nominati o designati o il Padre o il Figlio o lo Spirito Santo, ma furono accompagnate da indicazioni abbastanza chiare, grazie a numerosi indizi, da farci apparire troppo temerario affermare che Dio Padre non si sia mai manifestato ai Patriarchi o ai Profeti sotto forme visibili.
Questa opinione è nata da coloro che si sono mostrati incapaci di riconoscere l'unità della Trinità in quelle parole: Al re immortale dei secoli, all'invisibile e unico Dio; ( 1 Tm 1,17 ) e: Colui che nessun uomo vide mai, né può vedere. ( 1 Tm 6,16 )
Questo la vera fede lo intende come detto della stessa sostanza altissima, supremamente divina e immutabile, nella quale un solo e medesimo Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo.
Mentre quelle apparizioni si sono realizzate per mezzo della creatura mutevole che obbedisce al Dio immutabile ed hanno manifestato Dio non esattamente com'è ma attraverso dei segni, come richiedevano le circostanze e i momenti.
Tuttavia non so proprio come questa brava gente spieghi l'apparizione a Daniele dell'Antico dei giorni; dal quale ha ricevuto il regno ( Dn 7,9.13.14 ) il Figlio dell'uomo, che si è degnato di farsi tale per noi, cioè da Colui che gli dice secondo i Salmi: Tu sei il mio Figlio, oggi ti ho generato: chiedi a me e ti darò le nazioni per tua eredità; da Colui che tutto ha messo sotto i suoi piedi. ( Sal 2,7.8; Sal 8,8; At 13,33; Eb 1,5; Eb 5,5 )
Se dunque il Padre nell'atto di dare il regno e il Figlio nell'atto di riceverlo apparvero a Daniele sotto forma sensibile, come fanno costoro ad affermare che il Padre non si manifestò mai ai Profeti cosicché egli solo deve intendersi come l'invisibile, che nessuno vide mai, né può vedere? ( 1 Tm 6,16 )
Ecco infatti il tenore della narrazione di Daniele: Io continuavo a guardare, quand'ecco furono posti dei troni e l'Antico dei giorni si pose a sedere.
La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo simili a lana pura; il suo trono era come vampa di fuoco e le sue ruote come fuoco ardente.
Un fiume di fuoco scendeva davanti a lui; mille migliaia lo servivano e dieci mila miriadi lo assistevano.
La corte si assise e furono aperti i libri. ( Dn 7,9-10 )
E poco dopo: Guardando ancora nelle visioni notturne ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno simile ad un figliolo dell'uomo; giunse fino all'Antico dei giorni e fu presentato a lui che gli dette potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni, lingue lo dovranno servire: il suo potere è un potere eterno che mai tramonta e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto. ( Dn 7,13-14 )
Ecco il Padre che dà e il Figlio che riceve il regno eterno e sono ambedue presenti in forma visibile al Profeta.
Dunque si ha il diritto di credere che anche Dio Padre apparisse abitualmente in quel modo ai mortali.
Ma forse qualcuno insisterà nel dire che il Padre non è visibile perché apparve in sogno a Daniele, mentre il Figlio è visibile come anche lo Spirito Santo, perché Mosè ha ricevuto tutte quelle visioni in stato di veglia.
Proprio come se Mosè avesse visto il Verbo e la Sapienza divina con gli occhi del corpo, o come se noi potessimo vedere anche soltanto quel soffio umano che anima questo nostro corpo o lo stesso soffio materiale che si chiama vento. ( Gv 6,64; 1 Cor 3,6; 1 Pt 3,18; Gen 2,7; Ez 37,9 )
Se non sono visibili questi ultimi, tanto meno quel soffio divino che supera gli spiriti di tutti gli uomini e di tutti gli Angeli per l'inesprimibile sublimità della divina natura.
Ci sarà chi cadrà in un errore così grave da affermare che il Figlio e lo Spirito Santo sono visibili anche agli uomini in stato di veglia, mentre il Padre è ad essi visibile solo in sogno?
Come possono allora intendere come dette solo del Padre le parole: Colui che nessuno vide mai, né può vedere? ( 1 Tm 6,16 )
Forse che gli uomini quando dormono non sono uomini?
Ovvero Colui che può produrre delle immagini corporee onde manifestarsi per mezzo di visioni apparse a uomini che sognano, sarebbe incapace di costruire la stessa realtà materiale per manifestarsi alla vista di uomini svegli?
La sua essenza per la quale è ciò che è, non può essere manifestata per mezzo di alcuna immagine corporea all'uomo che dorme, con nessuna forma sensibile all'uomo sveglio.
Non solo l'essenza del Padre ma anche quella del Figlio e dello Spirito Santo.
In ogni caso coloro che dalle visioni in stato di veglia sono messi in tanto imbarazzo da pensare che non il Padre ma solo il Figlio e lo Spirito Santo sono apparsi agli occhi corporei degli uomini ( per tacere del grandissimo numero di testi della Scrittura e dell'estrema varietà delle loro interpretazioni che impediscono a chiunque sia sano di mente di affermare che la persona del Padre in nessun luogo si sia manifestata attraverso qualche forma corporea agli occhi di uomini svegli ), per tacere dunque di queste, come ho affermato, che dicono costoro del caso del nostro padre Abramo?
Egli era certamente sveglio e occupato quando, secondo il passo della Scrittura che inizia dicendo che il Signore apparve ad Abramo, gli apparvero non uno né due ma tre uomini, ( Gen 18,1-2 ) di nessuno dei quali si dice che si distinguesse dagli altri per maggior dignità, più degli altri rifulgesse per maggior onore, che fosse superiore agli altri per maggior potere.
Quando abbiamo diviso in tre parti la nostra trattazione, avevamo deciso di indagare per prima cosa se il Padre o il Figlio o lo Spirito Santo o invece se talora il Padre, talvolta il Figlio, altre volte lo Spirito Santo, ovvero, senza alcuna distinzione tra le Persone, l'unico e solo Dio, come si dice, cioè la stessa Trinità sia apparsa ai Patriarchi per mezzo di quelle forme tratte dalla creatura.
Orbene, dopo aver esaminato i testi della Scrittura che ci è stato possibile, ( Gen 3,8ss; Gen 12,7ss; Es 3,1-2; Es 13,21-22; Es 14,19-24; Es 16,10-12; Es 19,16-19; Es 20,18-22; Es 33,9-23; Es 34,5ss ) tanto quanto ci è parso sufficiente, niente altro ritengo che una indagine umile e prudente dei misteri divini ci inviti a fare se non questo: non affermare recisamente quale Persona della Trinità si sia manifestata ad un determinato Patriarca o Profeta, sotto una determinata cosa o sotto un'immagine sensibile, eccetto nel caso in cui il tenore del testo comprenda alcuni indizi probabili.
La natura stessa infatti o la sostanza o l'essenza o con qualunque altro nome si debba chiamare l'essere stesso di Dio, qualunque esso sia, non si può vedere sensibilmente.
Si deve invece ammettere che per mezzo della creatura docile a Dio non solo il Figlio o lo Spirito Santo, ma anche il Padre abbia potuto manifestarsi ai sensi degli uomini sotto una forma o un'immagine corporea.
Stando così le cose,9 per non allungare oltre misura questo secondo volume, tratteremo le questioni che restano nei seguenti.
Indice |
9 | Cicerone, In Catil. 1, 5, 10 |