La Trinità |
Se dunque si afferma che è stato mandato il Figlio in quanto si manifestò esteriormente in una creatura corporea, lui che interiormente nella sua natura spirituale è sempre nascosto agli occhi degli uomini, si comprende facilmente perché si parli pure di missione a proposito dello Spirito Santo.
Una forma creata è stata prodotta nel tempo per manifestare visibilmente lo Spirito Santo, sia quando discese sul Signore stesso, sotto l'apparenza corporea di una colomba ( Mt 3,16; Lc 3,22 ) sia quando, trascorsi dieci giorni dall'ascensione di lui, nel giorno della Pentecoste improvvisamente venne dal cielo un suono come di vento che soffi impetuoso, ed apparvero ad essi delle lingue separate come di fuoco che si posò sopra ciascuno di loro. ( At 2,1-4 )
È questa azione manifestatasi visibilmente ed offertasi agli occhi dei mortali che è stata chiamata missione dello Spirito Santo.
Non si trattava d'una manifestazione della sua stessa sostanza per la quale anche lui è invisibile ed immutabile come il Padre ed il Figlio, ma si trattava di toccare il cuore degli uomini con una dimostrazione esteriore per condurli dalla manifestazione temporale di colui che veniva alla misteriosa eternità di Colui che è sempre presente.
Tuttavia in nessun passo della Scrittura è affermato che Dio Padre è superiore allo Spirito Santo, o lo Spirito Santo inferiore a Dio Padre, perché la creatura che servì allo Spirito Santo per apparire non fu da lui assunta, come la persona del Verbo di Dio assunse la natura umana per presentarsi in forma di uomo.
Quell'uomo non era in possesso del Verbo di Dio alla pari di altri uomini dotati di santità e di sapienza, bensì al di sopra di essi, ( Eb 1,9 ) non certo nel senso che avesse in misura più larga il Verbo di Dio in modo da eccellere su di essi per sapienza, ma nel senso che era lo stesso Verbo.
Una cosa infatti è il Verbo nella carne, ed altra cosa il Verbo fatto carne.
Cioè una cosa è il Verbo nell'uomo, un'altra il Verbo uomo.
Infatti carne è sinonimo di "uomo" nell'affermazione: il Verbo si è fatto carne, ( Gv 1,14 ) come nell'altra: E vedrà ogni carne ugualmente la salvezza di Dio. ( Lc 3,6 )
Non si tratta di carne senza anima o senza spirito, ma ogni carne significa "ogni uomo".
Perciò la creatura in cui si doveva manifestare lo Spirito Santo non è stata assunta come è stata assunta quella carne umana e quella natura umana dalla vergine Maria. ( Gal 4,4 )
Infatti lo Spirito Santo non ha beatificato quella colomba o quel vento o quel fuoco, né li unì a sé ed alla propria persona in un medesimo stato per sempre.
Altrimenti sarebbe variabile e convertibile la natura dello Spirito Santo, se quei fenomeni non si fossero compiuti per cambiamento delle creature, ma lo stesso Spirito Santo si fosse in maniera mutevole cambiato in una cosa ed in un'altra, come l'acqua si muta in ghiaccio.
Quelle creature invece apparvero quando era opportuno che apparissero, perché la creatura serve al Creatore ( Sap 16,24; Rm 1,25; Gb 26,11 ) e si è mutata e trasformata,6 secondo la volontà di Colui che resta immutabile in se stesso, per significarlo e rivelarlo come era necessario significarlo e rivelarlo ai mortali.
Pertanto, sebbene la Scrittura chiami quella colomba Spirito e di quel fuoco dica: e apparvero distinte l'una dall'altra delle lingue che parevano di fuoco, che si posò sopra ciascuno di loro, e cominciarono a parlare in varie lingue, secondo che lo Spirito dava loro di esprimersi, ( At 2,3-4 ) per indicare che lo Spirito era stato manifestato attraverso quel fuoco come attraverso la colomba, tuttavia non possiamo dire che lo Spirito Santo è Dio e colomba, è Dio e fuoco, come diciamo che il Figlio è Dio e uomo.
Nemmeno possiamo dirlo alla stessa maniera che diciamo che il Figlio è l'Agnello di Dio, sia con Giovanni Battista che dice: Ecco l'Agnello di Dio, ( Gv 1,29 ) sia con Giovanni Evangelista, quando nell'Apocalisse vede l'Agnello ucciso, ( Ap 5,6 ) poiché questa visione profetica non è stata offerta agli occhi corporei attraverso forme corporee, ( Mt 3,16; Mc 1,10; Lc 3,22; Gv 1,32-33 ) ma si è manifestata nello spirito attraverso immagini spirituali dei corpi.
Invece, tutti coloro che li videro, hanno visto quella colomba e quel fuoco con gli occhi.
Veramente si può discutere, circa il fuoco, ( a causa della costruzione della frase ) se si tratti di una visione corporea o spirituale.
Il testo non dice infatti: "videro dividersi delle lingue di fuoco" ma: apparvero delle lingue di fuoco. ( At 2,3 )
Ora non siamo soliti dire "mi è apparso" allo stesso modo in cui diciamo "ho visto".
E precisamente per le apparizioni spirituali di immagini sensibili c'è l'uso di dire "mi è apparso" e "ho visto", invece per le cose che cadono materialmente sotto i nostri occhi non diciamo "mi è apparso" ma "ho visto".
Circa quel fuoco si può dunque chiedersi come sia stato visto, se attraverso una visione interna spirituale ma in maniera che apparisse in modo veramente esterno, oppure in modo realmente oggettivo con gli occhi della carne.
Per quanto riguarda quella colomba della quale è stato detto che è discesa corporalmente, nessuno ha mai dubitato che non la si sia vista con gli occhi.
Non possiamo nemmeno dire che lo Spirito Santo è colomba e fuoco, come diciamo che il Figlio è pietra ( infatti la Scrittura dice: e la roccia era Cristo ( 1 Cor 10,4 ) ).
Perché quella pietra esisteva già in natura e fu chiamata Cristo in funzione di simbolo per un nuovo intervento divino.
Come la pietra sulla quale Giacobbe posò la testa e che poi egli assunse anche con l'unzione a figura del Signore. ( Gen 28,18-22 )
Così era il Cristo Isacco in atto di portare la legna per il sacrificio di se stesso. ( Gen 22,6 )
A queste cose già esistenti venne ad aggiungersi una destinazione simbolica; non comparvero invece istantaneamente, come quella colomba e quel fuoco, solo per essere dei simboli.
La colomba e il fuoco mi sembrano più simili a quella fiamma che apparve a Mosè nel roveto, ( Es 3,2 ) a quella colonna che il popolo seguiva nel deserto, ( Es 13,21-22; Es 14,19-24; Es 16,10-12 ) ed alle folgori ed ai tuoni che si verificarono quando la Legge fu data sul monte. ( Es 19,16-19 )
Infatti quei fenomeni sensibili esistettero solo per significare qualcosa e subito scomparire.
È dunque per queste forme corporee che esistettero momentaneamente per significarlo e rivelarlo ai sensi degli uomini, secondo i loro bisogni, che si parla anche di missione dello Spirito Santo.
Tuttavia non fu detto inferiore al Padre, come il Figlio per la natura di servo, perché quella natura di servo è stata assunta in unità di persona, invece quei fenomeni sensibili apparvero temporaneamente per far conoscere ciò che era necessario e poi cessare di esistere.
Perché dunque non si dice che anche il Padre è stato mandato attraverso quei fenomeni sensibili: la fiamma del roveto, la colonna di nube e di fuoco, i fulmini sul monte ed altri che forse apparvero quando, secondo la Scrittura, ha parlato ai Patriarchi, se attraverso quelle forme create e quei fenomeni sensibili che si offrirono agli sguardi umani lui stesso veniva manifestato?
Se invece attraverso di essi si manifestava il Figlio, perché si parla della sua missione tanto tempo dopo e cioè quando nacque da donna come afferma l'Apostolo: Quando venne la pienezza dei tempi Dio mandò il Figlio suo formato da donna, ( Gal 4,4 ) se veniva mandato anche prima, quando si manifestava ai Patriarchi attraverso quelle effimere forme create?
E se non si può dire con esattezza che sia stato mandato se non quando il Verbo si è fatto carne, ( Gv 1,14 ) come si può dire che lo Spirito Santo è stato mandato, se egli non si è mai incarnato?
Se attraverso quei fenomeni visibili che vengono celebrati nella Legge e nei Profeti, non il Padre né il Figlio ma lo Spirito Santo si rivelava, perché anche di lui si dice che è stato mandato ora, quando veniva mandato già prima in quelle maniere?
In questa questione così difficile il primo problema da risolvere, con l'aiuto del Signore, è se attraverso quei fenomeni creati si sia manifestato il Padre o il Figlio oppure lo Spirito Santo; se talvolta il Padre, talvolta il Figlio, talvolta lo Spirito Santo; ovvero, senza alcuna distinzione di Persone ma in quanto Dio uno ed unico, ( Gv 17,3 ) la Trinità stessa si sia manifestata.
In secondo luogo, qualunque sia la soluzione raggiunta o il punto di vista accolto, occorre chiedersi se siano stati creati degli esseri solo perché si manifestasse Dio agli sguardi umani, come lo credeva necessario in quel momento, oppure se venivano inviati gli Angeli, che già esistevano, perché parlassero in nome di Dio prendendo forma corporea dalla natura sensibile per assolvere il compito particolare affidato a ciascuno, ovvero mutando e trasformando,7 in forza del potere ad essi concesso dal Creatore, il loro stesso corpo ( infatti non ne subiscono le leggi ma le dominano secondo il loro volere ), in forme che ritenessero appropriate e adatte ai loro compiti.
Infine vedremo ciò che avevamo deciso di indagare, se il Figlio e lo Spirito Santo fossero mandati anche prima e, se lo erano, che differenza ci sia tra quella missione e quella di cui parla il Vangelo; ( Is 48,16; Gal 4,4; Gv 10,36; Gv 14,26; Gv 15,26; Gv 16,7 ) ovvero se nessuno di loro sia stato mandato se non quando o il Figlio nacque da Maria vergine, o lo Spirito Santo apparve in forma visibile sia nella colomba sia nelle lingue di fuoco. ( At 2,3 )
Lasciamo dunque da parte coloro che in maniera grossolana hanno immaginato la natura del Verbo e la Sapienza ( che, rimanendo identica in se stessa, rinnova tutte le cose, ( Sap 7,27 ) e che noi chiamiamo Figlio unico di Dio ) come un essere mutevole, anzi addirittura visibile.
Costoro si sono accostati all'indagine, in verità più pretenziosa che religiosa, delle cose divine, con uno spirito veramente troppo grossolano. ( Is 6,9-10; Mt 13,15; At 28,26-27 )
Infatti l'anima stessa, in quanto sostanza spirituale, pur essendo inoltre creata e non avendo potuto essere creata che per mezzo di Colui per mezzo del quale sono state create tutte le cose e senza del quale nulla è stato fatto, ( Gv 1,3 ) sebbene sia mutevole, tuttavia non è visibile, essi invece hanno ritenuto visibile il Verbo stesso e la stessa Sapienza divina, per mezzo della quale sono state fatte tutte le cose, mentre la Sapienza non è soltanto invisibile come lo è anche l'anima ma anche immutabile, mentre l'anima non lo è; è questa sua immutabilità che ci è stata ricordata nell'affermazione della Scrittura: rimanendo in se stessa, rinnova ogni cosa. ( Sap 7,27 )
E costoro, come sforzandosi di sostenere il loro errore traballante con le testimonianze delle divine Scritture, si servono delle affermazioni dell'apostolo Paolo e quanto viene affermato dell'unico e solo Dio, in cui riconosciamo la Trinità stessa, lo interpretano come affermato soltanto del Padre, non anche del Figlio e dello Spirito Santo.
L'Apostolo afferma: Al re dei secoli, immortale, invisibile, unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. ( 1 Tm 1,17 )
Egli dice anche: Beato e solo potente, re dei re e dominatore dei dominanti, il solo che possiede l'immortalità ed abita una luce inaccessibile che nessun uomo ha mai veduto né può vedere. ( 1 Tm 6,15-16 )
Ci pare di esserci già sufficientemente intrattenuti sul modo in cui vanno interpretate tali affermazioni.
Coloro che vogliono che queste parole vadano intese come dette non del Figlio né dello Spirito Santo ma soltanto del Padre, affermano che il Figlio è visibile non per la carne assunta dalla Vergine ma già prima, per se stesso.
Infatti affermano: "Egli è apparso agli occhi dei Patriarchi".
Fate loro questa obiezione: "Se il Figlio è visibile per se stesso è anche mortale per se stesso, e questo perché possiate essere coerenti con voi stessi, dato che volete intendere come dette solo del Padre le parole: Colui che solo ha l'immortalità; infatti se il Figlio è mortale soltanto dopo l'incarnazione, ammettete che il Figlio non sia ugualmente visibile che per l'incarnazione".
Essi vi rispondono che secondo la loro opinione il Figlio non è mortale per l'incarnazione ma che era mortale, come era visibile, già prima dell'incarnazione.
Infatti se si ammette che il Figlio è mortale solo per l'incarnazione, allora non è soltanto il Padre, con l'esclusione del Figlio, ad avere l'immortalità, perché anche il Verbo di lui, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, ha l'immortalità.
D'altra parte il Figlio, assumendo la carne mortale, non ha per questo perduto la sua immortalità, dato che nemmeno all'anima umana accade di morire con il corpo, secondo la testimonianza del Signore stesso: Non temete coloro che uccidono il corpo ma non possono uccidere l'anima. ( Mt 10,28 )
Ovvero anche lo Spirito Santo avrebbe dovuto incarnarsi.
Ecco ciò che metterà certamente in imbarazzo i nostri contraddittori se il Figlio è mortale per l'incarnazione: spiegare come il Padre soltanto abbia l'immortalità con l'esclusione del Figlio e dello Spirito Santo.
Ma lo Spirito Santo non si è incarnato.
Allora nel caso che lo Spirito Santo, sebbene non si sia incarnato, sia tuttavia mortale, è chiaro che nemmeno il Figlio è mortale per l'incarnazione; se invece lo Spirito Santo è immortale, allora l'affermazione: egli solo ha l'immortalità, non va intesa solo del Padre.
L'argomento con il quale costoro credono di poter dimostrare che il Figlio era per se stesso mortale anche prima dell'incarnazione è tutto qui: si può chiamare giustamente mortalità la stessa mutabilità.8
In tal senso si dice che muore anche l'anima, non perché essa si cambi in un corpo o in un'altra sostanza ma perché ogni cosa che adesso si trova ad esistere diversamente da prima, pur conservando la propria sostanza, si rivela mortale nella misura in cui ha cessato di essere ciò che era prima.
"Ebbene, dicono, poiché il Figlio di Dio prima di nascere dalla vergine Maria è apparso, proprio lui in persona, ai Padri nostri, non sempre sotto un'unica e identica forma, ma in diverse forme ora in un modo ora in un altro, egli è sia visibile di per se stesso, perché, non essendosi ancora incarnato, si è manifestato nella sua sostanza immortale, sia mortale in quanto soggetto a mutamento.
Così pure lo Spirito Santo che apparve una volta sotto forma di colomba, altra volta sotto forma di fuoco". ( Mt 3,16; Mc 1,10; Lc 3,22; Gv 1,32 )
"Perciò, essi concludono, non concerne la Trinità ma singolarmente e propriamente il Padre l'affermazione: All'immortale, all'invisibile, all'unico Dio; ( 1 Tm 1,17 ) e l'altra: Colui che solo ha l'immortalità ed abita in una luce inaccessibile, Colui che nessun uomo vide mai, né può vedere". ( 1 Tm 6,16 )
Ma lasciamo dunque da parte costoro che, incapaci di farsi un'idea della natura invisibile dell'anima, erano ben lungi dal riconoscere che la sostanza di Dio solo ed unico, ossia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, non solo rimane invisibile ma anche immutabile e perciò fissa in una vera ed autentica immortalità.
In quanto a noi che affermiamo che mai Dio, Padre, Figlio, Spirito Santo è apparso agli occhi degli uomini se non per mezzo di una creatura materiale sottomessa alla sua potenza, con impegno pacifico e nella pace cattolica sforziamoci di indagare, pronti a tener conto di ogni critica fraterna e giusta e perfino degli attacchi di un nemico, nel caso che abbia ragione, se, prima che Cristo si incarnasse, sia apparso ai nostri padri Dio nella sua indivisibile unità o una delle Persone della Trinità ovvero ciascuna di esse, quasi avvicendandosi.
Incominciamo con il colloquio raccontato nel Genesi tra Dio e l'uomo, che Dio stesso aveva formato dal fango. ( Gen 3,8; Gen 2,7; Tb 8,8 )
Se lasciamo da parte il senso figurato per attenerci letteralmente all'autorità storica dell'episodio, sembra che Dio abbia parlato sotto forma umana con l'uomo.
Questo certamente non è detto in maniera espressa nel testo ma il contesto della narrazione lo lascia intendere, soprattutto per questo particolare del racconto: Adamo udì la voce di Dio che passeggiava di sera in Paradiso e si nascose in mezzo al giardino che era nel Paradiso e a Dio che gli chiedeva: Adamo, dove sei?, rispose: Ho udito la tua voce e mi sono nascosto da te, perché sono nudo. ( Gen 3,8-10 )
Non vedo come si possa intendere alla lettera tale passeggiata di Dio e questa conversazione, se Dio non apparve in forma umana.
Infatti non si può dire che si tratti soltanto di un fenomeno uditivo prodotto da Dio, perché si afferma che Dio ha passeggiato, né si può asserire che colui che camminava in quel luogo non fosse visibile, dato che Adamo stesso dice di essersi nascosto dallo sguardo di Dio.
Chi era dunque colui che passeggiava: era il Padre o il Figlio o lo Spirito Santo?
Ovvero era semplicemente il Dio Trinità senza distinzione di Persone che parlava all'uomo sotto forma umana?
In verità la sintassi del racconto biblico non sembra mai passare da un soggetto ad un altro e sembra che a rivolgersi al primo uomo sia proprio Colui che diceva: Sia la luce, ( Gen 1,3 ) e: Ci sia il firmamento, ( Gen 1,6 ) e le altre espressioni durante i giorni della creazione.
Ora si è soliti ammettere che fu Dio Padre che comandò che esistesse tutto ciò che volle fare.
Infatti egli fece tutte le cose per mezzo del suo Verbo, quel Verbo che noi riconosciamo come unico suo Figlio, secondo la norma ortodossa della fede.
Se fu dunque Dio Padre che parlò al primo uomo, lui che passeggiava alla sera nel Paradiso, se da lui fuggiva Adamo peccatore inoltrandosi nel giardino, ( Gen 3,8 ) perché non si può intendere che fu ancora lui che apparve ad Abramo e a Mosè e a tutti coloro cui volle apparire nel modo in cui gli piacque, servendosi di una creatura mutevole e visibile a lui docile, pur rimanendo in se stesso e nella sua sostanza per la quale è immutabile e invisibile?
Ma può darsi che la Scrittura sia passata, senza farlo rilevare esplicitamente, da un soggetto ad un altro e che, mentre ha narrato che fu il Padre a dire: Sia la luce e tutto ciò che il Genesi dice che il Padre ha fatto per mezzo del Verbo, ( Gen 1,3.6-27 ) già indicasse ora che è il Figlio a parlare al primo uomo, senza dirlo chiaramente, ma lasciandolo intendere a coloro che lo possono capire.
Chi dunque possiede la forza di penetrare con l'acume dello spirito questo enigma, così che chiaramente comprenda che anche il Padre, ovvero solo il Figlio e lo Spirito Santo possano manifestarsi agli occhi degli uomini per mezzo delle creature visibili, continui nelle sue riflessioni e, se può, ne prepari l'esposizione e l'analisi.
Tuttavia la cosa, per quanto riguarda questo passo della Scrittura in cui è detto che Dio ha parlato all'uomo, mi pare misteriosa.
Tanto più che non appare con chiarezza se Adamo fosse solito vedere Dio con gli occhi corporei, dato che è una grossa questione, particolarmente, il sapere quali occhi si aprirono ad Adamo ed Eva quand'ebbero gustato il frutto proibito; ( Gen 3,5-7 ) questi occhi infatti, prima che essi gustassero il frutto, erano chiusi.
Non mi pare di dire cosa troppo azzardata se affermo soltanto che Dio non ha potuto camminare in altro modo che sotto forma corporea, se la Scrittura rappresenta il Paradiso come un luogo terrestre.
Certo è possibile dire che Adamo udisse il suono delle parole senza vedere alcuna forma sensibile, perché, dal fatto che la Scrittura affermi che Adamo si nascose dal suo sguardo, ( Gen 3,8 ) non si deve necessariamente concludere che Adamo vedesse abitualmente Dio.
E se intendessimo non che Adamo potesse vedere Dio, ma che temeva di essere visto da lui, perché ne aveva sentito la voce e i passi?
Infatti anche Caino disse a Dio: Mi nasconderò dal tuo cospetto, ( Gen 4,14 ) e tuttavia noi non siamo costretti a pensare che egli vedesse abitualmente Dio con gli occhi corporei, sotto una forma visibile, sebbene sentisse la sua voce che lo interrogava circa il suo delitto e parlava con lui.
È difficile sapere quale specie di linguaggio Dio usasse allora per farsi sentire agli orecchi sensibili degli uomini, ( Gen 4,9ss ) specialmente quando parlava col primo uomo; ed è una questione che non intendiamo esaminare in quest'opera.
Tuttavia se non c'erano che voci e suoni per cui una certa presenza sensibile di Dio era offerta ai primi uomini, non vedo perché non dovrei riconoscervi la persona di Dio Padre, tanto più che è lui che si è manifestato nella voce udita quando Gesù sul monte, alla presenza dei tre discepoli si trasfigurò, ( Mc 9,1-2; Lc 9,28; Mt 17,1-5 ) in quella quando la colomba discese su di lui appena battezzato, ( Lc 3,22 ) e nella risposta che ricevette quando pregò il Padre di glorificarlo: Io l'ho glorificato e lo glorificherò ancora. ( Gv 12,28 )
Non che la voce abbia potuto echeggiare senza l'intervento del Figlio e dello Spirito Santo, perché la Trinità è indivisibile nel suo operare, ma quella voce è echeggiata per manifestare la persona del Padre soltanto, come la natura umana tratta dal seno della vergine Maria è opera della Trinità, ma unita personalmente al Figlio soltanto; infatti la Trinità invisibile ha prodotto il personaggio visibile del Figlio soltanto.
E nulla ci impedisce di riconoscere, in quelle voci udite da Adamo, non solo l'opera della Trinità, ma anche di intenderle come manifestazione della medesima Trinità.
Siamo infatti obbligati ad attribuire solo al Padre l'espressione: Questo è il mio Figlio diletto. ( Mc 1,11; Mc 9,6; Lc 3,22; Lc 9,35; Mt 3,17 )
Né la fede né la ragione ci permettono di considerare Gesù come figlio dello Spirito Santo, né Figlio in rapporto a se stesso.
E quando si udì l'espressione: L'ho glorificato e ancora lo glorificherò, noi non vi riconosciamo che la persona del Padre.
È infatti la risposta a quell'invocazione del Signore: Padre, glorifica il tuo Figlio, preghiera che non poté rivolgere che a Dio Padre, in nessun modo allo Spirito Santo del quale non è figlio.
Ma qui, dove si afferma: Ed il Signore Dio disse ad Adamo, ( Gen 3,9 ) non si può dire per quale motivo non possa trattarsi della Trinità medesima.
Così quando leggiamo: E disse Dio ad Abramo: esci dalla tua terra, dalla tua famiglia e dalla casa di tuo padre, ( Gen 12,1 ) non appare chiaro se Abramo abbia soltanto udito una voce o se abbia anche visto qualcosa con i suoi occhi.
Ma poco dopo, è vero, c'è un testo un po' più chiaro: Il Signore apparve ad Abramo, e gli disse: Darò questo territorio alla tua discendenza. ( Gen 12,7 )
Ma nemmeno qui è detto chiaramente sotto quale forma gli sia apparso il Signore, e se sia apparso il Padre o il Figlio o lo Spirito Santo.
Forse si potrà pensare che sia apparso ad Abramo il Figlio, perché non è detto "gli apparve Dio", ma: gli apparve il Signore; ( Gen 12,7; Gen 18,1 ) e Signore sembra un nome proprio al Figlio per testimonianza dell'Apostolo: E sebbene ci siano dei cosiddetti dèi sia in cielo che sulla terra, come ci sono molti dèi e molti signori, tuttavia per noi c'è un Dio solo, il Padre, dal quale provengono tutte le cose e noi siamo in lui, e un solo Signore Gesù Cristo, per mezzo del quale sono state create tutte le cose e noi siamo per mezzo di lui. ( 1 Cor 8,5-6 )
Ma in molti passi della Scrittura anche il Padre è detto Signore, come: Il Signore disse a me: Tu sei il mio Figlio, oggi ti ho generato; ( Sal 2,7 ) ed inoltre: Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra. ( Sal 110,1; Eb 1,13 )
E vi sono dei passi in cui anche lo Spirito Santo è detto Signore, come quando l'Apostolo dice: Il Signore è Spirito; ( 2 Cor 3,17; Gv 4,24 ) e, per impedire che qualcuno pensasse trattarsi del Figlio che sarebbe stato chiamato Spirito per la sua natura immateriale, proseguendo aggiunge: Dove c'è lo Spirito del Signore c'è la libertà. ( 2 Cor 3,17; Gv 4,24 )
Ora nessuno dubiterà che lo Spirito del Signore sia lo Spirito Santo.
Pertanto, ritornando al passo di cui si parlava, non appare chiaro che sia apparsa ad Abramo una Persona della Trinità o lo stesso Dio Trinità, ossia il Dio unico di cui è stato detto: Adorerai il Signore Dio tuo ed a lui solo servirai. ( Dt 6,13 )
Certo sotto la quercia di Mambre ( Gen 12,7; Gen 18,1 ) Abramo vide tre uomini, ai quali offrì ospitalità, che ricevette sotto il suo tetto e servì alla sua tavola ( Gen 18,1-8 )
Ma la Scrittura, iniziando a narrare quell'episodio, non dice "Gli apparvero tre uomini" ma: Gli apparve il Signore.
Solo poi, continuando a descrivere come gli sia apparso il Signore, aggiunse la narrazione riguardante i tre uomini che Abramo invita, al plurale, in casa sua.
Più avanti si rivolge loro al singolare come se ci fosse un solo uomo.
Così pure uno solo gli promette un figlio da Sara e la Scrittura chiama questi "Signore", come all'inizio del racconto ha detto: Apparve il Signore ad Abramo. ( Gen 12,7 )
Dunque Abramo li invita, lava loro i piedi, alla loro partenza li accompagna come fossero uomini, ma parla loro come rivolgendosi al Signore Dio, sia quando gli viene promesso un figlio, sia quando gli è annunciata l'imminente distruzione di Sodoma.
Indice |
6 | Cicerone, Orat. part. 7, 23; De orat. 3, 45, 177 |
7 | Cicerone, De orat. 3, 45, 177; Orat. part. 7, 23 |
8 | Cicerone, De orat. 3, 45, 177; Orat. part. 7, 23 |