Summa Teologica - I-II |
II-II, q. 23, a. 7, ad 1; In 3 Sent., d. 23, q. 3, a. 1, sol. 2; d. 26, q. 2, a. 3, sol. 2; In 1 Cor., c. 13, lect. 1
Pare che la fede e la speranza non possano mai stare senza la carità.
1. Essendo esse virtù teologali, devono essere superiori anche alle virtù morali infuse.
Ma le virtù morali infuse non possono esistere senza la carità.
Quindi neppure la fede e la speranza.
2. Al dire di S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 26 ], « nessuno crede se non perché vuole ».
Ma la carità, come si è visto [ q. 62, a. 3 ], si trova nella volontà come sua perfezione.
Quindi non ci può essere fede senza carità.
3. S. Agostino [ Enchir. 8 ] scrive che « non ci può essere speranza senza amore ».
Ma la carità è amore: infatti egli parla proprio di questo amore.
Quindi la speranza non può esistere senza la carità.
Nel commentare il vangelo di S. Matteo [ Mt 1,2 ], la Glossa [ interlin. ] afferma che « la fede genera la speranza, e la speranza la carità ».
Ora, chi genera è prima del generato, e può esistere senza di esso.
Quindi la fede può esistere senza la speranza; e la speranza senza la carità.
Come le virtù morali, così anche la fede e la speranza possono essere considerate sotto due punti di vista: primo, come virtù incipienti; secondo, come virtù perfette.
Essendo infatti la virtù ordinata a compiere azioni buone, si dirà che è perfetta se è capace di un'azione perfettamente buona: il che avviene quando ciò che si compie non solo è un'opera buona, ma è anche compiuto bene.
Altrimenti, se il bene venisse fatto, ma non venisse fatto bene, non sarebbe perfettamente bene: per cui l'abito che fosse principio di una tale operazione non potrebbe possedere perfettamente la natura di virtù.
Se uno, p. es., facesse delle cose giuste, compirebbe un'opera buona; ma non sarebbe l'opera di una virtù perfetta se non le compisse bene, cioè secondo una retta scelta, il che è proprio della prudenza: perciò una giustizia senza prudenza non può essere una virtù perfetta.
Così dunque la fede e la speranza in qualche maniera possono esistere senza la carità, ma non possono avere senza di essa la natura di virtù perfetta.
Essendo infatti l'atto proprio della fede il credere in Dio, ed essendo il credere un dare l'assenso a qualcuno con la propria volontà, se uno non vuole nel debito modo non potrà emettere un atto di fede perfetto.
Ma volere nel debito modo dipende dalla carità, che rettifica il volere: come infatti nota S. Agostino [ De civ. Dei 14,9 ], ogni moto retto della volontà deriva da un retto amore.
Perciò la fede può anche trovarsi senza la carità, ma [ allora ] non è una virtù perfetta: appunto come la temperanza o la fortezza senza la prudenza.
E lo stesso si dica per la speranza.
Infatti l'atto della speranza consiste nell'aspettare da Dio la futura beatitudine.
Ora, questo atto è perfetto se parte dai meriti che uno possiede: il che non può avvenire senza la carità.
Se invece uno aspetta la beatitudine in base ai meriti che ancora non ha, ma che si propone di acquistare in futuro, porrà un atto imperfetto: e solo questo atto può esistere senza la carità.
- Perciò la fede e la speranza possono esistere senza la carità; tuttavia, propriamente parlando, senza la carità non sono virtù: infatti per la virtù non si richiede soltanto che si faccia un'opera buona, ma che la si faccia bene, come nota Aristotele [ Ethic. 2,6 ].
1. Le virtù morali dipendono dalla prudenza: ora, la prudenza infusa non può conservare neppure la natura di prudenza se manca la carità, in quanto viene a mancare la debita relazione col primo principio, che è il fine ultimo.
Invece la fede e la speranza, nella loro essenza, non dipendono né dalla prudenza né dalla carità.
Esse perciò possono esistere senza la carità; sebbene senza la carità non siano virtù, come si è spiegato [ nel corpo ].
2. L'argomento è valido per la fede che ha la perfetta natura di virtù.
3. S. Agostino in quel passo parla della speranza in forza della quale uno attende la futura beatitudine per i meriti che già possiede: il che non può verificarsi senza la carità.
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