Summa Teologica - I-II |
Pare che i precetti giudiziali relativi gli stranieri non fossero ragionevoli.
1. S. Pietro affermò [ At 10,34s ]: « In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto ».
Ora, quelli che sono accetti a Dio non vanno esclusi dalla Chiesa di Dio.
Perciò non è giusto quanto dispone il Deuteronomio [ Dt 23,4 ], che cioè « gli Ammoniti e i Moabiti non entreranno nella comunità del Signore, neppure dopo la decima generazione »; mentre più sotto [ Dt 23,8 ] si dice a proposito di altri gentili: « Non avrai in abominio l'Idumeo, perché è tuo fratello; né l'Egiziano, perché sei stato forestiero nel suo paese ».
2. Un fatto di cui non si è responsabili non merita pena alcuna.
Ora, nessuno è responsabile di essere nato eunuco, o da un rapporto illecito.
Perciò è irragionevole il precetto [ Dt 23,1s ]: « L'eunuco e l'illegittimo non entreranno nell'assemblea del Signore ».
3. L'antica legge comandava misericordiosamente di non contristare i forestieri, come si legge nell'Esodo [ Es 22,20 ]: « Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché anche voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto »; e ancora [ Es 23,9 ]: « Non opprimerai il forestiero: anche voi conoscete la vita del forestiero, perché siete stati forestieri nel paese d'Egitto ».
Ora, opprimere uno con l'usura è un modo di molestarlo.
Quindi la legge non fece bene a permettere agli ebrei di prestare danaro ad usura agli stranieri [ Dt 23,19s ].
4. Sono più vicini a noi gli uomini che gli alberi.
Ma a quelli che sono più vicini dobbiamo mostrare un affetto e un amore più grande, come sta scritto [ Sir 13,15 ]: « Ogni creatura vivente ama il suo simile, ogni uomo il suo vicino ».
Quindi non si giustifica il comando del Signore di sterminare tutti nelle città prese ai nemici, e di non tagliare invece gli alberi da frutto [ Dt 20,13ss ].
5. Ognuno deve onestamente preferire il bene comune al bene privato.
Ma nella guerra contro i nemici si cerca il bene comune.
Perciò non è ragionevole il comando della Scrittura di rimandare alcuni a casa nell'imminenza della battaglia: p. es. chi avesse fabbricato una casa nuova, piantato una vigna o preso moglie [ Dt 20,5ss ].
6. Da una colpa nessuno deve riportare dei vantaggi.
Ora, che un uomo sia pauroso è un fatto colpevole: infatti contrasta con la virtù della fortezza.
Perciò non era ragionevole che tali paurosi venissero esonerati dai pericoli della guerra [ Dt 20,8 ].
La divina Sapienza [ Pr 8,8 ] dice di se stessa: « Tutte le parole della mia bocca sono giuste, niente vi è in esse di fallace o perverso ».
Con gli stranieri ci possono essere due tipi di rapporti: uno di pace, l'altro di guerra.
E rispetto all'uno e all'altro la legge conteneva precetti giusti.
Infatti gli ebrei avevano tre occasioni per comunicare in modo pacifico con gli stranieri.
Primo, quando gli stranieri passavano per il loro territorio come viandanti.
Secondo, quando essi emigravano in terra straniera, per abitarvi come forestieri.
E sia nell'un caso che nell'altro la legge impose precetti di misericordia: infatti nell'Esodo [ Es 22,20 ] si dice: « Non molesterai lo straniero »; e ancora [ Es 23,9 ]: « Non opprimerai il forestiero ».
- Terzo, quando degli stranieri volevano passare totalmente nella loro collettività e nel loro rito.
E in questo caso si procedeva con un certo ordine.
Infatti non li si riceveva subito come compatrioti: del resto anche presso alcuni gentili era stabilito, come riferisce il Filosofo [ Polit. 3,1 ], che non venissero considerati cittadini se non quelli che lo fossero stati a cominciare dal nonno, o dal bisnonno.
E ciò perché se si fossero ammessi degli stranieri a trattare gli affari della nazione potevano sorgere molti pericoli: poiché gli stranieri, non avendo ancora un amore ben consolidato al bene pubblico, avrebbero potuto attentare alla nazione.
Quindi la legge stabiliva che si potessero ricevere nella convivenza del popolo alla terza generazione alcuni dei gentili che avevano una certa affinità con gli ebrei, cioè gli Egiziani, presso i quali gli ebrei erano nati e cresciuti, e gli Idumei, figli di Esaù, fratello di Giacobbe.
Invece alcuni, come gli Ammoniti e i Moabiti, non potevano mai essere accolti, poiché si erano comportati in maniera ostile.
Gli Amaleciti poi, che più avevano avversato gli ebrei, e con i quali essi non avevano alcun contatto di parentela, erano considerati come nemici perpetui: infatti nell'Esodo [ Es 17,16 ] si legge: « Vi sarà guerra del Signore contro Amalec, di generazione in generazione ».
E allo stesso modo la legge stabiliva precetti ragionevoli riguardo ai rapporti di guerra con gli stranieri.
Infatti prima di tutto stabiliva che la guerra si facesse per giusti motivi: nel Deuteronomio [ Dt 20,10 ], p. es., si comanda che quando [ gli ebrei ] si accingevano a espugnare una città, prima le offrissero la pace.
- Secondo, stabiliva che conducessero la guerra con coraggio, riponendo la loro fiducia in Dio.
E perché tale precetto fosse meglio osservato stabiliva che nell'imminenza della battaglia un sacerdote li incoraggiasse, promettendo l'aiuto del Signore.
- Terzo, ordinava di togliere ogni ostacolo al combattimento, rimandando a casa certuni che potevano essere di impaccio.
- Quarto, ordinava che usassero con moderazione della vittoria, risparmiando le donne e i bambini, nonché gli alberi fruttiferi della regione.
1. La legge non escludeva dal culto di Dio, e da ciò che serve alla salvezza dell'anima, gli uomini di nessuna nazione; infatti si dice [ Es 12,48 ]: « Se un forestiero domiciliato presso di te vuole fare la pasqua del Signore, sia circonciso ogni suo maschio: allora si accosterà per celebrarla, e sarà come un nativo del paese ».
Invece nelle cose temporali, rispetto a ciò che formava la convivenza civile del popolo, non veniva subito ammesso chiunque, per il motivo indicato [ nel corpo ], ma alcuni vi erano ammessi alla terza generazione, come gli Egiziani e gli Idumei, altri invece erano esclusi in perpetuo, a riprovazione di una colpa passata, come i Moabiti, gli Ammoniti e gli Amaleciti.
Come infatti una persona singola è punita per il peccato da essa commesso affinché gli altri si astengano dal peccare, così una nazione o una città può essere punita per qualche speciale peccato perché altri popoli si astengano da una simile colpa.
Tuttavia qualcuno poteva essere ammesso nella civile convivenza del popolo, con una dispensa, per qualche atto particolare di virtù: si legge infatti nel libro di Giuditta [ Gdt 14,10 ] che Achior, comandante degli Ammoniti, « fu annoverato tra il popolo d'Israele, egli e tutta la discendenza della sua stirpe ».
- E così avvenne per la moabita Rut, che era « una donna virtuosa » [ Rt 3,11 ].
Sebbene si possa rispondere che questa proibizione si estendeva ai soli uomini, non alle donne, che non hanno pieno diritto di cittadinanza.
2. Come insegna il Filosofo [ Polit. 3,3 ], si può essere cittadini [ di uno stato ] in due modi: primo, in senso pieno e assoluto; secondo, in senso relativo.
È cittadino in senso pieno chi ha la facoltà di compiere le funzioni dei cittadini: ossia di partecipare ai consigli e ai giudizi del popolo.
È invece cittadino in senso relativo chiunque abita nello stato, comprese le persone vili, nonché i bambini e i vecchi, che non sono in grado di trattare le cose che interessano la comunità.
E così gli illegittimi, per la bassezza della loro origine, venivano esclusi dall'assemblea, cioè dalla comunità del popolo, fino alla decima generazione.
E così pure venivano esclusi gli eunuchi, che non potevano aspirare all'onore della paternità, molto sentito nel popolo ebraico, in cui il culto di Dio veniva conservato mediante la generazione.
Infatti anche presso i pagani, come riferisce il Filosofo [ Polit. 2,6 ], coloro che avevano generato molti figli erano tenuti in grande onore.
- Tuttavia rispetto ai doni della grazia gli eunuchi, al pari dei forestieri, non erano da meno degli altri, come si è già notato [ ad 1 ].
Infatti in Isaia [ Is 56,3 ] si legge: « Non dica lo straniero che ha aderito al Signore: "Certo mi escluderà il Signore dal suo popolo!".
Non dica l'eunuco: "Ecco, io sono un albero secco" ».
3. Non era secondo l'intenzione della legge che gli ebrei esercitassero l'usura sugli stranieri, ma ciò fu dovuto a una concessione, sia per la tendenza degli ebrei all'avarizia, sia perché fossero più benevoli verso gli stranieri, a spese dei quali si arricchivano.
4. A proposito delle città nemiche si faceva la distinzione seguente.
Alcune erano lontane, e non facevano parte del numero di quelle promesse: quando dunque queste venivano espugnate si uccidevano tutti i maschi, i quali avevano combattuto contro il popolo di Dio, mentre si risparmiavano le donne e i bambini.
Invece nelle città vicine, che erano state loro promesse, c'era il comando di uccidere tutti, per le iniquità in esse compiute in precedenza, in punizione delle quali il Signore aveva inviato il popolo d'Israele come esecutore della sua giustizia.
Infatti nel Deuteronomio [ Dt 9,5 ] si legge: « Poiché esse avevano operato empiamente sono state distrutte al tuo arrivo ».
Era poi comandato di risparmiare gli alberi fruttiferi per utilità del popolo stesso, al quale veniva ceduta la città col suo territorio.
5. Per due motivi veniva allontanato dalla battaglia chi da poco si era costruito la casa, o aveva piantato la vigna, o si era sposato.
Primo, perché l'uomo è portato ad amare maggiormente quanto possiede da poco, o che è sul punto di possedere, e quindi a temerne la perdita.
Perciò era probabile che costoro per tale amore temessero troppo la morte, e quindi fossero meno coraggiosi nel combattere.
- Secondo perché, come dice il Filosofo [ Phys. 2,5 ], « si presenta come una disgrazia il fatto che uno, dopo essersi avvicinato al possesso di una cosa, venga impedito di raggiungerla ».
Perché dunque i parenti sopravvissuti non si rattristassero troppo della morte dei congiunti, che non avevano potuto godere di quei beni che erano stati preparati per loro, e anche perché il popolo non provasse orrore a tale considerazione, tali uomini venivano preservati dal pericolo della morte, con l'allontanamento dalla battaglia.
6. I paurosi venivano rimandati a casa non per un loro vantaggio, ma perché il popolo non riportasse uno svantaggio per la loro presenza, dato che essi, col loro timore e la loro fuga, provocavano anche gli altri a temere e a fuggire.
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