Summa Teologica - II-II |
In 3 Sent., d. 26, q. 1, a. 5; q. 2, a. 2, ad 1; De Virt., q. 4, a. 2
Pare che la speranza non risieda nella volontà.
1. Come si è già visto [ q. 17, a. 1; I-II, q. 40, a. 1 ], l'oggetto della speranza è il bene arduo.
Ora, l'arduo non è oggetto della volontà, ma dell'irascibile.
Quindi la speranza non è nella volontà, ma nell'irascibile.
2. Quando per una funzione basta una cosa sola, è superfluo aggiungerne un'altra.
Ora, a perfezionare la volontà basta la carità, che è la più perfetta delle virtù.
Perciò la speranza non è nella volontà.
3. Una facoltà non può emettere simultaneamente due atti: come l'intelletto non può intendere simultaneamente più cose.
Invece l'atto della speranza può essere simultaneo all'atto della carità.
Dal momento dunque che l'atto della carità appartiene senza dubbio alla volontà, non può appartenere a questa l'atto della speranza.
Quindi la speranza non risiede nella volontà.
L'anima è capace di possedere Dio solo con la mente, la quale abbraccia, secondo S. Agostino [ De Trin. 14, cc. 8,12 ], la memoria, l'intelligenza e la volontà.
Ma la speranza è una virtù teologale avente Dio per oggetto.
Non trovandosi quindi essa nell'intelligenza o nella memoria, che sono facoltà conoscitive, rimane che debba trovarsi nella volontà.
Come si è già dimostrato [ I, q. 87, a. 2 ], gli abiti sono conosciuti in base ai loro atti.
Ora, l'atto della speranza è un moto della parte appetitiva, avendo il bene per oggetto.
Ma nell'uomo si trovano due tipi di appetito, come si è visto nella Prima Parte [ q. 80, a. 2; q. 82, a. 5 ], cioè quello sensitivo, che si divide in irascibile e concupiscibile, e quello intellettivo, che è detto volontà; d'altra parte i moti che nell'appetito inferiore sono accompagnati dalla passione in quello superiore sono senza passione, come si è spiegato in precedenza [ I, q. 82, a. 5, ad 1; I-II, q. 22, a. 3, ad 3 ].
Ora, gli atti della virtù della speranza non possono appartenere all'appetito sensitivo: poiché il bene che è l'oggetto principale di questa virtù non è un bene sensibile, ma il bene divino.
Quindi la speranza risiede nell'appetito superiore, cioè nella volontà, e non nell'appetito inferiore, al quale appartiene l'irascibile.
1. L'oggetto dell'irascibile è il bene arduo di ordine sensitivo.
L'oggetto della virtù della speranza è invece l'arduo di ordine intellettivo, o piuttosto l'arduo che trascende lo stesso intelletto.
2. La carità basta a perfezionare la volontà rispetto a quell'atto che è l'amare.
Si richiede però un'altra virtù rispetto a quell'altro suo atto che è lo sperare.
3. Il moto della speranza e il moto della carità sono ordinati fra di loro, come si è notato sopra [ q. 17, a. 8 ].
Perciò nulla impedisce che possano appartenere a un'unica potenza.
Come anche l'intelletto è in grado di intendere simultaneamente più cose ordinate fra di loro, come si è visto nella Prima Parte [ q. 58, a. 2; q. 85, a. 4 ].
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