Summa Teologica - II-II |
Infra, q. 45, a. 6, ad 3
Pare che il timore non sia l'inizio della sapienza.
1. L'inizio è già parte di una cosa.
Ma il timore non fa parte della sapienza: poiché il timore è nella potenza appetitiva, mentre la sapienza è in quella intellettiva.
Quindi il timore non è l'inizio della sapienza.
2. Nessuna cosa è il principio di se stessa.
Ora, sta scritto [ Gb 28,28 ] che « temere Dio è la stessa sapienza ».
Quindi il timore non è l'inizio della sapienza.
3. Non ci può essere nulla di anteriore al principio.
Ora, c'è qualcosa che precede il timore, cioè la fede.
Quindi il timore non è l'inizio della sapienza.
Sta scritto [ Sal 111,10 ]: « Principio della sapienza è il timore del Signore ».
In due modi una cosa può dirsi l'inizio della sapienza: primo, perché è l'inizio della sua costituzione essenziale; secondo, perché è l'inizio dei suoi effetti.
Come l'inizio di un'arte nei suoi dati essenziali è dato dai princìpi da cui essa deriva, mentre l'inizio di tale arte nei suoi effetti è il punto di partenza della realizzazione del lavoro artistico: come se si dicesse che per l'arte muraria il principio è costituito dalle fondamenta perché è di là che il muratore comincia a operare.
Ora, essendo la sapienza la cognizione delle cose di Dio, come vedremo [ q. 45, a. 1 ], i teologi e i filosofi la considerano in maniera diversa.
Poiché infatti la nostra vita è indirizzata alla fruizione di Dio mediante una partecipazione della natura divina, cioè mediante la grazia, noi teologi non dobbiamo considerare la sapienza solo come cognizione di Dio alla maniera dei filosofi, bensì anche quale principio direttivo della vita umana, la quale è diretta non solo dalle ragioni umane, ma anche dalle ragioni divine, come spiega S. Agostino [ De Trin. 12,13.20 ].
Così dunque l'inizio della sapienza quanto alla sua struttura essenziale sono i primi princìpi di essa, vale a dire gli articoli di fede.
E da questo lato l'inizio della sapienza è la fede.
- Quanto invece agli effetti l'inizio della sapienza è il punto da cui parte la sua operazione.
E da questo lato l'inizio della sapienza è il timore.
Per certi aspetti tuttavia il timore servile e per certi altri il timore filiale.
Infatti il timore servile è come un principio che dispone alla sapienza dall'esterno: cioè in quanto il timore del castigo allontana dal peccato predisponendo un soggetto agli effetti della sapienza, secondo le parole della Scrittura [ Sir 1,17 Vg ]: « Il timore di Dio scaccia il peccato ».
Invece il timore casto, o filiale, è inizio della sapienza come suo primo effetto.
Essendo infatti compito della sapienza il guidare la vita umana secondo le ragioni divine, bisogna iniziare col rispetto dell'uomo verso Dio, e con la sottomissione a lui: da ciò infatti deriva come conseguenza che uno si regoli in tutto secondo Dio.
1. L'argomento dimostra [ solo ] che il timore non è il principio della sapienza come sua parte essenziale.
2. Il timore di Dio sta all'insieme della vita umana governata dalla sapienza come le radici all'albero: per cui nella Scrittura si legge [ Sir 1,25 Vg ]: « La radice della sapienza è il temere Dio, e i suoi rami sono longevi ».
Come quindi la radice può essere considerata virtualmente l'intero albero, così il timore di Dio può essere considerato la stessa sapienza.
3. La fede è l'inizio della sapienza in modo diverso dal timore, come si è spiegato [ nel corpo ].
Per cui la Scrittura [ Sir 25,16 Vg ] afferma: « Il timore di Dio è il principio dell'amore verso di lui, ma ad esso va unito un principio di fede ».
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