Summa Teologica - II-II |
In 3 Sent., d. 27, q. 2, a. 4, sol. 2; De Malo, q. 8, a. 2; q. 11, a. 2; De Virt., q. 2, a. 5
Pare che la carità non sia una virtù speciale.
1. S. Girolamo [ Agost., Epist. 167, cc. 4,5 ] ha scritto: « Per restringere in poche parole la definizione della virtù, dirò che la virtù è la carità con la quale si ama Dio e il prossimo ».
E S. Agostino [ De civ. Dei, 15,22 ] afferma che « la virtù è l'ordine dell'amore ».
Ora, nella definizione della virtù in genere non si deve trovare alcuna virtù speciale.
Quindi la carità non è una virtù speciale.
2. Una virtù speciale non può estendersi agli atti di tutte le virtù.
Ma la carità si estende agli atti di tutte le virtù, secondo le parole di S. Paolo [ 1 Cor 13,4 ]: « La carità è paziente, è benigna », ecc.
Inoltre essa si estende a tutte le opere dell'uomo, poiché l'Apostolo [ 1 Cor 16,14 ] aggiunge: « Tutto si faccia tra voi nella carità ».
Perciò la carità non è una virtù speciale.
3. I precetti della legge corrispondono agli atti delle virtù.
Ma S. Agostino [ De perf. iust. 5.11 ] insegna che « "Amerai" è un precetto generale, e "Non desiderare" una proibizione generale ».
Quindi la carità è una virtù generale.
Nessuna entità generica è ammessa nell'enumerazione di entità specifiche.
Ma la carità è enumerata tra le virtù specifiche, cioè accanto alla fede e alla speranza, secondo quel passo di S. Paolo [ 1 Cor 13,13 ]: « Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità ».
Perciò la carità è una virtù speciale.
Secondo le spiegazioni date [ I-II, q. 18, a. 2; q. 54, a. 2 ], gli atti e gli abiti sono specificati dai loro oggetti.
Ora, l'oggetto proprio dell'amore è il bene, come si è detto [ I-II, q. 27, a. 1 ].
Quindi dove c'è un aspetto speciale del bene c'è un aspetto speciale dell'amore.
Ma il bene divino, in quanto oggetto della beatitudine, presenta un aspetto speciale di bontà.
Perciò l'amore di carità, che è appunto l'amore di questo bene, è un amore speciale.
Quindi la carità è una virtù speciale.
1. La carità si trova nella definizione di tutte le virtù non perché si identifichi essenzialmente con esse, ma perché tutte da essa in qualche modo dipendono, come vedremo [ a. 7 ].
Come anche la prudenza si riscontra nella definizione delle virtù morali in quanto queste virtù dipendono da essa, come appare da Aristotele [ Ethic. 2,6; 6,13 ].
2. La virtù o l'arte che ha per oggetto il fine più remoto comanda le virtù o le arti che hanno per oggetto i fini secondari e immediati: come l'arte militare, secondo l'esempio di Aristotele [ Ethic. 1,1 ], ha autorità sull'equitazione.
Così dunque la carità, avendo per oggetto il fine ultimo della vita umana, cioè la beatitudine eterna, abbraccia gli atti di tutta la vita umana non emettendoli direttamente, ma comandandoli.
3. Si dice che il precetto della carità è un precetto generale perché ad esso si riducono, come al loro fine, tutti gli altri precetti: secondo le parole di S. Paolo [ 1 Tm 1,5 ]: « Il fine del precetto è la carità ».
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