Summa Teologica - III

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Articolo 6 - Se le prove date da Cristo fossero sufficienti a dimostrare la realtà della sua risurrezione

In 3 Sent., d. 21, q. 2, aa. 3, 4; Comp. Theol., c. 238

Pare che le prove date da Cristo non fossero sufficienti a dimostrare la realtà della sua risurrezione.

Infatti:

1. Non c'è una prova, tra quelle date da Cristo ai discepoli dopo la risurrezione, che anche gli angeli nelle loro apparizioni agli uomini non abbiano mostrato o abbiano potuto mostrare.

Infatti gli angeli apparvero spesso agli uomini sotto sembianze umane, parlando, intrattenendosi e mangiando con essi, come se fossero dei veri uomini: come è evidente per gli angeli che furono ospitati da Abramo [ Gen 18 ]; e per l'Angelo che « condusse e ricondusse » Tobia [ Tb 5,5 ].

E tuttavia gli angeli non avevano un vero corpo: cosa invece richiesta per la risurrezione.

Perciò le prove offerte da Cristo ai discepoli non erano sufficienti a dimostrare la sua risurrezione.

2. Cristo ebbe una risurrezione gloriosa, unendo insieme la natura umana e la gloria.

Ora, Cristo mostrò ai discepoli dei segni che paiono incompatibili con la natura umana: infatti « sparì dalla loro vista » [ Lc 24,31 ], ed entrò da loro « a porte chiuse » [ Gv 20,19.26 ]; e al contrario ne mostrò degli altri che Paiono incompatibili con lo stato di gloria: come il fatto di mangiare e di bere [ Lc 24,43; Gv 21,12ss; At 1,4; At 10,41 ], e di avere le cicatrici [ Lc 24,39s; Gv 20,20.27 ].

Quindi tali prove non erano né sufficienti né convenienti per illustrare la fede nella risurrezione.

3. Il corpo di Cristo dopo la risurrezione non era tale da poter esser toccato da un uomo mortale, per cui egli disse alla Maddalena [ Gv 20,17 ]: « Non mi toccare, poiché non sono ancora salito al Padre ».

Perciò non era conveniente che per mostrare la realtà della sua risurrezione Cristo si facesse toccare dai discepoli.

4. Tra le qualità di un corpo glorioso la principale è lo splendore.

Ma di questa qualità non fu data da Cristo alcuna prova.

Quindi pare che le prove addotte non fossero sufficienti a manifestare la natura della sua risurrezione.

5. Gli angeli, dati come testimoni della risurrezione, non sono presentati allo stesso modo dagli Evangelisti.

Secondo S. Matteo infatti l'angelo è seduto sulla pietra che era stata rotolata presso il sepolcro; secondo S. Marco invece l'angelo si trova all'interno del sepolcro, e là fu visto dalle donne che vi erano entrate.

E questi due Evangelisti parlano di un solo angelo.

S. Giovanni invece dice che ve ne erano due seduti, e S. Luca che ve ne erano due in piedi.

Le testimonianze della risurrezione paiono dunque insufficienti.

In contrario:

Cristo, che è la Sapienza di Dio [ 1 Cor 1,24 ], « ha disposto ogni cosa con soavità » e sapienza, come dice la Scrittura [ Sap 8,1 ].

Dimostrazione:

Cristo manifestò la sua risurrezione in due maniere: con delle testimonianze e con delle prove o segni.

Ora, entrambe le manifestazioni furono efficaci nel loro genere.

Per chiarire infatti la sua risurrezione ai discepoli ricorse a due testimonianze che era impossibile rifiutare.

La prima fu quella degli angeli, che annunziarono la risurrezione alle donne, come risulta da tutti i Vangeli.

La seconda fu quella della Scrittura, da lui addotta per mostrare la propria risurrezione, come riferisce S. Luca [ Lc 24,25ss; Lc 24,44ss ].

Inoltre le prove furono sufficienti a mostrare che la risurrezione era vera ed era gloriosa.

Che era vera egli lo mostrò innanzitutto relativamente al corpo, riguardo al quale mostrò tre cose.

Primo, chiarì che esso era un corpo vero e solido: non immaginario, o rarefatto come l'aria.

E lo fece presentando un corpo palpabile.

Da cui le sue parole [ Lc 24,39 ]: « Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho ».

- Secondo, mostrò che era un corpo umano, presentando le sue vere sembianze, che essi potevano vedere con i loro occhi.

- Terzo, chiarì che il suo corpo era identico a quello di prima, mostrando le cicatrici delle ferite.

Nel Vangelo [ Lc 24,38s ] infatti si legge: « E disse loro: Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! ».

In secondo luogo mostrò loro la realtà della propria risurrezione relativamente all'anima nuovamente unita al corpo.

E ricorse per questo alle funzioni dei tre generi di vita.

Primo, a quelle della vita vegetativa: poiché mangiò e bevve con i suoi discepoli, come riferisce S. Luca [ Lc 24,30.43 ].

- Secondo, alle funzioni della vita sensitiva: poiché rispondendo alle domande dei discepoli e salutandoli, mostrò di vedere e di udire.

- Terzo, alle funzioni della vita intellettiva: poiché parlò con essi interpretando la Scrittura.

E perché nulla mancasse a tale manifestazione, mostrò anche di possedere la natura divina mediante il miracolo della pesca, e infine con l'ascensione al cielo davanti ai loro occhi: poiché, come è scritto [ Gv 3,13 ], « nessuno può salire al cielo se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'Uomo che è nel cielo ».

- Inoltre egli mostrò ai discepoli che la sua risurrezione era gloriosa entrando da loro a porte chiuse, come fa notare S. Gregorio [ In Evang. hom. 26 ]: « Il Signore offrì loro una carne palpabile che aveva introdotto a porte chiuse per mostrare che il suo corpo dopo la risurrezione era identico nella natura, ma diverso nella gloria ».

- Inoltre rientrava fra le proprietà della gloria il fatto che all'istante « sparì dalla loro vista » [ Lc 24,31 ], poiché ciò dimostra che era in suo potere di essere o non essere visto: potere che è una prerogativa del corpo glorioso, come si è detto sopra [ q. 54, a. 1, ad 2; a. 2, ad 1 ].

Analisi delle obiezioni:

1. Singolarmente prese, le prove non sarebbero sufficienti a manifestare la risurrezione di Cristo: prese però complessivamente ne danno una manifestazione perfetta; soprattutto per la testimonianza della Scrittura, le parole degli angeli e le asserzioni di Cristo confermate dai miracoli.

Gli angeli poi nelle loro apparizioni non asserivano di essere dei veri uomini, come invece faceva Cristo.

Inoltre il mangiare di Cristo fu diverso da quello degli angeli.

Non avendo infatti gli angeli assunto dei corpi vivi e animati, la loro non era una manducazione reale, sebbene ci fosse una reale masticazione del cibo e un'ingestione verso le parti interne del corpo assunto.

Da cui le parole dette dall'angelo a Tobia [ Tb 12,18s ]: « Quando ero con voi, a voi pareva di vedermi mangiare, ma io non mangiavo nulla: io mi nutro di un cibo invisibile ».

Essendo invece il corpo di Cristo un vero corpo animato, la sua fu una manducazione reale.

Come scrive infatti S. Agostino [ De civ. Dei 13,22 ], « ai corpi dei risorti viene tolta non la facoltà, ma la necessità di mangiare ».

E S. Beda [ In Lc 6, su 24,41 ] afferma che « Cristo mangiò per [ mostrare ] la facoltà, non per la necessità di farlo ».

2. Come si è già notato [ nel corpo ], alcune prove furono portate da Cristo per mostrare la realtà della natura umana, altre invece per mostrare la sua gloria di risorto.

Ma la condizione della natura umana considerata in se stessa, cioè nello stato presente, è in contrasto con la condizione della gloria, secondo l'affermazione di S. Paolo [ 1 Cor 15,43 ]: « Si semina debole e risorge pieno di forza ».

Perciò i segni addotti per mostrare lo stato di gloria paiono incompatibili con la natura non già in senso assoluto, ma secondo lo stato presente, e viceversa.

Per cui S. Gregorio [ In Evang. hom. 26 ] afferma che « il Signore mostrò due cose mirabili e molto contrastanti tra loro secondo la ragione umana, quando dopo la risurrezione mostrò il suo corpo incorruttibile e tuttavia palpabile ».

3. Come spiega S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 121 ], le parole del Signore alla Maddalena: « Non mi toccare, poiché non sono ancora salito al Padre », vanno interpretate nel senso « che in quella donna era raffigurata la Chiesa dei gentili, la quale credette in Cristo solo dopo la sua ascensione al Padre.

Oppure nel senso che Gesù voleva che si credesse in lui, cioè che lo si toccasse spiritualmente, poiché egli e il Padre sono una cosa sola.

Infatti in qualche modo egli sale al Padre nel senso intimo di colui che è giunto al punto di riconoscerlo uguale al Padre ».

Invece la Maddalena « credeva in lui in maniera ancora troppo carnale, piangendolo come uomo ».

- Il fatto poi che altrove [ Mt 28,9 ] si narra che essa toccò Cristo con le altre donne, « si avvicinò e abbracciò i suoi piedi », « non crea obiezioni », come dice Severiano [ P. Crisol., Serm. 76 ].

« Nel primo caso infatti abbiamo un significato simbolico, nel secondo un significato reale in relazione a quelle donne: nel primo è in causa la grazia divina, nel secondo la natura umana ».

Oppure, stando al Crisostomo [ In Ioh. hom. 86 ], « quella donna voleva trattare con Cristo come prima della passione.

Nella sua gioia non pensava alla grandezza di Cristo, sebbene il suo corpo fosse divenuto molto superiore con la risurrezione ».

Per cui egli disse: « Non sono ancora salito al Padre », come per dire: « Non credere che io sia sempre nella vita terrena.

Se mi vedi ancora sulla terra è perché non sono ancora salito al Padre: ma presto salirò ».

Infatti aveva aggiunto: « Ascendo al Padre mio e Padre vostro ».

4. Come spiega S. Agostino [ Dial. LXV quaest. 14 ], « il Signore risuscitò con un corpo splendente, ma non volle mostrarlo tale ai suoi discepoli, poiché i loro occhi non avrebbero potuto mirare il suo splendore.

Se infatti già prima di morire per noi e di risorgere, nella trasfigurazione sul monte, i suoi discepoli non potevano mirarlo, quanto maggiore obiezioni avrebbero avuto nel mirare il suo corpo glorificato! ».

E si deve anche notare che dopo la risurrezione il Signore voleva mostrare soprattutto che egli si identificava con colui che era morto.

Cosa questa che avrebbe incontrato un grave ostacolo se egli avesse mostrato un corpo glorioso.

Nulla infatti contribuisce più del cambiamento di aspetto a rivelare la diversità delle realtà visibili: poiché i sensibili comuni, tra i quali c'è l'uno e il molteplice, l'identico e il diverso, vengono percepiti specialmente dalla vista.

Ora, prima della passione, perché i discepoli non ne disprezzassero la debolezza, Cristo volle mostrare al sommo la gloria della sua maestà, che ha la sua espressione più forte nello splendore del corpo.

Perciò prima della passione egli mostrò ai discepoli la sua gloria mediante lo splendore; dopo la risurrezione invece con altri indizi.

5. Secondo S. Agostino [ De cons. Evang. 3,24.61 ], « possiamo pensare che, come dicono S. Matteo e S. Marco, un solo angelo sia stato visto dalle donne appena entrarono nel sepolcro, cioè nello spazio antecedente, ossia l'angelo seduto sulla pietra ribaltata del sepolcro, come riferisce S. Matteo, oppure "seduto a destra", come dice S. Marco.

Successivamente poi, mentre guardavano il luogo dove era stato sepolto il corpo del Signore, videro altri due angeli, che prima erano "seduti", come riferisce S. Giovanni, e poi si alzarono, così da essere visti in piedi, come dice S. Luca ».

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