Summa Teologica - III |
Supra, a. 5; q. 78, a. 3, ad 8; In 4 Sent., d. 12, q. 2, a. 2, sol. 2, ad 4; d. 45, q. 2, a. 3, sol. 1, ad 3; In Ioan., c. 6, lect. 6; In 1 Cor., c. 11, lect. 6
Pare che questo sacramento giovi soltanto a chi lo riceve.
1. Questo sacramento è dello stesso genere degli altri sacramenti, essendo compreso nella medesima numerazione.
Ma gli altri sacramenti non giovano se non a coloro che li ricevono: come l'effetto del battesimo non lo riceve se non chi è battezzato.
Perciò anche questo sacramento può giovare solo a colui che lo riceve.
2. L'effetto di questo sacramento è il conseguimento della grazia e della gloria, e la remissione della colpa, almeno veniale.
Se dunque questo sacramento producesse l'effetto anche in quanti non lo ricevono, potrebbe accadere che uno raggiunga la grazia, la gloria e la remissione della colpa senza alcuna partecipazione propria né attiva né passiva, ma solo perché altri offrono o ricevono questo sacramento.
3. Accrescendo la causa viene ad accrescersi anche l'effetto.
Se dunque questo sacramento giovasse anche a coloro che non lo ricevono, ne seguirebbe che esso gioverebbe maggiormente a qualcuno se molti lo consumassero assumendo più ostie in una messa, cosa che non è nella prassi della Chiesa: che cioè molti facciano la comunione per la salvezza di qualcuno.
Perciò questo sacramento non giova se non a colui che lo riceve.
Nella celebrazione di questo sacramento si prega per molti altri.
Ma ciò sarebbe inutile se questo sacramento non potesse giovare agli altri.
Quindi l'Eucaristia non giova soltanto a chi la riceve.
L'Eucaristia, come si è detto sopra [ a. 5 ], non è soltanto sacramento, ma è anche sacrificio.
Questo sacramento infatti, in quanto rappresenta la passione di Cristo, nella quale egli secondo l'espressione di S. Paolo [ Ef 5,2 ] « offrì se stesso come vittima a Dio », ha natura di sacrificio; in quanto invece per mezzo di esso viene data la grazia invisibile sotto apparenze visibili, ha natura di sacramento.
A coloro quindi che la ricevono l'Eucaristia giova sia come sacramento che come sacrificio, poiché viene offerta per quanti si comunicano; infatti nel canone della messa si legge: « Su tutti noi che partecipiamo di questo altare, comunicando al santo mistero del corpo e sangue del tuo Figlio, scenda la pienezza di ogni grazia e benedizione del cielo ».
Agli altri invece che non si comunicano giova come sacrificio, in quanto viene offerto per la loro salvezza, per cui nel canone si legge: « Ricordati, Signore, dei tuoi fedeli.
Ricordati di tutti i presenti, dei quali conosci la fede e la devozione: per loro ti offriamo e anch'essi ti offrono questo sacrificio di lode, e innalzano la preghiera a te, Dio eterno vivo e vero, per ottenere a sé e ai loro cari redenzione, sicurezza di vita e salute ».
E questi due modi di giovare sono ricordati dal Signore [ Mt 26,28 ] con quelle parole: « Che per voi », cioè i comunicandi, « e per molti », cioè gli altri, « sarà sparso in remissione dei peccati ».
1. Questo sacramento, a differenza degli altri, è anche un sacrificio.
Quindi il paragone non regge.
2. Come la passione di Cristo, sebbene sia in grado di giovare a tutti per la remissione della colpa e il conseguimento della grazia e della gloria, tuttavia non produce l'effetto se non in coloro che si uniscono alla passione di Cristo mediante la fede e la carità, così anche questo sacrificio, che è il memoriale della passione del Signore, non ha effetto se non in coloro che si uniscono a questo sacramento mediante la fede e la carità.
Per cui S. Agostino [ De anima et eius orig. 1,9.10 ] domanda: « Chi mai offrirà il corpo di Cristo se non per le membra di Cristo? ».
Per cui anche nel canone della messa non si prega per coloro che sono fuori della Chiesa.
Quanto invece agli altri, il sacramento può loro giovare più o meno a seconda della loro devozione.
3. La comunione riguarda il sacramento, l'oblazione invece il sacrificio.
Perciò dalla comunione al corpo di Cristo da parte di uno o anche di molti non deriva agli altri alcun giovamento.
Parimenti, per il fatto che un sacerdote consacra più ostie in una medesima messa non viene accresciuto l'effetto di questo sacramento, poiché non si tratta che di un solo sacrificio: infatti in molte ostie consacrate non c'è più efficacia che in una sola, trovandosi in tutte e in ciascuna lo stesso Cristo tutto intero.
Per cui assumendo nella stessa messa più ostie consacrate non si partecipa in più larga misura all'effetto del sacramento.
- Invece in più messe si moltiplica l'offerta del sacrificio.
Quindi si moltiplica l'effetto del sacrificio e del sacramento.
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